DON ANTONIO

lunedì 26 settembre 2011

OMELIA DOMENICA XXVI ANNO A

Oggi la parola di Dio ci invita ad una verifica della nostra vita di cristiani, cristiani non solo perché battezzati da piccoli, cristiani non solo perché alla domenica assistiamo alla Santa Messa o cristiani non solo nelle esequie di un conoscente,di un amico o di una persona cara oppure quando ci toccano alcuni gravi fatti della vita, ma cristiani coerenti con il Vangelo e la Chiesa, cristiani fedeli a Gesù e testimoni della sua Parola. “Voi siete la luce del mondo, il sale della terra”. Non bastano le parole per essere cristiani, oggi per essere cristiani credibili occorrono i fatti, oggi si viene giudicati per la vita, per le opere e non per le affermazioni o gli slogan.
Gesù ci annuncia un regno dove conta la fede accompagnata dalle azioni reali e non bastano le parole o i discorsi, non basta dire “Signore, Signore, Signore” ma bisogna fare quello che Lui ci dice per non sentirci dire: “non vi ho mai conosciuti”,e “ beati quelli che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica”.

Il Signore non ci chiede azioni straordinarie, ci chiede che quello che facciamo avvenga nella coerenza e nella sincerità, perché solo allora diventa testimonianza.

Il profeta Ezechiele nella prima lettura ci parla della responsabilità individuale:” se il giusto si allontana dalla giustizia per commettere il peccato, a causa di questo egli muore”. Ezechiele afferma il principio della responsabilità individuale e lo annuncia proprio agli ascoltatori ebrei, che per secoli, basta leggere l’Antico Testamento,avevano identificato il loro destino individuale con quello della collettività,del popolo: “il suo sangue ricada su noi e i nostri figli”,”ha peccato lui o i suoi genitori”!. La ricompensa e il castigo riguardavano tutta la comunità, nella quale tutti i membri sono solidali. Il profeta annuncia un principio nuovo: ognuno sarà giudicato secondo le sue intenzioni e le sue opere.
Questo principio però non esclude quello della della solidarietà nella colpa, tutti siamo solidali con il peccato di Adamo e tutti ne portiamo le dolorose conseguenze, così siamo tutti solidali con i peccati dell’umanità. Come i peccati delle precedenti generazioni lasciano una traccia storica di male per tutti, così noi, con i nostri peccati, lasciamo l’eredità storica dei nostri peccati, almeno come traccia o cicatrice o incrostazione o sedimentazione. E’ una reciprocità:il mio peccato personale grava sulla storia di tutti gli uomini,come pure il peccato dell’umanità ha conseguenze sull’individuo,anche se oggettivamente e sostanzialmente il peccato è già stato perdonato nella redenzione di Cristo,sempre sottinteso il pentimento.

Il brano del Vangelo ci esorta alla coerenza evangelica. Gesù prende lo spunto da uno scontro con in capi dei giudei, che volevano contrastare la sua azione missionaria. L’evangelista Matteo in queste domeniche ci presenta l’insegnamento di Gesù che nasce da alcune dispute con i farisei: discussioni che riguardano il perdono, la coerenza e l’ipocrisia.
Gesù denuncia quelle persone che hanno un potere spirituale, rabbini e farisei studiosi della legge, che opprimono gli altri con la loro superiorità, e poi disinvoltamente trascurano la volontà di Dio.
A queste persone permeate di orgoglio, di ipocrisia e di falsità Gesù oppone i poveri, i pubblicani e le prostitute, gente disprezzata dagli osservanti della legge come alcuni farisei, ma che in umiltà e con fede hanno creduto in Gesù.

Gesù afferma un principio, una verità anche per noi: “in verità vi dico, i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio”.La distinzione tra i superbi e orgogliosi rabbi farisei, i sapienti rabbini che conoscevano la legge ed erano esigenti nel chiedere osservanza e i peccatori,i pubblicani e le prostitute, sta in una sola cosa, ma la più importante, la fondamentale: la fede”,loro hanno creduto” e quindi si sono messi in un cammino di conversione del cuore: “ voi invece - dice Gesù ai principi dei sacerdoti e agli anziani del popolo”non vi siete nemmeno pentiti per credere alla predicazione di Giovanni Battista.

La revisione della nostra vita deve compiersi oggi sulla fede e sulla conversione del cuore, conversione che poi si traduca in opere concerete come naturale conseguenza della fede . Nel Regno di Cristo non contano le parole-slogan, i gesti, le apparenze, i segni esteriori, non contano le cerimonie, le parate, le preghiere vuote e recitate come formule senza pensarci, non contano gli inchini o le formalità, non ci si può presentare davanti a Dio con alcuna maschera ,con nessun regalo o olocausto. Di fronte alla parola di Dio, che è come spada tagliente come spada a doppio taglio, non possiamo né nasconderci, né fuggirla, né cercare compromessi o attenuanti.
Gesù loda il II figlio che dice di no, ma poi pentitosi andò nella vigna a lavorare..

La nostra società è piena di brillanti parlatori.. Quante parole persuasive e ben studiate, vediamo in TV, in internet o nella radio o leggiamo sui giornali, quante parole accompagnate da promesse e impegni solenni. Talvolta anche noi siamo affascinati dalle parole, ci lasciamo trasportare dalle parole,dai comizi,dai persuasori anche occulti.
Fasciammo segni e diciamo parole, facciamo solenni professioni di fede, a parole ci assumiamo anche solenni impegnai: impegni ben precisi come nel Battesimo quando abbiamo scelto la rinuncia al mondo posto nel maligno oppure nella Messa quando il celebrante dice:” in alto i nostri cuori” e noi sempre,con prontezza rispondiamo:”si sono rivolti al Signore”, oppure nella Santa Comunione quando il celebrante mostrandoci l’ostia consacrata dice:”corpo di Cristo” e noi rispondiamo:”Amen, si è vero, lo so” e infine nel Sacramento del matrimonio quando promettiamo: “fedeltà nella buona come nella cattiva sorte”.
Quante parole, purtroppo tante volte parole vuote e che non hanno un seguito,un riscontro poi nella vita.

Leggiamo nei giornali alcuni fatti dei nostri giorni: dietro a persone all’apparenza onestissime, dai discorsi saggi , quasi evangelici, è apparsa in contraddizione una doppia
vita, sono venuti alla luce imbrogli e falsità, furti e disonestà.
Allora comprendiamo quanto sia attuale il Vangelo.

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