DON ANTONIO

lunedì 22 agosto 2011

LA SPERANZA





Ci vantiamo nella speranza della gloria di Dio (Rm 5,2)

Radicati nella speranza

Ogni cristiano ha ricevuto nel Battesimo il dono della speranza. La speranza è la sicura certezza di vivere da buon cristiano qui in terra e di godere tutti insieme Dio nel Paradiso quando egli sarà “tutto in tutti” (1 Cor 15,28).
E poiché Dio è fedele al suo amore per l’uomo, il credente ha sempre le sue radici abbarbicate nella speranza, la quale non gli permette di disperare nella sua salvezza eterna, alle condizioni però di compiere le opere che il Battesimo stesso gli suggerisce, in particolare la preghiera e la vigilanza.

Se per la disperazione l’uomo cessa di attendere da Dio la propria salvezza personale, che è la morte eterna, per la speranza egli può vincere ogni battaglia che lo sconvolge profondamente nell’animo, e così può ottenere il perdono dei propri peccati con gli aiuti per conseguire la salvezza. La bontà di Dio è fedeltà assoluta, essa fa tacere il turbine impetuoso e la tempesta, colpisce l’orgoglio delle onde del mare e fa tornare la bonaccia nel nostro spirito.

Per tutti i disperati che tu, mio Signore, conosci nel più profondo, io grido: quanto stretta è la porta per la quale noi tutti dobbiamo passare per venire da te, e quanto angusta e piena di insidie la strada di questo tuo regno terrestre per arrivare alla sorgente d’acqua pura e fresca della vita eterna che sei tu, mio Signore Gesù! (cf Mt 6).

La disperazione non è mai stata la moneta del cristiano: non serve a nulla, non ci salva, non porta sollievo a nessuna piaga, è merce del nemico, è denaro di morte.

Nella mente e nel cuore di ogni cristiano è sempre vivo il dono della speranza, un dono che lo Spirito Santo ha impresso con il timbro infuocato del sangue del Signore Gesù.

Quando non sappiamo più che cosa fare, quale santo invocare sia per il lavoro che ci manca, per la salute che ci stronca la vita, per i figli che vanno alla deriva portati da mille correnti, o per una sferzata improvvisa che si abbatte sul nostro onore, sulla nostra famiglia, e ci travolge fino a gustare la morte, noi siamo chiamati ad alzare il nostro grido accorato: Signore, dormi?

Non ti interessa che stiamo per andare a fondo? Svegliati, nostro Dio. Non abbiamo nessun altro che te, nessuno che possa venirci incontro per risolvere i nostri problemi, per portare la serenità e la pace nella nostra famiglia e nei nostri cuori. Di chi possiamo fidarci se non di te? (cf Mc 4).

La Bibbia ci mette sulla strada giusta

«Proteggerò questa città per salvarla, per amore di me e di Davide mio servo».

Un giorno dell’anno 701 a.C., Sennacherib, re di Assiria, dopo aver distrutto Samaria e il regno di Israele, si rivoltò contro il regno di Giuda e il suo re Ezechia, minacciando di abbattere Gerusalemme. Inviò prima dei messaggeri per intimare la resa senza condizioni, e poi un lettera con i sigilli reali nella quale, con grande spavalderia bestemmiava e insultava il Dio di Ezechia:

“Non ti inganni il Dio in cui confidi, tu sai ciò che hanno fatto i re di Assiria in tutti i paesi che votarono allo sterminio. Soltanto tu ti salveresti?”.

Ezechia prese la lettera dalle mani dei messaggeri e la lesse, poi salì al Tempio e, svolgendo lo scritto davanti al Signore, pregò:

«Signore Dio di Israele, che siedi sui cherubini, tu solo sei Dio per tutti i regni della terra; tu hai fatto il cielo e la terra. Porgi, Signore, l’orecchio e ascolta; apri, Signore, gli occhi e vedi; ascolta tutte le parole che Sennacherib ha fatto dire per insultare il Dio vivente.

È vero, o Signore, che i re d’Assiria hanno devastato tutte le nazioni e i loro territori; hanno gettato i loro dèi nel fuoco; quelli però, non erano dèi, ma solo opera delle mani d’uomo, legno e pietra; perciò li hanno distrutti. Ora, Signore nostro Dio, liberaci dalla sua mano, perché sappiano tutti i regni della terra che tu sei il Signore, il solo Dio».


Allora Isaia figlio di Amoz mandò a dire a Ezechia: «Dice il Signore, Dio di Israele: “Ho udito quanto hai chiesto nella tua preghiera riguardo a Sennacherib re d’Assiria. Questa è la parola che il Signore ha pronunziata contro il re d’Assiria: ‘Non entrerà in questa città e non vi lancerà una freccia, non l’affronterà con scudi e non vi costruirà terrapieno. Ritornerà per la strada per cui è venuto; non entrerà in questa città’”. Oracolo del Signore. “Proteggerò questa città per salvarla, per amore di me e di Davide mio servo”».

In quella notte l’angelo del Signore scese e percosse l’esercito di Sennacherib, il quale levò le tende e fece ritorno e rimase a Ninive (2 Re 19).

Così farà il Signore quando il nemico metterà nel tuo cuore il terrore che il tuo Dio non ti verrà incontro per sollevarti dalle tue angosce. Confida nel cuore del tuo Gesù ed egli spazzerà via ogni nuvola, il sole tornerà a splendere, la speranza renderà forte il tuo animo, il tuo cuore tornerà ad amare e vedrai con gioia che egli si prende cura di te e delle persone che ti sono care.

Preghiamo con il Salmo 47

Rit.: Forte, Signore, è il tuo amore per noi.

Grande è il Signore e degno di ogni lode
nella città del nostro Dio.
Il suo monte santo, altura stupenda,
è la gioia di tutta la terra. Rit.

Il monte Sion, dimora divina,
è la città del grande Sovrano.
Dio nei suoi baluardi
è apparso fortezza inespugnabile. Rit.

Ricordiamo, Dio, la tua misericordia
dentro il tuo tempio.
Come il tuo nome, o Dio,
così la tua lode si estende ai confini della terra;
è piena di giustizia la tua destra. Rit.

Non dimentichiamo Maria speranza nostra

Per superare i momenti difficili della nostra vita, per vincere ogni tipo di disperazione, c’è un grande segreto: la devozione alla Madre di Dio, Maria. Sulla croce Gesù ha dettato la sua ultima volontà. Egli consegnò a sua Madre se stesso e tutta la sua opera nella persona del suo discepolo prediletto Giovanni, dicendo: “Ecco tuo Figlio”. E a Giovanni, quale rappresentante di tutta la Chiesa, Corpo di Cristo, affidò Maria dicendo: “Ecco tua Madre”.

Questa dunque è la verità: con Gesù noi apparteniamo alla Vergine di Nazaret, Maria e siamo suoi figli. Maria non ci può disconoscere, siamo suoi e la possiamo chiamare Madre di Dio e Madre nostra. Ed è proprio nei momenti duri e difficili che un figlio si rivolge a sua madre con la massima fiducia e confidenza: “Prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte”.

E a noi essa si presenta con tutta la varietà dei suoi titoli che la incoronano, come recitiamo nelle Litanie Lauretane, e non solo in queste.

Il mio suggerimento è di invocare Maria, in tutte le difficoltà piccole e grandi, soprattutto nei momenti di disperazione, con la preghiera di San Bernardo, come ha fatto anche San Francesco di Sales. Eccola:

“Ricordati, o piissima Vergine Maria, che non si è mai udito al mondo che qualcuno abbia ricorso al tuo patrocinio, implorato il tuo aiuto, chiesto la tua protezione e non sia stato esaudito.

Animato da tale confidenza, a te ricorro, o Maria, o Vergine delle vergini, a te vengo e, peccatore contrito, innanzi a te mi prostro.

Non volere, o Madre di Gesù, disprezzare le mie preghiere, ma ascoltami propizia ed esaudiscimi.

Amen”.
D. Timoteo Munari sdb

http://www.donbosco-torino.it/ita/Kairos/Celebrazioni/06-07/

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