DON ANTONIO

giovedì 8 settembre 2011

La speranza nell'insegnamento di Gesù

Nei vangeli Sinottici, l'insegnamento di Gesù in merito alle ultime cose si colloca in prossimità del racconto della Passione, dopo il suo ingresso messianico in Gerusalemme. L'occasione di impartire un insegnamento completo sul futuro ultimo, gli viene data da una domanda esplicita dei discepoli, radunati attorno a Lui sul monte degli Ulivi (cfr. Mc 13,3). Poco prima, però, il Maestro era già stato interrogato, nel tentativo di metterlo alla prova, da un gruppo di sadducei sulla questione della risurrezione della carne. Nelle risposte di Gesù ai sadducei sulla risurrezione, e ai discepoli sul ritorno del Figlio dell'uomo, si condensa tutto ciò che è essenziale a illustrare le attese della speranza cristiana.Iniziamo quindi dal discorso con i sadducei. Questa controversia è riportata dai tre sinottici, con piccole varianti: Mt 22,23-33; Mc 12,18-27; Lc 20,27-40.Il discorso prende le mosse ancora una volta dal tema del matrimonio, analogamente alla controversia con i farisei, per poi approdare all'insegnamento cristiano sulla condizione dei risorti. I sadducei, i quali negavano la possibilità della risurrezione corporea, pongono a Cristo una domanda insidiosa e non esente da una certa ironia: di chi sarà moglie, nel giorno della risurrezione, una donna che, essendosi sposata più volte per vedovanza, ha avuto più mariti legittimi? Dopo la risurrezione il problema si pone, visto che la risurrezione ripristina l'integrità psicofisica e che l'essere umano risorge nella propria realtà sessuata di mascolinità o femminilità. Coloro che erano marito e moglie in questa vita, torneranno a esserlo? E se uno si è sposato più volte? Come si mettono allora le cose? Cristo risponde dicendo che, se anche si risorge nella propria realtà corporea maschile o femminile, la risurrezione esclude la vita di coppia, essendo il matrimonio una istituzione valida solo per questa vita. I testi di Matteo e di Marco riportano una risposta di Gesù piuttosto dura ai sadducei, rimproverati di ignoranza biblica e di non conoscenza di Dio. I sadducei negano la risurrezione semplicemente per ignoranza delle Scritture, quando già nell'Esodo, Dio si rivela a Mosè come Dio "di Abramo di Isacco e di Giacobbe". Questi personaggi, al tempo di Mosè, sono già morti e sepolti da un pezzo. Non avrebbe senso, perciò, da parte di Dio, definirsi così, se Abramo, Isacco e Giacobbe, pur scomparsi dalla scena della storia, non esistessero ancora in un'altra dimensione. Dio, infatti, "non è Dio dei morti ma dei viventi, perché tutti vivono per Lui" (Lc 20,38).Dei risorti Cristo dice che non prendono moglie né marito. Ciò implica che lo stato finale dell'umanità sia quello verginale, nel senso che il rapporto esclusivo tra un uomo e una donna, con i suoi significati di unità e di fecondità, non ha più ragione di esistere in una fase conclusiva della storia, in cui il numero degli eletti si è completato. Inoltre, il rapporto esclusivo tra due persone sarebbe in netta contraddizione con una realtà umana interamente assorbita in Dio, dove l'amore trinitario riempie interamente tutti i rapporti interpersonali dei risorti. Il rapporto esclusivo tra due persone impoverirebbe piuttosto che perfezionare la comunione dell'amore trinitario. In Dio, infatti, il rapporto personale che unisce il Padre al Figlio non può essere diverso, né più intenso né meno intenso, di quello che unisce il Padre allo Spirito o il Figlio allo Spirito. Nell'umanità, l'amore potrà essere perfetto, quando unirà tutti e ciascuno nel medesimo grado d'intensità. Nell'umanità storica esistono diversi gradi d'amore, da quello di consanguineità a quello dell'amicizia, da quello dell'amore a quello della semplice conoscenza; ed esistono anche gli estranei e gli sconosciuti. Tutte queste gradazioni differenziate sono possibili solo perché Dio non riempie ancora interamente le nostre relazioni umane. Ma quando "Dio sarà tutto in tutti" (cfr. 1 Cor 15,28) allora ci sarà un solo amore e sarà quello trinitario. Cessato però il rapporto esclusivo tra un uomo e una donna, questo amore trinitario che sperimenteranno i risorti sarà di tipo verginale. Molto più completo circa la speranza del futuro è il discorso del monte uliveto, riportato dai Sinottici; esso prende le mosse da una domanda dei discepoli, stimolata da un annuncio enigmatico sulla distruzione del Tempio: "Vedete tutte queste cose? In verità vi dico, non resterà qui pietra su pietra che non venga diroccata" (Mt 24,2). Dinanzi a questa predizione è spontanea la domanda dei discepoli sul "quando" di tutto ciò. La risposta di Gesù si compone di un lungo insegnamento, nel quale non viene svelato ai discepoli il tempo della fine, se lo si intende in termini di calendario, ma neppure viene totalmente occultato. Al popolo cristiano, insomma, è nascosta solo la "data" della fine, ma non la possibilità di intuire la sua vicinanza. L'obiettivo di Gesù sembra infatti quello di voler fornire ai suoi discepoli, e attraverso di essi alla Chiesa, gli elementi per comprendere, mediante una corretta scrutazione dei segni dei tempi, le diverse fasi dello sviluppo del disegno di Dio sulla Chiesa e sul mondo. La lettura dei segni dei tempi è infatti un compito che Cristo ha affidato esplicitamente alla sua Chiesa: "Dal fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l'estate è vicina. Così anche voi, quando vedrete tutte queste cose, sappiate che Egli è proprio alle porte" (Mt 24,32-33). Tuttavia aggiunge subito: "Quanto a quel giorno e a quell'ora nessuno lo sa, neanche gli angeli e neppure il Figlio, ma solo il Padre" (Mt 24,36). Il segreto del tempo della fine riguarda quindi specificamente il giorno e l'ora, ma non la sua vicinanza approssimativa. Su quest'ultima, invece, il popolo cristiano deve tenere gli occhi bene aperti, perché il giorno del Signore, che verrà come un ladro (cfr. Mt 24,43-44), non piombi di sorpresa, trovando le comunità cristiane impreparate all'evento più importante e più cruciale di tutta la storia dalla fondazione del mondo.Seguendo il testo di Matteo, possiamo cogliere intanto diverse verità sulla dottrina escatologica, che poi saranno integrate dall'insieme del NT. Quanto ai segni premonitori, Matteo concorda in pieno con Marco e Luca nell'indicare tre serie di segni premonitori che annunciano la vicinanza del ritorno di Cristo: l'inizio dei dolori, la comparsa dell'abominio della desolazione nel luogo santo e il segno del Figlio dell'uomo. E' opportuno esaminarli separatamente.
http://www.cristomaestro.it/vrt_teologali/speranza/insegnamento/insegnamento.html

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