DON ANTONIO

sabato 3 marzo 2012

Omelia 1 marzo 2012 (Ludwig Monti) MONASTERO DI BOSE




Omelia 1 marzo 2012 (Ludwig Monti)
Posted: 01 Mar 2012 09:37 AM PST


Ludwig Monti

1° marzo 2012, giovedì della I settimana di Quaresima


Mt 5,20-26

Mettiti presto d’accordo conil tuo avversario mentre sei in cammino con lui

Stiamocompiendo i primi passi del nostro cammino quaresimale, nel quale ci impegniamoaffinché «alla nostra osservanzaesteriore corrisponda un sincerorinnovamento dello spirito» (colletta giov. post ceneri). Non c’è dunque nulladi meglio che ascoltare il discorso della montagna, in cui Gesù ci chiede dipurificare il nostro cuore, fonte di pensieri, parole, azioni e omissioni.

Gesùafferma: «Se la vostra giustizia non abbonderà più di quelladegli scribi e dei farisei, non entrerete nel Regno». È una sovrabbondanzaqualitativa, una radicalizzazione dei precetti della Torah esigente e liberante:esigente perché richiede di lottare per acquisire la purezza dell’intenzione;liberante perché semplifica i tanti precetti riconducendoli al loro centro, ilcomandamento di un amore intelligente verso il prossimo. Gesù traduce questaistanza generale in alcuni esempi concreti. Oggi ci presenta la suainterpretazione profonda e accrescitiva del: «Non uccidere». Per una voltavorrei meditare solo sulla parte finale del suo insegnamento, spessotrascurata: «Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentresei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e ilgiudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. In verità io ti dico: nonuscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!».
Gesùcollega strettamente queste parole alla necessità del perdono daaccordare ai fratelli: «Lascia il tuo dono davanti all’altare, va’ prima ariconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono». Sappiamobene che quello del perdono fraterno è un tema molto caro a Gesù, il qualeritorna su di esso più volte, con un’insistenza parallela solo alla nostraincapacità di comprendere e mettere in pratica le sue parole. Qui Gesùestremizza i termini della questione, ricorrendo a toni forti. Ma ciò che è piùsignificativo è il fatto che Gesù si serva della metafora giudiziaria peralludere al giudizio finale. Questo tratto escatologico è ancor più evidentenel passo parallelo di Luca, dove la richiesta di accordarsi segue l’invito ainterpretare i segni dei tempi e a giudicare ciò che è giusto (cf. Lc 12,56-57):i tempi messianici sono vicini, e per questo non bisogna ritardare neppure diun istante la decisione di convertirsi (cf. Lc 13,1-5). Dunque, le prospettivedei due evangelisti si completano: il modo di prepararsi al giudizio di Dio consistenel perdonare i fratelli nel quotidiano, nell’operare concretamente per lariconciliazione e la pace tra di noi.
Comprendiamoin tal senso l’intenzione profonda di Gesù. Egli non presenta Dio come ungiudice inflessibile né, tanto meno, come un creditore talmente esigente davolersi vedere restituito fino all’ultimo spicciolo. Il punto è un altro: noisiamo e saremo sempre debitori nei confronti di Dio, bisognosi del suo perdonocome dell’aria che respiriamo, ma questa verità, lungi dallo scoraggiarci, dovrebbeessere da noi interpretata nella prospettiva fornitaci da Gesù. Egli ci chiededi perdonare, di metterci d’accordo con gli avversari mentre siamo in cammino: senza tale comportamento ci èletteralmente impossibile comprendere e gustare il perdono donatoci da Dio. IlVangelo non insiste sui nostri peccati per deprimerci, ma ci chiede diriconoscerli e di saper chiedere o donare il perdono quando questi sono causadi sofferenza: è così che possiamo conoscere il perdono fedele di Dio!
Ciò che dovrebbe attirare la nostra attenzione nonè dunque il tono minaccioso delle parole di Gesù, ma la sua capacità dipresentare il giudizio finale mediante una realtà quotidiana come quella dellalite tra noi uomini, che conosciamo – ahimè – molto bene. È un modo per dirciche la modalità del giudizio è la medesima che riguarda le nostre relazioni diogni giorno: il giudizio comincia già qui e ora. Per questo dovremmocomprendere che «niente rovina la nostra vita così come indugiare e rimandareil compimento del bene; ciò spesso ci fa perdere tutto» (Giovanni Crisostomo). E dobbiamo comprenderlo mentre siamo in cammino.Prima che sia troppo tardi.


Foglietto 4 marzo 2012 (Famiglie Visitazione)
Posted: 01 Mar 2012 09:53 AM PST
Marco 9,2-10
1) Gesù prese con sé Pietro, Giacomo eGiovanni: la presenza dei tre discepoli richiama un episodio della passione,quando Gesù al Getsemani prese con séPietro, Giacomo e Giovanni e cominciò a sentire paura e angoscia (Mc14,33). In effetti, la trasfigurazione di Gesù è preceduta dal primo annunziodella passione. Pietro, turbato dall’annuncio, ha provato a dissuadere Gesù daquella prospettiva, ma il Maestro ha invitato tutti i discepoli a prendere lacroce e a seguirlo: perché chi vuolesalvare la propria vita, la perderà (Mc 8,35). Questo è il contesto delracconto della trasfigurazione.

2) Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti,bianchissime: la trasfigurazione è una liturgia, che mostra il volto verodella realtà. Pietro aveva patito una delusione da Gesù a causa dell’annunciodella passione. Ma la condizione di Gesù, che si è rivelato come il servo diJahwe, è avvolta di splendore divino. Il candore straordinario delle vesti (nessun lavandaio sulla terra potrebberenderle così bianche) manifesta per qualche istante Gesù in unaanticipazione della gloria della resurrezione.
3) E apparve loro Elia con Mosè e conversavanocon Gesù: il parallelo di Lc ci rivela che parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme (Lc9,31). Quel Gesù, che si sta avviando verso la passione e la morte, conversacon Mosè ed Elia e appare come il compimento della legge e dei profeti.
4) Èbello per noi essere qui: la richiesta di Pietro di prolungare quellaesperienza attraverso le tre capanne viene considerata dal testo come fruttodella confusione. Considerando anche quello che il Signore dirà scendendo dalmonte, l’uscita di Pietro appare come una proposta di fuga dalla realtà.
5) Venne una nube che li coprì con la suaombra: il testo richiama la teofania di Esodo 24: La gloria del Signore venne a dimorare sul monte Sinai e la nube locoprì per sei giorni (Es. 24,16). Il fatto dell’ombra che copre tuttiquelli che si trovano sul monte sembra anche una risposta alla richiesta diPietro: la tenda è unica, la testimonianza di Mosè ed Elia è in perfettoaccordo con la missione di Gesù.
6) Dalla nube uscì una voce «Questi è ilFiglio mio, l’amato: ascoltatelo!»: si ripete quello che successe duranteil Battesimo al Giordano, ma qui assume una luce nuova: il figlio dell’uomo cheha annunciato la sua passione è il Figlio di Dio. Questa rivelazione avevaprovocato il rifiuto dei discepoli: per questo forse la voce dall’alto allarivelazione della natura di Gesù aggiunge quella esortazione: ascoltatelo!
7) E improvvisamente… non videro più nessuno,se non Gesù solo, con loro: la “liturgia” è finita e i discepoli sonoconsegnati alla loro vita, a seguire Gesù nella suo viaggio verso Gerusalemme.Anche il comando di non parlare dell’esperienza appena fatta, va nelladirezione di interpretare la Trasfigurazione come una necessaria illuminazionedella realtà a cui stanno andando incontro.

Genesi 22,1-2.9a.10-13.15-18
1) Dio misealla prova Abramo e gli disse “ Abramo”: il comando di Dio di sacrificare il figlio Isacco non solomette alla prova l’amore paterno di Abramo, ma soprattutto mette in questionela sua fede. In questo più propriamente consiste la prova di Abramo (Gen15,1-6;17,1-8;18,9-15). Infatti, se Abramo disobbedisce a Dio e non sacrificail figlio perde Dio per aver amato suo figlio più di Dio, ma se sacrifica ilfiglio perde lo stesso Dio in quanto la promessa, cui Abramo aveva creduto, sideve realizzare attraverso Isacco (Eb 11,17). La prova radicale della fede cuil’eletto viene sottoposto è un tema che percorre tutta la Scrittura, trovandoil suo apice nella passione del Signore Gesù, che introduce la prova di Abramo all’interno stesso di Dio. Infatti, secondo la prospettivacristiana, il sacrificio di Isacco è figura del sacrificio del Figlio Gesù,offerto sulla croce per volontà del Padre, a salvezza del mondo (Gv 3,13-17).
2) Prendituo figlio, il tuo unigenito [in ebraico: il tuo unico, in greco: l’amato] che amiIsacco... e offrilo in olocausto su di un monte che io ti indicherò: Dioincalza Abramo (che ha come figlio anche Ismaele), chiedendogli di offrire comeolocausto proprio Isacco, cioè proprio il figlio destinatario della promessa,l’unigenito, l’amato. L’olocausto è un sacrificio da consumarsi interamente sulfuoco; per la totalità che lo contraddistingue bene esprime la radicalitàdell’offerta richiesta ad Abramo. Il termine, che il testo greco dei LXX usa aproposito d’Isacco chiamandolo “l’amato”, viene usato nel Vangelo dalPadre celeste per indicare il Figlio Gesù. Così avviene anche nel vangelo dellatrasfigurazione di questa Domenica (Mc 9,7).
3) Cosìarrivarono al luogo che Dio gli aveva indicato, qui Abramo costruì l’altare,collocò la legna: purtroppo a questo punto il lezionario si discosta daltesto biblico (v 4-8) riassumendolo, per cui si perdono elementi importantidella narrazione, principalmente per quanto riguarda Isacco, che nel raccontobiblico viene caricato del peso della legna dell’olocausto e viene legato. Perquesto nella tradizione ebraica il sacrificio d’Abramo viene chiamato“legamentod’Isacco”, ad indicare l’atteggiamento del figlio, che si consegna alla volontàdel padre con mitezza, pur sapendo quanto l’attende. Inoltre nel testo biblicosi dice che Abramo alza gli occhi e da lontano vede il luogo delsacrificio. Il vedere, che ricorre anche in altri versetti di questoepisodio,costituisce un ulteriore collegamento con il vangelo di questaDomenica, in cui i tre discepoli vedono il Signore trasfigurarsi. Il luogo delsacrificio (che secondo la tradizione coincide col luogo in cui verrà edificatoil tempio di Gerusalemme) non può che essere indicato da Dio, perché il cultod’Israele è un atto di obbedienza alla Parola di Dio.
4) L’angelodisse: non stendere la mano contro il ragazzo... Ora so [lett: conosco]che temi Dio e non mi hai rifiutato il tuo figlio: “ora”, proprio ora, Dioconosce il cuore di Abramo perché il “conoscere” nella Scrittura, soprattuttose riferito alla conoscenza dei cuori, non si esaurisce in un attointellettuale di comprensione, ma è, massimamente in Dio, una conoscenzaesperienziale in quanto è un’unione nell’amore (1Cor 13,2), che esigel’incontro con l’altro nella concretezza della storia. Il timore di Abramo neiconfronti di Dio (Gen 12,4; 16,12), in questa prova si trasfigura per diventarepiù radicalmente pura fede nel suo amore gratuito (Rm 4,16) e speranza, controogni speranza (Rm 4,18), in colui che può anche risuscitare i morti e dunqueanche il figlio Isacco (Eb 11,8-10; Eb 11,17-19).

Romani 8,31b-34
1) Se Dio è per noi chi sarà contro di noi? IGiudei convertiti della chiesa di Roma ricevono da Paolo queste parole peressere tranquillizzati circa il rapporto tra la Grazia di Gesù e la Legge diMosè: ora, dunque,non c'è nessuna condanna per quelli che sono in CristoGesù. Perché la legge dello Spirito, che da vita in Cristo Gesù, ti ha liberatodalla legge del peccato e della morte. Infatti ciò che era impossibile allaLegge, resa impotente a causa della carne, Dio lo ha reso possibile: mandandoil proprio Figlio in una carne simile a quella del peccato e a motivo del peccato(Rm 8,1ss). Il peccato e la sua pena sono quindi stati redenti da sanguedel Cristo in croce e la morte che è l'effetto del peccato è stata vinta dallaPasqua del Signore.
2) Egli che non ha risparmiato il proprioFiglio, ma lo ha consegnato per tutti noi, non ci donerà forse ogni cosainsieme a lui? Il peccato dell'uomo non è più grande del perdono di Dio: chici separerà dall'amore di Cristo? Forse la tribolazione, l'angoscia, lapersecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? Come sta scritto: percausa tua siamo messi a morte tutto il giorno, siamo considerati come pecore damacello. Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori grazie a colui checi ha amati. Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli néprincipati né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, néalcun'altra creatura, potrà mai separarci dall'amore di Dio, che è in CristoGesù nostro Signore (Rm 8,35ss).
3) Chi muoverà accuse contro coloro che Dio hascelto? Dio è colui che giustifica. Chi Condannerà? Se non è Dio che accusae che condanna allora non lo può proprio fare nessuno: gli scribi e fariseigli condussero una donna sorpresa in adulterio... Gesù si alzò e le disse:donna dove sono? Nessuno ti ha condannata? Ed ella rispose: nessuno Signore. EGesù disse: neanche io ti condanno, va' e d'ora in poi non peccare più (Gv 8,1ss).

SPIGOLATURE ANTROPOLOGICHE

L’incontro tra il sacrificio di Isacco – che è in realtàil sacrificio di Abramo! – e la trasfigurazione di Gesù orienta in modo fortequesta domenica verso quello che la scorsa domenica poteva essere statolasciato scoperto. Gesù, che è Dio, ci aveva mostrato in se stesso, neiquaranta giorni del deserto, tentato da Satana, con gli animali selvatici e ladiaconìa degli angeli, il nuovo volto profondo dell’esistenza umana visitatadalla carne di Dio e fatta nuova. Restava forse aperto un quesito, eprovocatoria una domanda: e la morte? Che ne è della morte, delle sue “ragioni”(se ci sono!) e del suo posto nella vita nuova donata all’umanità nella personadi Gesù? E la risposta netta, anche se da chiarire, è già nella vicenda delmonte Moria: la morte è offerta della vita. Perché così certamente è avvenutoper Abramo e per suo figlio. La tradizione ebraico-cristiana non nutre dubbio suquesto. Il braccio fermato dall’angelo non attenua il sacrificio che i duehanno già radicalmente celebrato nel loro cuore e nella loro volontà. Tuttaviaquel “braccio fermato” è rimando al momento della sua pienezza che è la Pasquadi Gesù.
In mezzo sta il monte della Trasfigurazione e la voce delPadre su questo Figlio, per i suoi primi ascoltatori. Il commento più diffusodi questo prodigio lo pone come affermazione che la morte è ora, a motivo di Gesù,“via” per la risurrezione. Noi possiamo chiederci se non si può fare un passodi più. La centralità stessa del “crocifisso” nella nostra tradizione di fede,e persino la grande tradizione iconografica che amava in antico raffigurare ilSignore sulla croce con gli occhi aperti, impongono un’attenzione più intensasul mistero stesso di questa sua morte e quindi sulla morte. Proviamo allora adaffermare che il “sacrificio” cristiano si pone in antitesi radicale nei confrontidi ogni altro “sacrificio religioso”. Il braccio fermato di Abramo non attendesolo una pienezza, ma addirittura un “capovolgimento” che porta sino allarivelazione assolutamente straordinaria che non è l’uomo a fare sacrifici aDio, ma è Dio, che nel Padre e nel Figlio, nella potenza dello Spirito, offreSe stesso in sacrificio per l’uomo. Al punto che la morte diventa, in Gesù,suprema rivelazione dell’Amore. Oggi si ascolta con trepidante gioia la paroladell’Apostolo che scrive ai Romani: “Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?Egli, che non ha risparmiato il proprio figlio, ma lo ha consegnato per tuttinoi, non ci donerà forse ogni cosa insieme a lui?”.
Dato quel “divino” sacrificio, non ci possono più esseresacrifici. Possiamo solo, eternamente, celebrare, che è “entrare nel per semprepresente sacrificio d’amore” di Dio per l’umanità, possiamo solo celebrarel’unico sacrificio per sempre. Cose di cui, secondo Gesù non si può parlare senon “dopo” la sua croce. Questa è ormai per sempre la grande avventura di Gesù:la salvezza dell’umanità! Il suo accostarsi da samaritano, e quindi da stranieroe da eretico rispetto alle “religioni” ai loro “sacrifici” e ai loro tribunali,ad ogni uomo e donna caduto e destinato alla morte sulla via che precipita daGerusalemme, per prendersi cura di lui. E per affidarlo a noi, come noi siamoaffidati tutti gli uni agli altri, per custodirci nella grande terapia dellasperanza e dell’amore, fidandoci di Lui. Con fede. E questa è allora per noi,per ciascuno di noi, la nostra morte. La morte “nuova”. La morte che è appunto“dare la vita”. Morte dilatata ad ogni tempo della vita, per renderla sempre feconda.

www.famigliedellavisitazione.it

Nessun commento:

Posta un commento