DON ANTONIO

mercoledì 21 settembre 2011

OMELIA DOMENICA XXIII ANNO A

Oggi la parola di Dio è una ammonizione riguardo la correzione fraterna cioè l’aiuto a un fratello a correggersi. Ma il tema e la riflessione di questa domenica presuppongono la virtù della carità,dell’amore fraterno, presuppongono una comunità che vive veramente nell’unità e nella comunione. Dobbiamo premettere che la Chiesa è una vera famiglia composta non da santi e perfetti, ma da uomini fragili che portano il tesoro della fede, il tesoro della grazia in vasi di creta. Lo stesso Concilio Vaticano secondo dice che la Chiesa è santa, nei suoi santi e perché tende alla santità e nello stesso tempo è peccatrice e in via di purificazione.
La Chiesa, la famiglia di Dio, la comunità parrocchiale si costruisce nell’amore di donazione e nell’unità.
L’unità è anche la parola testamentaria di Gesù : che i discepoli siano una cosa sola “come tu Padre sei in me e io in loro, perché il mondo creda che tu mi hai mandato”. La Chiesa però nella sua millenaria storia ha conosciuto anche momenti difficili, ha conosciuto divisioni e scismi,ha conosciuto divisioni e peccati anche nel suo interno. L’unità della Chiesa si costruisce giorno per giorno nella carità dei fratelli e più ancora nell’umiltà.
Solo in una Chiesa che è famiglia, dove ci ama da fratelli, dove ci si perdona, dove non si giudica il diverso, dove non si discrimina e neppure si condanna, dove non si rifiuta e neppure si condanna il peccatore, solo in una parrocchia-comunità dove i segni sono veri, dove si comprende cosa significhi accostarsi alla Comunione e nutrirsi tutti dello stesso Gesù per formare con Lui un solo corpo, il corpo mistico, solo in simili chiese può aver senso e si può praticare la correzione reciproca.

I responsabili,i pastori,le guide delle comunità e poi ogni fedele hanno l’impegno e il dovere di richiamare, di esortare alla riconciliazione, alla fraternità e alla concordia, quando sono minacciate.
Questo è il disegno dei Dio che troviamo nella Bibbia, quando Dio scelse i profeti perché fossero in mezzo al suo popolo come sentinelle che avvertissero il popolo quando deviava dall’alleanza e anche correggessero quando ci si allontanava dalla promessa.

Questa è la missione di Ezechiele come abbiamo sentito nella prima lettura. Il profeta che parla in nome di Dio sente la sua responsabilità :” ti ho costituito sentinella per gli Israeliti, se dico all’empio tu morirai e tu non parli per distoglierlo, l’empio morrà, ma della sua morte chiederò conto a te”. Ezechiele doveva richiamare i giudei deportati in Babilonia tentati dalla disperazione e dalla frantumazione in piccoli gruppi e quindi correvano il pericolo della dispersione.
Dal Vangelo di oggi due riflessioni :
1.la correzione fraterna, in concordanza con la prima lettura del profeta Ezechiele,
2.il valore della comunità.
Innanzitutto la correzione fraterna. Questa opera caritatevole spetta in primo luogo a chi ha il compito di guide, di pastori, di maestri, e di educatori nella Chiesa e poi anche a tutti i cristiani in virtù del loro Battesimo. Quanto è difficile oggi fare anche una piccola osservazione, e non solo perché si è tutti un po’ orgogliosi, permalosi, ma anche perché prima di fare una osservazione temiamo le ripercussioni.

Il valore della comunità ”Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, Io sono in mezzo a loro”. E’ certo che la coesione, l’unità dei cristiani e delle Chiese è opera da una parte della conversione dei cuori e dall’altra dell’azione dello Spirito Santa. Quanto incoraggiante e fonte di speranza è la parola di Gesù : “dove due o tre sono uniti nel mio nome Io sono presente, se nell’unità si chiede qualunque cosa al Padre celeste, il Padre mio che è nei cieli ve la concederà.
Si possono fare concordati, alleanze umane,dichiarazioni di diritti ma a poco giovano le nostre intese, a poco servono i nostri umani tentativi per giungere alla fratellanza cristiana, se non poniamo al centro della coesione, in primo luogo e al di sopra di tutto il Cristo.

Forse ci scandalizziamo che esistano tante chiese di denominazione cristiana, ci meravigliamo di certe divisioni storiche avvenute nella chiesa e forse o non percepiamo o sorvoliamo a certe divisioni che ci sono nei nostri paesi, nelle nostre parrocchie, nelle nostre famiglie, nei nostri cuori.. divisioni che rasentano la contrapposizione e anche l’odio.
Si osservano ancora profonde divisioni nella famiglie,divisioni che logorano affetti e distruggono la pace e la serenità familiare, si osservano divisioni nelle contrade o nei condomini, tra vicini di casa e tra parenti, per questioni di terra, di denaro, di eredità, storie recenti o che si radicano nel passato.

Ricordiamoci che ogni divisione ha radice nel cuore, è dal cuore dell’uomo che nascono i peccati di orgoglio, di egoismo, di invidia, di maldicenza, è nel cuore che hanno origine i contrasti, le divisioni che spesso si accompagna ad odio e desiderio di vendetta. Oggi un grave problema è l’incomunicabilità,la mancanza di dialogo,la reciproca incomprensione,questo dovuto anche ai mass media che parlano a nome nostro,lasciamo che parli ad alto volume la televisione e internet: strumenti che assorbono il nostro tempo e impediscono il colloquio e il dialogo. Esistono anche alcuni tentativi per socializzare,per comunicare ed ecco i club,i gruppi spontanei,le feste patronali ecc.. Ma resta il problema di fondo: l’incomunicabilità esistenziale che può avere come sottofondo l’egoismo e l’individualismo. Anche la Chiesa,oltre al ritrovarsi come comunità alla domenica per la Santa Messa, deve trovare tempi,luoghi e persone disponibili a creare condivisione e compartecipazione per rivivere nell’oggi i tempi apostolici:”erano un cuore solo e un anima sola”.
Questa comunione e comunicazione deve crearsi all’interno di ogni parrocchia con varie iniziative che promuovano gli scambi reciproci, non solo luoghi di pettegolezzo ma di condivisione del bene e delle sofferenze. Questo è auspicabile anche tra noi Sacerdoti e Suore per sostenerci nella fede,nella speranza e nell’amore perché abbiamo incontrato Gesù Maestro e Guida.

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