DON ANTONIO

sabato 8 ottobre 2011

Omelia domenica III anno B

La parola di questa domenica si collega alla parola di domenica scorsa, Gesù che chiama gli apostoli, Il Signore che continua a chiamare attraverso la voce di alcuni uomini messaggeri di Dio e attraverso i fatti del nostro tempo, Gesù ancora invita a seguirlo: “venite e vedrete”. Gesù ancora ci interpella e domanda la nostra risposta come quella di Samuele: “parla Signore che il tuo servo ti ascolta” oppure come la risposta di Andrea e Simone :” subito, con prontezza,lasciate le reti,il padre, lasciato il loro lavoro lo seguirono”.

Siamo nell’Anno Santo e l’anno santo è una chiamata di Dio a ciascuno di noi,una chiamata a convertirci,una chiamata a diventare cristiani autentici testimoni del Vangelo.
La parola di Dio sottolinea che per seguire il Signore fino in fondo è necessaria una conversione radicale della vita e una fede senza ripensamenti o eccezioni. Nella prima lettura si parla di Giona , profeta,la parola profeta significa colui che parla in nome di Dio e Giona in nome di Dio annuncia agli abitanti di Ninive: “ancora 40 giorni e Ninive sarà distrutta” ,sarà distrutta a motivo della condotta malvagia.
Siamo nel 300 a.C. circa ed alcuni ebrei zelanti rifiutavano, in ossequio alla Legge, il contatto con i pagani , anzi affermavano che i pagani erano esclusi dalla salvezza. Tra questi pii ebrei c’era anche il profeta Giona, che subito non accetta la missione. Tutti conosciamo la sua storia:durante una grande tempesta i marinai,ritenendolo colpevole della bufera,lo gettarono in mare e rimase per tre giorni in mare, voleva fuggire da Ninive perché era una città pagana e nemica.
Giona è costretto ad assistere con stupore alla conversione di Ninive, condizione necessaria per appartenere al popolo di Dio, per credere in Lui ed abbandonare la via del peccato. Anche il cristiano può chiudersi nell’indifferenza verso i fratelli come Giona o presumere di avere garantita la salvezza solo perché praticante.

Nel brano del Vangelo abbiamo sentito la parola di Gesù:” il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino, convertitevi e credete al Vangelo”.Gesù sta predicando il vangelo di Dio e invita a credere alla buona notizia, richiede un cambiamento di vita, unì cambiamento di mentalità, un cambiamento radicale e duraturo,un cambiamento che coinvolga l’esistenza in tutte le sue dimensioni. Gesù chiama gli apostoli a seguirlo:”seguitemi vi farò diventare pescatori di uomini”.

La risposta degli apostoli è sulla linea dei grandi padri dell’A.T.da Abramo a Samuele, a tutti i profeti:” subito,lasciate le reti lo seguirono”. E andando un poco oltre anche Giacomo e Giovanni lasciano non solo il lavoro: le barche e le reti, ma anche gli affetti più cari, lasciato il loro padre Zebedeo sulla barca seguirono il Maestro Gesù.

Molti sono gli spunti per una riflessione. Certamente si tratta di una parola rivolta a noi oggi, una parola chiara e precisa, una parola esigente e provocatoria, una parola che ci interpella. Gesù ci viene incontro con la sua parola e ci annuncia: “convertitevi e credete nel Vangelo”, cambiate vita a e abbiate fede in me.
Vogliamo però soffermarci sulla prima parola del Vangelo di oggI: IL TEMPO¬¬ , il tempo è compiuto, ed anche l’apostolo Paolo parla di tempo nella seconda lettura, “questo vi dico fratelli, il tempo ormai si è fatto breve”. Non si tratta del tempo definito in greco kronos cioè un tempo che scandisce i giorni e le ore, da quando siamo nati e quanto ne rimane da vivere, in un inarrestabile conteggio .
Non è questo il tempo del quale si parla nel vangelo o nella lettera ai Corinzi, ma di un temo che è definito in greco come kairos, che significa: momento favorevole, occasione propizia..cioè il tempo degli interventi di Dio nella storia.
Ovviamente il tempo si è fatto breve,il tempo porta con se la dimensione della brevità, le stesse gioie e allegrie e piaceri terreni hanno come attributo la brevità, e allora per assaporarle un po di più quasi per eternizzarle, si deve ricorrere al ricordo del passato o si immaginano perenni ed immortali nel futuro e nel sogno. L’uomo di oggi specialmente fa molta fatica ad accettare il limite,il termine e la conclusione di una realtà positiva e gratificante,l’uomo non vuole perdere nel tempo il gusto e le gioie sperimentate nella giovinezza,nella primavera della vita o nella salute fisica,per questo compie anche grandi sacrifici pur di non perdere alcune soddisfazioni terrene,anche sane,giuste e legittime.
Di fronte a questa verità S.Paolo invita a vivere nelle cose, a vivere nel mondo ma con distacco:
“quelli che possiedono vivano come se non possedessero..ecc., perché passa la scena di questo mondo”.
Questa parola si riferisce al mondo del teatro dello spettacolo di questo mondo,non sappiamo quando o come o dove ma cala il scipario sulla vicenda umana e quello che resta è solo il bene che si è compiuto,quello che rimane è solo la fede e l’amore per Cristo,quello che rimane è solo quello che appare agli occhi di Dio e non agli occhi degli uomini,agli occhi dei mass media. Dobbiamo avere sempre con noi un pensiero salutare: noi siamo eterni,in Dio esistiamo nell’eternità,nel tempo siamo nati,per un certo tempo viviamo sulla terra secondo il disegno di Dio e poi con la morte si concluderà il tempo e riprenderà l’eternità.
Quello che ci consola e ci conforta è la presenza attuale di Dio nel nostro esistere,il Signore non si allontana da noi neppure quando noi ci allontaniamo da Lui,la sua Parola ci accompagna e i suoi suggerimenti interiori ci guidano sempre se Lo lasciamo parlare,se facciamo silenzio attorno e dentro di noi,lo Spirito Santo ci sostiene specialmente nei momenti bui,difficili o dolorosi
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