DON ANTONIO

martedì 9 agosto 2011

OMELIA DOMENICA XVII ANNO B TEMPO ORDINARIO

Oggi la parola di Dio ci interroga sul “come” viviamo in  fraternità o  meglio ci interroga sulla nostra fede attuata nelle opere  , sul come noi mettiamo in pratica il Vangelo, perché il cristianesimo vuol dire amore, vuol dire condivisione , significa spezzare il pane, amare il vicino come il lontano, amare l’amico come il  nemico,  il cristianesimo non può non tradursi in atti concreti, in opere di amore e di solidarietà, sino a dare la vita per il nostro prossimo.
“Amatevi come io ho amato voi. Ogni volta che avete dato un bicchiere d’acqua a questi miei discepoli più piccoli, lo avete fatto a me.

Oggi la prima lettura ed anche il vangelo parlano di una moltiplicazione dei pani: nella prima è il profeta Eliseo che moltiplica il pane , nel Vangelo è Gesù.
La prima lettura: In Israele si conservava e si tramandava il ricordo meraviglioso di uomini di Dio, di profeti che avevano  ottenuto dal Signore il necessario per la sopravvivenza fisica, basti che pensiamo a Mosè che intercede per il popolo in cammino nel deserto e prima ottiene  l’acqua dalla roccia, il pane e la manna ogni mattina, il pane però suffiente solo per quel giorno- se qualcuno voleva accumulare la manna e poi ottenne dal Signore  la carne, le quaglie.
Il secondo libro dei Re ci presenta la figura del profeta Eliseo, successore del profeta Elia, siamo nel secolo  IX a.C, Eliseo  è l’uomo di Dio, è pronto a condividere quel poco che possedeva, che gli era stato offerto, senza preoccuparsi del domani.
E’ un insegnamento sulla fede autentica, su quella fede per la quale noi ci abbandono in Dio, perché sappiamo che è Provvidenza, perché è  il Padre che ha cura di tutti i suoi figli, in un modo  e in una forma che noi neppure immaginiamo.

Il Signore dona cento volte tanto e la vita eterna a quanti  seguendo Lui hanno lasciato tutte le cose terrene e gli affetti umani. Lo abbiamo sentito nel Salmo:”il Signore dona con larghezza a quanti donano con gioia, una buona misura traboccante vi sarà versata in grembo”,è  il Signore  che dona e dona  la vita in sovrabbondanza. Dopo  il miracolo della moltiplicazione del pane ad opera di Eliseo, dopo che tutta la gente mangiò, ne avanzò anche secondo la parola del Signore, e dopo la moltiplicazione dei pani e dei  pesci ad opera di Gesù, dopo che la folla mangiò fino a sazietà avanzarono 12 canestri con i 5 pani d’orzo.
Il Signore dona in sovrabbondanza.

In questa occasione si manifesta la verità dei cuori: gli apostoli sono spaventati dalla grande folla, un ragazzo invece alla richiesta di Gesù da tutto  quello che aveva: 5 pani di orzo e 2 pesci, che poi Gesù, dopo la preghiera di lode e di ringraziamento offre a tutta la gente. Gesù non misura, non pesa e non quantifica i suoi doni, Lui non fa i conti che facciamo noi:”200 denari di pane-dice Filippo. Non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo”, Gesù non fa questi conti, Lui dona oltre le attese, oltre ogni aspettativa
“Date e vi sarà dato, il Signore ama chi dona con gioia, gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”.

Il brano del vangelo di oggi dell’evangelista Giovanni, si trova nel capitolo 6: un capitolo intero tutto dedicato al Pane di vita, Gesù infatti compie la moltiplicazione dei pani e  dei pesci come anticipazione, come premessa, come pedagogia per comprendere un miracolo infinitamente più grande: il dono di se stesso, del suo corpo e del suo sangue a noi nell’Eucaristia.
Molti allora si fermarono solo al fatto prodigioso,, allo strepitoso, tanto da dire: questi si è davvero il profeta, questi si è davvero il messia che deve venire, questi si è il re, infatti pensavano allora che il Messia quando sarebbe giunto sarebbe stato  un re e avrebbe instaurato un regno di prosperità, un regno di grande benessere anche  temporale e avrebbe anche compiuto la liberazione dall’impero romano.

Gesù accetta dall’uomo anche quel poco che ha se il dono è fatto nella gioia e nella fede, perché- ecco il segreto di Dio-Lui compie cose grandiose con piccole cose. Il gesto compiuto da Gesù oltrepassa l’ambito materiale, si tratta di un gesto simbolico, espressivo: se da una parte Dio accetta anche il mio piccolo  dono per fare il mìracolo, dall’altra Gesù non vuole che niente vada perduto.
E questa non è una questione economica, come molti fraintendono- Gesù vuole che niente e nessuno vada perduto- ma  tutto e tutti concorrano  alla salvezza. Gesù ci insegna  a spezzare il pane, cioè a condividere il pane con chi ci è accanto.
Ricordiamo le prime comunità cristiane: erano un cuor solo e un anima sola, uniti nella preghiera e nella frazione del pane. Gesù ci invita ad uscire dal nostro guscio, dal nostro individualismo, dal nostro egoismo.
Come al solito poniamoci una domanda: come possiamo noi fedeli cristiani,battezzati e praticanti, come possiamo con retta coscienza accostarci all’altare e magari fare la Santa Comunione, cioè nutrirci dello stesso Corpo di Cristo, che è Amore, che è Unità, che è vita e al tempo stesso nutrire nel cuore sentimenti di rancore, di vendetta, o anche semplicemente di indifferenza verso il nostro prossimo?

I due discepoli di Emmaus riconobbero il Signore Risorto nel gesto dello spezzare il pane, oggi il mondo ci riconoscerà come discepoli di Cristo dalla nostra testimonianza di condivisione  di beni e di vita  con i poveri, con gli emarginati, a donare una parola di conforto e di speranza a .

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