DON ANTONIO

venerdì 26 agosto 2011

OMELIA DOMENICA QUARTA DI QUARESIMA ANNO C


Oggi domenica è la domenica del figlio prodigo o domenica della riconciliazione ,del perdono ,della pace. In queste domeniche di quaresima oltre alla spiegazione delle letture, della Parola di Dio, stiamo anche facendo catechesi per convertirci tutti a un cristianesimo più evangelico.
Solo l’uomo riconciliato con se stesso, con Dio e con i fratelli, come afferma l’apostolo Paolo nella seconda lettura, può testimoniare l’amore nella verità e nella giustizia, può accogliere nel suo cuore il figlio fuggito da casa e anche il figlio che non accetta il ritorno del fratello ma giudica e condanna la festa per il fratello che ritorna in vita.

Alcuni,oggi, con grande difficoltà riescono a comprendere e a vivere il senso della festa per il ritorno del peccatore, la gioia e la pace della riconciliazione, il cambiamento che sempre si produce in chi si pente dei propri peccati, in chi riceve la Santa Comunione perche sa che senza Gesù non può fare nulla, per costoro Gesù’, che perdona, che ama il peccatore, che è venuto in questa terra non per i sani, non per i santi ma proprio per i peccatori, e che da la sua vita in croce gridando : “perdona loro Padre, perche non sanno.

Attuale è l’esperienza del figlio prodigo,l’esperienza di chi vive nel peccato e vivere nel peccato vuol dire vivere lontano da Dio, cioè lontano dalla Vita vera, lontano dalla Luce, lontano dall’amore . Vivere nel peccato vuol dire accettare di vivere nelle tenebre, vuol dire accettare la tristezza come condizione stabile della vita, vuol dire accogliere in se un male esistenziale che chiamiamo: ansia, inquietudine, angoscia, vuol dire alienazione così come abbiamo sentito nel vangelo. Il giovane fugge da casa si crede libero, si credeva padrone della sua vita e del suo futuro, non gli mancavano né i soldi né gli amici. Ma il tempo inesorabile che passa gli fa capire che è un uomo solo,Tu dici: <>, ma non sai di essere un infelice, un miserabile, un povero, cieco e nudo(parola dell’apocalisse) un vero alienato. Solo allora, quando rientrò in sé, solo allora quando cominciò a riflettere a fare un serio esame di coscienza, comprende, comprendiamo che nel peccato si sta male e si muore perchè ci si priva dell’essenziale: ci si priva del padre e dell’amore vero.

Nella prima lettura tratta dal libro di Giosuè si racconta la fine dell’esodo,la conclusione dei 40 anni di cammino dopo la liberazione dalla schiavitù dell’Egitto e il cammino nel deserto e il lungo cammino si conclude con la celebrazione della Pasqua nella terra promessa.
La lettura ci presenta una verità presente ovunque nella Bibbia: Dio rimane fedele alle promesse fatte ai patriarchi nonostante le infedeltà del popolo, Dio si servirà anche di circostanze strane e di persone impreviste per realizzare il suo disegno di fedeltà e di amore .

Anche noi in questa quaresima stiamo facendo un camino per incontrarci con Gesù che ci libera dalla nostra schiavitù e dal nostro faraone, cioè dal nostro peccato che forse non vediamo bene o neppure vogliamo ammettere . Non è facile accettarsi peccatori, anzi molto spesso cerchiamo scusanti o giustificazioni, oppure chiamiamo peccato quello che a noi o alla maggioranza sembra peccato. Talora troviamo più facile osservare la pagliuzza nell’occhio del fratello e giudicarlo e condannarlo piuttosto che guardare la trave che è nel nostro occhio.
Solo illuminati dalla luce di verità di Cristo, solo alla luce della santità di Dio l’uomo vede con chiarezza il proprio peccato, e vedendo il proprio peccato riflette e medita e può arrivare alla decisione di invertire la rotta della propria esistenza e convertirsi.




Nel brano del Vangelo abiamo ascoltato la parabola del figlio prodigo, un racconto sempre attuale e sempre una parola di Dio che si rivolge a ciascuno di noi. E’ una parabola che ci mostra l’infinita misericordia di Dio, la sua bontà e il suo perdono.La misericordia e il pertdono: ecco la bellezza e l’originalità del messaggio cristiano. Noi possiamo sperimentare la bontà e la misericoirdia di Dio, noi possiamo percepire Il perdona e di conseguenza la pace interiore e la gioia e la serenità dello spirito e la capacità di amare con dedizione totale e la felicità che l’uomo cerca e per la quale vive.

La parabola non ci parla solo di un peccatore, alienato da Dio e dalla sua realtà che poi rientra in se , pernde coscienza e ritorna da sua padre che lo accoglie con gioia e festa: figlio che era morto e ora è risorto., la parabola nella parte finale ci dà il più profondo insegnamento: non basta essere rimasti a casa per partecipare al banchetto, ma per partecipare la banchetto bisogna saper perdonare.Il figlio maggiore non vuole perdonare il fratello e non vuole entrare nella festa. Purtroppo anche noi spesso ci riteniamo così giusti da poter giudicare i fratelli “ adesso quelo viene in chiesa, ma una volta….adesso quella prega ma se tu sapessi che razza di donna era un tempo…ne ha fatte troppe perché lo perdoni…
Eppure nel padre nostro diciamo: perdona a noi come noi perdoniamo e altrove: se tuo fratello ha qualcosa contro di te lascia la tua offerta e va a far pace….

Importante e salutare questa parola:la salvezza che è liberazione dal peccato che conduce alla morte e partecipazione alla vita stessa di Dio, non vuene dai nostri meriti, e neppure si ottiene per le opere perché nessuno possa vantarsene. Si tratta di entrare in una nuova dimensione, dalla quale forse siamo troppo lontani, o ce ne stiamo alontanando: la dimensione dei valori dello spirito, la dimensione dei valori dell’anima e della vita dopo la morte.

Ci crediamo cristiani solo perché facciamo certe pratiche o ci adeguiamo passivamente alle tradizioni e con una buona dose di conformismo e fariseismo assorbiamo tutto , bene e male, giustizia e iniquità, per non essere-no- per non apparire diversi dagli altri.
Questo ultimo tempo di quaresima sia l’occasione per riscoprire la gioia del perdono. Per incontare Gesù via, luce, verità , per cercare la pace con il nostro prossimo

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