DON ANTONIO

mercoledì 24 agosto 2011

Gesù risorto è la nostra speranza






La risurrezione di Cristo, esplosione dell’amore
Gesù è il Signore! Lo sguardo del cuore e della fede sul Crocifisso risorto è ciò che da duemila anni fonda e alimenta la speranza del popolo cristiano. La risurrezione di Cristo, ha ricordato il Papa a Verona, “non è affatto un semplice ritorno alla nostra vita terrena; è invece la più grande ‘mutazione’ mai accaduta, il ‘salto’ decisivo verso una dimensione di vita profondamente nuova, l’ingresso in un ordine decisamente diverso, che riguarda anzitutto Gesù di Nazareth, ma con Lui anche noi, tutta la famiglia umana, la storia e l’intero universo” . La risurrezione è una parola che il Signore rivolge a ciascuno di noi, dicendoci: “Sono risorto e ora sono sempre con te (…) La mia mano ti sorregge. Ovunque tu possa cadere, cadrai nelle mie mani. Sono presente perfino alla porta della morte. Dove nessuno può più accompagnarti e dove tu non puoi portare niente, là ti aspetto io e trasformo per te le tenebre in luce” . È dunque essenziale e decisivo tener ferma e viva la centralità di questo annuncio.
L’incontro con il Risorto e la fede in lui ci rendono persone nuove, risorti con lui e rigenerati secondo il progetto di Dio sul mondo e su ogni persona. È questo il cuore della nostra vita e il centro delle nostre comunità. Non sono le nostre opere a sostenerci, ma l’amore con cui Dio ci ha rigenerati in Cristo e con cui, attraverso lo Spirito, continua a darci vita. Da qui deriva la domanda che, anche dopo la conclusione del Convegno, continua a provocarci: in che modo nelle nostre comunità è possibile a tutti fare esperienza viva del Risorto?
Il punto decisivo - ha richiamato ancora il Papa - è “il nostro essere uniti a Lui, e quindi tra noi, lo stare con Lui per poter andare nel suo nome (cfr Mc 3,13-15). La nostra vera forza è dunque nutrirci della sua parola e del suo corpo, unirci alla sua offerta per noi, adorarlo presente nell’Eucaristia: prima di ogni attività e di ogni nostro programma, infatti, deve esserci l’adorazione, che ci rende davvero liberi e ci dà i criteri per il nostro agire” . La spiritualità cristiana, infatti, a differenza di uno spiritualismo disincarnato, è lasciare che il Signore operi nella nostra vita quotidiana e la trasformi con la forza travolgente del suo amore.

6. Uomini e donne del Risorto
Le caratteristiche di colui che testimonia la risurrezione e la speranza si riassumono in un’affermazione essenziale: “il testimone è ‘di’ Gesù risorto, cioè appartiene a Lui, e proprio in quanto tale può rendergli valida testimonianza, può parlare di Lui, farlo conoscere, condurre a Lui, trasmettere la sua presenza” . Proprio perché siamo suoi, uomini e donne di Dio, popolo che egli ama e guida, possiamo rendere le nostre comunità sacramento della risurrezione, presenze capaci di porre germi di vita nuova, convertita e perdonata.
Come vivere, oggi, il nostro appartenere a Lui? In questa stagione difficile e complessa, occorre ritrovare l’essenziale della nostra vita nel cuore della fede, dove c’è il primato di Dio e del suo amore. Appartenere a Lui è l’altro nome della santità, misura alta e possibile del nostro essere cristiani. La vita di Dio già circola in noi, e nello Spirito ci dona la pienezza di un’umanità vissuta come Gesù: amando, pensando, operando, pregando, scegliendo come lui .
Per vivere come persone radicate in Gesù Cristo si devono riconoscere alcune priorità nel cammino di ogni credente e della comunità, rispetto alle quali siamo chiamati a continua verifica. È necessario riservare il giusto spazio alla Parola di Dio. La fede deriva dall’ascolto: possiamo dunque essere “sale della terra e luce del mondo” (Mt 5,13-14) se ci alimentiamo alla Parola, che dà una forma originale e unica alla vita e alla speranza.
L’Eucaristia, memoriale del sacrificio di Cristo, costituisce il centro propulsore della vita delle nostre comunità. Nell’Eucaristia, infatti, “si rivela il disegno d’amore che guida tutta la storia della salvezza. In essa il Deus Trinitas, che in se stesso è amore, si coinvolge pienamente con la nostra condizione umana” . Per questo, l’Eucaristia domenicale è il cuore pulsante della settimana, sacramento che immette nel nostro tempo la gratuità di Dio che si dona a noi per tutti.
L’Eucaristia conduce all’ascesi personale e al servizio ai poveri, segni dell’autenticità del nostro conformarci a Cristo e della nostra testimonianza, perché “un’Eucaristia che non si traduca in amore concretamente praticato è in se stessa frammentata” .

Il profilo dei cristiani, uomini e donne di speranza
Dall’essere “di” Gesù deriva il profilo di un cristiano capace di offrire speranza, teso a dare un di più di umanità alla storia e pronto a mettere con umiltà se stesso e i propri progetti sotto il giudizio di una verità e di una promessa che supera ogni attesa umana.
Sant’Ignazio di Antiochia definiva i cristiani come “coloro che sono giunti alla nuova speranza”, presentandoli anche come quelli che vivono “secondo la domenica” . Partecipe dell’umanità, di cui condivide “gioie e speranze, tristezze e angosce” , intensamente solidale con tutti, il cristiano orienta il cammino della società verso quella pienezza che Dio ha iscritto nel cuore di ogni persona, mettendosi al suo fianco nel percorrere i sentieri del tempo. La speranza del cristiano è dono di Dio, dinamico e creativo, e si traduce in progetti che anticipano nella storia il senso della nuova umanità portata dalla risurrezione. Sono germi di “vita risorta” capaci di cambiare il presente, secondo la stupefacente abbondanza di ministeri e di carismi di cui il Signore arricchisce la Chiesa.

8. Una speranza per tutti
La speranza di cui siamo testimoni è la persona stessa del Signore Gesù, il suo essere in mezzo a noi per sempre, la sua promessa di “quel mondo nuovo ed eterno, nel quale saranno vinti il dolore, la violenza e la morte, e il creato risplenderà nella sua straordinaria bellezza” . Non si tratta, certo, di un ottimismo illusorio o di un’indefinita fiducia in un domani migliore. È questa speranza a dare respiro e alimento alle “certezze” della fede. Infatti, la Pasqua ci insegna che il male e la morte sono parte dell’esperienza umana, ma non sono l’ultima parola sulla nostra esistenza. “Aggrappati al suo Corpo noi viviamo, e in comunione con il suo Corpo giungiamo fino al cuore di Dio. E solo così è vinta la morte, siamo liberi e la nostra vita è speranza” .
La speranza cristiana non è solo un desiderio: è una realtà concreta, un esercizio storico, personale e comunitario. Essa abita e plasma l’esistenza quotidiana, riportando le attese degli uomini a contatto con l’origine stessa della vita e della giustizia, dell’amore e della pace. Sperare è essere disposti a scorgere l’opera misteriosa di Dio nel tempo. Mentre riconosce con chiarezza il peso negativo del peccato, la speranza cristiana apre il peccatore all’amore di Dio. Essa è certezza della misericordia di Dio, invito alla conversione, apertura della mente e del cuore, un dono dello Spirito che non allontana dalla vita, ma spinge ad assumere anche la fragilità e la sofferenza.
Custodire e proporre senza timore l’“eccedenza” della speranza cristiana, portando nel cuore l’anelito di vita di ogni uomo, appartiene alla testimonianza del credente. In particolare, ci sembra urgente oggi non tacere il tratto escatologico della nostra fede, “che viene proclamato nelle ultime parole del Credo: «Credo la risurrezione della carne e la vita eterna». Sì, sono le ultime parole, ma in qualche modo sono quelle riassuntive e decisive dell’intero Credo, proprio perché offrono la chiave di lettura e di soluzione dei problemi antropologici più complessi e decisivi per l’esistenza, a cominciare dal senso del morire e quindi dell’intera esistenza umana come tale” .


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