DON ANTONIO

giovedì 18 agosto 2011

OMELIA DOMENICA IV ANNO C TEMPO ORDINARIO










Domenica scorsa abbiamo parlato della vita, e abbiamo detto che la vita viene da Dio fin dal grembo materno” io da sempre ti avevo conosciuto” e abbiamo anche detto che Dio ha un disegno su ogni persona che viene alla vita, comunque questa persona appaia ai nostri chi e comunque la giudichiamo.




Oggi la liturgia della Parola ci aiuta a riflettere sulla vocazione attraverso il racconto di alcune chiamate: la vocazione di Isaia a diventare profeta del Signore nella prima lettura, la vocazione di Paolo a diventare apostolo del Signore Risorto e la vocazione di Pietro a essere prima pescatore di pesci e poi a diventare per grazia, Pescatore di uomini.




Ma il conoscere e poi il seguire la propria vocazione non viene spontameamente, ma si cerca di adeguare la volontà alla voce e alla chiamata di Dio. Ma per conoscere appieno la sua volontà e il suo progetto, bisogna che Lui si riveli con una sua iniziativa, libera e totalmente gratuita , d’altra parte bisogna anche che trovi in noi: fede, disponibilità e affinità con le cose dello spirito.







Dio non possiamo incontrarlo con i nostri sottili ragionamenti, e neppure possiamo limitarne l’azione o rinchiudere il suo operare dentro i nostri schemi o dentro la nostra logica umana. Dio nel suo infinito amore sceglie e chiama chi vuole e quando Lui vuole, l’uomo non può condizionare Dio nei suoi progetti: è Dio che si rivela, che si manifesta all’uomo, che lo chiama e lo incarica di una missione.




Nella prima lettura abbiamo sentito il racconto della chiamata di Isaia a profeta in Israele. Isaia si sente debole e fragile, limitato e creatura rispetto alla trascendenza e alla onnipotenza di Dio. Ma una volta purificato dal peccato, da quel peccato che ci rende tutti impuri e impreparati a parlare con parole spirituali: “io sono perduto perché sono un uomo dalle labbra impure”,




una volta purificato, Isaia accoglie con totale disponibilità la missione affidatagli.







Nella seconda lettura si parla della vocazione di San Paolo:” per grazia di Dio sono quello che sono”. E’ la vocazione missionaria: “vi ho trasmesso, anzi tutto quello che anch’io ho ricevuto che Cristo morì per i nostri peccati, fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno”.




Nel brano del Vangelo abbiamo sentito la chiamata di Pietro. Alcuni gesti significativi: Pietro offre la barca a Gesù e da questa barca il Maestro annunzia il messaggio alle folle e dopo una notte di pesca infruttuosa, sulla parola di Gesù, ritorna a pescare. Davanti al risultato di una pesca meravigliosa e fuori del normale( una pesca buona si doveva fare di notte) Pietro si sente peccatore, ma Gesù ugualmente lo chiama ad essere pescatore di uomini.







Come sempre ,come in tutte le pagine della Bibbia,Dio sceglie strumenti inadeguati per la sua opera nel mondo:” Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti”. E’ Dio che sceglie e nella maggior parte delle volte sceglie chi e sceglie come l’uomo non sceglierebbe. Dio che opera poi attraverso queste persone scelte e chiamate. Ma come sempre, da Abramo in poi Dio richiede per la sua opera uomini e donne pronti a rischiare tutta la vita solo sulla sua parola.




E noi cristiani per questo siamo stati chiamati, non certo per salvare ognuno per suo conto ,la propria anima, ma per annunciare ai fratelli la parola del Vangelo nella verità e nella fedeltà,perché altri credano e si salvino.




“Pietro” è come noi: scelti e chiamati, uomini con grande entusiasmo e peccatori insieme, proprio come




Pietro,che si alza in piedi senza paura davanti al Sinedrio , Pietro che fugge quando vede Giuda e soldati che arrestavano il Maestro ,un Pietro che ora parla a voce alta al popolo e non con quella voce sommessa,quasi impercettibile come quando parlava con la donnetta che gli chiedeva :”sei anche tu uno di loro?” e Pietro per 3 volte rinnegò, un Pietro che ha il coraggio che gli viene dallo Spirito del Signore Risorto e può gridare parole profetiche: pentitevi..salvatevi da questa generazione perversa,ecco il kerygma..







Questa parola evangelica riguarda ogni cristiano cioè la sua responsabilità in quanto scelto dal Signore e in quanto ha accolto questa scelta nel Battesimo e negli altri Sacramenti. Siamo noi in grado di percepire la voce di Dio che ci parla,siamo certi che Lui opera in noi con il suo Spirito ? Dio chiama anche oggi a seguirlo nella vita consacrata, ma pochi sono quelli che l’accolgono e non addossiamo le colpe solo alla società.




Esiste una responsabilità dei cristiani,delle comunità cristiane che devono essere testimoni credibili : di preghiera,di amore fraterno.








Nessun commento:

Posta un commento