DON ANTONIO

lunedì 15 agosto 2011

Dal Trattato di Teologia Morale.6.Peccati contro la speranza per difetto 7.Peccati contro la speranza per eccesso

I. PECCATI CONTRO LA SPERANZA PER DIFETTO

Contro la Speranza si può peccare direttamente in due modi: per diretto e per eccesso. Peccati per difetto sono la disperazione e lo scoraggiamento.

1.  Disperazione.

Pecca per difetto contro la speranza tanto colui che non aspira più alla vita eterna, quanto chi disperi di raggiungerla. Il primo atteggiamento può essere determinato o dall'incredulità o dall'eccessivo attaccamento ai beni di questa terra. La disperazione (125) invece, è il più delle volte determinata dalla sfiducia. Talvolta però le due forme si incrociano: è il caso di chi, non credendo, dispera, non trovando nulla quaggiù che possa appagare i suoi desideri. Del resto la sfiducia non raggiunge comunemente il grado della disperazione se non quando s'indebolisce nell'anima la fede: solo chi non crede più, come dovrebbe, alla carità di Cristo, può dubitare della sua benevolenza e della sua misericordia. La vera disperazione è un peccato molto pernicioso, perché paralizza gli sforzi per fare il bene e per superare le difficoltà. La disperazione è finalmente in diretta opposizione alla speranza, in quanto esclude, distruggendola, la virtù della speranza, infusa nell'atto del battesimo, quale permanente dotazione dell'anima deificata in Cristo. Ma a volte la sfiducia è determinata piuttosto dalla fiacchezza del volere, cui ripugna e costa troppo lo sforzo della lotta ed il dovere della rinunzia. In questo senso opera nell'animo soprattutto la lussuria.

2. Scoraggiamento.

Dalla disperazione propriamente detta va distinto lo scoraggiamento, non solo quando pesa involontariamente sull'anima come tentazione o come malattia, ma anche quando è accolto nella volontà: esso infatti non è la rinunzia, ma il rallentamento della speranza.
Può dipendere o dall'intiepidimento della fede o dalla pusillanimità dello spirito. Tuttavia lo scoraggiamento, se non dominato, può gradualmente degenerare in disperazione.
A combattere la sfiducia valgono soprattutto il ricordo delle grazie ricevute, il pensiero della nostra incorporazione in Cristo, la serena accettazione della prova e l'umile consapevolezza della propria miseria.

II. PECCATI CONTRO LA SPERANZA PER ECCESSO

Alla speranza si oppone, per eccesso, la presunzione (127) intesa sia come audace confidenza nelle proprie forze per il raggiungimento della salvezza (presunzione pelagiana), sia come insipiente attesa della beatitudine e del perdono senza la propria cooperazione e la rinunzia alla colpa (presunzione luterana). La prima pone alla speranza un fondamento illusorio, e l'altra forma di presunzione distrugge la virtù della speranza, opponendosi al suo motivo: la bontà di Dio.
Ambedue si fondano su errori dogmatici. La presunzione pelagiana si fonda sul naturalismo pelagiano, che esalta la libertà umana fino al punto di attribuire all'uomo da solo la sua santificazione. La presunzione luterana si basa sulla dottrina di Lutero che attribuisce la santificazione individuale e la salvezza ai soli meriti di Cristo, esclusa ogni collaborazione dell'uomo, La presunzione luterana è più grave che quella pelagiana, perché vorrebbe attribuire a Dio una misericordia che si eserciterebbe a scapito della giustizia, attentando quindi alla stessa santità divina.
Ma tanto dall'una quanto dall'altra forma di presunzione, entrambe contrarie alla speranza (contra spem), e peccati mortali, come dicono i teologi, ex foto genere suo, va distinta la temeraria attesa dell'aiuto di Dio, non contro l'ordine da Lui fissato, ma al di là dei limiti delle sue promesse. Codesta presunzione, sebbene non sia contraria alla speranza (praeter spem), è tuttavia assai pericolosa per lo spirito, e talvolta può suonare ingiuria alla misericordia di Dio, come nel caso, in cui la speranza del perdono è occasione di più facile caduta nel peccato, È peccato mortale ex genere suo. Anch'essa reca grave ingiuria alla giustizia divina ed all'uomo grande danno; ammette però parvità di materia. Qualsiasi peccato di presunzione è meno grave di quello di disperazione. La presunzione infatti distrugge la giustizia divina; la disperazione invece distrugge la divina misericordia. Ora, secondo il nostro modo di pensare, a Dio conviene di più la misericordia che la giustizia e la vendetta dei peccati (128).
Nella vita spirituale ogni ascetica e ogni mistica che non siano fondate sull'umiltà sono presuntuose e quindi inefficaci e dannose. Ora del tutto opposta all'umiltà è la presunzione pelagiana, che porta a porre ogni speranza nelle proprie forze. La presunzione poi che si presenta sotto forma di confidenza eccessiva nella potenza e nella bontà divina porta ad attendere troppo da Dio, senza richiedere abbastanza a se stessi, mentre la confidenza in sé, quando è ragionevole e saggia, fortifica l'anima, ne stimola le energie, genera il coraggio nelle iniziative e la perseveranza nello sforzo.

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