DON ANTONIO

lunedì 1 agosto 2011

OMELIA XXVI DOMENICA TEMPO ORDINARIO ANNO A

Oggi la parola di Dio ci invita ad una verifica del nostro essere cristiani: cristiani non di nome ma anche di fatto,cristiani non solo alla domenica o quando ci toccano i gravi fatti della vita, ma in ogni momento della giornata, cristiani coerenti, cristiani veri. “Voi siete la luce del mondo, il sale della terra”. Non bastano le parole per farci credere come veri cristiani, oggi per essere credibili occorrono i fatti, oggi si viene giudicati per la vita, per le opere e non per le affermazioni anche se belle e ad effetto.
Gesù ci annuncia un regno dove contano le azioni  e non solo le parole o i discorsi, non basta dire “Signore, Signore, Signore” ma bisogna fare quello che Lui ci dice per non sentirci dire quando compariremo davanti a Lui: “non vi ho mai conosciuti”, beati sono quelli che ascoltano la Parola di Dio e la mettono in pratica.

Il Signore smascheri la nostra presunta buona coscienza nella quale spesso ci chiudiamo, dietro la quale ci rifugiamo, quando moltiplichiamo le dichiarazioni di principio: ma io sono cristiano, ma io sono un battezzato, ma io vivo onestamente, ma io, prego, ....non so cosa il Signore cosa chieda di più.
Il Signore non chiede di più, ci chiede solo che quello che facciamo si compia nella coerenza e nella sincerità, perché solo allora diventa testimonianza credibile.

Il profeta Ezechiele nella prima lettura ci parla della responsabilità individuale: “se il giusto si allontana dalla giustizia per commettere il peccato a causa di questo egli muore”. Ezechiele afferma il principio della responsabilità individuale. Gli  ebrei per secoli, come si legge nell’Antico Testamento, avevano identificato il loro destino individuale con quello della collettività,del popolo. Ricompensa o castigo riguardavano tutta la comunità, nella quale tutti i membri erano solidali. Il profeta annuncia un principio nuovo:ognuno sarà giudicato secondo le sue intenzioni e le sue opere.
Questo principio però non esclude quello della solidarietà nella colpa: tutti siamo solidali con il peccato di Adamo  e tutti ne portiamo le dolorose conseguenze, così siamo tutti solidali con i peccati dell’umanità. Come  i peccati delle precedenti generazioni hanno lasciato una traccia storica di male per tutti, così noi con i nostri peccati lasciamo una eredità storica di peccato almeno come traccia o cicatrice.

Il brano del Vangelo ci  esorta alla coerenza.  Gesù prende lo spunto da uno scontro con in capi dei giudei che volevano contrastare la sua azione. L’evangelista Matteo nella Liturgia della Parola di queste  domeniche ci presenta l’insegnamento di Gesù che nasce dalle  dispute con i farisei circa il perdono, la coerenza e l’ipocrisia.
Gesù denuncia quelle persone che pur avendo  un potere spirituale,sono rabbini e farisei studiosi della legge opprimono gli altri con la loro superiorità, e poi disinvoltamente trascurano la volontà di Dio.
A queste persone permeate di orgoglio, di ipocrisia e di falsità Gesù oppone i poveri, i pubblicani e le prostitute, gente da loro disprezzata, ma che in umiltà e con fede avevano creduto in Lui.

Gesù afferma un principio, una verità anche per noi:”in verità vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio”.La distinzione tra i potenti e orgogliosi farisei, i sapienti rabbini che conoscevano  la legge ed erano esigenti nel chiedere osservanza e i peccatori, i pubblicani e le prostitute sta in una sola cosa: la fede, questi hanno creduto e quindi si sono messi in un cammino di conversione del cuore: “ voi invece -dice Gesù riferendosi ai principi dei sacerdoti e agli anziani del popolo”voi non vi siete nemmeno pentiti per credere alla predicazione di Giovanni Battista.

La revisione della nostra vita deve compiersi oggi sulla fede e sulla conversione del cuore, che poi si traduce in opere concerete  . Nel Regno di Cristo non contano le parole, i gesti, le apparenze, i segni esteriori, non contano le cerimonie, le parate, le preghiere vuote  e recitate come formule senza pensarci, non contano gli inchini o le formalità, non ci si può presentare con una maschera davanti a Dio,con nessun regalo o olocausto, di fronte alla Parola di Dio, che è come spada tagliente come  spada a doppio taglio non possiamo né nasconderci, né fuggirla, né cercare compromessi o attenuanti.
Gesù loda il II figlio che dice di no, ma poi pentitosi andò nella vigna a lavorare..

La nostra società è piena di brillanti parlatori. Quante parole persuasive e ben studiate, sentiamo per TV o per radio o leggiamo sui giornali, quante parole accompagnate da promesse e impegni solenni. Talvolta anche noi siamo affascinati dalle parole, ci lasciamo trasportare dalle parole.
Facciamo segni e diciamo parole, facciamo solenni professioni di fede, ci assumimamo a parole solenni impegni: impegni ben precisi come nel Battesimo, la rinucia al mondo, nella Messa ripetiamo “in alto i nostri cuori, si sono rivolti al Signore “, nella Santa Comunione alle parole : “Corpo di Cristo”affermiamo  si è vero e poi nella vita concreta?
Quante parole, tante volte parole vuote e che non hanno un seguito poi nella vita.

Fatti dei nostri giorni: dietro persone all’apparenza onestissime, dai discorsi  saggi  , quasi evangelici,
è apparsa la contraddizione  di un altra vita, sono venuti alla luce imbrogli e falsità, furti e disonestà.

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