DON ANTONIO

venerdì 12 agosto 2011

OMELIA XXIII DOMENICA ANNO B TEMPO ORDINARIO

Oggi la Parola di Dio è un’esortazione a tutti noi prima ad ascoltare con attenzione la voce di Dio e annunciata nella Liturgia della Parola e  poi a proclamare con coraggio, con fermezza e senza paura la buona notizia, il vangelo di Gesù che è annuncio di vita e di pace per tutti gli uomini.
Dobbiamo accogliere questa parola, queste letture, non come parola di uomini, ma come Parola di Dio, Parola scritta sì da uomini ma sotto la guida, la dettatura dello Spirito Santo; una parola vera ed efficace che opera ciò che afferma e inoltre una Parola viva ed attuale per noi.
Dopo il Concilio Vaticano II la Liturgia della  Parola ha trovato il suo posto, com’era ai tempi di Gesù nella sinagoga, e cioè al primo posto. Il libro della  Parola viene portato in processione-vedete anche  il Papa che innalza e benedice i fedeli   con l’Evangeliario. La parola viene celebrata solennemente  e  tutte le celebrazioni liturgiche sono precedute sempre  dall’ascolto di un brano delle  Sacre Scritture . Il tempo maggiore  in una celebrazione è riservato per la Parola e per il suo commento.

Perché tanta importanza alla Parola? Dice San Paolo che la fede nasce dall’ascolto e precisamente: “la fede dipende dalla predicazione e la predicazione si attua per la Parola del Cristo Risorto”. La Parola è sì dono di Dio, ma un dono che ha bisogno  di una proclamazione , di un annuncio della Parola, perché sia accolta e porti frutto.
E’ sempre la Parola che accompagna i riti e le  celebrazioni, pensiamo al Sacramento del Battesimo :siamo diventati figli di Dio non da un seme corruttibile -afferma ancora San Paolo- ma da un seme incorruttibile cioè dalla Parola di Dio viva ed eterna, e così si esprime anche il profeta  Isaia:”l’erba inaridisce, i fiori cadono ma la Parola del Signore rimane in eterno”.

La prima lettura di oggi  tratta dal profeta Isaia annuncia la ricostruzione di Gerusalemme. Il profeta vuole incoraggiare un popolo amareggiato e sperduto, un popolo affranto e  nella sofferenza dopo il periodo dell’esilio:” Si apriranno gli occhi dei ciechi, si schiuderanno gli orecchi dei sordi , i muti parleranno”.
Queste sono Immagini che esprimono la felicita’ e la bnenedizione  di Dio per Israele, popolo sconsolato che ora riascolta la promessa:”non temete ecco il vostro Dio, Egli viene a salvarvi”,Immagini che preannunciano e profetizzano i tempi del Messia, un anticipo dell’opera di Gesù il Salvatore.

In verità il Nuovo Testamento  è il completamento del Primo Testamento, il N.T. è la buona notizia che i tempi indicati dal profeta Isaia sono giunti: ora i ciechi vedono, gli storpi camminano, i morti risorgono, è il messaggio di Gesù:”venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi.”
S.Giacomo nella seconda lettura chiarisce maggiormente questo pensiero: “ascoltate fedeli miei carissimi: Dio non ha forse scelto i poveri nel mondo per farli ricchi con la fede ed eredi del regno che ha promesso a quelli che lo amano?”.
La povertà secondo S.Giacomo, secondo Gesù e i Vangeli non è una questione socio-economica, perché il povero è colui che confida unicamente in Dio, che pone tutta la sua fiducia non nelle ricchezze, non negli uomini, non nel potere o nella tecnologia, ma unicamente in Dio ,sono gli  anawim descritti nella Bibbia.
Gli anawim di Dio: i poveri Dio- tra questi  poveri è vissuta Maria: gente semplice, persone che avevano  una fede profonda nella provvidenza di Dio.

Nel brano del Vangelo di Marco abbiamo ascoltato il racconto di un miracolo: Gesù guarisce un sordomuto (facili i collegamenti con la prima  lettura). L’evangelista Marco riporta questo miracolo per dare un insegnamento: chi ha realmente bisogno di essere avvicinato e toccato da Gesù negli occhi e nella lingua è colui che vuole essere discepolo di Gesù Maestro, e quindi deve ricevere il dono della fede,luce,udito per aprirsi all’ascolto della Parola e poi per gridare quanto ha  ascoltato.
Spesso la Scrittura descrive l’iniziazione alla fede come una guarigione della nostra sordità e del nostro mutismo. La fede ,si parla della fede autentica e vissuta, rende l’uomo attento per vedere  con gli occhi e ascoltare con l’udito, e poi  pronto a proclamare il messaggio di Gesù, mentre la mancanza di fede rende l’uomo sordo e muto.

Il gesto di Gesù trova la sua attualizzazione nel rito del Battesimo, che tutti abbiamo ricevuto. Nel Battesimo c’è il rito dell’Effatà,che vuol dire “apriti”. Il celebrante tocca le orecchie e la bocca del battezzando e dice:”il Signore che fece udire i sordi e parlare i muti, ti conceda di udire presto la sua parola e di professare la fede a lode  e gloria di Dio Padre”.
Dal rito Battesimale comprendiamo l’importanza di essere istruiti nella fede mediante l’ascolto della Parola di Dio per poter poi  esprimere questa fede nella preghiera e nella vita.
Purtroppo con il tempo siamo diventati sordi alla Parola: si dice spesso -non capisco le letture, sono cose troppo lontane da me, sembrano sempre le stesse cose-e siamo anche  diventati sordi per l’altissimo volume e rumore della cultura pagana di oggi e una volta diventati sordi , siamo diventati anche muti: non riusciamo più a pregare o facciamo molta fatica o ci distraiamo spesso, ci vergogniamo a leggere o recitare  una preghiera davanti ai fratelli di fede, quasi ci vergogniamo  della nostra fede-non ci vergogna però ad urlare qualche  bestemmia involontaria contro Dio ma ci si vergogna  a fare un segno di croce in pubblico,in un autobus o prima di un pranzo.

Concludo con una parola del Concilio:”nella Parola di Dio è insita tanta efficacia e potenza da essere sostegno e vigore della Chiesa e per i figli della Chiesa la forza della loro fede, il nutrimento dell’anima  e la sorgente pura e perenne della vita spirituale”.

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