DON ANTONIO

lunedì 31 ottobre 2011

Omelia domenica XXXI anno B

La parola di Dio di questa domenica è un richiamo a noi cristiani fin dalla nascita con il Battesimo.
Forse, durante la nostra vita, abbiamo mancato di coerenza e forse la nostra incoerenza ha facilitato l’allontanamento di tanti dalla fede e dalla Chiesa. Questa constatazione e questo ammonimento ci vengono dalle letture dobbiamo prendere coscienza del nostro possibile e attuale fariseismo,prendere coscienza della nostra ipocrisia e falsità per incominciare una vita cristiana nuova,coerente radicalmente al Vangelo di Gesù. Oggi più che mai il mondo e la Chiesa hanno bisogno di cristiani santi che vivono nella santità della vita e delle opere, che vivono nella trasparenza dell’operato, che hanno come modello fondamentale il Cristo e come stile di vita il Vangelo.

La prima lettura ci ricorda la preghiera che gli ebrei recitano due volte al giorno, una preghiera che si richiama al brano del Deuteronomio che abbiamo ascoltato nella prima lettura:
“Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo.
Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutte le forze.
Questi precetti che oggi ti dò, ti stiano fissi nel cuore;
li ripeterai ai tuoi figli, ne parlerai quando sarai seduto in casa tua, quando camminerai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai.
Te li legherai alla mano come un segno, ti saranno come un pendaglio tra gli occhi
e li scriverai sugli stipiti della tua casa e sulle tue porte.
Quando in avvenire tuo figlio ti domanderà: Che significano queste istruzioni, queste leggi e queste norme che il Signore nostro Dio vi ha date?
tu risponderai a tuo figlio: Eravamo schiavi e il Signore ci fece uscire con mano potente”.
L’amore esclusivo a Dio e l’amore di oblatività al prossimo è una risposta di amore all’amore che Dio ci ha fatto vedere e toccare con mano nella Crocifissione e Risurrezione del suo Figlio,un amore che si rivela nel dono ,più importante, la fede che si evidenzia nella speranza.

Gesù nel Vangelo si richiama a questo brano e ricorda questa preghiera dello Shemà: “ascolta Israele”. Gesù ,alla giusta e saggia risposta dello scriba, aggiunge: “non sei lontano dal regno di Dio”, un regno fondato sull’amore di una totale donazione al fratello. non solo amare il prossimo come come se stessi, ma amare il nemico, anche colui che ti sta facendo del male. Non è la negazione dei precetti dell’A.T. ma il superamento in una dimensione impraticabile e impossibile all’uomo, come abbiamo sentito anche nella solennità di tutti i Santi.

La parola di Dio della prima lettura e questa del vangelo, le possiamo applicare a noi tutti:preti e laici.
Tutti abbiamo bisogno di essere più autentici e veri..
Uno dei gravi peccati di alcuni cristiani, oggi, è proprio quello del distacco, cioè si constata in alcuni un grande distacco, un grande divario tra la fede che pubblicamente si professa e la vita che si vive, tra i segni croce che si fanno in chiesa e le mancate strette di mano che non si fanno fuori Chiesa,un divario tra la comunione Eucaristica che si riceve in chiesa e la divisone che si riscontra poi nella realtà quotidiana ,il divario tra canti, parole e preghiere di amore e il comportamento della vita di tutti i giorni.
E’ questo lo scandalo che acuni stanno palesando, è questa la grande incoerenza che toglie credibilità alla nostra professione di fede. Il Signore ci domanda di essere fedeli a Lui nonostante tutto.
Il mondo pagano nei primi tempi della Chiesa ha avuto l’esempio dei martiri per le fede in Gesù,cristiani che per essere fedeli a Gesù accettavano inimmaginabili sacrifici fino al dono della vita. Mettevano in pratica la parola di Gesù:” chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me.” Oggi l’annuncio del Vangelo,della buona notizia che Gesù è il Salvatore dell’uomo, troverà ancora ascolto e disponibilità se troverà una conferma credibile nella vita di testimonianza dei cristiani.

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