DON ANTONIO

domenica 11 settembre 2011

DOMENICA QUINTA DI QUARESIMA

Con questa domenica si chiude il tempo quaresimale e domenica prossimaa inizierà la Settimana Santa che commemora la passione morte e risurrezione di Gesù. IL foglietto la definisce come la la domenica della risurrezione e della vita. Il messaggio della liturgia della Parola di oggi è un messaggio che è paradossale per l’uomo in quanto tale, un assurdo quasi: la salvezza viene da una croce o meglio dal Crocifisso, la vera gioia nasce dal sofferenza accettata e non subita, la vera vita nasce dalla morte. Lazzaro da 4 giorni nel sepolcro torna a rivivere, non era morto si era solo addormentato nel Signore e Gesù dice:” andiamo a svegliarlo, Lazzaro vieni fuori” e altrove nel Vangelo Gesù dice:
“se il chicco di grano caduto in terra non muore,rimane solo, se invece muore produce molto frutto.

La prima lettura è tratta dal profeta Ezechiele che annuncia una vera risurrezione dalla morte. “Perciò profetizza e annunzia loro: Dice il Signore Dio: Ecco, io apro i vostri sepolcri, vi risuscito dalle vostre tombe, o popolo mio, e vi riconduco nel paese d'Israele.
Riconoscerete che io sono il Signore, quando aprirò le vostre tombe e vi risusciterò dai vostri sepolcri, o popolo mio. Farò entrare in voi il mio spirito e rivivrete; vi farò riposare nel vostro paese; saprete che io sono il Signore. L'ho detto e lo farò”. Oracolo del Signore Dio.
Il profeta e sacerdote Ezechiele annuncia in chiave simbolica la liberazione dalla schiavitù e il ritorno in patria, una realtà raffigurata come morte e come risurrezione. Liberazione da un popolo straniero, liberazione da Babilonia, ma anche liberazione dal peccato e dall’infedeltà all’Alleanza. E allora come il peccato trova la sua radice nel cuore dell’uomo , così anche la conversione deve radicarsi nel cuore, per essere un fatto profondo e permanente.
La conversione non è per sua stessa natura un fatto episodico, un fatto quaresimale .

Il brano del Vangelo è pieno di spunti per riflettere e meditare. Sempre nella quinta domenica di quaresima si parla di morte , di croce , si parla dell’imminenza del triduo di morte e di vita. Molte volte Giovanni nel suo vangelo parla dell’ora di Gesù: non è ancora giunta la mia ora, Padre salvami da quest’ora, è giunta la mia ora di andare al Padre.
Gesù parla della sua ora, si tratta dell’ora in croce, ma in altri luoghi si parla del sonno della morte: il figlio unico della vedova di Nain, la fanciulla morta e oggi l’amico Lazzaro, morto e anche sepolto, non potevano passare 3 giorni dalla morte perché ci fosse la risurrezione.
Tutta la vita di Gesù è protesa verso questa ora. Questa “ora” produce ansia e turbamento: Padre allontana da me questo calice, salvami da quest’ora, ma è anche un ora desiderata, l’ora del compimento perfetto della volontà del Padre, l’ora della croce e della glorificazione.
Gesù è il Servo sofferente di cui parla il profeta Isaia, è l’Agnello che mansueto compie tutta la volontà del Padre e indica a tutti a noi la strada vera della conversione, la strada della salvezza e della gloria e della risurrezione.

Oggi non si tratta di riflettere sull’immortalità dell’anima, o sulla vita dopo la morte, ma il contesto liturgico ci invita a riflettere sulla realtà della croce e della sofferenza come anticipazione di risurrezione.
Per giungere alla risurrezione, per arrivare alla Pasqua, per risorgere bisogna passare attraverso la croce. Ma Signore quale scelta hai fatto per salvarci? Era proprio necessaria? E Tu Signore l’hai scelta come Dio proprio in libertà. Una scelta sconcertante e paradossale: morire come il chicco di grano, finire sotto la terra per avere la vita. Alla sofferenza e alla morte di un innocente, di un giusto, del caro amico Lazzaro, di un innocente e del solo giusto, gli uomini non si abitueranno mai. Cristiani da bambini, i cristiani che anche baciano un Crocifisso o lo hanno esposto alle pareti di casa. non riescono a convincersi di questa verità: di fronte a Gesù il giusto, il figlio di Dio, il Signore del tempo e della storia, di fronte a Gesù morto in croce c’ è solo il silenzio ,il buio, il silenzio di Dio :” Padre perché mi hai abbandonato” e il silenzio dell’uomo, di tutti quegli uomini che innocenti sono morti o muoiono gridando: Dove sei o Dio?Perché non rispondi Padre?

Di fronte all’immensa schiera dei martiri per la bontà, martiri per la giustizia, o semplicemente davanti al dramma della morte non resta che il silenzio. Si resta attoniti , anzi ci accorgiamo di aver capito forse male il cristianesimo, forse troppo trionfalisticamente, forse ignorando che la Pasqua si colloca oltre la croce e oltre il sepolcro, oltre la terra, in una diversa dimensione, in una dimensione non più terrena o umana, si resta attoniti di fronte alla parola evangelica di oggi:
“se il chicco di grano caduto in terra non muore rimane solo, e non produce molto frutto”.
Gesù è questo seme, come lo deve essere ogni cristiano, proprio per essere cristiano. Gesù è questo seme che è stato crocifisso e sepolto in questa nostra terra, perché dal suo fianco squarciato e trafitto germogliasse una vita nuova per tutti gli uomini.


Questo messaggio evangelico è sublime e difficile da mettere in pratica, è un messaggio che promette risurrezione, gioia , pace ,pasqua felicità e nello stesso tempo ci assicura per l’oggi il momento della prova, il momento della croce.
Ancora Gesù che ci dice: “chi ama la sua vita la perde e chi odia la sua vita in questo mondo la conserverà per la vita eterna”. E’ sempre presente alla nostra vita il mistero del dolore. Il dolore e la croce hanno un nome per ciascuno e si rende evidente nella vita di tutti i giorni:la malattia, la solitudine, i piccoli e grandi drammi familiari, i dispiaceri che il vivere riserva ad ogni persona, l’incomunicabilità e i fallimenti, una disgrazia o una tragedia che improvvisamente ci è capitata: ebbene tutte queste realtà che sono insite nella vita stessa dell’uomo, portano con se il nome di croce... quella croce che siamo chiamato a portare ogni giorno seguendo le orme di Gesù.

Ripeto che umanamente, da un punto di vista logico tutto questo è assurdo e incomprensibile, non ci sono spiegazioni o significati logici, tanto più se pensiamo a Dio come l’Essere per definizione Buono e Padre per tutti i suoi figli, allora anche tanti cristiani hanno preferito dimenticare questa pagina evangelica, hanno preferito chiudere gli occhi di fronte a questo mistero.
La fede in Cristo e quindi la certezza che Gesù non ci imbroglia, la fede in questo vangelo, in questa buona notizia si esprime in un sì, in un amen, all’amore di donazione, un sì a Colui che ha dato la vita per noi e continua sommessamente attraverso gli avvenimenti , con la potenza stessa di Dio, a garantirci la vita eterna.

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