DON ANTONIO

lunedì 12 settembre 2011

OMELIA DOMENICA XV ANNO A

Le Sacre Scritture, la Bibbia, il Vangelo sono le fonti della nostra fede, perché lì in quelle pagine troviamo non solo la rivelazione di Dio e la storia del popolo d’Israele e della Chiesa, ma lì vi troviamo scritta anche la nostra vita e la nostra storia.
E’ una parola autentica, solenne, una parola che non tramonta : “i cieli e la terra passeranno ma le mie parole non passeranno”, una parola che deve diventare vita, una parola che anima la liturgia e le nostre giornate attraverso la preghiera dei Salmi, una preghiera nella quale ringraziamo il Signore : “Rendiamo grazie a Dio,lode a Te,o Cristo” è una parola scritta in un libro che forse tanti possediamo ma che mai forse abbiamo letto interamente.

Gesù non si faceva illusioni, Gesù conosceva perfettamente bene la lentezza del cammino della parola di Dio, Gesù si rendeva conto di come il suo messaggio sarebbe stato lungamente incompreso. Gesù era perfettamente consapevole del suo fallimento umano, fallimento non dovuto alla parola, anzi, ma alla durezza di cuore degli ascoltatori. Per questo Gesù spiega la parabola ai suoi più intimi amici : i dodici apostoli e poi la spiega a tutto il popolo, perché dice Gesù:” a voi è dato di conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro, agli altri non è dato”.

E’ una verità che facciamo fatica a comprendere : tutti ascoltano le stesse letture, tutti ascoltano l’omelia,tutti desiderano incontrare il Signore, ma alla fine solo in pochi la parola di Dio porta frutto di vita. La colpa,se così si può dire, non è del seminatore, la colpa non è della semente, ma l’unica colpa sta in chi riceve la semente.
Questo mistero lo ascoltato nel vangelo di questa domenica.
Notiamo subito la prodigalità di Dio e l’efficacia intrinseca della parola. Dio non teme di seminare in tutti i tipi di campo, in tutti i tipi di terreno e poi è pronto anche a ripetere la semina. E così è anche del seminatore : rifà la semina, non si stanca di gettare nella terra il seme e non si demoralizza a seminare più volte. Tutti abbiamo capito che il seme è la Parola di Dio, il seminatore è Cristo e con Lui tutti gli operai del Vangelo :i missionari, i sacerdoti. La parola di Dio viene offerta ripetutamente: quante letture proclamate, quante prediche, il catechismo, le catechesi, gli incontri personali, incontri per giovani, visite alle famiglie, occasioni particolari :funerali, matrimoni battesimi.. tutte occasioni per seminare la parola,
quasi per mettere in pratica la parola di S. Paolo a Timoteo :”annunzia la parola, insisti in ogni occasione opportuna e non opportuna ,ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e dottrina”.

Ci sono persone che soffocano la parola di Dio :è la semente caduta tra le spine ed è costretta a morire.
La parola viene soffocata dalle preoccupazioni del mondo e dall’inganno delle ricchezze.

Questi cristiani sono andati a catechismo, hanno seguito la tradizione : battesimo dei figli, poi Cresima , poi matrimonio in chiesa e poi non sono più rientrati in chiesa se non per i funerali o per qualche importante cerimonia familiare. Costoro conoscono la parola di Dio e anche i comandamenti, eppure la loro vita trascorre nella grigia mediocrità, tra incoerenze e cattivi esempi, adagiati ormai nelle cose materiali, contenti anche dell’inganno provocato dall’attrattiva delle ricchezze, dal consumismo, dal benessere a tutti i costi. Ecco il seme caduto tra le spine.



Di fronte a questa realtà abbiamo due certezze che ci vengono del a profeta Isaia e che sono riportate nella prima lettura e nel vangelo : una certezza che riguarda l’opera intrinseca della parola di Dio e la certezza circa la totale cecità o indurimento del cuore.
Innanzitutto una parola di speranza. Nella prima lettura, la parola di Dio è paragonata alla pioggia che scende dal cielo e sempre produce il suo frutto. La parola che viene da Dio ed entra nel cuore dell’uomo, non ritornerà al
Signore senza effetto, senza aver operato ciò che annuncia. Parola potente, parola operante, parola efficace.
Ci sono cristiani che vivono nell’angoscia e nell’inquietudine, specie adulti, anziani, catechisti e anche sacerdoti :Hanno tentato di trasmettere la fede ai figli, ai nipoti, ai fedeli, ai ragazzi, una fede solida,bagaglio forte di intere generazioni che hanno dato anche la vita per questa fede, e ora hanno l’impressione di non essere più compresi, né accettati. Hanno l’impressione che anche la fede abbia fatto il suo tempo, si sia logorata e lentamente si sia smarrita.

Ma la realtà più dura, angosciante, inquietante è la profezia di Isaia che è un richiamo al faraone che non volle ascoltare Mosè fino alla morte o a Giuda che non volle vedere fino al suo suicidio. Una verità che con fatica, ma con verità dobbiamo dire : a un certo momento l’uomo , dopo tanta parola,è lasciato a se stesso .Ecco le testuali parole del profeta vere ieri come oggi :
“voi udrete ma non comprenderete, guarderete ma non vedrete perché il cuore di questo popolo si è indurito (esempi citati:il faraone,l’apostolo Giuda), sono diventati duri di orecchi e hanno chiuso gli occhi, per non vedere con gli occhi, non sentire con gli orecchi e non intendere con il cuore e convertirsi e io li risani”.
Si tratta di una tragedia, che sorprende chi, dopo tanta parola di Dio, tanti richiami, tante correzioni da parte del Signore,che opera attraverso i fatti della propria storia, preferisce chiudere gli occhi per non vedere,per non convertirsi, preferisce la morte alla vita eterna.

In questi giorni leggendo il profeta Amos abbiamo sentito parlare di carestia : giorni di fame e di sete ma non di cose, ma della parola di Dio, che cercheranno m a non la troveranno.
L’uomo del nostro tempo si è cacciato in un labirinto o meglio in una prigione: si è lasciato sedurre dalle cose materiali,dal denaro,dal benessere e non riesce più a percepire le “cose” dello Spirito,i richiami della Parola di Dio che viene ascoltata episodicamente,con superficialità senza cercarvi un nesso con la vita quotidiana totalmente imprigionata dal mondo materiale e sensibile. Non mancano neppure oggi i profeti,pensiamo al Santo Padre,ma la loro voce è udita con gli orecchi e non attualizzata,
Domandiamoci se leggiamo e ascoltiamo con gioia e interesse la parola di Dio nelle Sacre Scritture e nel Magistero della Chiesa, oppure è soltanto indifferenza e noia.

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