DON ANTONIO

martedì 9 agosto 2011

OMELIA DOMENICA V DI QUARESIMA ANNO B

Con questa domenica si chiude il tempo quaresimale e domenica prossima inizierà la Settimana Santa memoria  della passione morte e risurrezione di Gesù. IL foglietto festivo la definisce come la domenica del chicco di grano. Il messaggio della liturgia della Parola di oggi è un messaggio  che è paradossale, un assurdo quasi: la salvezza ci viene dalla croce, la vera gioia nasce dalla sofferenza, la vera vita nasce dalla morte.
“se il chicco di grano caduto in terra non muore,rimane solo, se invece muore produce molto frutto.

La prima lettura tratta dal profeta  Geremia fa parte degli scritti di questo profeta che si chiamano “ le consolazioni, la speranza per Israele” in quanto è una parola pronunciata dal profeta per infondere fiducia e speranza nei deportati in Babilonia. Si  parla di una nuova  alleanza: l’antica alleanza era stata scritta su tavole di pietra, consegnate a Mosè sul Sinai e su quelle quali erano scritti i dieci  comandamenti.
La nuova alleanza è scritta nel cuore degli uomini. Perché è nel cuore dell’uomo che avviene  la grande battaglia tra bene e male, tra  le tentazioni del maligno e la Parola del Signore, tra il fascino del male e del proibito e il sacrificio che sempre richiedono la bontà e l’amore. Infatti se riflettiamo bene , è dal cuore dell’uomo ( lo dice anche Gesù) che hanno origine  i pensieri malvagi, i desideri cattivi,  è nel cuore dell’uomo che nasce il peccato,
E allora come il peccato trova la sua radice nel cuore dell’uomo , così anche la conversione deve radicarsi nel cuore per essere un fatto profondo e permanente.
La conversione non è per sua stessa natura un fatto episodico, un fatto quaresimale , un fatto magari in rapporto alle circostanze: un dolore , una croce,la  vecchiaia ecc.
Nessuno può definirsi un convertito, il vero convertito a Gesù si vede dalle opere, dai fatti, dalla vita di ogni giorno.

Molte volte Giovanni nel suo vangelo parla dell’ora di Gesù: “non è ancora giunta la mia ora, Padre salvami da quest’ora, è giunta la mia ora di andare al Padre”. Tutta la vita di Gesù è protesa verso questa ora. Questa “ora produce turbamento: “Padre allontana da me questo calice, salvami da quest’ora”,  ma è anche  l’ora desiderata, l’ora del compimento perfetto della volontà del Padre, l’ora della croce e della glorificazione.
Gesù è il Servo sofferente di cui parla il profeta Isaia, è l’Agnello che, mansueto compie tutta la volontà del Padre,indica a tutti e anche a noi la strada vera della conversione, la strada della salvezza e della gloria.

Alcuni  cristiani non riescono  a convincersi di questa verità: di  fronte a Gesù il giusto, il figlio di Dio, il Signore del tempo, di fronte a Gesù morto in croce c’ è solo il silenzio ,il buio,  il silenzio di Dio : Padre perché mi hai abbandonato? e il silenzio dell’uomo, di tutti quegli uomini che innocenti  che  gridando:  Dio dove sei?Perché non rispondi?
Di fronte all’immensa schiera dei martiri per la fede, martiri per la giustizia, o semplicemente davanti al dramma della morte non resta che il silenzio. Si resta attoniti , anzi ci accorgiamo di aver capito forse male il cristianesimo, forse troppo trionfalisticamente,  forse ignorando  che la Pasqua si colloca oltre la croce e oltre il sepolcro, oltre la terra, in una diversa dimensione, in una dimensione non più terrena o umana, si resta  attoniti di fronte alla parola evangelica che abbiamo ascoltato:
“se il chicco di grano caduto in terra non muore rimane solo,  e non produce frutto”.
Gesù è questo seme, come lo deve essere ogni cristiano, solo per il fatto di essere cristiano, Gesù è questo seme che è stato crocifisso e sepolto in questa nostra terra, perché dal suo fianco squarciato e trafitto germogliasse una vita nuova.


Questo messaggio evangelico è sublime e anche difficile da mettere in pratica, è un messaggio che promette risurrezione, pace ,pasqua ,e nello stesso tempo ci assicura per l’oggi il momento della prova, il momento della croce.
Ancora Gesù che ci dice: “chi ama sua vita la perde e chi odia la sua vita in questo mondo la conserverà per la vita eterna”. E’ presente alla nostra vita il mistero del dolore. Il dolore  e la croce hanno un nome per ciascuno e si rende evidente nella vita di tutti i giorni:la malattia, la solitudine, i piccoli e grandi drammi  familiari, i dispiaceri che il vivere riserva  ad ogni persona, una incomprensione  , i fallimenti, una disgrazia o una tragedia che improvvisamente  ci piomba   addosso, ebbene tutte queste realtà che sono insite nella vita stessa dell’uomo e portano con se il nome “ croce “... quella croce che siamo chiamati a portare ogni giorno seguendo le orme di Gesù.

Ripeto che umanamente, da un punto di vista  solo  logico e razionale tutto questo è assurdo e incomprensibile, non ci sono spiegazioni o significati logici alla “croce”, tanto più se pensiamo a Dio, L’Essere per definizione  Buono,Amore e Padre per tutti i suoi figli, è proprio allora che  anche alcuni cristiani hanno preferiti dimenticare questa pagina evangelica, hanno preferito chiudere gli occhi di fronte a questo mistero.
La fede in Cristo è quindi la certezza che  Gesù non ci imbroglia,è la fede in questo vangelo, in questa buona notizia che si deve esprimere  in un sì, in un amen all’amore di donazione, un sì a Colui che  ha dato la vita per noi e ci garantisce la vita eterna.
                                                                                                                                                                                           

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