DON ANTONIO

lunedì 1 agosto 2011

OMELIA XXVII DOMENICA ANNO A

La parola di Dio di questa domenica ci richiama  la parola di domenica scorsa:non basta dire Signore, Signore ma bisogna compiere le sua volontà, bisogna mettere in pratica la sua Parola.

Il profeta Isaia nella prima lettura parla di una vigna. Il popolo ebreo è paragonato ad una vigna coltivata dal Signore che  doveva produrre uva buona e non selvatica. Invece  Israele risponde all’amore di Dio con infedeltà e ingratitudine, il Signore si attendeva giustizia ed ecco spargimento di sangue, si attendeva rettitudine ed ecco grida d’oppressi. Questi peccati del popolo sono l’origine della catastrofe. Il profeta Isaia- siamo nel VIII sec. A.C.- annuncia la caduta, la distruzione di Giuda e di Gerusalemme. E così il popolo d’Israele che doveva essere un testimone tra i popoli si vede strappare i privilegi che il Signore gli aveva dato.

Gesù nel Vangelo non solo condanna questa categoria di persone infedeli all’alleanza, ma annuncia anche il ripudio del popolo  a vantaggio di coloro che sono veramente aperti al Regno: persone disponibili, docili, attenti alla voce di Dio e che porteranno frutti di buone opere. Comprendiamo la nota parola di Gesù:”dai loro frutti li riconoscerete”, un albero buono non può portare che frutti buoni.
Due riflessioni:
1.I miei pensieri non sono i vostri pensieri.
2.I frutti sono il segno della fede.
La  pietra che i costruttori hanno scartato è invece diventata la pietra angolare cioè la pietra portante, la pietra principale. La Pietra scartata è Gesù rifiutato dalla sua gente, condannato dal suo popolo e crocifisso. Ma proprio passando per questa strada del rifiuto,Cristo è ora la pietra sulla quale è costruita la Chiesa, pietra che sostiene il nuovo popolo, ma ancora pietra di contraddizione e d’inciampo.

Questa parola è rivolta a noi: anche noi come Israele possiamo cadere nel peccato d’infedeltà. Possiamo cadere nel peccato di presunzione e di orgoglio, anche noi possiamo crederci sicuri della salvezza solo perché battezzati e cresimati, oppure perché siamo cristiani per tradizione .
Ma il padrone della vigna potrebbe chiederci: dove sono i frutti, dove sono le opere di carità, di fraternità e di pace?Eppure il Signore ci fa dono della sua grazia, ci da aiuto e sostegno, ci nutre con la sua parola e con i Sacramenti, ci dona forza e vitalità con il suo Santo Spirito.

“Egli si aspettava da noi giustizia ed ecco spargimento di sangue”, si aspettava   da noi bontà disinteressata ed ecco invece  egoismo,si aspettava  da noi amore e fraternità ed ecco invece odi, invidie,divisioni, inimicizie, si aspettava  coerenza ed ecco ipocrisie e falsità, imbrogli e sotterfugi, si attendeva da noi una  testimonianza di fede  ed ecco invece una vita spirituale soffocata dal materialismo. Il Signore  si attendeva da noi suoi discepoli uno stile vita conforme la Vangelo almeno come tentativo ed impegno perché da Lui chiamati e innestati in Lui , vera vite, con il  Battesimo e su Lui pietra angolare edificati  .

Dopo queste parole che ripeto in quasi tutte le omelie, poniamoci una domanda: perché sono così scarsi e poco evidenti i frutti di vita cristiana come ad esempio la fioritura di vocazioni al Sacerdozio e alla vita consacrata?





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