DON ANTONIO

giovedì 8 settembre 2011

OMELIA DOMENICA XIII ANNO A

Oggi la Parola di Dio è un’esortazione a tutti noi ad ascoltare prima di ogni altra cosa la voce di Dio e poi a ad accogliere gli inviati di Dio. Solo dopo vengono le istituzioni, i programmi, le cose pratiche da fare, la donna facoltosa di Sunem ha scelto la parte migliore cioè il donare, l’accogliere, l’offrire. La parte migliore per alcuni cristiani sta diventando la parte dimenticata cioè l’ascolto della Parola di Dio, la preghiera, la fede e l’accoglienza e la carità, quelle opere di misericordia che un tempo si imparavano a memoria e che era naturale metterle in pratica, che ora sono spesso dimenticate .

Innanzitutto dobbiamo accogliere questa parola, queste letture, non come parola di uomini, ma come Parola di Dio, Parola scritta sì da uomini ma sotto la guida, la dettatura dello Spirito Santo; una parola vera ed efficace che opera ciò che afferma e inoltre una Parola viva ed attuale per noi.

La donna facoltosa che offre ospitalità al profeta Eliseo, discepolo di Elia, questa donna che offre cibo e una camera per riposare, ha come un dono un figlio. Una donna che aveva capito la Parola di Dio” gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”. Un brano che ci ricorda da vicino la promessa che i tre angeli fanno ad Abramo e Sara che offrono ospitalità e cibo e in dono ricevono una lieta notizia: fra un anno avrete un figlio, Isacco.
Come abbiamo sentito nel brano di oggi, Eliseo disse al suo servo: “Dille tu: Ecco hai avuto per noi tutta questa premura; che cosa possiamo fare per te? C'è forse bisogno di intervenire in tuo favore presso il re oppure presso il capo dell'esercito?”. Essa rispose: “Io sto in mezzo al mio popolo”.
Eliseo replicò: “Che cosa si può fare per lei?”, Ghecazi disse: “Purtroppo essa non ha figli e suo marito è vecchio”.
Eliseo disse: “Chiamala!”. La chiamò, essa si fermò sulla porta.
Allora disse: “L'anno prossimo, in questa stessa stagione, tu terrai in braccio un figlio”.

La riflessione di oggi si incentra su due punti fondamentali che sono centrali nella nostra fede :
il posto che Dio occupa nella nostra vita di cristiani, cioè che si affidano a Gesù e in Lui confidano,
il secondo pensiero è una conseguenza e riguarda la ricompensa del discepolo fedele, dell’autentico seguace del Maestro. Il Vangelo si apre con una frase di Gesù che sembra essere quasi una provocazione per la nostra sensibilità, per la nostra umanità.
Si tratta di una parola che non può non inquietare, che non può non turbare e lasciare sconcerto.
“Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me ; chi ama il figlio o la figlia più di me non è degno di me, chi avrà trovato la sua vita la perderà e chi avrà perduto la sua vita per causa mia la troverà”.

Subito siamo portati a contestare queste affermazioni perchè Gesù insegna l’amore ai familiari, anche Gesù ha avuto una famiglia e una madre a cui certamente voleva bene. Subito siamo portati a un rifiuto di queste parole che sembrano essere contrarie alla stessa natura umana , nella quale è stato scritto da Dio di amare i propri cari. Certamente questa parola interroga noi, come avrà interrogato i discepoli allora.
La parola di Gesù è molto chiara e precisa e noi la dobbiamo accogliere perché si tratta di una buona notizia, perché non è una parola che indichi rifiuto degli affetti familiari, ma parla di preferenze, di priorità, di chi sta al primo posto. Questa parola che suona come parola dura per noi, è in realtà una parola di vita, una parola davvero liberante. Anteponendo, cioè mettendo Gesù prima di tutto e di tutti , si riacquistano in una nuova dimensione e il padre, la madre, e i figli,
Lo dice Gesù in un altro passo del Vangelo : “a voi che avete lasciato case, campi, padre, madre.. avrete 100 volte tanto, in una dimensione più vera ed eterna”.

Gesù diceva allora questa parola per i giudei che si convertivano alla sua religione, era un vero dramma per il loro cuore :lasciare tutto, convertirsi, solo a Gesù. E Gesù dice questa parola per noi oggi e per molti è ancora un dramma. Per molti infatti i figli (che oggi sono sempre meno in famiglia)sono il dio, si fa tutto per i figli e si pronti a tutto per i figli, molto più oggi che in passato (questo non è sbagliato), ma non è secondo la parola di Dio, perché Dio è prima di genitori e figli e questi sono suo dono e a Lui solo appartiene la loro vita,
per altri il dio si identifica con il progresso e con il denaro e solo nelle cose e nel denaro pongono la loro salvezza. Per queste persone Dio serve, Dio ci serve, un dio a nostro servizio, un dio diventato il toccasana quando tutto il resto non serve, un dio ai nostri piedi , un dio , che nella cultura pagana di oggi, si può vivere bene anche senza Dio fino al momento in cui..... tutto ciò che gli uomini chiamano destino,fatalità,la scienza non arriva o la ragione si ferma.

Gesù nel Vangelo ci esorta a capovolgere questa scala di falsi valori .Al primo posto c’è Dio,comunque la pensiamo,non il Dio astratto, non quel dio imparato a memoria a catechismo, o studiato su un libro a scuola, non in quel dio tanto buono che sembra una favola o così cattivo che ci spinge all’angoscia o al terrore di un castigo, non in quel dio troppo lontano dall’uomo,un dio sempre oltre e sempre in alto, ;il cristiano ha fatto esperienza di Dio in Gesù e lo chiama con i suoi attributi : Amore,Misericordia,Provvidenza,Eternità.

E tutti si domandano “com ‘è possibile”, com’è possibile salvarsi, se anche a stento un giusto può salvarsi, e sempre la solita risposta che vale anche per noi : niente è impossibile a Dio.
E chi è colui che dona un bicchier d’acqua fresca a uno di questi piccoli se non colui che ha visto il volto di Dio nei piccoli perché sono suoi discepoli, ebbene costui non perderà la sua ricompensa, e la ricompensa non avrà la proporzione materiale all’offerta, ma sarà il dono della vita, perché chi perderà questa vita per causa di Cristo, la ritroverà.

Una parola di S.Agostino, che possiamo considerare come una sintesi del messaggio della liturgia di oggi :
“Se tu reputi ricchezze i beni materiali, li amerai. E se li ami,ti perderai con essi. Perdili per non perderti.
Dona per acquistare, Semina per raccogliere. Ma tu però non chiamarle ricchezze, perché non sono una vera ricchezza, sono solo fonte di vera povertà”.

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