DON ANTONIO

domenica 14 agosto 2011

OMELIA DOMENICA XXX ANNO B

Domenica scorsa la Parola di Dio ci aveva aiutato a riflettere sulla carita’, sul servizio ai fratelli più perché Dio scegli i piccoli, i poveri, i rifiutati, i deboli, e invece confonde i forti ,abbassa i potenti. Oggi la Liturgia ci esorta a riflettere  su un  tema sempre attuale e molto importante ,il tema della fede che si traduce concretamente nella carita’.
Innanzitutto una riflessione sulla nostra fede talvolta incerta , sui dubbi che l’accompagnano, sulla nostra miopia spirituale , per poter alla fine gridare come il cieco:”Figlio di Davide, Gesù abbi pieta’ di me”.
La fede come più volte abbiamo detto è un dono di Dio, la fede è l’esperienza di un incontro personale con Il Signore, la fede perciò coinvolge tutta la vita dell’uomo.

Oggi il racconto del vangelo è una catechesi per noi, perché spesso siamo anche noi ciechi nella fede. Perché è molto facile vacillare nella  fede. E’  la fede che illumina la nostra vita presente ,che  ci dona una speranza oltre la vita terrena, questa luce della fede  non ce la possiamo conquistare con le nostre forze, essa è un dono continuo che viene dall’alto e che noi dobbiamo chiedere con insistenza nelle nostre preghiere: “Signore fa che io veda”, Tu Signore che sei Via Verità e Vita.

La prima lettura dal profeta Geremia descrive la  processione gioiosa del ritorno degli esuli, dei deportati  ebrei in Babilonia che ritornano nella loro terra. Il popolo che ritorna è un numero esiguo , si tratta di un resto, di un piccolo gruppo di esiliati che ora tornano nella propria patria e con loro Dio continua la sua storia di salvezza. Il Signore continuerà ad essere per Israele motivo di gioia e di consolazione, li condurrà per la via diritta, accompagnandoli come un Padre.
Ogni ritorno nella  Bibbia ha un riferimento al tema della conversione:” ritornate al Signore vostro Dio”, cambiate vita,come un  figlio che  si era  allontanato e ora con gioia  ritorna.
Il miracolo presuppone  una conversione profonda della persona, una conversione radicale e del cuore al Signore. E il brano evangelico ci parla proprio di questo.

Il cieco rappresenta l’uomo che non ha la fede, me è sulla via, sulla strada della ricerca , è il cieco che vuole guarire, è l’uomo alla ricerca della luce della fede, è l’uomo che ancora non vede Gesù ma dentro al cuore sente un richiamo. E’ l’uomo che  desidera farne l’esperienza con Gesù, perché sa che in Gesù può trovare la luce. E’ l’uomo che finalmente scopre la sua cecità, scopre di essere nelle tenebre o nella penombra, scopre ad un certo punto della vita che sta camminando verso la notte, perché è incapace a dare  un senso al suo vivere, non riesce a dare un significato al dolore,alle digrazie  , alla morte; però è anche un uomo alla ricerca, desidera la guarigione, desidera la luce per ricevere un significato  pieno alla sua esistenza.
Il cieco Bartimeo vede Gesù, dopo il miracolo, apre il suo cuore alla fede e  si mette a seguire il Maestro. Anche noi siamo come il cieco di Gerico, perché anche noi possiamo trovarci nella cecità spirituale, ciechi senza o con poca fede. Vogliamo anche seguire Gesù ma siamo impediti da tante cose. Il cammino della fede non è mai e non è mai per nessuno un cammino facile. Nella fede si richiede sempre un  lasciare, un lasciare dietro di sé certe umane sicurezze, si richiede il coraggio di andare verso un ignoto luminoso, verso un futuro non garantito da nessuna logica umana, ma assicurato solo dalla Provvidenza del Signore.



Tutto questo oggi sta diventando o è già diventato più difficile di un  tempo . Mentre in un passato non tanto lontano negli anni la fede  era un punto fermo di sicurezza per la vita, era una risposta ovvia di fronte alle assurdità della vita e agli interrogativi dell’uomo e del mondo,oggi non è più così:
oggi l’uomo è  intriso di tecnologia,di programmazione,di informatica ,dalle leggi del mercato, vuole vedere con i propri occhi  se una certa cosa è vera, vuole toccare con mano, vuole farsi lui l’esperienza concreta,un uomo avvolto e preso da una mentalità scientista, tecnologica e razionalista e non accetta più come vero se non ciò che è evidente o dimostrabile attraverso i fatti,la storia e la scienza.

Si assiste oggi al  diffondersi sempre più di un modo di pensare e di vivere materialistico ed edonistico  dove al primo posto ci sono: il piacere, il denaro, la vita comoda, il potere, inoltre è da notare  il degrado progressivo della morale, del discernimento di ciò che è bene e di ciò che è male, al quale si  unisce anche il degrado dell’ambiente  e la vita sempre più stressante , inquinata e talora invivibile, e per di più l’acuirsi del problema del male e del dolore,la malattia incurabile e la  morte  di parte dell’umanità o perché colpite da terribili mali o perché colpite dalla miseria, in questo quadro la mancanza di autentici uomini di fede, di persone che con una fede cosciente e robusta, favorisce il dissolversi della religiosità e visibilmente della pratica religiosa.

Se ci vediamo lontani da questa fede forte convinta e convincente, fondata sulle Sacra Scrittura,sul Magistero della Chiesa e pronta alla testimonianza credibile, oggi siamo invitati alla conversione, o almeno ad una accorata preghiera, la preghiera di Bartimeo” Signore, figlio di Davide abbi pietà di me, fa che io veda”.

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