DON ANTONIO

mercoledì 24 agosto 2011

OMELIA DOMENICA XXIV ANNO C





Oggi i testi della Liturgia ci aiutano a riflettere sulla religione, sulla vera e autentica moralità, e ci aiutano a fare un esame di coscienza sulla nostra vita concreta alla luce della Parola di Dio.
La prima lettura è un brano del Deuteronomio, Deuteronomio vuol dire l’altra legge, un libro che è una riflessione sull’Esodo, sui comandi e le leggi che il Signore ha dato al suo popolo. Il brano è il testamento di Mosè, le ultime parole e istruzioni di Mosè che ripete più volte prima dell’entrata nella terra Promessa e anche prima della sua morte . Mosè rivolge un accorato appello al popolo, un appello profetico perché mettano in pratica le leggi date dal Signore.
“Obbedirai alla voce del Signore Dio tuo osservando i suoi comandamenti e i suoi decreti, scritti in questo libro della legge, una parola che non è troppo alta e neppure lontana dalla esistenza ma è nella tua bocca e nel tuo cuore. E questa parola trovava la sua sintesi nel comandamento dell’amore nella duplice direzione :amare Dio con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutte le forze e amare il prossimo come se stessi. A questo corpo di leggi “non aggiungerete nulla e non toglierete nulla, ma li metterete in pratica da uomini saggi e sapienti”.

Gesù nel N.T. non toglie nulla da questa legislazione dell’A.T., non toglie neppure un iod, cioè la lettera più piccola dell’alfabeto ebraico, che assomiglia alla nostra virgola, Gesù non è venuto per togliere la legge data da Dio nell’A.T. ma per dare compimento pieno e completo.
“Beati quelli che ascoltano la Parola di Dio e la mettono in pratica”.
La fedeltà all’alleanza, vuol dire fedeltà al Signore che ha donato questi comandamenti e allora diventa anche un segno di luce per i popoli vicini e i popoli stranieri i i quali diranno: “questo è il solo popolo saggio, che ha il Dio vicino a se, un Dio vicino ogni volta che lo invoca”.

Il brano del Vangelo riporta le parole di Gesù a un rabbi, cioè a un maestro o dottore che insegnava la legge e quindi la conosceva talmente bene da insegnarla anche agli altri ed era di solito una persona adulta- si diventava rabbi solo dopo il 29 anno di età, e doverla mettere in pratica..
Anche Gesù è un ebreo, ed era proprio del gruppo dei farisei, ma critica l’atteggiamento ipocrita di alcuni di loro. Gesù con la parabola del samaritano rimprovera a questi rabbi farisei di aver pervertito la religione dei padri, di aver abbandonato con il tempo il senso vero e spirituale di certi gesti, di certe pratiche, di certi riti , di aver anteposto alla legge di Mose, legge dell’amore a Dio e al prossimo ,una legge-codice fatta di prescrizioni. Perchè alcuni farisei amano apparire,desiderano essere ammirati e considerati come dei perfetti. Quindi non era credibile la loro testimonianza perché un supportata e non convalidata da convinzioni interiori.

L’episodio evangelico di oggi conferma le parole di Gesù: né il sacerdote ebreo, che conosceva la legge e ogni giorno faceva sacrifici a Dio per il popolo e neppure il levita, che era una specie di assistente al sacerdote, nessuno dei due si ferma accanto all’uomo caduto e ferito. Solo un tale che proveniva dalla regione della Samaria, da notare che c’era molta ostilità fra giudei e samaritani, solo costui si ferma.
I farisei e i leviti amavano apparire agli occhi di tutti come dei bravissimi osservanti della legge di Mosè, in realtà sono infedeli all’alleanza e tradiscono la loro religione e la loro morale perché le loro opere non trovano radice nel cuore.
Quindi il Sacerdote e il levita dovevano osservare la legge per amore di Dio e non per sola filantropia e legalismo.
Noi affermiamo che è l’amore a Dio la radice dell’amore vero verso il prossimo.
1.il buon samaritano è Gesù, che vedendo le ferite dell’uomo è sceso dal cielo su questa terra e come un buon pastore ha preso in braccio la pecora sbandata, ha guarito l’uomo con l’acqua del Battesimo,con il pane e il Vino dell’Eucaristia, e ci ha rimesso lui i nostri debito. E’ Gesù che si china sull’uomo che soffre e cade.

2.Il malcapitato che è caduto sotto i colpi dei briganti è ancora Gesù che sta soffrendo in tanti nostri fratelli su questa terra, nei poveri, negli innocenti che scontano per i colpevoli, nei perseguitati, in ogni persona che è stata o si e lasciata buttare ai margini della vita, una persona però che è creata a immagine e somiglianza Dio.

3.Nella società moderna guidata dalla frenesia, in una società guidata dallo scandire dei minuti secondi, in un mondo dove si parla anche troppo di solidarietà e nella quale l’amore vero, l’amore gratuito, l’amore al nemico, l’amore di chi sa anche perdere perché altri vivano ,sembra dileguarsi, la parabola di oggi è una catechesi, è un richiamo il fratello caduto ai bordi della vita e che non ha neppure la forza per chiedere aiuto. Quanto sei disposto a perdere della tua vita, del tuo tempo, di te stesso perché gli uomini diverntino davvero fratelli?

Se questo non avviene, e non avviene subito, poi potrebbe essere troppo tardi perché qualcuno creda nella religione che professi, ma sicuramente sarà troppo tardi perché il mondo posto nella fame,nella miseria,nell’abbandono, possa salvarsi.

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