DON ANTONIO

domenica 16 ottobre 2011

Omelia domenica XXII anno B

Oggi i testi della Liturgia ci aiutano a riflettere sulla nostra religione cristiana, sulla vera e autentica moralità, ci aiutano a fare un esame di coscienza sulla nostra vita concreta alla luce della Parola di Dio.
Forse ci riteniamo buoni cristiani, perché praticanti e fedeli alle tradizioni, ma forse mai abbiamo cercato una verifica completa e coraggiosa del nostro vivere alla luce di quello che Gesù ci ha rivelato,alla luce della Parola contenuta nelle Sacre Scritture,alla luce della parola del Magistero autentico della Chiesa e non in base alle nostre opinioni, o peggio in base al nostro cosidetto buon senso o a quello che gli altri dicono o pensano di noi.

La prima lettura è un brano del Deuteronomio, “Deuteronomio”vuol dire l’altra legge, un libro che è una riflessione sull’Esodo, sui comandi e le leggi che il Signore ha dato al suo popolo. Il brano riporta il testamento di Mosè, le ultime parole e le istruzioni di Mosè prima della sua morte e prima dell’entrata nella terra Promessa. Mosè sa che non entrerà nella terra promessa perché non è stato sempre fedele al comando del Signore,sa che la vedrà solo da lontano e allora rivolge un accorato appello al popolo, un appello profetico perché il popolo metta in pratica le leggi date dal Signore.
“Ascolta ,Israele- Mosè inizia con queste parole come inizia la famosa preghiera di Israele anche ai nostri giorni,lo shemà- ascolta Israele le leggi e le norme che io vi insegno perché le mettiate in pratica,perché viviate ed entriate in possesso del paese che il Signore sta per darvi.
A questo corpo di leggi non aggiungerete nulla e non toglierete nulla, ma li metterete in pratica da uomini saggi e sapienti”.

Gesù nel N.T. non toglie nulla da questa legislazione dell’A.T., non toglie neppure un iod, cioè la lettera più piccola dell’alfabeto ebraico,una lettera che assomiglia ad nostra virgola, Gesù non è venuto per togliere nulla dalla legge data da Dio nell’A.T. ma per dare compimento pieno e completo.
“Beati quelli che ascoltano la Parola di Dio e la mettono in pratica”.
La fedeltà all’alleanza vuol dire fedeltà al Signore che ha donato questi comandamenti e allora la fedeltà diventa un segno di luce per i popoli vicini e i popoli stranieri,i i quali diranno:” questo è il solo popolo saggio, che ha il suo Dio vicino a se, un Dio vicino ogni volta che lo invoca”.

Il brano del Vangelo riporta le parole di Gesù in aperto contrasto con alcuni della setta dei farisei.
Anche Gesù è un ebreo, ed apparteneva proprio al gruppo dei farisei, ma critica l’atteggiamento ipocrita di alcuni di loro. Gesù rimprovera a questi farisei di aver pervertito la religione dei padri, di aver abbandonato con il passare del tempo il senso vero e spirituale di certi gesti, di certe pratiche, di certi riti e di aver anteposto alla legge di Mose, alla legge scritta nella Torah,una legge umana. “Bene ha profetato Isaia di voi, ipocriti, come sta scritto: questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me”.

Gesù più volte indicha l’ipocrisia e la falsità, come il peccato più grave, perché?
Perchè questi farisei amano apparire,desiderano essere ammirati e considerati come dei perfetti.Quindi non è credibile la loro testimonianza perché un supportata e non confermata da convinzioni interiori.
Questi farisei appaiono agli occhi di tutti ,bravissimi osservanti della legge di Mosè, in realtà sono infedeli all’alleanza e tradiscono la loro religione e la loro morale perché la loro osservanza della Legge non ha radice nel cuore: “amerai il Signore con tutto il tuo cuore”.
Quindi dovevano osservare la legge,la Torah per amore di Dio e non per le convenienze sociali o per apparire.

Queste parole di Gesù non si addicono forse anche a certi nostri atteggiamenti? A parole ci proclamiamo cristiani, siamo anche praticanti, in alcuni solo per tradizione o per conformismo sociale, certamente siamo battezzati, sposati in Chiesa… ma quanto è distante il nostro vivere di tutti i giorni dalla parola del vangelo,dalla buona notizia di Gesù, e anche noi come Israele possiamo essere infedeli alla nuova ed eterna alleanza. Il Vangelo di Gesù non chiede pratiche,ritualità ma prima di ogni altra cosa domanda fede, perdono, carità, povertà, amore esclusivo a Dio.
“Questo popolo mi onora con le labbra ma il suo cuore è lontano da me”, perché è dal cuore che nascono ed escono le cattive intenzioni:prostituzioni, furti, omicidi,adulteri,avarizie, inganni,invidie,maldicenze, sospetti, imbrogli, tradimenti, superbia, stoltezza, e tutte queste cose contaminano l’uomo e non possono conciliarsi con la vera religione.
Gesù non si attende primariamente dai cristiani la perfezione anche se resta vera la parola di Gesù” siate perfetti come è perfetto il Padre vostro che è nei cieli” , Gesù non si aspetta primariamente dai cristiani la santità anche se la santità resta la meta per ogni fedele cristiano,Gesù chiede a tutti l’amore,come leggiamo nel capitolo 25 di San Matteo, infatti Lui è venuto proprio per amore dei peccatori,per amore della pecora perduta,per cercare e salvare il figlio prodigo; Gesu chiede cristiani convinti, non si attende scrupolosi osservanti della legge ma peccatori convertiti che diventano autentici testimoni della verità per gli altri uomini. Gesù mai pronuncia la parola “ guai” ai peccatori,non dice guai alla samaritana,non dice guai al figlio prodigo… ma solo e unicamente a riguardo di quei farisei che ostentavano perfezione di vita ma dentro , nel cuore, erano sepolcri imbiancati.
S.Giacomo nella seconda lettura ci ricorda la nostra vocazione di cristiani: siate di quelli che mettono in pratica la Parola e non soltanto ascoltatori, non solo spettatori , illudendo voi stessi.
Soffermiamoci su queste letture, su questa parola di Gesù ai farisei, che oggi rivolge a ciascuno di noi.

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