DON ANTONIO

sabato 27 agosto 2011

Rigenerati per una speranza viva (1Pt 1,3)




"… Sant’Ignazio di Antiochia definiva i Cristiani come "coloro che sono giunti alla nuova speranza", presentandoli anche come quelli che vivono "secondo la Domenica". Partecipe dell’umanità, di cui condivide "gioie e speranze, tristezze e angosce" (Gaudium et Spes, n. 1), intensamente solidale con tutti, il Cristiano orienta il cammino della società verso quella pienezza che Dio ha iscritto nel cuore di ogni persona, mettendosi al suo fianco nel percorrere i sentieri del tempo. La speranza del Cristiano è dono di Dio, dinamico e creativo, e si traduce in progetti che anticipano nella storia il senso della nuova umanità portata dalla risurrezione. Sono germi di "vita risorta" capaci di cambiare il presente, secondo la stupefacente abbondanza di ministeri e di carismi di cui il Signore arricchisce la Chiesa"(cfr. ibid. n. 7).
"…Custodire e proporre senza timore l’"eccedenza" della speranza cristiana, portando nel cuore l’anelito di vita di ogni uomo, appartiene alla testimonianza del credente. In particolare, ci sembra urgente oggi non tacere il tratto escatologico della nostra fede, "che viene proclamato nelle ultime parole del Credo: ‘Credo la risurrezione della carne e la vita eterna’. Sì, sono le ultime parole, ma in qualche modo sono quelle riassuntive e decisive dell’intero Credo, proprio perché offrono la chiave di lettura e di soluzione dei problemi antropologici più complessi e decisivi per l’esistenza, a cominciare dal senso del morire e quindi dell’intera esistenza umana come tale" [cfr. ibid., n. 8; rif. CEI, Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia, n. 2].
La Chiesa della speranza, affidata in particolare ai laici

Il cap. IV (La Chiesa della speranza) sottolinea alcuni concettichiave del discorso ecclesiale, riepilogati in due enunciazioni essenziali, riferite proprio al laicato:

A) "Appartiene alla nostra tradizione il patrimonio di una fede e di una santità di popolo: un Cristianesimo vissuto insieme, significativo in tutte le stagioni dell’esistenza, in Comunità radicate nel territorio, capace di plasmare la vita quotidiana delle persone, ma anche gli orientamenti sociali e culturali del Paese" (cfr. ibid., n. 20).

B) "… La vocazione laicale, in modo particolare, è chiamata oggi a sprigionare le sue potenzialità nell’annuncio del Vangelo e nell’animazione cristiana della società .(cfr. ibid., n. 26).

A Verona – affermano i Vescovi – abbiamo sentito echeggiare l’insegnamento del Vaticano II sul laicato, arricchito dal Magistero successivo e dall’esperienza di tanti laici e Comunità che in questi anni si sono impegnati a vivere con passione, talvolta con sofferenza, tali insegnamenti. Il Convegno ha rivelato il volto maturo del laicato che vive nelle nostre Chiese. Le Comunità cristiane devono trarne conseguenze capaci di farle crescere nella missione, individuando scelte pastorali che esprimano una conversione di atteggiamenti e di mentalità.

Per questo diventa essenziale "accelerare l’ora dei laici"… Perché ciò avvenga, dobbiamo operare per una complessiva crescita spirituale e intellettuale, pastorale e sociale, frutto di una nuova stagione formativa per i laici e con i laici, che porti alla maturazione di una loro piena coscienza ecclesiale e li abiliti a un’efficace testimonianza nel mondo" (cfr. ibid., n. 26).

Questi auspici dell’Episcopato italiano non possono non trovare particolarmente sensibili i laici impegnati nelle opere di Chiesa e nelle istituzioni ecclesiali associative, come sono appunto i nostri "Cooperatori".

Bruno Simonetto
http://www.stpauls.it/coopera/0709cp/0709cp04.htm

Nessun commento:

Posta un commento