DON ANTONIO

mercoledì 19 ottobre 2011

Omelia domenica V anno B

Con questa domenica si chiude il tempo quaresimale e domenica prossima inizierà la Settimana Santa che commemora la passione, morte e risurrezione di Gesù. Il foglietto domenicale la definisce come la domenica del chicco di grano. Il messaggio della liturgia della Parola di oggi è un messaggio che è paradossale per l’uomo, un assurdo quasi: la salvezza ci viene dalla croce, la vera gioia nasce dalla sofferenza non la sofferenza qualsiasi ma quella accettata nell’amore, la vera vita nasce dalla morte.
“Se il chicco di grano caduto in terra non muore,rimane solo, se invece muore produce molto frutto.

La prima lettura tratta dal profeta Geremia fa parte degli scritti di questo profeta che si chiamano “ le consolazioni, la speranza per Israele” in quanto sono parole pronunciate dal profeta per infondere fiducia e speranza nei deportati in Babilonia.. Solo qui nell’A.T. si parla di una nuova alleanza: l’antica alleanza era stata scritta su tavole di pietra, consegnate da Dio a Mosè sul Sinai e sulle quali erano scritti i dieci comandamenti.
La nuova alleanza è scritta nel cuore degli uomini. Perché è nel cuore dell’uomo che avviene la grande battaglia tra bene e male,la scelta tra la vita e la morte, tra le tentazioni del maligno e la Parola del Signore, tra il fascino del male e del proibito e il sacrificio che sempre domandano la bontà e l’amore. Infatti se riflettiamo bene : è dal cuore dell’uomo- lo dice anche Gesù- che hanno origine i pensieri malvagi, i desideri cattivi, è nel cuore dell’uomo che nasce il peccato.
E allora come il peccato trova la sua radice nel cuore dell’uomo , così anche la conversione deve radicarsi nel cuore, per essere un fatto profondo e permanente.
La conversione non è per sua stessa natura un fatto episodico, un fatto quaresimale . un fatto magari in rapporto alle circostanze: dolore, croce, vecchiaia ecc.
Nessuno può definirsi un convertito, il vero convertito a Gesù si vede dalle opere, dai fatti, dalla vita di ogni giorno.

Il brano del Vangelo è pieno di spunti per riflettere e meditare. Molte volte Giovanni nel suo vangelo parla dell’ora di Gesù: “non è ancora giunta la mia ora, Padre salvami da quest’ora, è giunta la mia ora di andare al Padre!. Tutta la vita di Gesù è protesa verso questa “ora”. Questa ora suprema produce ansia e turbamento: “Padre allontana da me questo calice, salvami da quest’ora”, ma è anche l’ora desiderata, l’ora del compimento perfetto della volontà del Padre, l’ora della croce e della glorificazione.
Gesù è il Servo sofferente di cui parla il profeta Isaia nei suoi Carmi del Servo di JHWH, è l’Agnello che mansueto compie tutta la volontà del Padre,offre spontaneamente e liberamente la sua esistenza per l’amore infinito verso l’umanità,indica a tutti noi la strada vera della conversione, la strada della salvezza e della gloria.

Per giungere là alla vera Vita, per arrivare alla Pasqua, per risorgere bisogna passare attraverso la croce,questo non è un optional ma una verità per tutti. Ma Signore quale scelta hai fatto per salvarci? Era proprio necessaria? E Tu Signore l’hai scelta come Dio ,proprio in libertà? Una scelta sconcertante e paradossale: morire come il chicco di grano, finire sotto la terra per avere la vita. Alla sofferenza e alla morte specialmente di un innocente, di un giusto, dell’unico innocente e del solo giusto, gli uomini non si abitueranno mai.

Cristiani da bambini, noi cristiani come l’uomo qualunque non riusciamo a convincerci di questa verità: di fronte a Gesù il giusto, il figlio di Dio, il Signore del tempo, di fronte a Gesù morto in croce c’ è solo il silenzio ,il buio, il silenzio di Dio :” Padre perché mi hai abbandonato” e il silenzio dell’uomo, di tutti quegli uomini che innocenti sono morti gridando: “Dove se o Dioi? Perché non rispondi,o Signore? “.
Di fronte all’immensa schiera dei martiri per la bontà, martiri per la giustizia, o semplicemente davanti al dramma della morte non resta che il silenzio di chi,pur avendo la fede,non ha parole per spiegare e per comprendere. Si resta attoniti di fronte al mistero della morte , anzi ci accorgiamo di aver capito forse male il cristianesimo, forse troppo trionfalisticamente, forse ignorando che la Pasqua si colloca oltre la croce e oltre il sepolcro ma sempre passando attraverso la via del Calvarui e la Croce,la Risurrezione si colloca oltre la terra, in una diversa dimensione, in una dimensione non più terrena o umana,allora si resta attoniti alla parola evangelica di oggi:”se il chicco di grano caduto in terra non muore rimane solo, e non produce molto frutto”.
Gesù è questo seme, come lo deve essere ogni cristiano, proprio per essere discepolo di Gesù, Gesù è questo seme che è stato crocifisso e sepolto in questa nostra terra, perché dal suo fianco squarciato e trafitto germogliasse una vita nuova per tutti gli uomini che accolgono il dono della Redenzione.

Questo messaggio evangelico è sublime e difficile da mettere in pratica, è un messaggio che promette risurrezione, gioia , pace ,pasqua, felicità ma nello stesso tempo ci assicura per l’oggi il momento della prova, il momento della croce.
Ancora Gesù ci dice: “chi ama sua vita la perde e chi odia la sua vita in questo mondo la conserverà per la vita eterna”. E’ presente , durante la nostra vita nel tempo, il mistero del dolore. Il dolore e la croce hanno un nome per ciascuno di noi e si rende evidente nella vita di tutti i giorni:la malattia, la solitudine, i piccoli e grandi drammi familiari, i dispiaceri che il vivere riserva ad ogni persona, l’incomprensione e i fallimenti, una disgrazia o una tragedia che improvvisamente ci è capita; ebbene tutte queste realtà che sono insite nella vita stessa dell’uomo e portano con se il nome “croce”... quella croce che siamo chiamato a portare ogni giorno seguendo le orme di Gesù.

Ripeto che umanamente, da un punto di vista logico,umano.terreno, tutto questo è assurdo e incomprensibile, non ci sono spiegazioni o significati logici alle croci che la vita ci riserva ,tanto più se pensiamo a Dio come Bonta Infinita e assenza di ogni male, l’Essere per definizione buono e Padre per tutti i suoi figli, allora anche alcuni cristiani hanno preferito dimenticare questa pagina evangelica, hanno preferito chiudere gli occhi di fronte a questo mistero di morte e di risurrezione.
La fede in Cristo è quindi la certezza che Gesù non ci imbroglia e la fede in questo vangelo, in questa buona notizia si esprime in un sì, in un amen,un sì all’amore di donazione, un sì a Colui che ha donato la vita per noi sulla Croce e che continua sommessamente a donarci la sua grazia ,che continua a garantire ad ognuno di noi una vita eterna.

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