DON ANTONIO

giovedì 25 agosto 2011

OMELIA DOMENICA SECONDA DI PASQUA


Stiamo vivendo il tempo pasquale, le domeniche non si chiamano domeniche dopo la Pasqua ma domeniche di Pasqua. La comunità cristiana in ogni domenica s’incontra con il Risorto, fa memoria della risurrezione, riceve il dono della pace e dello spirito, ma soprattutto riceve la linfa vitale della Comunione.
Domenica è giorno santo per i cristiani,il giorno atteso della settimana, giorno specifico della preghiera comunitaria e dell’incontro fraterno, momento per accrescere la fede e la gioia.

In questo tempo pasquale molte letture sono tratte dagli Atti degli Apostoli che raccontano la vita della prima comunità cristiana unita dallo Spirito Santo effuso da Cristo nel giorno di Pasqua, unita dalla stessa fede nel Risorto e unita nella celebrazione Eucaristica e nella comunione dei beni e nell’offerta di doni per i poveri. Si tratta di una vera famiglia, di una vera comunità dove al primo posto c’è l’amore fraterno “erano un cuor solo e un’anima sola”. Con grande forza, con coraggio e senza paura i primi cristiani rendevano testimonianza della risurrezione. Al centro del loro operato e delle loro preghiere c’è la forza dello spirito santo: dono caratteristico e specifico del Signore Risorto,( nella pentecoste sarà domato in pienezza), ma già nel giorno di Pasqua Gesù effonde lo Spirito Santo come abbiamo sentito nel vangelo: “Gesù disse pace a voi e dopo aver detto questo alitò su di loro e disse ricevete lo Spirito Santo per la remissione dei peccati, per la vera liberazione dalla schiavitù del maligno..

Il messaggio di questa domenica, come è scritto anche nel foglietto, è un messaggio che riguarda ancora una volta la fede, è la domenica della vittoria della fede. Il brano del vangelo vuole proprio rafforzare la nostra fede, vuole rassicurare tutti noi nella verità della Risurrezione di Gesù: Gesù non è un fantasma, non è un illusione collettiva, non è il sogno messianico reso visibile dal desiderio, non è una figura evanescente , non è neppure la creazione dell’ignoranza e della suggestione popolare; no , no Gesù è veramente Risorto, è il medesimo Gesù che fu inchiodato sulla Croce e che mostra a Tommaso che non crede e mostra anche a noi le mani e il costato trafitto: il segno del glorioso martirio. E’ il Gesù che parla, che mangia, che benedice, che tutti possono vedere e toccare, anche se in una dimensione completamente diversa dalla precedente, perché ora non può più morire, ora è entrato nella vita dei Santi, nella Vita dello Spirito anche con il suo corpo.

Gli apostoli, i discepoli subito non comprendono, subito fanno fatica a credere ai loro occhi, subito dubitano, pensano ad un fantasma, qualcuno pensa che si tratti di una invenzione delle donne, Tommaso ritiene che si tratti di un abbaglio generale, i due discepoli che stavano andando ad Emmaus ritengono Gesù come un pellegrino qualsiasi giunto a Gerusalemme per le feste pasquali e amaramente esprimono la loro delusione:”speravamo che fosse lui il Messia”..ma solo alla fine del viaggio lo riconoscono! E lo riconoscono nel gesto messianico e Eucaristico dello spezzare il pane.

Ecco il messaggio di questa domenica, messaggio evangelico per tutti noi; per vedere, per accogliere,per fare esperienza del Risorto, è necessario fare un cammino, è necessario essere guidati dallo Spirito.
Il, rifiuto di credere da parte di Tommaso ci porta a riflettere sul rapporto tra vedere e credere. Innanzitutto non è oggetto di fede ciò che è evidente e dimostrabile. La comunità apostolica non riesce a convincere l’apostolo Tommaso che pretende di toccare con mano. E il Signore fa una eccezione per Tommaso: si fa toccare. Ma allora quella di Tommaso non è più fede ma solo evidenza.
Tommaso è il simbolo dell’uomo che trova difficile il credere, è l’immagine di tante persone che ,oggi più che un tempo, dubitano, sono vacillanti nella fede, hanno crisi interiori e spirituali e non riescono ad uscire dalle tenebre del dubbio. Ed è questa crisi nella fede, crisi interiore, personale che trascina con sé anche una certa indifferenza per la vita religiosa, per le pratiche di pietà, per le preghiere e porta ad un progressivo deterioramento anche della vita morale.
Ricordiamoci che la fede è sempre un dono di Dio, e nello stesso tempo la fede è una scelta, un atto di coraggio di chi si abbandona alla a Dio e alla sua Parola. Solo la docilità del cuore e l’umiltà dell’intelligenza permettono di affrontare , di superare le situazioni di dubbio e di accogliere le ispirazioni dello Spirito.
Oggi per molte persone, per tanti giovani il grande interrogativo non è la Chiesa, non sono i preti o i sacramenti,problema degli anni 60, ma l’interrogativo che oggi l’uomo continua a porsi e continua ad ingigantirsi giorno per giorno e provoca inquietudine, angoscia che sta conducendo lentamente le persone a vivere il momento senza memoria né speranza e che possono condurre alla disperazione, è proprio e solo l’interrogativo sulla fede in Dio.
Si ha paura di fidarsi di Dio e ci si fida maggiormente della scienza o del vuoto e del nulla,e non si vuole ammettere che Dio oltrepassa tutti i nostri ragionamenti, che Dio oltrepassa tutti i nostri modi di pensare, le nostre ideologie, le nostre filosofie,la nostra scienza.


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