DON ANTONIO

domenica 31 luglio 2011

Una preghiera per oggi 1 agosto

Tutto è per noi Cristo.
Se desideri medicare le tue ferite,
egli è medico.
Se bruci di febbre,
egli è la sorgente ristoratrice.
Se sei oppresso dalla colpa,
egli è la giustizia.
Se hai bisogno di aiuto,
egli è la forza.
Se temi la morte,
egli è la vita.
Se desideri il cielo,
egli è la via.
Se fuggi le tenebre,
egli è la luce.
Se cerchi il cibo,
egli è il nutrimento.

Gustate, dunque, e vedete
quanto è buono il Signore;
felice l’uomo che spera in lui.

SANT’AMBROGIO
http://www.novena.it/il_punto/preghiera.htm

OMELIA XXV TEMPO ORDINARIO

Spesso si parla della Giustizia  di Dio, per alcuni Dio è troppo buono di fronte alla malvagità degli uomini e alcuni anche si augurano un intervento sollecito di Dio per  porre  fine a tanto male, per altri  Dio è troppo incomprensibile  permette la sofferenza del giusto, permette che tanti innocenti  soffrano e muoiano, permette che gran parte dell’umanità soffra la fame e terribili malattie.
Le letture di questa domenica tentano di rispondere a queste angosciose domande dell’uomo e del credente : quali sono i disegni di Dio sull’uomo ? qual’è la sua  perfetta giustizia nei riguardi  del mondo ?

Quanta fatica facciamo ad ammettere ed ad accettare che la salvezza è un dono gratuito di Dio, anche se presuppone la corrispondenza dell’uomo. Nel Vangelo Gesù si rivolge ai farisei  che sentivano  la loro coscienza tranquilla per l’osservanza  integrale e scrupolosa della legge, erano fiduciosi di ottenere la ricompensa in proporzione alla qualità e sopratutto  alla quantità delle opere buone compiute , ricompensa che consisteva in una vita felice, con tante benedizioni e benevolenza da parte del Signore.
Gesù Maestro annuncia e vuole un mondo, un universo nei quali ciascuno venga accettato per quello che è e non per il suo rendimento.
Ma andiamo per ordine :
La prima lettura  del profeta Isaia risponde all’iniziale interrogativo :quali sono i piani, i progetti e i disegni di Dio ? Isaia sottolinea la diversità tra il modo di operare di Dio e il modo di ragionare degli uomini :”I miei pensieri non sono i vostri pensieri, le mie vie non sono le vostre vie. Quanto il cielo sovrasta  la terra, tanto le mie vie sovrastano le vostre vie, i miei pensieri sovrastano i vostri  pensieri”. La lettura di Isaia si situa in un contesto preciso, un contesto difficile per la storia di Israele : i giudei sono schiavi,sono  in esilio in Babilonia e devono sostenere una difficile lotta per il pane e la sopravvivenza e si  interrogano sul senso della loro storia e sul progetto di Dio nei loro confronti.
Isaia afferma che Dio è Padre, Provvidenza e infinita giustizia e  quindi al di sopra di tutti i nostri pensieri, al di sopra di tutte le valutazioni umane.

La prima lettura si collega la brano del Vangelo, che ci ha rivelato che la giustizia di Dio oltrepassa i nostri criteri e calcoli umani. Gli operai dell’ultima ora ricevono quanto i primi, secondo un concetto di giustizia  che stride con il nostro concetto di “giustizia retributiva”. Se è pura utopia o sogno :dare a ciascuno secondo le sue necessità,secondo i suoi bisogni vitali  , è invece una realtà che l’uomo lavora in proporzione allo stipendio che gli spetta. E’ la legge del mercato, sono le ferree leggi dell’economia e del profitto,è la legge della ricompensa secondo il prodotto e l’efficienza, è la legge dell’accumulo personale anche se talvolta a spese dei più deboli,dei più poveri e incapaci.

Gesù si pone in una dimensione diversa dalle logiche umane, oltrepassando il concetto di giustizia retributiva. Gesù mostra concretamente questo capovolgimento        nel giudicare le persone  e i comportamenti :il ladrone in croce , alla fine della sua vita, si apre all’amore e giunge in Paradiso prima di tanti altri uomini dal cuore arido, ma fieri e orgogliosi dei loro pretesi meriti. E’ la stessa pretesa che ha il fariseo che prega nel tempio e si autoproclama giusto a differenza del pubblicano.
Dio guarda il cuore e non le apparenze, Dio scruta sentimenti  e intenzioni. Dio offre liberamente ,gratuitamente    a tutti la salvezza. Ma nessuno può avanzare, accampare diritti o pretese nei confronti di Dio.

Gesù proclama il messaggio della bontà che non va contro le leggi o le norme, ma le oltrepassa infinitamente. Chiarissime le ultime parole del Vangelo :
1.amico non hai forse convenuto con me per  un denaro ? Prendi il tuo e vattene. Ecco la giustizia retributiva, ma
2.voglio dare a quest’ultimo quanto a te forse non lo posso?E’ l’amore che oltrepassa le leggi di una giustizia umana,
3.oppure tu sei invidioso perché io sono buono ?
Il cristiano deve riconoscere di vivere nella bontà e nella gratuita’ dell’amore di Dio : per bontà di Dio ci ha chiamati  all’esistenza, per bontà di Dio continuiamo ad esistere. A questa bontà gratuita di Dio deve corrispondere il nostro disinteressato amore per il prossimo.

I fatti però sono spesso diversi : sull’onestà  si è d’accordo, sulla carità ciu sono varie interpretazioni . Talvolta  per minuzie, per questioni semplici e di poco conto,per una incomprensione, per una mancanza di delicatezza, di attenzione, per una inavvertenza, per un equivoco,per una frase diversamente capita,..si può giungere alla divisione fraterna.
Gesù nel Vangelo ci esorta alla misericordia, alla generosità, al dono , ci invita a superare la gretta mentalità mercantilistica :spesso si quantifica anche il dono, spesso si quantifica anche il bene che si fa  ,si quantifica persino anche il valore  di quanto si regala e poi  si sta male se non si viene ricambiati, se il contraccambio non controbilancia il dono.
La gretta mentalità : niente per niente, tutto ha un prezzo anche un  dono  a parole fatto gratuitamente, ma poi  il contraccambio è sottinteso. Impariamo dal vangelo.  Che cos’hai  tu o uomo di tuo, che tu non abbia ricevuto ? Gratuitamente avete ricevuto e gratuitamente date, il Signore ama chi dona gratuitamente e con gioia.                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                      

OMELIA XXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Domenica scora abbiamo abbiamo parlato della correzione fraterna, della necessita’ di avvertire un fratello quando sbaglia. Questo lo abbiamo letto domenica scorsa nella prima lettura del profeta Ezechiele : “se l’empio muore per la sua iniquità e tu non lo hai avvertito, lui morirà ma della sua morte, chiederò conto a te”.
Abbiamo anche detto che la correzione fraterna presuppone una comunità di fratelli, dove ci ama   reciprocamente,una comunita’  pervasa dallo spirito di carità, di fratellanza, di amore, di compassione,di misericordia e non una confraternita dove ci si giudica reciprocamente, dove regna il sospetto, il pregiudizio  per esempio talvolta  il segno della pace, oppure pregate fratelli..restano solo atti esteriori, farisaici e niente più.

Ben Sirach nella prima lettura afferma il dovere del perdono, come superamento dell’antica legge del taglione : occhio per occhio , dente per dente. Per trovare la forza e lo spirito per perdonare il Siracide ci invita a riflettere su due realtà :
1.ricordati  della tua fine e smetti di odiare. Il pensiero della morte,il pensiero che la morte tutti ci accumuna : ricchi e poveri, giovani e vecchi, potenti o umili, ci dovrebbe spingere a deporre tutte le forme di odio, di vendetta, di risentimento, di rancore
2.la seconda realtà riguarda il pensiero della bontà, della misericordia infinita di Dio, che nonostante i peccati e le continue infedeltà del suo  popolo, continua a perdonarlo e ad amarlo. Il  Siracide  ai suoi tempi non poteva presentare come esempio il Crocifisso, esempio dell’amore di  Dio che da la vita per l’uomo peccatore.

Questa prima lettura dice a ciascuno di noi che siano tutti realmente  peccatori, e tutti abbiamo bisogno di essere perdonati. Una lettura questa  che anticipa la parola del vangelo. Il brano del vangelo inizia con una famosa domanda di Pietro :”Signore quante volte dovrò perdonare al mio fratello ,se pecca contro di me ? Fino a sette volte ?”.  Il giudaismo conosceva il perdono delle offese ricevute , ma esisteva anche una problematica nelle scuole rabbiniche : alcuni rabbini per sottolineare la bontà di Dio affermavano che bisognava perdonare 3 volte, altri dicevano che bisognava perdonare fino a 5 volte e altri ancora fino a 7 volte.
Come al solito Gesù supera le dispute dei rabbini, avete sentito che fu detto ma  ora io vi dico; Gesù oltrepassa la questione numerica  per annunciare un perdono illimitato.
Non ti dico di perdonare fino a 7 volte, ma fino a 70 volte sette , numero simbolico per affermare che bisogna perdonare sempre e a tutti.
Ora Gesù seguendo il metodo dei rabbini illustra la sua affermazione sul perdono con una parabola :
è chiaro il contrasto dei due comportamenti :il re supplicato condona al servo un debito enorme, 10.000 talenti, corrispondenti alla retribuzione di 15 anni di lavoro; però questo servo al quale tanto è stato condonato diventa esigente e implacabile verso un collega che gli era debitore di pochissimo :100 denari.

Il senso della parabola :Dio perdona gratuitamente il peccato dell’uomo che chiede perdono. Dio nella sua infinita misericordia e bontà supera ,oltrepassa la  stessa richiesta del peccatore e condona tutto il debito.
L’uomo d’altra parte svela la sua meschinità atteggiandosi a tiranno offeso e trattando spietatamente  il suo fratello anche per un solo piccolo peccato, per una piccolissima offesa, che è sempre tanto piccola rispetto  al peccato che Dio ci ha perdonato.
Su questa parola del vangelo dobbiamo verificare la nostra vita, dobbiamo fare un sincero esame di coscienza. Noi siamo pronti a perdonare che ci offende, chi ci ha offeso nel passato ? Siamo pronti e disponibili a perdonare anche se abbiamo ragione oppure siamo stati ingiustamente offesi ?
Quante volte si dicono e si sentono frasi del genere :” io non posso perdonarlo perché mi ha offeso nell’onore ;io non lo perdonerò mai perché sono stato calunniato e pubblicamente disonorato, poi non ci si perdona tra parenti, tra vicini di casa, tra fratelli, tra genitori e figli e quante volte si arriva fino alla morte con questi sentimenti  di odio,e di inimicizia.  Per un confine di terreno, per un fazzoletto di terra, per una eredità, per una sconvenienza sociale si rompono i rapporti, non ci si saluta più, si cammina per la stessa strada e non ci si guarda nemmeno, e magari poi si va nella stessa Chiesa, si fa anche la stessa Comunione , si partecipa alle stesse liturgie  in chiesa, però poi si cerca la lontananza per non dover dare la pace .

Oggi alcuni vogliono anche  autoconvincersi che non si tratta di odio ma di indifferenza, che il sentimento di rancore che  da anni  o decenni che  si coltiva nel cuore non è rancore ma solo una congenita antipatia.
Per questo dobbiamo fare un sincero esame di coscienza, perché non possiamo più d’ora in poi recitare il padre nostro e chiedere  al Padre “perdona a noi i nostri debiti”, se noi poi non perdoniamo di cuore al nostro fratello.

Chiara la parola di Gesù :”se amate quelli che vi amano, che merito avete” ?”Anche i malvagi si comportano così. E se salutate solamente i vostri amici, cosa fate di straordinario, anche quelli che non conoscono Dio si comportano così...Benedite quelli che vi maledicono,pregate per quelli che vi fanno del male. Non giudicate gli altri e Dio non vi giudicherà. Perdonate e Dio vi perdonerà”.
Due cose chiede a noi Gesù :che riconosciamo i nostri peccati così come diciamo all’inizio di ogni S.Messa e che perdoniamo di  cuore al nostro prossimo.

Un pensiero conclusivo :chi pensa ai propri peccarti trovera’ anche  più facile a essere indulgente con il fratello ; chi si accorge della trave del suo occhio è più benevolo verso il fratello che sbaglia

sabato 30 luglio 2011

OMELIA DOMENICA XXXIII TEMPO ORDINARIO


Oggi la parola di Dio ci propone il tema della correzione fraterna cioè l’aiutare un fratello a correggersi.  Ma il tema e la riflessione di questa domenica presuppongono la virtù della carità e dell’umilta’, presuppongono una comunità che viva veramente nell’unità e nell’amore fraterno. Innanzitutto dobbiamo premettere che la Chiesa è una vera famiglia composta non da santi e perfetti, ma da uomini fragili che portano il tesoro della loro fede, il tesoro della grazia in vasi di creta. Lo stesso Concilio dice che la Chiesa è santa nei suoi santi e perché tende alla santità e nello stesso  tempo è peccatrice e in via di purificazione
La Chiesa, la famiglia di Dio, la comunità parrocchiale si costruisce nell’amore  di donazione e nell’unità.
L’unità è anche la parola testamentaria di Gesù : “che siano-i discepoli-una cosa sola come tu padre sei in me  e io in  loro perché il mondo creda che tu mi hai mandato”. La Chiesa però nella sua millenaria storia ha anche conosciuto momenti difficili, ha conosciuto divisioni e scismi. L’unità della Chiesa si costruisce
giorno per giorno  nella carità fraterna e più ancora nell’umiltà.
Solo in una Chiesa che è famiglia, dove ci si ama da fratelli, e dove ci si perdona reciprocamente, dove non si giudica il  diverso, dove non si discrimina e neppure si condanna, dove non si rifiuta e neppure si condanna il  peccatore, solo in una  parrocchia-comunità dove i segni sono veri, dove si  comprende cosa significhi concretamente accostarsi alla Santa Comunione e nutrirsi tutti dello stesso Gesù per formare con Lui un solo corpo, il corpo mistico, e quindi  i segni Sacramentali e Liturgici  hanno un loro significato vitale ad esempio lo scambio del segno di pace.
I responsabili delle comunità, i pastori della Chiesa e poi ogni fedele hanno l’impegno e il dovere di richiamare, di esortare alla riconciliazione, alla fraternità e alla concordia, quando queste sono minacciate.
Questo è il disegno di Dio che troviamo nella Bibbia, quando scelse i  profeti perché fossero in mezzo al popolo come sentinelle che avvertissero e anche correggessero quando ci si allontanava dalla fedeltà all’Alleanza.

Questa è la missione anche del profeta Ezechiele come abbiamo sentito nella prima lettura. Il profeta è colui che parla in nome di Dio, colui CHE DEVE GUIDARE IL POPOLO COME UN PASTORE,  colui che sente la sua responsabilità :” ti ho costituito sentinella per gli Israeliti, se dico  all’empio tu morirai e tu non parli per distoglierlo, l’empio morrà, ma della sua morte chiederò conto a te”. Ezechiele doveva richiamare i giudei deportati in Babilonia tentati dalla disperazione e dalla frantumazione in piccoli gruppi e quindi  con il pericolo di disperdersi.

Dal Vangelo di oggi due riflessioni :
1.la correzione fraterna.
2.il valore della comunità.
Innanzitutto la correzione fraterna. Questa opera caritatevole spetta in primo luogo a chi ha il compito di guide, di pastori, di maestri, e di educatori nella Chiesa e poi anche a tutti  i cristiani in virtù del loro Battesimo.  Quanto è difficile oggi fare anche una piccola osservazione,  e non solo perché si è tutti orgogliosi, permalosi, ma anche perché prima di fare una osservazione bisogna togliere la trave dal proprio occhio per vederci bene , e poi bisogna pregare molto lo Spirito Santo perchè ci suggerisca la Parola giusta, e tutto deve avvenire in un contesto di una comunità ben radicata nell’amore e nello spirito di famiglia.

2 riflessione : il valore della comunita’.”Dove sono due o tre riuniti nel mio nome,Io sono in mezzo a loro” .quindi è certo che la coesione, l’unità dei cristiani e delle Chiese è opera da una parte della conversione dei cuori e dall’altra dall’azione dello Spirito Santa. Quanto incoraggiante e fonte di speranza è la parola di Gesù : “dove due o tre sono uniti nel  mio nome Io  sono presente
A nulla giovano  le nostre intese, a nulla servono  i  nostri umani tentativi per fare unità, inutili tutte le tattiche o le diplomazie per giungere alla fratellanza cristiana, SE NON MERTTIAMO al centro, in primo luogo e  al di sopra di tutto il Cristo.




Queste sono le parole conclusive del vangelo che  ci toccano da vicino.  Tutti
ci scandalizziamo dell’esistenza di tante chiese di denominazione cristiana, ci meravigliamo di certe divisioni storiche avvenute nella chiesa e forse o non percepiamo o ci passiamo sopra a certe divisioni che ci sono nei nostri paesi, nelle nostre parrocchie, nelle nostre famiglie,nei nostri cuori.. divisioni che rasentano la contrapposizione e anche l’odio.
Si  osservano profonde divisioni nella famiglie che  logorano affetti e distruggono pace e serenità, si osservano divisioni nelle contrade  o nei condomini, tra vicini di casa e tra parenti, per questioni di terra, di denaro, di eredità, storie recenti o che si radicano nel passato.
Nonostante queste divisioni, nonostante questi peccati contro la fraternità sociale e cristiana, con tutta naturalezza si va poi alla Comunione che è segno di unita’, ci scambiamo auguri, strette di mano e segni di pace.

Ricordiamoci  che ogni divisione ha la radice nel cuore, è dal cuore dell’uomo che nascono i peccati di orgoglio, di egoismo, di invidia, di maldicenza, è nel cuore che hanno origine i contrasti, le divisioni che spesso si accompagnano a forme di odio e desiderio di vendetta.
Forse avrete anche capito, proprio da queste ultime parole del vangelo, come mai tante e tante nostre preghiere anche recitate in comunità, non sono ascoltate dal Padre che è nei cieli perché ricerca in noi l’unita’. La questione non è numerica dove ci sono due tre riuniti nel mio nome....ma dove i due otre sono un cuor solo e un anima sola.

mercoledì 27 luglio 2011

Una omelia che vale anche per me oggi

OMELIA XXII TEMPO ORDINARIO

Come sempre la Parola di Dio ci riguarda  oggi molto da vicino perché ci propone un messaggio che si scontra con  le aspettative dell’uomo e con  le proposte del mondo che ci attornia. E’ un messaggio che ci tocca tutti e  che nessuno può lasciare indifferente, è il nucleo della nostra fede, è una buona notizia, e nello stesso tempo una verità da predicare, da credere e da vivere.
Ecco il messaggio :Cristo è il Crocifisso e il Risorto, Gesù è il Servo sofferente, è il Dio della gloria, è l’agnello che toglie il peccato del mondo morto in croce, è il Dio della vita, è il Bambino nato in una stalla è il Signore della vita  e della morte.
Il cristiano ha una  certezza : tutti i fallimenti, tutte le sconfitte,tutti i dolori, anzi proprio attraverso i fallimenti e le sconfitte , proprio attraverso la croce e la sofferenza giunge alla gloria della risurrezione.
Questa verità è il messaggio della prima lettura e del vangelo. Il profeta Geremia presenta la sua situazione,
la sua sofferenza. Geremia è una immagine del Servo che soffre, un profeta osteggiato dai suoi contemporanei, tradito dai falsi profeti e amici, costretto alla fuga e perseguitato , gettato in una  cisterna, come Giuseppe ebreo. Geremia profeta maledetto dai suoi contemporanei perché annuncia la verità, perché rivela senza sfumature la Parola di Dio e cioè l’esilio del popolo ebreo , la distruzione imminente e la deportazione. Geremia nella sua sofferenza grida al Signore perchè vorrebbe sfuggire alla situazione, vorrebbe  non pensare né parlare del progetto di Dio, ma non è capace perché il Signore l’ha sedotto, è come un fuoco e gli da forza l

E’ lo stesso annuncio profetico che abbiamo ascoltato nel vangelo. Gesù dice apertamente che deve andare a Gerusalemme e la’ soffrire molto da parte degli anziani, dei sommi sacerdoti e degli scribi e poi venire ucciso  e risuscitare il terzo giorno. E’ a questo  punto che Pietro, immagine dell’uomo di tutti i tempi, protesta. E pensare che poco prima Gesù aveva fondato la sua Chiesa sulla fede di Pietro (lo abbiamo meditato domenica scorsa), e pensare  che poco prima Pietro aveva riconosciuto in Gesù il Messia atteso, il Cristo, il consacrato di Dio. Pietro protesta e dice “Dio te ne scampi, questo non ti accadrà mai”, è l’immagine dell’uomo normale che  inciampa nella fede  di fronte alle parole : croce, sofferenza, dolore,passione,tradimento,uccisionee morte.
Pietro prontamente riconosce l’dentità di Gesù, ma è ancora lontano dall’aver rinunciato all’umana prospettiva del successo, della potenza e  della gloria umana.

A questo punto Gesù si volta e dice a Pietro ,cioè all’uomo comune , al cristiano mediocre, a noi qui presenti : lontano da me, tu sei da  satana, cioè un avversario; satana vuol dire “avversario, nemico” perché tu non pensi secondo Dio ma secondo il mondo. A questo punto Gesù indica con chiarezza, senza possibilità di scappatoie o semplificazioni la via, la strada  del come vivere il cristianesimo o meglio di cos’è il cristianesimo.
Se qualcuno vuol venire dietro a m e rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua.
Perchè se qualcuno, fosse anche un cristiano, pensasse diversamente, sarebbe dalla parte del demonio, di satana.
Gesù propone a tutti noi cristiani la croce come strada unica, come via obbligatoria per tutti per arrivare alla Vita, alla Risurrrezione, alla Pasqua eterna. Umanamente la croce ci appare come  il contrario dell’attesa umana ; la croce è il simbolo della sconfitta per l’uomo comune, per la logica umana la croce è l’assurdità della vita : davanti alla quale non ci sono spiegazioni, non ci sono ragionamenti che tengono, non ci sono soluzioni perché  è  e resterà la sconfitta della vita, il vuoto dell’esistenza, il silenzio di Dio. Anche l’uomo : Gesù di Nazareth sulla croce grida l’abbandono da parte del Padre.

Noi umanamente facciamo fatica ad accettare questa verità : si arriva alla Risurrezione solo passando attraverso la croce. Noi tendiamo al successo umano , allo star bene, al non soffrire, e quindi tutto quello che rappresenta dolore, croce,fallimento, perdita sono realtà non accettabili e conducono molti alla disperazione, qualcuno anche la suicidio e tanti anche a dubitare dell’esistenza e della bontà di Dio.
L’uomo è attaccato al materiale, tutti fissiamo ben solide le radici sulla terra, l’uomo di per se stesso aspira al successo, tende al godimento ad ogni costo, tende ad allontanare o ad assopire ogni forma o parvenza di dolore e di sofferenza : esistono calmanti e si cercano alienazioni tali da lenire il dolore. L’uomo di per sé non accetta di essere limitato nel suo essere e nel suo esistere, e quindi vede nelle malattie, nelle calamità, nelle disgrazie, nella morte delle realtà assurde.

Si possono incontrare alcuni i cristiani solo di nome o alcuni praticanti solo per tradizione,ma senza una vitale speranza che la croce è gloriosa, che porta alla vita e quindi  vivono assetati di materialita’, bramosi e avidi di cose,vivono in una continua ed affannosa ricerca del piacere  e dell’appagamento di ogni bisogno materiale  indotto dal consumismo. Bandita la parola sacrificio, eliminati o ridimensionati tutti gli ideali che richiedevano sacrifici, ma  la sofferenza è rimasta più che mai presente nella storia dell’uomo.

Gesù, lo abbiamo sentito nel vangelo, distrugge le nostre illusioni :”quale vantaggio avrà l’uomo se guadagnerà il mondo intero e poi perderà la sua anima ?” Una frase di Gesù, una verità che Gesù ci annuncia  per smantellare un cristianesimo senza la croce, una fede di cristiani senza il venerdì santo, una vita senza la rinuncia e il sacrifico, un benessere senza speranza di  risurrezione. “Accumulatevi tesori cielo, dove ne ruggine e dove nessuna avversità o disgrazia possono far venir meno.
Perché là dov’è il tuo tesoro è anche il tuo cuore”.

Riflettiamo e domandiamoci: dove si trova ora il nostro tesoro?.

martedì 26 luglio 2011

OMELIA XXI DOMENICA TEMPO ORDINARIO

Due sono le riflessioni che ci vengono dalla Parola di Dio di questa domenica : innazitutto l’identità di Gesù, l’interrogativo fondamentale per un cristiano che è l’interrogativo che Gesù pone anche a Pietro :”la gente chi dice che sia il Figlio dell’Uomo ?”.  E’ la stessa domanda che ci poniamo  anche noi in questa Eucaristia :Chi è Cristo per me ?Chi è Cristo nella mia vita ? Il fatto di essere un discepolo di Cristo ha trasformato la mia vita ? Poi una seconda riflessione sull’autorità nella Chiesa.
Il profeta Isaia nella prima lettura ci riporta un episodio ben preciso e collocato nel tempo e cioè la sostituzione di Sebna,che era maggiordomo del re Ezechia con Eliakim: anno dell’episodio il  700.a.c. circa.
Il profeta Isaia vede  in questa sostituzione il castigo di Dio per un ministro infedele e soprattutto orgoglioso. Isaia denuncia l’amministratore Sebna, che da poco tempo era stato nominato amministratore perché fuorviava il popolo  in virtù della sua carica e del suo prestigio.
Le immagini sono  la  tunica, la cintura e le chiavi :i simboli caratteristici di chi ha  autorità.
Nel Vangelo abbiamo sentito Gesù che  conferisce  a Pietro l’autorità… “a te darò le chiavi del regno dei cieli e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli”.

Il conferimento a Pietro di questa autorità fa seguito a una risposta precisa di Pietro a Gesù.
A Gesù non interessa sapere quello che la gente pensa di Lui, ma soprattutto quello che pensano di Lui i suoi apostoli e Pietro, certamente sotto l’ispirazione dello Spirito Santo, afferma la sua fede nel figlio di Dio : “Tu sei il Cristo,il Figlio del Dio vivente”.
Gesù approva questa dichiarazione, dichiara Simone beato, cioè fortunato non per la risposta giusta, ma perché gli è stata donata la risposta non dalla carne o dal sangue,ma dal Padre che è nei cieli, e Gesù dichiara Pietro quale fondamento della Chiesa . E’ in questo contesto che Gesù da a Simone il nuovo nome : Pietro, kefa cioè tu sarai la pietra portante della chiesa, non certo la pietra angolare che resta Cristo, ma la guida , il pastore e il Maestro del nuovo popolo di Dio.
Il concetto di autorità, secondo il vangelo è totalmente diverso da quello che abbiamo noi.
L’autorità secondo il pensiero di Gesù non è potere, non è un  essere al di sopra degli altri, ma autorità nel vangelo è sinonimo di servizio.
Ecco la futura missione di Pietro :essere il garante della vera fede, essere la guida autorevole e sicura della Chiesa, con il compito di confermare i fratelli  e sostenerli proprio nella fede.
Il vangelo ,la BUONA NOTIZIA di Cristo è tutta qui :”chi vuole essere primo tra voi sia l’ultimo e il servo di tutti, come il Figlio dell’Uomo che non è venuto per essere servito  ma per servire e dare la vita”.
Gesù lava i piedi agli apostoli, “se io il Signore e il Maestro vi ho lavato i piedi,fatelo anche voi”.
Il cristianesimo si identifica con il massimo del servizio :”dare la vita per i fratelli”.
E il papa è  il servo dei servi. Quanto più uno nella Chiesa ha autorità,tanto maggiormante deve
farsi servo degli altri.

Però prima di giungere a   capire e a vivere questo messaggio del servizio  al prossimo, bisogno aver risposto al grande interrogativo sull’identità di Gesù per ciascuno di noi. La domanda è la stessa che Gesù pone  agli apostoli :”Voi chi dite che io sia ?” Chi è Gesù per me in questo momento ?  Questa è la domanda che tutti oggi dobbiamo porci. Saremo tentati di evitarla, di eluderla, di rimandare ad altri tempi la risposta o di ritenerla superflua: inutile ,troppo semplice o troppo difficile. Io sono già cristiano e vado a Messa e qualche preghiera la dico, cosa importa anche se non rispondo a questa domanda : “chi è per me Gesù”.
Credo che tanti eviterebbero la risposta per non sentirsi impegnati in una risposta che cambierebbe i criteri sui quali si fonda la nostra vita.



A questo interrogativo risponde chi si è incontrato con Gesù, chi ne fatto esperienza come Pietro, chi non è mosso solo dalla carne e dal sangue, solo chi ha fede può affermare: Cristo per me è tutto, Cristo per me è l’unica via, l’unica verità, la sola ragione della vita ; da quando mi sono incontrato con Lui, è Lui al primo posto nella mia vita, prima di me stesso,prima del denaro,prima della famiglia, prima di ogni altro bene, perché solo Lui ci garantisce vita eterna, solo Lui è il Salvatore.
Per alcuni cristiani Cristo è un nome, un nome  che riguarda la storia di 2000 anni fa, uno che ha fatto tanti miracoli e niente più. Un giornalista ha scritto:
“guardare il volto di chi entra in Chiesa per ascoltare una Messa è lo stesso volto di quando esce”.
Non è fede in Cristo Gesù quella che si limita alle  parole, alle tradizioni, agli stereotipi e non diventa mai stile e metodo di vita tradotti nella vita quotidiana.

OMELIA XX TEMPO ORDINARIO

Anche oggi le letture ci richiamano alla virtù della fede ,ci richiamano alla verità della nostra salvezza. Questa è la buona notizia del vangelo : Dio vuole la salvezza di tutti gli uomini , ha inviato suo Figlio perché nessuno si perda, ma tutti si convertano al vero Dio e possano quindi salvarsi. Ci ricorda l’apostolo :”questa è una cosa bella e gradita al cospetto di Dio,nostro Salvatore,il quale vuole che tutti gli uomini siano salvi e arrivino alla conoscenza della verità”. Il messaggio delle letture sul  quale ora rifletteremo riguarda la  fede .
Il profeta Isaia nella prima lettura ci assicura questa verità. Il popolo ebreo in esilio,si trova in mezzo a gente di tante nazioni, in mezzo a popoli pagani e si interroga sulla salvezza dei non ebrei.

Il Signore attraverso la parola del profeta fa conoscere il suo disegno, la sua volontà salvifica :anche i pagani potranno aderire al Signore se accetteranno la Legge, anch’essi potranno far parte del popolo dell’alleanza se accetteranno e obbediranno ai comandi del Signore e Dio gradirà i loro sacrifici,come i sacrifici d’Israele e il tempio di Dio sarà chiamato “casa di preghiera per tutti i popoli”.
Il brano del Vangelo  sottolinea proprio questa verità :Gesù è nato è vissuto e nella resterà sempre un ebreo, ha scelto la Palestina  come luogo per nascere e ha scelto una donna ebrea per Madre. Per quale motivo ? Lo spiega il vangelo :” non sono stato inviato che alle pecore perdute della casa d’Israele”.
E che sara’ degli altri popoli ?.
Ora comprenderemo il progetto di Dio. Gesù  ha limitato moltissimo il suo ministero : solo la Palestina e specialmente la Giudea e la Galilea, quasi nulla in Samaria o tra i popoli vicini, però i suoi orizzonti abbracciavano il mondo :”andate in tutto il mondo e portate il vangelo a tutte le creature” e a tale scopo invia gli apostoli.
Si converte il piccolo popolo d’Israele perché sia luce fra i popoli e questi si convertano guardando Israele,
Gesù sceglie dodici apostoli perche siano loro i missionari fra tutte le genti, a Gesù bastano 5 pan i e 2 pesci per sfamare la folla  e dice : “date voi stessi da mangiare a loro”...dice a noi cristiani : voi siete la luce e il sale del mondo perche vedendo le vostre opere buone si convertano e glorifichino il Padre.

Gesù non allontana gli stranieri, anzi in alcuni miracoli è lodata la fede degli stranieri : il centurione  romano per la sua fede riceve in dono  la guarigione della figlioletta e così la donna cananea riceve per fede il dono della guarigione della figlia.
Il Signore guarda alla fede e non alla razza .”Qui non c’’è, dice l’apostolo Paolo,non c’è più greco, o giudeo, barbaro o scita, schiavo o libero,ma Cristo è tutto in tutti”. Quello che conta davanti a Dio è la fede, è per la fede che noi siamo giustificati. La donna cananea è una donna di grande fede e di grandissima perseveranza.
La perseveranza di questa donna, la sua umiltà e la sua grande fede toccano il cuore di Gesù ed Egli compie il miracolo. Ora per Gesù non conta più l’essere figli di Abramo, l’essere farisei      ma la capacità di credere con tenacia,nonostante tutto.
Dalla donna cananea comprendiamo cosa si intende per fede. Fede vuol dire “abbandonarsi totalmente in Gesù”, vuol dire mettersi nelle sue mani senza dubbi o ripensamenti, con tenacia e perseveranza.
In queste domeniche abbiamo parlato molto della fede :il seminatore ha fede che un giorno la semente gettata nel terreno germoglierà , gli apostoli distribuiscono alla folla i 5 pani e i 2 pesci convinti che quel cibo sarebbe bastato per sfamarli  tutti , i 12 che sulla barca hanno paura di affondare per la violenta tempesta ma sanno che Gesù è con loro e può placare la furia del vento e delle onde,e così Pietro tenta di camminare sulle acque sapendo che davanti a Lui non c’è un fantasma ,ma il Maestro che  lo può prendere per mano.
Cari  fedeli quello che ci salva non è l’appartenenza alla Chiesa,al popolo eletto, quello che ci salva non sono né certe cerimonie  e neppure certe  opere di bontà e carità,anche se belle e generose, quello che ci garantisce la salvezza è la fede e non una fede astratta o intellettuale, non una fede occasionale e saltuaria, non la fede che lascia tutte le cose  come stanno , quello che ci salva,quello che ci giustifica davanti a Dio è la  fede esperienziale, cioè la fede  di chi ha incontrato il Signore e da questo incontro tutta la vita è stata radicalmente trasformata..

Sempre nella storia ideologie, scienze e filosofie hanno tentato di minare la fede dei cristiani definendola suggestione, illusione collettiva, auto persuasione , sempre hanno cercato di contrapporre alla fede i dati di fatto e la ragione, i dati della scienza o le speculazioni filosofiche. Ma la fede è un altra cosa che non è in contraddizione con le scienze e con la ragione. Oggi la battaglia contro la fede non  avviene come al tempo dell’illuminismo o del razionalismo,  e neppure come ai tempi del materialismo ateo : oggi la minaccia è molto più grave e insidiosa perché non mira a distruggere la fede, ma ad ignorarla.
Il materialismo oggi si coniuga con l’indifferenza per fede,religione,Chiesa, e la fede è diventata fiducia e sicurezza nelle possibilità economiche,allora la religione si chiama new age o sociologia delle religioni, e sull’altare si adora la statua del proprio io, del proprio interesse e tornaconto.
Sempre con noi una parola dell’apostolo : “Orbene, se anche noi stessi o un angelo dal cielo vi predicasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo predicato, sia anàtema!”

lunedì 25 luglio 2011

OMELIA PER IL GIORNO DELL’IMPOSIZIONE DELLE CENERI

Con questo giorno solenne-, mercoledì delle Ceneri, inizia un tempo importante per la Chiesa: il tempo della Quaresima. Cerchiamo di fare qualche riflessione per meglio comprendere il significato della Quaresima per  poi viverlo in questi giorni che ci accompagno alla Pasqua. Innanzitutto diciamo che la Quaresima è sempre stata nella Chiesa ed  è ancora oggi un tempo  di rinnovamento e di conversione, un rinnovamento di mentalità e di vita, in sintonia cone la Parola di Dio. Infatti nella Quaresima tutti sono invitati ad una  maggiore e più approfondita meditazione sulle Sacre Scritture e sui Vangeli.
Una volta durante la Quaresima si facevano le catechesi per le varie categorie di persone, si facevano  nelle parrocchie le missioni e in tante parrocchie si teneva il “quaresimale”: una serie di prediche e omelie .
Si inizia il tempo quaresimale con il mercoledì delle ceneri per ricordare a tutti “da dove veniamo” e “dove siamo diretti”,da  dove viene la vita e da dove viene l’uomo e  cosa c’è dopo la morte. L’uomo secondo il racconto della Bibbia, secondo la Parola di Dio è stato tratto, creato dalla terra, dalla polvere e nella polvere della terra ritornerà. Il Signore “Dio plasmò l’uomo con la polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente”.
Pensiero che ci lascia un po’ tristi , un pensiero però salutare oggi più che mai: l’uomo non è un Dio, ma viene da Dio, da Dio è stato creato per  l’immortalita’, cioè la vita dopo la morte; la vita eterna non è una conquista dell’uomo ma un Dono di Dio.
Il giorno della morte non  è un giorno lugubre,l’uomo non è soltanto materia, l’uomo non è solo polvere, terra, cenere, l’uomo non è stato creato per la morte, ma l’uomo è essere vivente, viene da Dio che è Origine e Datore della vita, l’uomo è destinato alla vita senza tramonto, perché, Cristo è risorto  primizia di quanti sono morti e in lui muoiono.

Oggi la Chiesa invita i fedeli al digiuno, al sacrificio, all’astinenza dalla carni o da altre cose dilettevoli per indicare a tutti la precedenza e la priorità dello spirito sulle cose materiali, per seguire Gesù Maestro di Verità e di Vita, che prima di iniziare la sua missione pubblica, ha voluto digiunare e ritirarsi in solitudine per 40 giorni nel deserto, e ancora per imitare Cristo il Servo sofferente che  innocente muore per noi sulla croce e allora si fa memoria del venerdì santo; in ogni venerdì della quaresima con l’astinenza e con la partecipazione alla via crucis, si cerca la  solidarietà e la comunione con tutti quegli uomini per i quali la privazione, la rinuncia, la mancanza di nutrimento è cosa abituale, di tutti i giorni.

Cosa devono fare i cristiani in questo tempo di quaresima che oggi inizia?
Innanzitutto  si deve cercare la conversione, cioè un cambiamento di rotta nella vita: convertitevi e credete al Vangelo. Bisogna lasciare da parte la maschera o le maschere che tutti portiamo per essere accettati dagli altri o per apparire ciò che non siamo, e cominciare a diventare noi stessi e imparare ad accettare gli altri,per alcuni è un fatto improvviso come per S.Paolo  o per tanti santi, per i cristiani deve essere  un lavoro continuo per  tutta la vita.
Anticamente nei primi secoli nel mercoledì delle ceneri iniziava  il tempo di conversione per i pubblici peccatori che si erano macchiati dei peccati di  idolatria, di omicidio e di adulterio e pubblicamente in Chiesa e davanti ala comunità proponevano un ritorno alla vita evangelica un  cammino che  terminava il giovedì santo.





I cristiani in questo tempo di quaresima sono anche chiamati all’ascolto della Parola di Dio. Per ben ascoltare le Parola di Dio, per capirla, per comprendere che cosa il Signore vuole,da noi, bisogna fare silenzio attorno a se, bisogna prendere in mano la Bibbia, i Vangeli, bisogna mettersi a pregare.
Dio non ci parla nel chiasso, nel frastuono, Dio parla nel silenzio della notte come  a Samuele, o nel silenzio del deserto come  a Elia  e Mose, Dio parla al cuore e quindi per intercettare la sua Voce il cuore deve essere libero.

I cristiani in questo tempo  sono invitati dalla Chiesa oltre  all’ascolto assiduo della Parola, oltre alla preghiera frequente e fatta col cuore, oltre alle opere di sacrificio, di digiuno e di  astinenza,  sono invitati alla carità; Carità come riconciliazione con il prossimo, carità come elemosina ed attenzione ai poveri: un pane per amor di Dio.

Vivere da cristiani la quaresima è un impegno serio per ogni cristiano e per tutta la Chiesa, per poter poi arrivare alla Pasqua ben disposti spiritualmente e preparati interiormente. Per avere lo spirito, per avere un aiuto in questo impegno quaresimale è necessaria una confessione: il sacramento della riconciliazione, della pace  con Dio e il prossimo. Viviamo allora questo tempo in un clima di sobrietà e di austerità, come abbiamo sentito nel  vangelo, non tanto pensando alla cenere, che fra  poco imporremo sul nostro capo quanto piuttosto
al proposito di fare una vera penitenza per amor di Dio.

Un Santo, un apostolo,un martire da invocare oggi 25 luglio

SAN GIACOMO
Detto il Maggiore (per distinguerlo dall'omonimo apostolo detto il Minore), Giacomo figlio di Zebedeo e Maria Sàlome e fratello dall'apostolo Giovanni Evangelista, nacque a Betsàida. Fu presente ai principali miracoli del Signore (Mc 5,37), alla Trasfigurazione di Gesù sul Tabor (Mt 17,1.) e al Getsemani alla vigilia della Passione. Pronto e impetuoso di carattere, come il fratello, con lui viene soprannominato da Gesù «Boànerghes» (figli del tuono) (Mc 3,17; Lc 9,52-56). Primo tra gli apostoli, fu martirizzato con la decapitazione in Gerusalemme verso l'anno 43/44 per ordine di Erode Agrippa. Il sepolcro contenente le sue spoglie, traslate da Gerusalemme dopo il martirio, sarebbe stato scoperto al tempo di Carlomagno, nel 814. La tomba divenne meta di grandi pellegrinaggi medioevali, tanto che il luogo prese il nome di Santiago (da Sancti Jacobi, in spagnolo Sant-Yago) e nel 1075 fu iniziata la costruzione della grandiosa basilica a lui dedicata.

OMELIA DEL GIOVEDI’ SANTO

Oggi giovedì santo , primo giorno del triduo pasquale, forma un unica grande festa con la Pasqua. Noi commemoriamo la passione , la morte e la gloriosa Risurrezione del Signore
Questo è solo una premessa per poter  vivere in pienezza questo mistero della nostra fede. Oggi  nella Chiesa riviviamo l’istituzione del Sacerdozio, l’istituzione dell’Eucaristia come segno e realtà della presenza di Gesù fra noi fino alla fine del mondo e ricordiamo inoltre la missione che ogni cristiano ha ricevuto da  Gesù nella lavanda dei piedi cioè la  missione di essere e di diventare servi degli altri.
            Proprio nel Cenacolo sono avvenuti i fatti decisivi per la nostra salvezza, avvenimenti che ancora continuiamo a rivivere nella celebrazione dei Sacramenti. Nel Cenacolo Gesù ha istituito l’Eucaristia , la grande preghiera di lode e di ringraziamento al Padre, istituì la nuova ed eterna  Alleanza oltrepassando infinitamente l’antica alleanza che si compiva nel sangue e nella carne di un agnello, ora Gesù la  compie e la ratifica nella sua carne e nel suo sangue.

Nel Cenacolo Gesù istituì il sacerdozio ministeriale. Gesù disse ai suoi apostoli:”fate questo in memoria di me”: ogni volta che voi apostoli e successori,vescovi e presbiteri prenderete in mano il pane e lo spezzerete dopo aver pronunciata la benedizione e così farete la benedizione  per il calice del vino, voi annuncerete la morte e proclamerete la Risurrezione del Signore.

E 50 giorni dopo la Pasqua ancora nel cenacolo scende lo Spirito Santo per trasformare il cuore degli apostoli e dare inizio alla Chiesa missionaria:avvenimento che ricordiamo nella Pentecoste.

INNANZITUTTO CONTEMPLIAMO IL GRANDE SACRAMENTO DELL’EUCARISTIA.
L’Eucaristia unisce l’antico al nuovo Testamento,unisce noi pellegrini su questa terra a quanti hanno già raggiunto l’eternità e fa di noi tutti dei veri fratelli perché figli dello stesso Padre e fratelli perché si nutrono dello stesso Pane, che è la Carne e il Sangue del Figlio di Dio.
Gesù non ha abolito  la Pasqua ebraica, come non ha tolto una sola lettera dalla legge di Mosè, ma ha sostituito se stesso con l’agnello”l’agnello di Dio che toglie il peccato del mondo”, dando un significato nuovo al rito antichissimo che commemorava con il rito dell’agnello l’esodo proprio attraverso una cena fatta con il pane azzimo, le erbe amare e l’agnello arrostito al fuoco.
            La sera dell’ultima cena con i suoi apostoli, la sera della grande cena pasquale Gesù prese il pane  e il vino e li diede ai suoi apostoli, dicendo: “questo è il mio Corpo, questo è il mio Sangue.; il Sangue della nuova ed eterna alleanza versato in remissione cioè in liberazione dai peccati, versato cioè in risurrezione”.

Allora nel corpo di Gesù , cioè nella sua  carne noi nutriamo la nostra anima, noi riviviamo la sua morte, il suo Corpo spezzato in croce per noi; nel suo  sangue riviviamo la Risurrezione.
L’Eucaristia, la Messa è per noi una verità grande e meravigliosa per la nostra vita, perché non solo viviamo in noi quello che Gesù ha fatto mell’Ultima Cena, ma anche annunciamo al mondo che il Cristo è ancora vivo, è in mezzo a noi, è presente nel Tabernacolo e viene in noi quando facciamo la santa Comunione, proclamiamo la sua Risurrezione e la nostra Risurrezione.
                        Pasqua vuol dire “passaggio” e l’Eucaristia è per noi la Pasqua, perché comunicandoci  al Corpo e al Sangue di Gesù noi passiamo dalla morte del peccato alla vita, dalla schiavitù del peccato alla pace, dalla tristezza generata dal peccato alla gioia della grazia.  Gesù nell’Eucaristia ci dona forza spirituale e ci sostiene nel nostro pellegrinaggio su questa terra, è il nostro sicuro viatico specie quando il cammino della vita diventa duro e stentato, come la manna fu il cibo per gli ebrei nel deserto, in cammino verso  la terra  promessa.



Dopo questo richiamo di catechesi, ecco una esortazione: non disgiungiamo mai il Pane Eucaristico dalla Parola, cioè dall’ascolto delle Sacre Scritture e non creiamo fratture fra vita vissuta ed Eucaristia.
            SECONDO PENSIERO SUL SACERDOZIO:
il Sacerdozio è un sacramento  istituito da Gesù stesso che conferisce ad alcuni uomini, scelti e chiamati da Dio, il compito e la missione di rievocare l’ultima cena di Gesù. Non solo il sacerdote è costituito PERSONA CRISTI ma ha anchde ricevuto la missione di annunciare ad ogni creatura  che la salvezza viene da Gesù Crocifisso e Risorto, e di conferire attraverso i sacramenti: battesimo, confessione e S.Messa la grazia.
                        L’invito alla preghiera per i sacerdoti perché si conformino sempre  più alla volontà e ai disegni di Dio,e perché il Signore mandi operai nella sue messe.

Queste  prime considerazioni sull’Eucaristia e sul Sacerdozio ministeriale ci aiutano a comprendere meglio il messaggio della Liturgia di oggi.
LA CATEGORIA DEL “SERVIZIO”,GESU’ CHE LAVA I PIEDI AI SUOI APOSTOLI.
Il servizio ai fratelli è la dimensione centrale e fondamentale nel cristianesimo, dimensione che decide della nostra vita di  cristiani o di cristiani solo di nome o di sola apparenza.
Il cristianesimo vissuto come servizio ai fratelli, come amore senza confini o barriere sull’esempio di Gesù, il Figlio di Dio, che lava i piedi ai suoi discepoli: “ Se io il Signore e il Maestro ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri; chi vorrà farsi grande si farà vostro servo.
Amatevi come io ho amato voi”.

L’esempio ci viene da Gesù che tanto si è umiliato da farsi uomo, tanto ci ha amato da morire in croce per noi, che tanto continua ad amarci da accettare di farsi Pane vivo, nostro Cibo per restare e vivere con noi.
Proprio nell’Eucaristia e nella lavanda dei PIEDI  Gesù realizza il massimo servizio, il massimo nascondimento, il più grande silenzio: pensiamo all’interno di un Tabernacolo o nel pane e vino consacrati, servizio che è povertà di segni  e donazione totale.
                        Tutta la storia della salvezza ci racconta con i fatti, le parole e gli esempi che la grandezza sta nel servizio, la fortezza sta nella debolezza, la gloria nel disonore, la Risurrezione nella Crocifissione, la vita sta nella morte: “chi perde la propria vita per me e per il vangelo la ritroverà; vi perseguiteranno e diranno ogni sorta per causa mia”.

Questa prospettiva evangelica, che è un programma di vita, è ben lontana dalla mentalità comune dei nostri tempi, nei quali è esaltato il potente, il ricco, il forte, coloro che detengono potere o chi è passato alla storia o figura nei giornali, quanti sono ben visti e stimati da tutti, ed hanno posti di onore e di  prestigio.
Il giovedì santo ci ripropone la buona notizia che stentiamo ad accogliere, facciamo fatica  a tradurre nella pratica:
Gesù ha scelto di farsi pane di immortalità per noi,
Gesù ha scelto di amarci così come siamo, poveri peccatori e ci ha amato fino alla morte,
Gesù lava i piedi, il Maestro che lava i piedi ai suoi discepoli.
Invito rivolto anche a noi , invito a servire i fratelli, a servire gli ultimi, umanamente può significare umiliazione, sconfitta, ma in realtà è il più grande atto di redenzione, il più grande stile di vita perché ci associa a Cristo.



ULTIMO PENSIERO RIGUARDO ALLA COMUNIONE EUCARISTICA. E’ importante comunicarsi al corpo di Gesù, è vitale per un fedele cristiano nutrirsi di Cristo per vivere, per avere quella linfa che unendoci a Cristo ci  sostiene nella fede, rafforza la speranza e anima la carità fraterna. Ma per accostarsi a Cristo nella Comunione bisogna essere in unione con Lui e con i fratelli.
Chiara la parola dell’apostolo:
“chi mangia e beve senza ri-conoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna. Poiché c’è un solo pane, noi, pur essendo molti, formiamo un solo corpo”.

L’Eucaristia presuppone la comunione e l’amore verso Dio e il prossimo e al tempo stesso conduce e porta e sostiene l’amore, la comunione e la fraternità .
Nelle nostre comunità parrocchiali dobbiamo lavorare per togliere il lievito vecchio delle divisione, dell’egoismo, del rancore per formare in Cristo un solo corpo, per formare unità.
Da questo saremo anche credibili anche dinanzi al mondo.
La preghiera-testamento di Gesù: “Padre che siano uno cosa sola come noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato.
Amatevi come io ho amato voi da questo sapranno che siete i miei discepoli”.