DON ANTONIO

mercoledì 10 agosto 2011

OMELIA DOMENICA XVIII ANNO B TEMPO ORDINARIO

Domenica scorsa nella Liturgia della Parola si descriveva il miracolo della moltiplicazione dei pani ,oggi il brano del Vangelo di Giovanni sempre tratto dal capitolo 6 ci presenta un miracolo ancora più grande, un miracolo che oltrepassa i nostri ragionamenti e anche la nostra immaginazione, un miracolo che si comprende solo e unicamente nella fede in Gesù che come ha operato il prodigio con i soli 5 pani, ora compie un prodigio ancora più grande: Gesù stesso che si dona a noi come cibo, come pane perché noi tutti possiamo  nutrirci di Lui, non più il cibi solo  per sostenere il corpo, ma anche un cibo per l’anima , un  pane dell’immortalità.

Se conoscessimo il dono di Dio,se conoscessimo il valore infinito di questo dono dell’Eucaristia, cioè di  Gesù che si dona a noi, che entra in noi o meglio noi che entriamo in Lui, nella divinità per sfamare tutte le nostre più profonde aspirazioni, per donarci quella forza e quella vitalità necessarie per sostenere il nostro pellegrinaggio terreno come conseguenza  la nostra vita risulterebbe  davvero trasformata, diverso il nostro modo di pensare, diverso il nostro modo di agire con il prossimo.

Nella prima lettura abbiamo ascoltato il racconto della manna,come è narrato nel II libro dell’Esodo. La manna-lo abbiamo detto anche domenica scorsa -è figura ed immagine dell’Eucaristia.
Il popolo ebreo nel suo lungo cammino verso la terra promessa, un cammino durato 40 anni, mormora contro Mose e contro Aronne e indirettamente  contro Dio stesso:
“Fossimo morti per mano del Signore nel paese d’Egitto, quando eravamo seduti presso la pentola della carne; invece ci avete fatti uscire in questo deserto  per far morire di fame tutta questa moltitudine”.
A questo punto ,per intercessione di Mosè ,il popolo riceve dal Signore il dono della  manna,
dono importante  per sostentare il corpo,
dono importante perché  segno della fedeltà di Dio e come garanzia dell’entrata nella terra promessa..

Il Vangelo inizia con una parola chiarificatrice di Gesù. Gesù spiega il malinteso tra lui e il popolo che aveva beneficiato della moltiplicazione dei pani. “In verità, la parola “ verita’ “ è ripetuta due volte e nei vangeli  indica che  si tratta di un discorso fondamentale”in verità voi mi cercate non perché avete visto dei segni,ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati.”
Il popolo vede in Gesù un taumaturgo, vede in Gesù il Messia che doveva  venire e allora vogliono farlo re,
la gente si attende che rinnovi il miracolo o compia altri strepitosi miracoli come  i  paralitici, o sanare tutti i lebbrosi o far risorge un certo numero di morti; in fondo il popolo cercava e molti ancora oggi  cercano nella religione il sensazionale, il miracolo che colpisce l’immaginazione.

Ma la missione di Gesù non era né materiale né sociale né politica, Lui voleva attraverso i miracoli annunciare un’altra verità:”procuratevi non il cibo che perisce, ma quel cibo che dura per la vita eterna”. La gente domanda: “quali opere fai perché possiamo crederti?”.
Ma Gesù, sapendo che la fede non si produce nel cuore con nessun tipo di miracolo, sapendo che la fede non abbisogna di opere clamorose, dice “ questa è l’opera di Dio,questo è il dono di Dio:”credere in Colui che Egli ha mandato” e cioè credere alla persona di Gesù.

A questo punto comincia un lungo discorso sul pane della Vita, un discorso che conclude il capitolo 6 dell’evangelista Giovanni. Gesù afferma a tutti , noi compresi:” io sono il pane della vita, chi viene a me, chi si nutre di me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete”.
Gesù sa che l’uomo non vive solo di pane materiale, Gesù sapeva e sa che le esigenze e le aspirazioni dell’uomo  non si appagano  solo con le cose materiali, terrene e di breve durata, Gesù sa che l’uomo non può addormentare il suo interiore bisogno di Dio, di infinito, di infinita felicità, Gesù sa che se anche l’uomo possiede tutti i beni della terra è un uomo fallito perché non possiede il  Bene sommo che è Dio. In verità  è l’uomo stordito tra una montagna di  cose possedute ,l’uomo affascinato dal “bello” passeggero , da un   futuro dove l’infinito sia possibile e sogna una realtà senza i limiti del tempo, sogna, si aliena. Gesù non ci offre un cibo materiale ,corruttibile  come era  la manna nel deserto e  che i vostri padri mangiarono eppure morirono,io vi offro il pane del cielo, il pane della vita. Gesù non ci promette beni o tesori che invecchiano e non appagano, non cii offre quei tesori che  sono consumati dalla ruggine o che vengono rubati dai ladri, Gesù non ci presenta un dono che attrae la nostra sensibilità, ma ci offre un dono soprannaturale.
Siamo  noi convinti, convinti al punto da  dare la stessa vita che Gesù è ora, adesso realmente vivo, presente nel Tabernacolo?
Se siamo realmente convinti che il Signore del cielo e della terra, il Signore della vita è qui tra noi, realmente presente nel Tabernacolo perché allora passando davanti ad una  Chiesa andiamo così poche volte ad incontrarlo?
Siamo noi  certi sena ombra di dubbio, che proprio Gesù in persona  si farà vivo e presente qui sull’altare?
Se abbiamo la certezza della fede che Gesù è veramente presente nella Santa Eucaristia dovremmo partecipare più attivamente alla Liturgia e soprattutto dovremmo vivere ciò che crediamo e affermiamo con il nostro “ Amen”

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