DON ANTONIO

venerdì 5 agosto 2011

OMELIA DOMENICA III ANNO B DEL TEMPO ORDINARIO

La parola della Liturgia  di questa domenica si collega alla parola di domenica scorsa:  Gesù che chiama  il discepolo, Il Signore che continua a chiamare  attraverso la voce degli uomini e i fatti del nostro tempo, che ancora invita a seguirlo: “venite e vedrete”, Gesù che ancora ci interpella e domanda la nostra risposta  come quella di Samuele: “parla Signore che il tuo servo ti ascolta” oppure la risposta di Andrea  e Simone : subito, con prontezza,lasciate le reti, lasciato il loro lavoro lo seguirono.

La  parola di Dio ci sottolinea oggi che per seguire  il Signore fino in fondo è necessaria una conversione radicale della vita e una fede senza ripensamenti o eccezioni. Nella prima lettura si parla del profeta  Giona ,( profeta, che vuol dire: uno che parla in nome di Dio)  Giona in nome di Dio annuncia agli abitanti di Ninive: ancora 40 giorni e Ninive sarà distrutta a motivo della sua condotta malvagia.
Giona è costretto ad assistere con stupore alla conversione di Ninive, condizione necessaria per appartenere al popolo di Dio, per credere in Lui ed abbandonare la via del peccato. Anche il cristiano può chiudersi nell’indifferenza come Giona o presumere di avere garantita la salvezza solo perché praticante.

Nel brano del Vangelo abbiamo sentito la parola di Gesù:”il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino, convertitevi e credete al Vangelo”. Gesù sta predicando il vangelo e invita a credere alla buona notizia.
L’annuncio di Gesù, per essere accolto, implica, richiede un cambiamento di vita, un cambiamento di mentalità, un cambiamento radicale e duraturo, che coinvolga l’esistenza in tutte le sue dimensioni:
“seguitemi vi farò diventare pescatori di uomini”.

La risposta degli apostoli è sulla linea dei grandi padri dell’A.T.da Abramo a Samuele fino ai profeti:e “subito,lasciate le reti  lo seguirono”. E andando un poco oltre anche Giacomo e Giovanni lasciano non solo il lavoro, le barche e le reti, ma anche gli affetti più cari  lasciato il loro padre Zebedeo sulla barca seguirono il Maestro.

Molti sono gli spunti per una riflessione:certamente si tratta come sempre di una parola rivolta a noi oggi, una parola chiara e precisa, una parola esigente e provocatoria, una parola che ci interpella tutti. Gesù ci viene incontro con la sua parola e ci annuncia: convetitevi e credete nel Vangelo, cambiate vita a  e abbiate fede in me.
La parola  del Vangelo di oggI: il tempo , il tempo è compiuto, ed anche l’apostolo Paolo parla di tempo nella seconda lettura: questo vi dico fratelli:” il tempo ormai si è fatto breve”. Non si tratta del tempo definito in greco xronos: un tempo sempre uguale a se stesso, un tempo che scandisce i giorni e le ore, da quando siamo nati e a quanti ne rimangono, in un  inarrestabile conteggio che  si rende evidente nel corpo e in ciò e in chi ci circonda.

Non è questo il tempo del quale si parla nel vangelo o nella lettera ai Corinzi: ma di un tempo che è chiamato in greco come kairos, che significa: momento favorevole, occasione  propizia..cioè il tempo degli interventi di Dio. Allora se colui che vive il tempo nella prima dimensione sperimenta il vuoto, la monotonia, il non senso della ripetitività, il secondo si abbandona nelle mani e nella volontà di Dio, traendone gioia, pace e conforto.
I cristiani pensando all’imminente fine del mondo  chiedono un consiglio all’apostolo Paolo, che risponde: la storia che stiamo vivendo è un momento dell’eternità, è solo un attimo rispetto all’eternità una frazione di secondo  rispetto all’eternità

Ovviamente il tempo si è fatto breve, porta con se la dimensione della brevità, le stesse gioie e allegrie e piaceri terreni hanno come attributo la brevità, e allora per assaporarle un pò di più si deve ricorrere al ricordo del passato o immaginarle ingrandite  nel futuro o nel  sogno.
Di fronte a questa verità San .Paolo invita a vivere nelle cose, a vivere nel mondo ma con distacco:quelli che possiedono vivano come se non possedessero..ecc., perché passa la scena di questo mondo.
            Questa parola si riferisce al mondo del teatro, cala il scipario sulla vicenda umana e quello che resta è solo il bene che si è compiuto, è solo la fede e l’amore per Cristo.

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