DON ANTONIO

giovedì 22 settembre 2011

OMELIA DOMENICA III DI AVVENTO ANNO B

Il messaggio di questa domenica è un messaggio di gioia, è il lieto annuncio della venuta del Signore. “Rallegratevi il Signore è vicino”. E mentre il mondo si affretta nei preparativi esteriori della festa,una festa che per molti è un grande affare economico e consumistico,la festa dei giocattoli,dei regali, festa fatta più per i sogni e le illusioni che non per la celebrazione e il ricordo del Bambino Gesù che nasce in una stalla a Betlemme. Noi cristiani dovremmo preoccuparci principalmente della preparazione interiore e spirituale al Natale.
A questa preparazione ci richiamano le letture di oggi.

Isaia nella, prima lettura parla del profeta come di un uomo che parla in nome di Dio e porta un messaggio di pace e di liberazione per i poveri, i miseri, gli oppressi. Il messia non è il messia re che tutto il popolo si attendeva,non è un messia potente che arriva per restaurare un regno di pace e giustizia con la forza o la violenza come ai tempi del re Davide o Salomone, ma un Messia umile e semplice che nasce in una stalla, come o peggio o peggio degli altri fanciulli del suo tempo. Tutta la vita di Gesù,il Messia si svolge nel nascondimento e nella povertà.
Un messia talmente povero che entra in Gerusalemme cavalcando un asino,un messia perseguitato fin dalla nascita dal re Erode e che sarà adorato dalle persone semplici e umili come erano i pastori e da personaggi lontani geograficamente e religiosamente come i magi.

Gesù nella sinagoga richiama queste parole di Isaia per indicare la sua missione di Messia e di profeta, per testimoniare la sua opera di Messia:” il Signore mi ha consacrato e mandato a portare la buona notizia ai poveri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, la scarcerazione dei prigionieri”.
Nel vangelo compare la figura austera di Giovanni Battista che non parla della sua missione di precursore del Messia e di battezzatore , ma ci descrive la figura e la missione di Gesù: il Messia atteso, la luce vera ,venuta per illuminare ogni uomo,l’Agnello di Dio,il Servo di JHWH. Gesù è il consacrato di Dio,il Messia da tanto tempo atteso e preannunciato dai profeti.

Il Battesimo che Giovanni conferiva presso il fiume Giordano era solo un battesimo di penitenza e di conversione in vista ed in preparazione del Battesimo di Gesù:”che battezzerà in acqua e spirito Santo”.
Le parole dei due grandi profeti, di Isaia e di Giovanni Battista sono una esortazione per noi per riconoscere il Messia e il Cristo nel nostro tempo, nella nostra storia, fra gli uomini del nostro mondo.
Allora si tratta di una preparazione non ad un natale avvenuto tanti secoli fa, ma della venuta di Cristo nell’oggi.

Il Messia, il Cristo che desidera nascere nei nostri cuori, è il Messia del quale ci parlano i vangeli:un messia che nasce nella povertà, che si fa piccolo per accogliere i piccoli ,i poveri e gli umili; un messia ben diverso e ben lontano dal babbo natale carico di doni , che scende fra i piccoli per dispensare doni,per accendere luci ,per allestire alberi carichi di regali. Sono invece proprio i poveri, quelli che hanno il cuore semplice, libero da affanni e ricchezze di questa terra, sono questi i veri poveri, i veri beati, sono questi i privilegiati del Regno dei cieli,che sono disponibili ad accogliere oggi il Messia nel fratello che ci è accanto.
I poveri, gli affitti, i puri, i mansueti, i semplici sono le persone più disponibili ad accogliere il lieto annuncio del Notale di Dio, perché? Perche si riconoscono creature di Dio, sanno di essere veri e poveri peccatori e bisognosi dell’aiuto e della salvezza che Cristo offre a tutti gli uomini che Egli da sempre ama.
I potenti, i ricchi di cose e di sicurezze non abbisognano di parole di salvezza, non abbisognano di Messia , di Salvatori, di maestri,vivono senza attendere nulla e nessuno perché tranquilli nella loro condizione,
non hanno bisogno né di cercare la verità e neppure di scoprire la luce vera quella che è venuta per illuminare ogni uomo, per dare un senso alla nostra vita e darci una speranza oltre il tempo.

Viviamo questo ultimo periodo dell’Avvento nell’umiltà,nella semplicità, nell’ascolto della parola di Dio, nella meditazione delle sacre scritture, nella preghiera e nel raccoglimento.

La nostra religione è attesa e memoria. Noi attendiamo l’avvento del Signore perché è certo che il Signore viene,sta per venire come dice l’Apocalisse e verrà. Storicamente Gesù , il Figlio di Dio è già venuto nella storia dell’uomo,è nato a Betlemme ,ha vissuto 30 anni a Nazareth,ha predicato la buona notizia per 3 anni e poi ha concluso la vita Crocifisso e Risorto. Ascendendo in cielo ha detto di salire al Padre per prepararci un posto e che un giorno sarebbe ritornato nella gloria. Nel Natale quest’anno noi facciamo memoria della nascita del Salvatore e nel tempo di Avvento meditiamo sulle venute del Signore Gesù. Noi,nella fede,viviamo la certezza che Dio si è fatto uomo e nella certezza che Gesù continua ad essere presente Sacramentalmente nella nostra vita. Ma è anche certo che noi incontreremo il Gesù della Gloria al termine della vita,lo crediamo nella speranza,allora vedremo Dio così come Egli è. C’è poi la parusia,la venuta del Signore alla fine dei tempi e allora verrà nella gloria per la Risurrezione completa della persona e del cosmo. Oggi esiste una crisi di speranza nell’uomo ed anche in alcuni cristiani. L’uomo secolarizzato spera nel progresso,nella scienza,nelle tecniche, progetta anche un futuro sempre però nell’orizzonte del materiale e dell’umano, spera in condizioni migliori di vita,confida nella sua inventiva e nel suo denaro,fa progetti sul suo patrimonio e anche sui figli non ipotizzando l’imprevisto,la precarietà delle cose,la fragilità anche dei sentimenti e allora si crede “al sicuro”. Questo uomo secolarizzato rifugge dal pensiero della morte oppure vede in essa,come nella malattia,il destino e la fatalità, passa oltre un cimitero o vi entra solo in certe occasioni o per portare un fiore nella fede di una ricordo umano,nella storia e niente di più. Talvolta anche il cristiano parla tanto di fede, parla sempre di carità e poco di speranza,eppure dopo la Consacrazione nella Santa Messa dice: “Annunciamo la tua morte,Signore,la tua Risurrezione nell’attesa della tua venuta”. Noi fedeli cristiani viviamo nell’attesa del ritorno dello sposo,nell’attesa dell’incontro con il Signore oppure neppure ci pensiamo così storditi dalle “cose”quotidiane? La prima comunità cristiana viveva in una attesa attiva del ritorno del Signore e gridava” Maràn athà”,Vieni Signore Gesù! Con il passare del tempo e dei secoli la speranza si è un po’ assopita e oggi quasi spenta. In questo tempo liturgico di Avvento domandiamoci spesso se siamo vigilanti, se desideriamo essere trovati svegli e pronti all’arrivo del Signore,che certamente non verrà come il Giudice o il Giustiziere ma come il Padre Nostro.

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