DON ANTONIO

lunedì 19 settembre 2011

OMELIA DOMENICA XVI ANNO A

Stiamo ascoltando in queste domeniche alcune parabole che riguardano il regno di Dio. Domenica scorsa abbiamo ascoltato la parabola del seminatore che ci ha fatto capire che i tempi di Dio non sono i nostri tempi, che la sua parola è efficace e che certamente porterà frutto. Quando ? Il momento noi non lo conosciamo, noi però siamo impazienti. La parola sia di Isaia che del vangelo ci assicura che il seme caduto nel terreno buono frutterà ove il trenta, ove il sessanta ove il cento.
La parola di Dio di questa domenica ci esorta alla pazienza. Dio è paziente, Dio attende la conversione del peccatore come il padre attende il figlio che si è allontanato, perchè Dio non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva. In tempi quando si vive di “ fretta”,quando tutto è scandito dall’orologio ,la virtù della pazienza non trova posto.

Ecco cosa dice l’apostolo Giacomo :”Siate dunque pazienti, fratelli, fino alla venuta del Signore. Guardate l'agricoltore: egli aspetta pazientemente il prezioso frutto della terra finché abbia ricevuto le piogge d'autunno e le piogge di primavera.
Siate pazienti anche voi, rinfrancate i vostri cuori, perché la venuta del Signore è vicina”.
Il Regno di Dio non si impone con la forza, il Regno di Dio è come un seme e lentamente germoglia, fiorisce e porta frutto,non ci sono scadenze,non ci sono previsioni.

La prima lettura tratta dalla sapienza ci suggerisce come Dio opera nella storia e nel cuore dell’uomo.
Dio è bontà e misericordia, onnipotenza e umiltà, dominio universale e indulgenza. Anticamente si pensava, e lo si nota anche nei testi più antichi della Sacra Scrittura che Dio avrebbe un giorno eliminato e distrutto tutti i cattivi,tutti i malvagi dalla terra.
L’autore del libro della sapienza, vissuto probabilmente nel secolo primo I a.C. giunge, per ispirazione, a una visone diversa :”tu, Signore padrone della forza giudichi con mitezza, governi con molta indulgenza e concedi dopo i peccati la possibilità del pentimento”.
Dio si rivela lentamente,con gradualità attraverso i secoli, vuole condurre il suo popolo a comprendere un po’ alla volta la vera immagine di Dio :non solo il Dio del Sinai, giudice e potente, non solo un Dio che si adira e punisce , ma il Dio Padre, Dio della bontà, della misericordia, del perdono,un Dio presente in Gesù, mite e umile di cuore, che tace e come un agnello viene condotto al macello, alla croce.

Il Vangelo di questa domenica ci presenta tre parabole che si riferiscono tutte al regno di Dio. Gesù non annuncia la venuta prossima della fine del mondo , come alcuni ascoltatori immaginavano o desideravano.
Gesù afferma la coesistenza nella storia di bene e di male fino alla fine del mondo. Solo allora,alla fine della storia, la zizzania sarà tagliata e bruciata, solo allora, intanto il grano buono e la zizzania convivono.
E’ la realtà di bene e di male, di luce e di tenebre che è sempre presente nel mondo e nella storia.
La parabola del granello di senapa ,piccolo granello che una volta cresciuto diventa un albero, ci insegna che il regno di Dio si impone lentamente e non con la forza, si costruisce con lentezza nel corso della storia.
Il brano evangelico ci suggerisce:
1.che non dobbiamo turbarci se coesistono grana e zizzania,se nel mondo sono presenti buoni e cattivi,
2che non spetta a noi sradicare la zizzania o determinare qual’è la zizzania o determinare il momento giusto e più adatto per toglierla .
3. Noi invece siamo chiamati tutti, come cristiani ad essere quello che ci ha detto la terza parabola del vangelo e cioè dobbiamo essere lievito e di lievito ne può bastare anche poco per far fermentare tutta la pasta, purchè il lievito sia genuino.
Innanzitutto non dobbiamo scandalizzarci della presenza del male nel mondo e nella storia e nella nostra storia personale. Dagli inizi ,da Caino e Abele fino all’ultimo uomo sulla terra, sempre

Talvolta ci sentiamo esasperati, quando, guardando al nostro mondo ci accorgiamo di tante ingiustizie, violenze, odi, realtà disumane ,scandali che sembrano un onda imponente che travolge tutto e dilaga.
Noi però non siamo chiamati a togliere la zizzania dagli altri, perché vorrebbe dire che ci riteniamo già il grano buono,
Noi invece dlobbiamo togliere la zizzania dal nostro cuore, togliere e sradicare le incoerenze della nostra vita di cristiani. Non siamo noi i padroni del campo della Chiesa per giudicare chi è zizzania e chi invece è grano buono, siamo piuttosto invitati a guardare con obiettività al nostro peccato e a chiedere perdono al Signore.

Il Regno di Dio non è fatto di numeri ecco la terza parabola del vangelo. Gesù paragona il regno ad un po’ di lievito che fermentare e lievitare tutta la pasta. Il Regno di Dio non si misura su quanti aderiscono alla religione cattolica o a quanti sono battezzati, ma sul lavorio del seme.
Il cristiano è chiamato ad essere grano buono e lievito per far lievitare tutta la pasta.
Si è grano buono quando si sono poste le radici in Cristo e nel suo Vangelo, quando la pianta cresce consolidata nell’amore e rafforzata dalla fede e innaffiata dalla preghiera e dai sacramenti.
Si è lievito quando si fermenta la pasta, cioè l’’umanità, quando il cristiano non solo da un senso alla sua vita ma riesce a trasmetterlo anche agli altri. Non è cristiano chi pensasse solo se stesso a salvare la propria anima, si è cristiani quando la vita diventa significativa anche per gli altri.

Questo dice Gesù in disparte ai suoi discepoli, questo Gesù vuole dire a ciascuno di noi
“benedetto sei tu Signore del cielo e della terra, perché ai piccoli hai rivelato i misteri del regno dei cieli.
Chi ha orecchi intenda”.
Domandiamoci se siamo davvero lievito di bene ,di bontà e di amore nella nostra parrocchia.

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