DON ANTONIO

lunedì 29 agosto 2011

OMELIA DOMENICA XXVIII ANNO C

Oggi le letture ci propongono alcuni interrogativi,interrogativi che ogni cristiano è chiamato a porsi almeno una volta nella sua vita,proprio per essere cristiano coerente, per rendere testimonianza della fede che proclama. Il messaggio della Parola di Dio di questa domenica ci interroga su ciò che conta davanti a Dio, come dice anche il foglietto domenicale. Il grande interrogativa riguarda la vita, il senso e il senso del vivere, lo scopo dell’esistenza. Si è vero sono grandi interrogativi, però riguardano il nostro presente, riguardano il perché viviamo, il perchè lavoriamo, perché soffriamo e poi alla fine che senso ha la morte.

La prima lettura è tratta dal libro del Qoelet,nome che indica non l’autore, che molto probabilmente è Salomone, ma lo scopo del libro destinato alla qaal cioè alla comunità nella quale veniva letto. Il libro e la lettura iniziano con un famoso versetto:”vanità delle vanità tutto è vanità”.
E continua:” i giorni dll’uomo sulla terra non sono che dolori e preoccupazioni e il cuore non riposa neppure di notte. Anche questo è vanità”.
Alcuni affermano che il Qoelet è un pessimista perchè vede il negativo della storia. Il direi che il re Salomone che si nasconde dietro il Qoelet è un uomo saggio e realistico, un uomo che ha posto la sapienza sopra ogni altra cosa. Dice Salomone:” al confronto della sapienza stimai un nulla la ricchezza”. E mentre i pagani, ieri come oggi, cercano la sapienza nella cultura, nella filosofia, nel potere,i giudei e anche noi , con San Paolo ,affermiamo che la sapienza vera viene da Dio e sta nella Legge che Dio ci ha donato, una legge di verità e di vita.
Parole di San Paolo: “dov’è il sapiente?dov’è mai il sottile ragionatore? Non ha forse Dio dimostrato stolta la sapienza di questo mondo?”

Salomone da vero saggio afferma una grande verità per ogni uomo: sotto ogni ricchezza, oltre ogni potere e oltre ogni fatica e lavoro c’è sempre il tarlo della precarietà, della brevità, della corruzione e della morte. Gesù aveva compreso bene il pensiero dei sapienti e dei maestri del Primo Testamento e quindi pone una condizione per diventare suo discepolo: il distacco dai beni. “Una sola cosa ti manca. Va vendi quello che hai e dallo ai poveri e avrai un tesoro in cielo, poi, solo dopo vieni e seguimi”.
Purtroppo il giovane possedendo molti beni declina l’invito e se ne va via triste, Gesù allora volge lo sguardo attorno e dice ai suoi discepoli: “quanto difficilmente coloro che hanno ricchezze entreranno nel regno di Dio”.

Questa è anche la parola del vangelo di oggi: “guardatevi e tenetevi lontano da ogni cupidigia perché anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende dai suoi beni”.
A questo punto Gesù che è rabbi, maestro, risponde al fratello che chiedeva a Gesù un atto giuridico per spartire l’eredità:
1.la mia missione non è quella di essere giudice o mediatore o notaio di queste cose
2. risponde con una parabola che tutti conosciamo. Ci sono dei beni che vengono prima del grano, delle ricchezze, dei magazzini, del denaro, dei beni materiali e di tutte le programmazioni.

La ricchezza, il denaro, in se stessi non sono cose cattive, ma lo diventano quando l’uomo fonda sulla ricchezza e sul denaro la sua vita, cioè quando l’uomo nella sua vita , nella sua esistenza fa del denaro il suo dio, quando l’uomo si prostra al dio denaro, quando l’uomo fonda tutta la sua vita, costruisce i suoi progetti e opera e lavora solo per accumulare beni su questa terra.
Questa è una tentazione ricorrente da parte del demonio:la terza tentazione di satana a Gesù” Se ti prostri dinanzi a me , ti darò tutti i beni che vedi”.

Questo è un messaggio rivolto a ciascuno di noi personalmente, la ricchezza è prima di tutto un fatto affettivo: si possono possedere anche poche cose, ma avere il cuore in esse.
Purtroppo la mentalità corrente, la mentalità pagana del nostro tempo ha convinto l’uomo a credere, a convincersi che le ricchezze sono un bene assoluto, anzi il primo e grande bene che areca felicità, benessere, tranquillità, garanzia contro gli imprevisti, cioè il toccasana per tutti i mali. E allora l’uomo convinto da questa evidente e illogica assurdità va ala ricerca del denaro soprattutto sopra la vita, sopra gli affetti, cerca il potere che prima o poi verrà meno o gli sarà tolto.
L’uomo deve porsi un interrogativo: da dove sono venuto? Che senso ha la mia esistenza e mio lavorare? Cosa mi aspetta dopo la morte? Purtroppo molti evitano queste domande e vivono del presente,alla giornata,lavorano solo per i figli,lavorano per accumulare,lavorano per fare carriera,lavorano per il prestigio e la notorietà e indaffarati come sono,non si pongono mai le domande cruciali dell’esistere. Ma l’uomo non può sopprimere la spiritualità che connaturale, non può ignorare Dio il Creatore e l’Onnipotente perché è un desiderio insito nel cuore dell’uomo. Non può usare maschere per nascondere la divinità che porta dentro, non può cercare tranquillanti alla fame e sete di realtà spirituali che vadano oltre la scienza e anche il denaro. Noi cristiani in questo mondo dobbiamo diventare i testimoni del
Soprannaturale.

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