DON ANTONIO

mercoledì 14 settembre 2011

OMELIA DOMENICA XXXIII ANNO A

Queste sono le ultime domeniche che concludono l’anno liturgico e che precedono il tempo di Avvento sono un richiamo alle realtà eterne, sono un invito a pensare, a meditare sulla fine del mondo e della nostra storia e al tempo stesso ci invitano a restare saldi nelle virtù della speranza, della fedeltà a Dio e della perseveranza.
Noi tutti dobbiamo rendere conto del nostro operato, ma per fortuna non a giudici terreni e neppure all’opinione pubblica, non dobbiamo comparire davanti a un giustiziere divino, ma al Padre nostro che è nei cieli e che non vuole la morte del peccatore ma che si converta e viva, che vuole che tutti gli uomini arrivino alla conoscenza della Verità ed entrino nella vita eterna.
La prima lettura tratta dal libro dei Proverbi è la descrizione della donna perfetta, della vergine saggia.
La lettura inizia con un interrogativo: una donna perfetta chi potrà trovarla? Il modello presentato sembra astratto, l’ideale di donna perfetta sembra fuori di ogni contesto reale, l’immagine di donna risulta troppo lontana e diversa dalla nostra cultura. Infatti il modello che il libro dei Proverbi ci presenta è un modello comprensibile solo all’interno di una determinata cultura,la cultura semitica,orientale.

Qui la donna è considerata come donna tutta dedita al lavoro in umiltà e semplicità,una donna che tesse e fila,una donna che risponde pienamente alla sua missione di madre e di sposa: in lei confida il cuore del marito, una donna che è anche protesa al bene comune, apre le sue mani al misero e stende la mano al povero e le stesse opere di questa donna la lodano alle porte della città.
La donna è presentata come modello anche per le donne d’oggi, per le sue virtù e non certo per la sua bellezza, che è soggetta all’usura e al logorio del tempo:” fallace è la grazia e vana è la bellezza, ma la donna che teme Dio è da lodare”.
Noi sappiamo che , chi ha incarnato questa immagine di perfezione e di sapienza, è la Madonna che è per ogni donna un esempio e un modello di virtù, Lei piena di grazia. Serva del Signore, ripiena di Spirito Santo e di sapienza, Lei umile e povera, e per questo benedetta fra tutte le donne. Negli anni sessanta c’è stata l’emancipazione femminile:la donna che tende ad essere in tutto pari o superiore all’uomo,una donna che tende ad imitare i modelli proposti dai mass media,che non disdegna una emancipazione nel linguaggio e nell’abbigliamento ,ma al tempo stesso non c’è stato un progresso femminile nella vita cristiana sul modello delle sante donne delle quali parla la Sacra Scrittura,ad immagine di Maria, anche se ora le donne sono lettrici,chierichette,ministre dell’Eucaristia ma il modello che testimoniano,appetibile sul livello umano,non è per nulla attraente a livello di vita cristiana.

Il messaggio della Parola si avvicina a quello di domenica scorsa delle 10 vergini. Nelle seconda lettura si parla dell’arrivo del Signore nel momento della morte e alla fine del mondo, nel Vangelo si parla della necessità di impiegare bene i talenti che il Signore ci ha donato in vista del suo ritorno e del rendiconto finale.
Ogni uomo ha ricevuto da Dio dei doni speciali che deve sviluppare nel corso della vita.
Con la parabola dei talenti Gesù non intende né proporre né giustificare un concetto mercantilistico della religione, che Egli ha sempre condannato. Non è la quantità delle opere buone che conta, non è la quantità di preghiere che ci garantisce il Paradiso, quello che vale davanti a Dio è l’intenzione del cuore , è lo spirito con il quale preghiamo e operiamo. Il sottofondo di ogni opera e di ogni preghiera deve essere l’amore a Dio e al prossimo.
E’ un invito ad uscire dall’indolenza, dall’apatia religiosa,dalla pigrizia spirituale, è un invito ad essere attivi nella vita spirituale. Dio si aspetta da noi impegno e corrispondenza nel vivere i suoi doni:”bravo servo buono e e fedele ,sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto”.
Noi tutti saremo interrogati e giudicati sulla fedeltà e sull’attiva collaborazione al progetto che Dio aveva su di noi. Noi tutti saremo giudicati sulla fede, ma non su un a fede astratta, teorica o opportunistica e interessata ma dalla fede che è sempre congiunta con l’amore e le opere di carità verso il prossimo.

Ancora il tema della fede e della vigilanza. Ci ricordiamo il vangelo di domenica scorsa: le vergini che si addormentano e l’olio che viene a mancare ,e poi il monito finale:”vegliate perché non sapete né il giorno né l’ora in cui verrà il Signore”.Il cristiano deve essere l’uomo saggio, deve essere vigile, che non si lascia prendere a tal punto dalle cose materiali e dalle preoccupazioni della vita quotidiana fino ad assopire la vita spirituale.
Anche alcuni ex cristiani,cristiani ora solo tali di nome , si sono dimenticati dei doni, dei talenti ricevuti da Dio e un pò alla volta sono finiti ai margini o fuori della Chiesa, senza fede e senza speranza.

Ma non è così difficile addormentarsi spiritualmente, o nascondere sotto terra i talenti, i doni spirituali,non è poi difficile lasciarsi andare e un pò alla volta crolla la fede .

Beato l’uomo che teme il Signore e cammina nelle sue vie, beato il cristiano fedele e perseverante nella fede: Ecco sto alla porta del tuo cuore-dice il Signore e busso- ecco io verrò presto e porterò con me il salario, per rendere a ciascuno secondo le sue opere.
E Se il Signore ci incontrasse ora, come ci presenteremo a Lui?

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