DON ANTONIO

mercoledì 12 ottobre 2011

Omelia domenica XVII anno B

Oggi la prima lettura ed anche il vangelo parlano di una moltiplicazione dei pani: nella prima lettura è il profeta Eliseo che compie la moltiplicazione, nel Vangelo è Gesù.
In Israele si conservava e si tramandava il ricordo meraviglioso di uomini di Dio ,di profeti che avevano ottenuto dal Signore il necessario per la sopravvivenza fisica, basti che pensiamo a Mosè che intercede per il popolo ebreo in cammino nel deserto e prima ottiene l’acqua dalla roccia, poi il pane, la manna ogni mattina,ottiene dal Signore il pane però sufficiente solo per quel giorno, se qualcuno voleva accumulare la manna allora la manna marciva. Oltre a Mosè pensiamo al profeta Elia che,con il pane donato dall’angelo di Dio,cammina anche lui nel deserto.
Il secondo libro dei Re ci presenta la figura del profeta Eliseo, successore del profeta Elia, siamo nel secolo IX a.C.circa e l’uomo di Dio,Eliseo, è pronto a condividere quel poco che possedeva, che gli era stato offerto, senza preoccuparsi del domani,del futuro.
E’ un insegnamento sulla fede autentica, su quella fede per la quale ci abbandiamo a Dio, perché è Provvidenza, perché il Padre che ha cura di tutti i suoi figli.

Il Signore dona cento volte tanto e la vita eterna a quanti che per Lui hanno lasciato tutte le cose terrene e gli affetti umani. Lo abbiamo sentito nel Salmo:”il Signore dona con larghezza a quanti donano con gioia, una buona misura traboccante vi sarà versata in grembo”, il signore che dona e dona la vita in sovrabbondanza. Infatti dopo il miracolo della moltiplicazione dei pani ad opera di Eliseo, dopo che tutta la gente mangiò, ne avanzò secondo la parola del Signore, così dopo la moltiplicazione dei pani e pesci ad opera di Gesù, dopo che la folla mangiò fino a sazietà, avanzarono 12 canestri con i 5 pani d’orzo.
Il Signore dona sempre in sovrabbondanza.

In questa occasione si manifesta la verità dei cuori. Gli apostoli sono spaventati dalla grande folla,sono impauriti al solo pensiero di dover sfamare tanta gente; un ragazzo invece alla richiesta di Gesù dona tutto quello che aveva: 5 pani d’orzo e 2 pesci, che poi Gesù, dopo la preghiera di lode e di ringraziamento offre a tutta la gente. Gesù non misura, non pesa e non quantifica i suoi doni, Lui non fa i conti che facciamo noi:”200 denari di pane-dice Filippo. non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo”, Gesù non fa questi conti, Lui dona oltre l’attesa, oltre ogni aspettativa.
Date e vi sarà dato, il Signore ama chi dona con gioia, gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date.

Il brano del vangelo di oggi, dell’evangelista Giovanni, si trova nel capito 6: un capitolo intero tutto dedicato al pane di vita. Gesù infatti compie la moltiplicazione dei pani e dei pesci come anticipazione, come premessa,come prefigurazione, come pedagogia per comprendere poi un miracolo infinitamente più grande: il dono di se stesso,l’offerta del suo corpo e del suo sangue a noi nell’Eucaristia,
Molti allora si fermarono solo al fatto prodigioso, allo strepitoso,al miracolistico tanto da dire: “questi si è davvero il profeta, questi si è davvero il messia che deve venire”, questi si è il re; infatti pensavano allora che il Messia quando sarebbe giunto sarebbe stato re e avrebbe instaurato un regno di prosperità, un regno di grande benessere temporale e poi anche avrebbe compiuto la liberazione dall’impero romano.

Gesù accetta dall’uomo anche quel poco che ha, se il dono è fatto nella gioia e nella fede, perché- ecco il segreto di Dio-Lui compie le cose grandiose con le piccole cose. Il Signore chiede la nostra collaborazione per realizzare il miracolo.Il gesto compiuto da Gesù oltrepassa l’ambito materiale, si tratta di un gesto simbolico,significativo, espressivo: se da una parte Dio accetta anche il mio piccolo dono per fare il mìracolo, dall’altra Gesù non vuole che niente vada perduto.
E questa non è una questione economica, come molti fraintendono pensando che Gesù indichi lo spreco,cioè una questione economica, Gesù invece vuole affermare che niente e nessuno vada perduto perché, tutto e tutti concorrano alla salvezza generale. Gesù ci insegna a spezzare il pane, cioè a condividere il pane con chi ci è accanto.
Gesù ci esorta a vivere in fraternità: la buona notizia è l’amore al prossimo perché Gesù stesso è presente nel fratello specie in quello bisognoso di pane, di affetto, di carità :questa vita di amore al prossimo è il distintivo del cristiano.

Ricordiamo le prime comunità cristiane: erano un cuor solo e un anima sola, uniti nella preghiera e nella frazione del pane. Gesù ci invita ad uscire dal nostro guscio, dal nostro individualismo, dal nostro egoismo. Oggi viviamo nella società del benessere materiale, una società dove si privilegia l’individuo,dove regna l’egoismo:ognuno pensa a se stesso,ai suoi cari,alle sue cose,ai propri affari,ai propri progetti incuranti dei bisogni vitali del prossimo.
Si moltiplicano le dicerie sul vicino,i pettegolezzi di contrada,le mormorazioni sull’operato degli altri e non ci preoccupa di un aiuto materiale e anche spirituale a chi è povero.
Come al solito poniamoci una domanda: come possiamo noi fedeli cristiani,battezzati e praticanti, come possiamo accostarci all’altare e nutrire nel cuore sentimenti anche solo di indifferenza verso il nostro prossimo?
Come si può ricevere il Signore che si è donato a noi in cibo nella Santa Comunione e poi non donare neppure le briciole al nostro prossimo in carità e in elemosina?

I due discepoli di Emmaus riconobbero il Signore Risorto nel gesto dello spezzare il pane, oggi il mondo ci riconoscerà credibili come discepoli di Cristo dalla nostra testimonianza di condivisione di beni e di vita con i più poveri, con gli emarginati,con i profughi,gli immigrati, pronti a donare una parola di conforto e di speranza a chi la sta cercando in noi e sta brancolando nel buio,pronti a donare anche del nostro patrimonio a chi sta peggio di noi. Oggi più che mai si percepisce il bisogno di solidarietà,di fraternità,di condivisione osservando con amarezza quanti ancora sono in condizioni economiche di povertà nel terzo mondo e ora anche in Italia. Per questo motivo si fanno le elemosine in Chiesa, si organizzano collette,giornate di solidarietà perché resta vera anche oggi la parole di Gesù:
“Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. 32Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, 33e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. 34Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: «Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, 35perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, 36nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi». 37Allora i giusti gli risponderanno: «Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? 38Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? 39Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?». 40E il re risponderà loro: «In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me». 41Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: «Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, 42perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, 43ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato». 44Anch'essi allora risponderanno: «Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?». 45Allora egli risponderà loro: «In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l'avete fatto a me». 46E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».Questa parola è una buona notizia per il nostro tempo perché oggi ci sono ammalati,affamati,prigionieri e tutte queste persone noi dobbiamo amarle come noi stessi ,in queste persone è presente Gesù come è presente nella Parola e nell’Eucaristia.Dalla solidarietà verso il prossimo dipende il futuro dell’umanità e nella fraternità si deve compiere anche la nuova evangelizzazione.

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