DON ANTONIO

domenica 7 agosto 2011

OMELIA DOMENICA XIV ANNO B TEMPO ORDINARIO


Oggi  la Paola di Dio ci aiuta a comprendere il modo di operare di Dio nella nostra storia, è una risposta alla ricorrente domanda: ma dov’ Dio? E’ questo il modo di agire di Dio? Un agire che talvolta  contrasta con le nostre immagini di un Signore buono e provvidenza.  In quale modo e sotto quale forma Dio interviene nella storia e nel nostro cuore perché tutto concorra alla  salvezza dell’umanità? Lui che non vuole la morte di Caino omicida, ma vuole che  si converta e viva ed è pronto a difenderlo anche da una possibile  vendetta?

La seconda lettura ci parla dell’apostolo Paolo, che ha scoperto in se stesso la forza dell’amore di  Dio che lo ha chiamato da persecutore alla missione di apostolo. “ Ti basta la mia grazia, la mia potenza si manifesta pienamente nella debolezza". E S. Paolo  afferma: “quando sono debole è allora che sono forte”.
Questa è una verità che è fondamentale per comprendere il messaggio della nostra religione:Gesù nasce nella povertà, umanamente conduce una vita di poverta’ e di insignificanza: 30 anni su 33 conduce una  vita nascosta a Nazareth, una vita che si concludera’ con la più grande sconfitta : la morte in croce.
Questo è un messaggio che si ritrova in tutte le pagine della Bibbia, ad esempio la pagina dove si parla di  Davide che  sconfigge il gigante Golia.
Davide viene scelto tra i fratelli perché l’ultimo, il più piccolo dei fratelli, Maria che viene scelta per la umiltà e la semplicità:” il Signore ha guardato l’umiltà della sua serva”.
Per accettare questa verità come metodo di agire di Dio per i suoi figli, ci vuole un cuore disponibile,ci vuole specialmente una fede autentica, una vita permeata di fede e che accoglie con amore il disegno di Dio anche quando non è capito appieno.

E’ necessario essere un popolo docile e non come il popolo ebreo un popolo di dura cervice, figli testardi e dal cuore indurito, come  ci ha detto il profeta Ezechiele nella prima lettura.
Ezechiele,profeta e sacerdote anche lui deportato in Babilonia interpreta la storia di Israele deportato come una punizione educativa da parte di  Dio e per questo molti esuli lo definirono  Ezechiele un parolaio esaltato, uno fuori di sé e vanitoso.
Ezechiele umiliato e esiliato, deriso e oltraggiato sa di essere un inviato di Dio, un suo messaggero ,un portavoce di Dio: tu dirai loro: “Dice il Signore Dio-ascoltino o non ascoltino-perché sono una genia di ribelli. Sapranno almeno che un profeta, un uomo di Dio si trova in mezzo a loro”.

Come il profeta Ezechiele, come la totalità dei  veri profeti e non quelli falsi che si autoproclamavano profeti e lo facevano solo per far  piacere ai potenti e al popolo, come la totalità dei giusti di Israele, anche Gesù non viene capito né accolto e lo testimonia la conclusione fallimentare della sua missione.
I compaesani di Gesù rifiutano di vedere in Lui un profeta. Non era possibile che Dio parlasse attraverso un uomo così umile e semplice.
Cosa può mai venir di buono da Nazareth e per di più dal figlio di un carpentiere?
Gesù opera i miracoli solo quando trova da parte dell’uomo la fede in lui, Gesù guarisce i malati, scaccia i demoni, calma il mare in tempesta, guarisce la donna ammalata da 12  anni, risuscita la bambina del capo della sinagoga ma solo perché vede la fede:” la tua fede ti ha guarita, la tua fede ti ha salvata”. Non una fede astratta ,non una fede a parole come quella di tanti farisei, ma una fede viva in Gesù nella sua persona.

No, Gesù non può operare il miracolo quando trova figli testardi e dal cuore indurito, come lo erano  certi farisei che non riconoscevano in Lui l’inviato di Dio e quindi si sarebbero fermati solo al fatto spettacolare e folcloristico, e come lo siamo anche noi quando la nostra fede si identifica con le pratiche, con i luoghi comuni, quando cioè la fede non è vita vissuta.
Il brano del Vangelo di oggi ci deve far riflettere: “Gesù non vi potè operare nessun prodigio. Gesù si meravigliava  della loro incredulità”.
Gesù rimane  stupito e meravigliato perché non riuscivano a capire la sua missione o meglio perché non volevano fare il salto della fede, cioè passare dal miracolo fisico all’accettazione dell’uomo di Dio.

Ancor meno riusciranno a comprendere ,ad accettare e ad amare Gesù, quando si presenterà come il servo sofferente, come il Messia umiliato e disprezzato e non come il Messia Re  potente, quando vedranno il Figlio dell’uomo morire in croce, come tutti o peggio come un  malfattore tra due ladroni.

Ecco il messaggio della Parola di oggi, un messaggio che ci sconvolge: la potenza di Dio si manifesta  con pienezza nella debolezza. Dov’è ora il Dio onnipotente? E come si rivela oggi la sua  onnipotenza?
Alcuni tormentati e angosciati di fronte  al male che ancora c’è nel mondo hanno rigettato l’immagine di Dio Bonta’ infinita, amore e provvidenza e hanno concluso che con la morte tutto è finito e alcuni negli anni passati predicavano la morte di Dio stesso.
Ma è vero l’ onnipotente che  noi immaginiamo, un Dio che corrisponde alle nostre ideologie di potenza, di trionfalismo, di vittoria, un Dio che ci deve  tutto e in ogni occasione ..questo Dio non esiste.  Gesù ci obbliga oggi liberarci dagli stereotipi di un Dio a nostro servizio, perché il vero  e unico Dio è quello, secondo le pagine della Scrittura, che si rivela negli umili, nei poveri, che si manifesta nella debolezza e nella precarietà della realtà quotidiana. Questa presenza reale di Dio può essere percepita solo quando si  ha la fede e si guarda agli  uomini e alle cose con gli occhi della fede.
Un padre della Chiesa  del II secolo dice: “ nulla sorprende lo spirito umano quanto il contrasto fra la semplicita’ operante di Dio e la grandezza  degli effetti”.

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