DON ANTONIO

giovedì 25 agosto 2011

SPERANZA: SCONOSCIUTO SENTIMENTO DI QUESTA EPOCA





Quando una persona ha un desiderio e nutre una aspettativa fiduciosa nella realizzazione di quanto desiderato, allora prova il sentimento della speranza.[1]
Un fenomeno nuovo, secondo dei bravi ricercatori specializzati,[2]
è il fatto che questo sentimento sia del tutto sconosciuto a moltissimi giovani. Attenzione, non parliamo di speranze perdute e nemmeno di disperazione (in questi casi la speranza c’era e poi non c’è più; sarebbe comunque un valore di cui si ha esperienza e dunque che potrebbe rinascere), qui è peggio. Parliamo di una grande fascia di adolescenti che non conoscono nemmeno il significato della parola sperare. Non sanno cosa sia. In loro questa pianta non è mai nata e non sanno nemmeno di avere la potenzialità, il seme per farla venire alla luce.
La società di oggi non solo ha fatto perdere la speranza, ma ha cancellato la memoria della speranza in moltissimi ragazzi, che crescono privi di questa forza. Si perché la speranza è una forza, a volte anche passionale come un fuoco. E’ la linfa dell’uomo.
L’uomo non è un essere completo, finito, è una creatura “incompleta” che si trasforma e brama la finitezza.
L’uomo non è una creatura stabile, ferma, ma un essere in continuo movimento, che anela ad una vita superiore.
Tale desiderio, tale spinta “di fuoco”, è la speranza. Se questa poi è temprata dalla fede, può divenire virtù, nella ricerca di tutto ciò che è bene.
Immaginate una società che improvvisamente taglia il futuro ai suoi figli. Famiglie che oggi ci sono e domani non ci sono più, che appaiono ai figli come fonti di insicurezza invece che di protezione; uno Stato che premia i truffatori corrotti e le prostitute; una crisi mondiale dove il lavoro è quasi impossibile da trovare; valori assenti da scuole in crisi o malamente espressi da chiese sonnolente che hanno perso il contatto con le anime. E’ vero che in ogni persona c’è una forza in movimento, ma dove si può sviluppare questa forza quando non diviene speranza? Cosa diventa l’uomo senza più l’attrazione di un progetto in cui credere?
Si ripiega in se stesso, si chiude in un oblio dove è inutile ogni partecipazione. Una vita che non partecipa, che non ha più la motivazione per una qualsiasi attesa è destinata alla pulsione della morte. Una piantina che era nata per il sole, ma che in assenza di luce si ripiega, appassisce e poi muore. Così molti di noi sono stati e moltissimi sono.
“I numeri del suicidio sono impressionanti. E’ la causa di morte di un americano ogni diciassette secondi, di un italiano ogni tre ore, di un milione di persone l’anno nel mondo. E’ il primo motivo di decesso per i soggetti nel pieno della loro vita, tra i 25 e i 44 anni, con quote superiori di più del 20% rispetto a quelli dei decessi in incidenti stradali.”[3]
Ci son due verbi significativi che in italiano spesso accompagnano la parola “speranza” e sono “infondere” e “coltivare”.
“Infondere” è un “versare dentro”. La speranza si può versare dentro, trasmettere da fuori a dentro al cuore.
Una volta trasmessa, chi l’ha ricevuta può percepirne una forma ed elaborarla, “concepirla” in un disegno, “accarezzarla”, “coltivarla”..
Ma come si può trasmettere la speranza e chi può farlo?
Il “chi” dev’essere qualcuno che la speranza già ce l’ha, ovviamente: 1) La può trasmettere chi “è” già la Grazia, ovvero il Cristo vivente, sotto forma di un dono dallo Spirito Santo. 2) chi l’ha già ricevuta da Dio. Quest’uomo sarà dunque un consapevole/inconsapevole “portatore di speranza”. La sua presenza sarà speranza, nel suo corpo sarà la speranza; ogni suo atto diffonderà il suo contenuto di speranza al mondo.
Il “come” è più facile a vedersi che a dirsi. Lo spiego in maniera schematica: Il terreno della speranza è la Grazia. L’acqua che la nutre è la resistenza della fede. I raggi che la illuminano e la fanno fruttificare sono l’amore di Dio.
L’uomo che porta in sé la grazia è un qualsiasi credente salvato, un "sacerdote vivente", uno che è stato reso sacro da Dio. Qualunque cosa farà, porterà nel suo cuore Gesù risorto. Un piccolo grande sole che irraggia luce e calore.
Se un uomo così, un uomo di Dio, si mette a camminare accanto a un uomo che non ha speranza, non può far altro che provare amore-compassionevole una caritas (nel senso più bello e nobile del termine) verso l’altro. Questo è l'effetto esterno emotivo di uno scambio che sta già avvenendo ad un piano molto più elevato: la grazia, la speranza, la pace, l'amore di Dio si "trasfondono", si trasmettono, passano realmente, da un cuore ad un altro cuore. Proprio come una trasfusione di sangue, il sangue di Gesù che apre alla vera vita senza più il seme del peccato portatore di morte.
Accade “per grazia di Dio”, senza abilità alcuna da parte di nessuno dei due uomini, un versamento spirituale che si trasferisce dall’uno all’altro, riempiendo quello che era nella morte spirituale, dandogli un obiettivo, un perché, un senso… una speranza di vita eterna.
“affinché, giustificati dalla sua grazia, diventassimo, in speranza, eredi della vita eterna”. (Tito 3:7)
E’ questo il completamento dell’uomo, il motivo per cui vale la pena resistere alla tentazione della morte.
Noi siamo esseri in transizione, siamo nati per vivere, riavviciniamoci a Dio. Solo Lui potrà toglierci questa solitudine dentro le ossa che le priva della vita. Dio è un essere che ci ama, per Lui siamo importanti. E anche noi siamo importanti l’uno per l’altro.
E anche tu che ti senti solo e inutile, se importante per me. Non cedere.
Tu che sei cristiano invece hai questo compito: non permettere che la notte deprima i giovani e li porti al suicidio. Testimonia la tua speranza senza paroloni, semplicemente restando vicino a chi non ce la fa più.
Adesso più che mai è importante la tua opera, la tua presenza, perché se Gesù è con te è adesso che serve, quando nel mondo ci sono guerre, carestie, terremoti, pericoli nucleari sconvolgimenti della terra. Sii presente, non cercare troppe cose per te e trasmetti in abbondanza quell'amore che gratuitamente hai ricevuto.


http://www.ilritorno.it/fare%20e%20pensare/Pensare/57_speranza-sconosc.htm




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