DON ANTONIO

venerdì 9 settembre 2011

OMELIA DOMENICA VI ANNO A

La parola di Dio di questa domenica è un richiamo molto forte a tutti noi cristiani, è un richiamo alla coerenza: coerenza tra fede e vita, tra religione praticata e spiritualità, tra interiorità ed opere compiute.
Il foglietto intitola la domenica: la domenica della interiorità.
Forse abbiamo mancato di coerenza, forse la nostra incoerenza ha facilitato l’allontanamento di alcuni dalla fede e dalla Chiesa, certamente è per tutti inquietante la disinvolta accettazione dello scandalo: cristiani di facciata, cristiani a parole e nelle preghiere e poi pagani nella vita e nel lavoro di tutti i giorni, idolatri, se non addirittura indifferenti,agnostici o atei nella vita concreta.
Un ammonimento ci viene dalle letture: accorgerci del nostro attuale fariseismo, della nostra ipocrisia e falsità per poi incominciare una vita cristiana nuova. Oggi più che mai il mondo e la Chiesa hanno bisogno di cristiani santi che vivono nella semplicità, che vivono nella trasparenza, che hanno come modello, Cristo umile e povero e come stile di vita, il Vangelo.

La prima lettura è tratta dal Siracide: libro sapienziale dell’A.T. Ben Sirach autore del Siracide ci mette di fronte alla verità centrale della vita,una scelta che ognuno deve fare fra il bene e il male.
“Se vuoi, osserverai i comandamenti; l'essere fedele dipenderà dal tuo buonvolere.
Egli ti ha posto davanti il fuoco e l'acqua; là dove vuoi stenderai la tua mano.
Davanti agli uomini stanno la vita e la morte; a ognuno sarà dato ciò che a lui piacerà.
Grande infatti è la sapienza del Signore, egli è onnipotente e vede” .
Nel Primo Testamento sappiamo, soprattutto dai profeti, che Dio condanna :
1.un culto, una religione ridotti a vuoto ritualismo, a cerimonie senza cuore, senza una corrispondenza interiore,
2. condanna una vita sociale che è animata solo dal gioco di interessi
particolari e venali,
3 .condanna una vita morale, non solo corrotta, ma che fa da copertura al perbenismo.

Gesù nel brano del Vangelo di Matteo rimprovera i farisei, una corrente religiosa che si riteneva la più fedele all’Antica Alleanza, la più obbediente ai comandamenti , rispetto alla corrente dei sadducei e dei zeloti.
Gesù apparteneva alla setta dei farisei, farisei significa i separati, i puri, e quindi Gesù conosce va bene pregi e difetti, ed interviene contro alcuni di questa setta con la forza e l’impeto di un grande profeta,
Gesù non è venuto per togliere la legge o i profeti, non sono venuto ad abolire la legge o i
profeti ma per dare compimento alla Legge.”Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché
vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli.
[17]Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non son venuto per abolire, ma per dare compimento.
In verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà neppure un iota o un segno dalla legge, senza che tutto sia compiuto”.
Gesù condanna non tutti i farisei ma solo quei farisei falsi e non li condanna non solo per il loro legalismo, ma ancor più per il loro esibizionismo religioso:
“tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dagli uomini, amano i primi posti nelle sinagoghe e i saluti nelle piazze”, sono orgogliosi e vanno alla ricerca del titolo onorifico,farsi chiamare, rabbi,professore,maestro,padre ecc..

La parola di Dio della prima lettura e questa lettura del vangelo, le possiamo applicare a noi tutti:preti e laici.
Anche noi possiamo come i farisei ridurre la religione a un mezzo per raggiungere determinati scopi, oppure possiamo, per tradizione o perbenismo, far salve le apparenze: vado a Messa, non faccio cose tanto gravi che o che occhi indiscreti non vedono e quindi sono a posto , come un buon fariseo, ma ipocrita.
I farisei erano dei veri credenti in Dio, lo pregavano, si impegnavano per tutti i lavori del Tempio, ma la pura di perdersi, la paura dell’ Ade o della Geenna, la paura di comparire davanti a Dio a mani vuote, li conduceva a cercare una sicurezza nell’osservanza minuziosa e scrupolosa di tutti i comandamenti. Per loro più importante delle convinzioni interiori erano le pratiche esteriori.
E’ chiara la loro incoerenza, lo dice Gesù al’inizio del brano evangelico:”quanto vi dicono, fatelo e osservatelo, ma non fate secondo le loro opere”.

La Parola di oggi va bene per tutti sacerdoti e no:tutti abbiamo bisogno di essere più autentici e veri.
Uno dei gravi peccati di alcuni cristiani oggi è proprio quello del distacco, cioè si constata in alcuni un grande distacco, un grande divario tra la fede pubblicamente professata e la vita che si vive, tra i segni croce , le strette di mano, tra la comunione e la divisone che si riscontra poi nella realtà quotidiana , tra canti, parole e preghiere di amore e il comportamento della vita di tutti i giorni.
E’ questo lo scandalo, come i farisei al tempo di Gesù, che alcuni o molti cristiani stanno offrendo, è questa la grande incoerenza che toglie credibilità alla nostra professione di fede. Il Signore ci domanda di essere fedeli a Lui nonostante tutto, perché è Lui il nostro Padre e il Giudice finale, perché gli uomini possiamo anche ingannarli, ma non Lui.

Ora domandiamoci se preferiamo la sincerità, la coerenza evangelica, la verità con noi stessi e con Dio, al giudizio della gente.

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