DON ANTONIO

lunedì 27 febbraio 2012

Nonostante la violenza, Dio dà la vita!di Raymond Gravel




La Quaresima ci parla dell'Alleanza, o piuttosto delle Alleanze che Dio fa con l'umanità, col suo
popolo e con noi. La parola alleanza si dice berit in ebraico, diatheke in greco e testamentum in
latino. Tutta la Bibbia è un'Alleanza, o piuttosto due Alleanze: l'antica o prima che chiamiamo
Antico Testamento, e la nuova o seconda che chiamiamo Nuovo Testamento. In queste due alleanze,
Dio si dice, si rivela. Prende il volto che gli si dà: a volte un Dio potente, vendicatore e perfino
meschino; a volte un Dio pieno di misericordia, di perdono e d'amore. Non lo si può conoscere
veramente che a partire da ciò che si dice di lui. Fortunatamente c'è evoluzione nella conoscenza e
nel riconoscimento del nostro Dio, di modo che, più si procede nel tempo, più si presenta un volto
di Dio che è Amore, perché si sa di essere amati da lui. E, siccome la vita è un cammino, una strada,
un sentiero nuovo, scopriamo, in seguito, che Dio, poiché è Amore e ci ama, ci accompagna,
cammina con noi e ci dà la vita.
Durante tutta questa Quaresima B, i testi biblici che ci sono proposti ci parlano di violenza e di
alleanze. Benché questi testi provengano da fonti e autori diversi, ci sono come due fili conduttori
che fanno sì che si assomiglino. Ma perché la violenza? È voluta da Dio? Fa parte della creazione?
Ogni giorno, ogni settimana, sentiamo storie orribili: donne, bambini, uomini, persone vulnerabili
soffrono per tragedie, per drammi familiari, per oppressione, per condanna, per discriminazione, per
rifiuto, per esclusione, ecc... Che cosa possiamo comprendere? Dove è Dio in tutto questo? Che
cosa ricavare dai testi biblici di oggi?
1. L'armonia. In tutte le civiltà, si trovano dei racconti sulla creazione del mondo, dove Dio o gli
dei creano l'armonia, senza violenza alcuna. Nella Bibbia, Genesi 1-2 è un bell'esempio di questo
mondo ideale, di questo mondo senza violenza. La domanda che sorge è la seguente: questo mondo
ideale è realmente esistito? Evidentemente no! E perché? Per le caratteristiche della materia che
compone il nostro mondo. La materia si consuma, si rovina, si deteriora, si degrada, invecchia,
soffre e muore. Ma siccome l'armonia fa parte dei nostri desideri e dei nostri sogni più folli, noi in
quanto umani, essendo più che materia, ci troviamo a sperarla più di qualsiasi altra cosa.
Ricordiamo quello che diceva il profeta Isaia: “Il lupo dimorerà insieme con l'agnello, la pantera si
sdraierà accanto al capretto; il vitello e il leoncello pascoleranno insieme e un fanciullo li guiderà.
La vacca e l'orsa pascoleranno insieme; si sdraieranno insieme i loro piccoli. Il leone si ciberà di
paglia, come il bue. Il lattante si trastullerà sulla buca dell'aspide; il bambino metterà la mano nel
covo di serpenti velenosi” (Is 11, 6-8). Il profeta continua a sperare questo mondo ideale, senza
violenza, con l'arrivo di un nuovo David, il Messia di Dio, che i cristiani hanno riconosciuto
attraverso il Cristo risorto. Nonostante la sua venuta, la violenza è continuata, ma questo non ha
impedito ai cristiani di ogni tempo di desiderare e di sperare l'armonia. Da qui viene l'importanza di
combattere la violenza, pur assumendola, poiché fa parte della nostra realtà umana.
2. L'arcobaleno. Nella prima lettura di oggi, abbiamo un bell'esempio con cui l'autore biblico del
libro della Genesi esprime questo desiderio d'armonia, riprendendo il mito della distruzione del
mondo attraverso il Diluvio e la sua ricreazione attraverso Noè (che significa: nuova creazione) e la
sua famiglia e tutti gli animali saliti con loro nell'arca, affinché la vita possa continuare, nonostante
la violenza delle intemperie. In ogni tempo, le tempeste, gli uragani, i cicloni, i temporali, i diluviseminano la distruzione. Fa parte della nostra realtà. Dopo le grandi tempeste, quando il sole torna,
capita spesso che appaia in cielo l'arcobaleno, che ci dice che la tempesta è terminata. È un arco,
quindi un'arma da combattimento; ma quando quest'arma appare nel cielo con le sue tinte
multicolori, significa la fine della violenza. I credenti dell'antichità vi hanno visto Dio che depone le
armi per dire agli umani che la vita è più forte della morte. L'arcobaleno, quindi, è diventato un
segno di alleanza tra Dio e l'umanità.
3. Il deserto. Anche la sofferenza e la morte fanno parte della nostra condizione umana. Dio
propone quindi una nuova alleanza, una seconda alleanza, anch'essa con il segno della violenza: la
passione e la morte di Gesù di Nazareth, che l'evento di Pasqua è venuto a confermare. I cristiani di
Marco, rileggendo retrospettivamente l'avvento di Gesù, vi hanno scoperto un doppio movimento:
1) Gesù è stato, nella sua esistenza terrestre, colui che la resurrezione ha manifestato pienamente,
cioè il Cristo, il Signore, che realizza finalmente la profezia di Isaia “stava con le fiere e gli angeli
lo servivano” (Mc 1,13b).
2) Gesù è stato, dal battesimo alla morte, colui che realizza pienamente l'alleanza di Dio con il
popolo di Israele “Subito dopo (il battesimo) lo Spirito lo sospinse nel deserto e vi rimase quaranta
giorni, tentato da Satana” (Mc 1,12-13a). Il popolo d'Israele, salvato da Mosè, aveva passato 40
anni nel deserto, tentato anch'esso da Satana (l'Avversario). Il deserto è il vuoto, il luogo della
tentazione dove si scopre l'essenziale. Ma ci vogliono 40 giorni o 40 anni per scoprirlo.
Nel vangelo di oggi, Marco propone dunque una ri-creazione, dove Gesù che è appena stato
battezzato, si ritrova nel deserto sospinto dallo Spirito, per 40 giorni (tempo di conversione, di
cambiamento, di trasformazione), per rifare l'Armonia: “stava con le fiere e gli angeli lo
servivano” (Mc 1,13b). In quanto cristiani, dobbiamo prendere la via del deserto, il cammino della
conversione e della trasformazione per rifare, anche noi, l'Armonia, perché essa non è mai acquisita
una volta per tutte. Per questo, l'appello del Cristo risorto, ripreso da Giovanni Battista, è a noi che
si rivolge oggi: “Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete alla Buona
Notizia” (Mc 1,15). In altre parole: l'ora è venuta, dona la tua vita!
4. La gratuità della salvezza. Sulla strada, si cammina, si procede, si indietreggia, si cade, ci si
rialza. L'autore della prima lettera di Pietro (seconda lettura di oggi) ci ricorda che, a causa del
Cristo di Pasqua, siamo certi di arrivare a un buon porto, alla fine della strada: “Cristo è morto una
volta per sempre per i peccati, giusto per gli ingiusti, per ricondurvi a Dio” (1Pietro 3,18a). La sua
salvezza è talmente potente che è perfino retroattiva: “E in spirito andò ad annunziare la salvezza
anche agli spiriti che attendevano prigionieri della morte” (1Pietro 3,19). Che significa che il
Cristo risorto libera tutti, che la sua salvezza è per tutti, anche per coloro che sono morti prima di
lui... Come è possibile che dei cristiani, oggi, ne dubitino ancora? La sola richiesta che ci viene
fatta, è la conversione. Ma attenzione! Il teologo francese Michel Hubaut scrive: “La conversione
non si pone innanzitutto su un piano morale. Convertirsi non è innanzitutto passare dal vizio alla
virtù! La conversione è un atto di fede, una lunga e difficile apertura di tutto il nostro essere alla
venuta imprevedibile di Dio”.
La salvezza, non la si merita. Ci è donata gratuitamente. Cristo, nuova Alleanza, ci dice che tutti
sono salvati, a causa della fedeltà sconcertante del nostro Dio. La fedeltà di Dio è sconcertante,
perché, per esserci, occorre che ci siamo anche noi. Padre Bernard Pitaud scrive: “Vera fedeltà a se
stessi è solo quella che si apre al bene dell'altro. Essere fedele, è, in un modo o in un altro, lasciare
se stessi per andare verso un altro, davanti al quale devo rispondere del mio impegno. La fedeltà è la
virtù del tempo, ma non è fedele al tempo, è fedele a qualcuno”, e questo qualcuno, per Dio, siamo
noi...
Per terminare, il racconto di Marco è veramente una nuova Genesi, una nuova creazione, l'inizio di
un mondo nuovo. L'esegeta francese Jean Debruynne scrive: “Per iniziare la Quaresima, Marcomette il mondo in movimento. Dopo il battesimo da parte di Giovanni, lo Spirito spinge Gesù nel
deserto. Si assiste alla creazione di un mondo nuovo. È una nuova Genesi. Lo Spirito di Dio che
aleggiava sulle acque del Giordano al battesimo di Gesù lo spinge nel deserto perché il deserto è la
terra informe e vuota dell'inizio del mondo. Gesù vive qui tra le fiere. L'Uomo non è ancora nato.
La nascita dell'Uomo nuovo, è appunto la vocazione di Gesù. L'arresto del Battista sarà il segnale:
convertitevi e credete alla Buona Notizia!”.
Aggiungerei che perfino questa nuova creazione comincia nella violenza, dopo l'arresto e la
decapitazione di Giovanni Battista, per completarsi ancora nella violenza con la crocifissione e la
morte di Gesù di Nazareth. Tutto è violenza, ma non è la violenza ad avere l'ultima parola: Pasqua
ce lo ha mostrato. Per questo motivo, Dio che ci ama, non smette di camminare al nostro fianco, e
donna la Vita

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