DON ANTONIO

lunedì 29 agosto 2011

Suore Orsoline. La speranza

La speranza è il tratto caratteristico della vita del credente cristiano. Si esprime come apertura fiduciosa alla vita (”Egli ebbe fede sperando contro ogni speranza e così divenne padre di molti popoli”, Rm 4,18), come forza che anima il dono di sé (“Noi infatti ci affatichiamo e combattiamo perché abbiamo posto la nostra speranza nel Dio vivente”, 1 Tm 4,10) come artefice di fraternità (“Un solo corpo, un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siamo stati chiamati”, Ef 4,4), come sguardo che vede in profondità e lontano, oltre questa vita, oltre la morte (“Ora ciò che si spera, se visto, non è più speranza; infatti, ciò che uno già vede, come potrebbe ancora sperarlo? Ma se speriamo quello che vediamo, lo attendiamo con perseveranza”, Rm 8,20).

San Pietro nella sua lettera, volendo sottolineare ciò che, assieme alla carità, maggiormente risalta nella vita del credente, provocando in tal modo la curiosità come pure l’ostilità dell’altro, scrive: “Siate sempre pronti a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi.” (3,15).

Nel pensiero cristiano la speranza è collocata all’interno della riflessione riguardante le virtù teologali, così chiamate perché la loro origine, sussistenza ed interesse è Dio stesso. Se la virtù umana è la disposizione abituale a fare il bene e il fine della vita virtuosa “consiste nel divenire simile a Dio” (san Gregorio di Nissa), le virtù teologali sono già “pegno della presenza e dell’azione dello Spirito Santo nelle facoltà dell’essere umano.” (Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 384).

San Paolo nella Lettera ai Romani, dopo aver enunciato i motivi teologici della fede nella salvezza, esponendo i tratti concreti dell’esperienza cristiana, colloca la speranza nell’ambito delle virtù cristiane che, se vissute nella fede animata dallo Spirito Santo, non deludono.

“Giustificati dunque per la fede, noi siamo in pace con Dio per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo; per suo mezzo abbiamo anche ottenuto, mediante la fede, di accedere a questa grazia nella quale ci troviamo e ci vantiamo nella speranza della gloria di Dio. E non soltanto questo: noi ci vantiamo anche nelle tribolazioni, ben sapendo che la tribolazione produce pazienza, la pazienza una virtù provata e la virtù provata la speranza. La speranza poi non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato.” (Rm 5,1-5).

La speranza cristiana pertanto non nasce dall’uomo, non si identifica con aspetti psicologici di benessere e tranquillità, né con il desiderio umano che spontaneamente si apre al futuro come miglioramento e superamento della condizione presente. Indica invece una situazione obiettiva di positivo rapporto con Dio e con i fratelli reso possibile dall’opera di salvezza compiuta da Cristo in modo totalmente gratuito. Si tratta di una esistenza qualitativamente e radicalmente nuova dove il credere rende possibile il superamento dell’inimicizia tra Dio e gli uomini, e degli uomini tra loro.

Tutti possono sperare, ma sperare in modo cristiano è dato dal contenuto di ciò che si spera. La speranza cristiana non ha niente a che fare con il bisogno estremo di aggrapparsi a qualcosa nel momento dello sconforto e del dolore e si accompagna sempre alla fede ed alla carità come san Paolo ricorda in tre passi delle sue lettere: “Memori davanti a Dio e Padre nostro del vostro impegno nella fede, della vostra operosità nella carità e della vostra costante speranza nel Signore nostro Gesù Cristo.” (1Ts 1,3); “Rivestiti con la corazza della fede e della carità e avendo come elmo la speranza della salvezza” (1 Ts 5,8); “Queste dunque le tre cose che rimangono: la fede, la speranza e la carità”, (1 Cor 13,13). La speranza cristiana è un presente, non un futuro utopistico, è una realtà da vivere, non un futuro in forse. Certo, la speranza cristiana è strettamente legata alla salvezza ed alla vita eterna e supera ogni umana situazione, anche se in questa nostra umanità ci è dato di viverla e realizzarla. Scrive ancora san Paolo: “Se poi noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto in questa vita, siamo da compiangere più di tutti gli uomini.” (1 Cor 15,19).

Soltanto in questo contesto la speranza non delude e diventa certezza, perché affonda le sue radici nella fede in Cristo e nell’amore di Cristo: “Chi ci separerà dunque dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati. Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore”, (Rm 8,35.38-39).

Pertanto la speranza cristiana non può essere racchiusa in espressioni quali: “Speriamo che l’esame vada bene”, (perché sappiamo che se abbiamo studiato e capito, l’esame andrà bene, al massimo non riuscirà come avremmo voluto); “Speriamo che sia una bella giornata”, oppure, “Speriamo che vada tutto bene”. Questa speranza dipende in buona parte da noi o da chi ci sta intorno, dal nostro impegno e può essere disattesa dalle nostre pigrizie, incoerenze o negligenze.

Molto diverso è invece l’anelito di speranza che ho ascoltato un giorno da un giovane durante un colloquio. Aveva compiuto un gesto molto grave e per questo si trovava in carcere. Piangendo disse: “Speriamo che il Signore mi perdoni”. Ho percepito in quel momento che si trattava di una speranza decisamente diversa, sperare una realtà di cui non si può fare a meno e soprattutto che non dipende da noi: il perdono di Dio.

La speranza è una certezza che si rafforza giorno dopo giorno nell’amore verso il prossimo. Si impara a sperare cristianamente incontrando coloro che “sperano contro ogni speranza umana” (san Paolo), per i quali altrimenti ci sarebbero solo motivi per disperarsi e angosciarsi. È l’intima certezza che ogni problema può trovare una soluzione in un cambiamento, nella conversione e nell’umiliazione, nell’apertura a una vita nuova, magari la più inaspettata, ma più spesso intimamente rifiutata per lo sgomento che costi troppo in termini di tempo, di fatica o anche solo per la paura di lasciare andare l’uomo vecchio e far posto all’uomo nuovo: “Dovete deporre l’uomo vecchio con la condotta di prima, l’uomo che si corrompe dietro le passioni ingannatrici e dovete rinnovarvi nello spirito della vostra mente e rivestire l’uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella santità vera”. (Ef 4,22-24).

La speranza è la certezza che il buio di oggi non sarà anche domani, che il futuro mi riservi ancora gioia e felicità. In questa speranza si può pensare di rimanere fedeli al Signore per tutta la vita. Così nutro la mia personale speranza cristiana che riconosco essere un insieme di certezza e di dubbio. Il dubbio, non è quello filosofico-speculativo ma è il dubbio che viene dai miei limiti, dalle mie povertà, dal mio peccato. In virtù di ciò posso sempre pregare con il salmo: “Sii per me rupe di difesa, baluardo inaccessibile, poiché tu sei mio rifugio e mia fortezza. Sei tu, Signore, la mia speranza, la mia fiducia fin dalla mia giovinezza.” (Sl 71).
Don Agostino Zenere
http://www.orsolinescm.it/pagina.asp?quale=351

Nessun commento:

Posta un commento