DON ANTONIO

lunedì 19 marzo 2012

La Lectio Divina (dal sito zammerumaskil.com)

La lectio divina esperienza di Israele e della Chiesa

Già nell'antica economia di Israele, si pregava con la Parola e si ascoltava la Parola nella preghiera. Si può vedere la descrizione di questa prassi comunitaria leggendo il c. 8 del profeta Neemia. Tale metodo che prevede la lettura, la spiegazione e la preghiera diventò il modo classico giudaico della preghiera che anche il cristianesimo ha ereditato (cf. 2 Timoteo 3,14-16), metodo non descritto ma testimoniato in diversi luoghi del Nuovo Testamento.
Generazioni di cristiani hanno continuato a pregare così, senza cedere a una pietà non biblica e non riconoscente la signoria assoluta della Parola nella vita di preghiera della chiesa. Tutti i Padri della chiesa d'oriente e d'occidente hanno praticato questo metodo della lectio divina, invitando i fedeli a fare altrettanto nelle loro case, e consegnandoci i loro splendidi commenti della Scrittura che ne erano il frutto essenziale.
Che dire poi dei monaci? Questi ne hanno fatto il centro della loro vita nei deserti e nei cenobi chiamandola l'ascesi del monaco, il suo cibo quotidiano, sicuri che «non di solo pane vive l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio» (cf.
Deuteronomio 8,3 e Matteo 4,4). A un certo punto si è anche sentita l'esigenza di fissare per iscritto il metodo, in modo da aiutare i neofiti a quest'acquisizione della Parola nello Spirito che non solo santifica ma anche divinizza.

Un tempo di silenzio perchè Dio parli

Cerca che il luogo della lectio divina e l'ora del giorno ti permettano il
silenzio esteriore, preliminare necessario al silenzio interiore.
Il Maestro è qui e ti chiama (cf.
Giovanni 11,28) e per udirne la voce devi far tacere le altre voci, per ascoltare la Parola devi abbassare il tono delle parole. Ci sono tempi più adatti al silenzio rispetto ad altri: nel cuore della notte, al mattino presto, alla sera... vedi tu secondo il tuo orario di lavoro, ma resta fedele al tempo e determinalo nella tua giornata una volta per tutte. Non è serio andare incontro al Signore quando hai un vuoto tra gli impegni da riempire con la preghiera come se il Signore fosse un tappabuchi. E non dire mai: «Non ho tempo!», perché così tu dichiari di essere idolatra: il tempo della giornata è al tuo servizio e non tu schiavo del tempo!
Sii dunque avvolto dal silenzio e il tempo della lectio ritmi la tua vita. Tu sai che bisogna pregare sempre, senza stancarsi mai (cf.
Luca 18,1-8 e 1 Tessalonicesi 5,17), ma sai anche che occorrono dei tempi precisi e specifici per fare questo esplicitamente e visibilmente onde sostenere la memoria Dei in tutta la tua giornata. Sei un innamorato del Signore o tendi a esserlo? Allora non disdegnare di consacrare a lui quel tempo che consacri abitualmente, senza fatica, ogni giorno a tua moglie, a tuo marito, ai tuoi familiari, ai tuoi amici.


Da cuore a cuore

Se Dio ti ha chiamato alla solitudine silenziosa, in un tempo di dialogo, è per parlare al tuo cuore. Il cuore biblico è il centro, la sede delle facoltà intellettive dell'uomo, è l'intimo più profondo della tua persona. È dunque il cuore l'organo principale della lectio divina, perché è quel nucleo centrale in cui ogni uomo vive ed esprime la sua irripetibilità personale. Ma tu sai che questo cuore può essere non circonciso (
Deuteronomio 30,6 e Romani 2,29), di pietra (Ezechiele 11,19), diviso (Salmo 119,113 e Geremia 32,29), cieco (Lamentazioni 3,65); tutte espressioní queste per indicare il cuore dell'uomo lontano da Dio, non toccato dalla fede. Il cuore del credente a volte può essere appesantito da dissipazioni, ubriachezze, affanni della vita (Luca 21,34), può essere indurito, malato di sclerocardia fino a non riconoscere e non capire le parole e l'azione del Signore (Marco 6,52 e 8,17), può essere instabile, incostante, portato dunque a dimenticare e traviare la Parola (2 Pietro 3,16 e Luca 8,13). Il cuore può essere questo se succhia la sua linfa dalla carne, dalle ideologie dominanti, dall'orgoglio che è il grande peccato. Tu che ti appresti all'ascolto di Dio prendi questo tuo cuore in mano, innalzalo a Dio, perché lui lo renda cuore di carne, lo unifichi, lo renda saldo e lo purifichi.
Invocazione dello Spirito Santo

Prendi la Bibbia, portala davanti a te con riverenza perché corpo di Cristo, fai l'epiclesi, l'invocazione dello Spirito. E lo Spirito che ha presieduto alla generazione della Parola, è lui che l'ha fatta parlare e scrivere attraverso i profeti, i sapienti, Gesù, gli apostoli, gli evangelisti, è lui che l'ha data alla chiesa e l'ha fatta migrare intatta fino a te. Dettata dallo Spirito santo, solo dallo Spirito santo è resa comprensibile (cf. Dei Verbum 12). Predisponi tutto perché lo Spirito scenda (Veni, Creator Spiritus!) in te e con la sua forza, la sua dynamis, tolga il velo ai tuoi occhi affinché tu veda il Signore (
Salmo 119,18 e 2 Corinzi 3,12-16). È lo Spirito che dà vita, mentre la lettera sola uccide! Quello Spirito che è sceso sulla vergine Maria adombrandola con la sua potenza e generando in lei il Lógos, la Parola fatta carne (Luca 1,34), quello Spirito che, sceso sugli apostoli, ha concesso loro di pervenire alla verità intiera (Giovanni 16,13) deve fare altrettanto su di te: in te generare la Parola, della totalità della verità farti partecipe. Lettura spirituale significa lettura nello Spirito santo e con lo Spirito santo delle cose dettate dallo Spirito santo. Attendilo, perché se indugia egli non tarderà (Abacuc 2,3). Sii certo della parola di Gesù: «Se voi essendo cattivi sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre darà lo Spirito santo a quelli che glielo chiedono!» (Luca 11,13).
Tu udrai dentro di te la sua parola efficace: «Effatà! Apriti!» (
Marco 7,34) e non ti sentirai più solo ma accompagnato di fronte al testo biblico: come l'etiope che leggeva Isaia ma non capiva finché giunse a lui Filippo che con lo Spirito santo ricevuto nella Pentecoste gli aprì il testo e gli mutò il cuore (cf. Atti 8.2638), come i discepoli cui il Signore risorto aprì la mente all'intelligenza delle Scritture (Luca 24,45). Senza epiclesi la lectio divina resta esercizio umano, sforzo intellettuale, tutt'al più apprendimento di saggezza e non di Sapienza divina: ma questo non discernere il corpo di Cristo significa leggere a se stessi la propria condanna (cf. 1Corinzi 11,29).
Prega come sei capace, come il Signore ti concede, oppure prega anche così: «Dio nostro, Padre della luce, tu hai inviato nel mondo la tua Parola, sapienza uscita dalla tua bocca, che ha preso dominio su tutti i popoli della terra (
Siracide 24,6-8). Tu hai voluto che essa prendesse una dimora in Israele e che attraverso Mosè, i profeti e i salmi (Luca 24,44) manifestasse la tua volontà e parlasse al tuo popolo del Messia Gesù.

Finalmente hai voluto che lo stesso tuo Figlio, Parola eterna presso di te, divenisse carne e ponesse la sua tenda tra di noi (Giovanni 1,1-14) quale nato da Maria e concepito dallo Spirito santo (Luca 1,35).
Manda ora su di me lo Spirito santo affinché mi dia un cuore capace di ascolto (
1 Re 3,5), mi permetta di incontrarlo in queste sante Scritture e generi il Verbo in me. Questo tuo Spirito santo tolga il velo dai miei occhi (2 Corinzi 3,12-16), mi conduca a tutta la verità (Giovanni 16,13), mi dia intelligenza e perseveranza.
Te lo chiedo per Cristo, il Signore nostro, benedetto nei secoli dei secoli. Amen!».


Aiutati soprattutto, in questo tuo pregare preliminare, con il Salmo 119, il salmo dell'ascolto della Parola. È il salmo della lectio divina, il colloquio dell'Amato con l'Amante, del credente con il suo Signore!


ENZO BIANCHI, Pregare la Parola,
Introduzione alla «lectio divina»,
Piero Gribaudi Editore, Torino, 1990

Invocare lo Spirito Santo significa arrendersi allo Spirito. Consegnare a Lui tutte le nostre resistenze e renderci docili alle mozioni dello Spirito. Renderci sensibili a tutte le luci, le ispirazioni, i sussurri dello Spirito.
Da questa docilità nasce la vera conversione e la vera azione nella sapienza. Le grandi opere e le scelte nella vita nascono da questa disponibilità ad ascolate i sussurri, le grida e le mozioni dello Spirito. Questo è il primo passo per la formazione di una retta coscienza che incomincia ad essere spirituale.

La lectio divina è un momento ecclesiale (*)

Pregare con la parola e nella Parola, alla luce dello Spirito Santo è azione ecclesiale. Anche il monaco che prega nel segreto svolge un'azione ecclesiale. Nè c'è vera Lectio e preghiera personale se non c'è preghiera ecclesiale. Ricorda, dunque, che li, in quel momento prezioso che la provvidenza ti ha consegnato sei Chiesa con tutta la Chiesa. Con il Santo Padre, i vescovi, i sacerdoti, i religiosi e tutto il popolo dei battezzati. Sei li con loro e per loro. Fruisci delle loro luci e doni le "tue" luci. Fai parte di un corpo e per il principio dei vasi comunicanti nello Spirito, il bene di uno è il bene di tutti e di ciascuno. Deponi attivamente i rancori e i dissidi e non porre barriere alla fruizione del bene, del bello e del vero.
Assicurati di avere una piena comunione con Pietro e i suoi collaboratori.

Leggi!...

Apri la Bibbia e leggi il testo: non sceglierlo mai a caso, perché la Parola di Dio non si pilucca. Obbedisci al lezionario liturgico e accetta quel brano che la chiesa ti offre, oppure leggi un libro della Bibbia da capo a fondo attraverso la lectio cursiva. Obbedienza al lezionario od obbedienza al libro sono essenziali per un'obbedienza quotidiana, per una continuità nella lectio, per non cadere nel soggettivismo della scelta del brano che piace o di cui si pensa di aver bisogno. A questo principio ferreo occorre che tu rimanga fedele. Scegli magari un libro indicato dalla tradizione della chiesa per i diversi tempi liturgici o una delle letture del lezionario feriale. Non moltiplicare i testi: un brano, una pericope, pochi versetti sono più che sufficienti! E se fai la lectio sui testi domenicali, ricorda che la prima (Antico Testamento) e la terza lettura (Evangelo) sono parallele e su entrambe sei invitato a pregare. Il lezionario festivo è un grande dono, fatto con molta sapienza spirituale; quello feriale è più discontinuo: se questo ti fa difficoltà, meglio allora fare una lectio continua su un libro scelto. Leggi il testo non una sola volta, ma più volte e anche a voce alta. Se ne hai i mezzi, leggi i testi originali in ebraico o greco, altrimenti accontentati della traduzione. Serviti sempre, proporzionalmente alla tua preparazione intellettuale, della versione dei LXX e della Vulgata che sono traduzioni sante, venerate dalla chiesa lungo i secoli. Se il brano è conosciuto da te quasi a memoria e sei tentato di leggerlo in fretta, non temere di ricorrere a mezzi che ti impediscano questa rapida e superficiale lettura: scrivi e ricopia il testo! Un monaco, esegeta di fama internazionale, mio amico, mi confidava che per la lectio divina egli ricopia il testo e sovente prova a ripeterlo per vedere la differenza tra ciò che ha memorizzato e ciò che sta scritto. Non leggere solo con gli occhi, ma resta attentissimo e cerca di imprimere il testo nel tuo cuore.
Leggi anche i brani paralleli o richiamati dai riferimenti ai margini, soprattutto se usi la Bibbia di Gerusalemme o la TOB che sono di grande aiuto. Allarga il messaggio, completalo, accosta altri brani inerenti a quello del giorno, perché la Parola è interprete di se stessa. «Scriptura sui ipsius interpres» è il grande criterio rabbinico e patristico della lectio.
Che la lettura sia ascolto (audire) e l'ascolto divenga obbedienza (oboedire). Non avere fretta: occorre lectioni vacare, perché la lettura si fa per l'ascolto. La Parola va ascoltata! In principio era la Parola, non il Libro come nell'Islam! E Dio che parla e la lectio è solo un mezzo per giungere all'ascolto. «Ascolta Israele!» è sempre il grido di Dio che deve salire dal testo a te.


ENZO BIANCHI, Pregare la Parola,
Introduzione alla «lectio divina»,
Piero Gribaudi Editore, Torino, 1990,
pp. 96-98
Medita!...

Cosa significa meditare? Non è facile dirlo. Certamente significa innanzitutto approfondire il messaggio letto che Dio ti vuol comunicare. Occorre dunque uno sforzo, una fatica, perché la lettura deve diventare riflessione attenta e profonda. Certo un tempo, imparando la Scrittura a memoria, il cristiano era facilitato nella riflessione ripetendo nel cuore con estrema facilità la Parola ascoltata o letta. Tuttavia anche oggi tu devi consacrarti alla riflessione proporzionalmente alla tua cultura, alle capacità e ai mezzi intellettuali che possiedi.
Certo, vale il principio: «Non l'erudizione ma l unzione, non la scienza ma la coscienza, non la carta ma la carità», tuttavia non è lecito un ascolto indisciplinato e occasionale, compiuto senza il rigore richiesto da ogni ricerca seria e senza l'uso degli strumenti utili alla comprensione. Se puoi, ricorri ai commenti dei Padri della chiesa sui differenti libri della Scrittura ora tradotti copiosamente in italiano, alle concordanze, in modo da commentare la Bibbia con la Bibbia, a studi esegetici o commenti spirituali.


Vaglia però sempre la qualità di molte opere che hanno pretese di serietà o di spiritualità ma che in realtà non contengono che opinioni personali o deliri estatici non obbedienti al testo divino e alla tradizione, e soprattutto diffida di quei commenti che si dicono «riappropriazione della Parola», ma in cui si asservisce la Parola; anche i commenti spirituali al lezionario liturgico festivo e feriale vanno attentamente scelti, perché molti di essi riportano spunti estemporanei, redatti artificialmente in scarsa relazione con i testi e più pieni delle parole del personaggio che le scrive che della Parola di Dio. «L'ascolto non è ricezione passiva di un testo dato, ma anche sforzo da parte del cristiano di penetrare sempre più a fondo il senso inesauribile della Parola divina in relazione al proprio grado di compiutezza e alla tenacia nell'applicazione», diceva Origene.
Tutti questi mezzi esegetici, patristici, spirituali, sono sicuramente utili alla meditatio e alla crescita della comprensione, tuttavia importante nella lectio divina è lo sforzo personale, non privato, reso certo più fecondo se chi lo fa vive un'esperienza comunitaria o di fraternità o di gruppo, veri luoghi questi di discepolato della Parola, in cui non solo si legge insieme ma si esperimenta e si vive insieme la Parola. Questo sforzo personale deve tendere a cercare la punta spirituale del testo: non la frase che colpisce di più, ma il messaggio centrale, quello più rapportabile all'evento morte-resurrezione del Signore.


Vaglia però sempre la qualità di molte opere che hanno pretese di serietà o di spiritualità ma che in realtà non contengono che opinioni personali o deliri estatici non obbedienti al testo divino e alla tradizione, e soprattutto diffida di quei commenti che si dicono «riappropriazione della Parola», ma in cui si asservisce la Parola; anche i commenti spirituali al lezionario liturgico festivo e feriale vanno attentamente scelti, perché molti di essi riportano spunti estemporanei, redatti artificialmente in scarsa relazione con i testi e più pieni delle parole del personaggio che le scrive che della Parola di Dio. «L'ascolto non è ricezione passiva di un testo dato, ma anche sforzo da parte del cristiano di penetrare sempre più a fondo il senso inesauribile della Parola divina in relazione al proprio grado di compiutezza e alla tenacia nell'applicazione», diceva Origene.
Tutti questi mezzi esegetici, patristici, spirituali, sono sicuramente utili alla meditatio e alla crescita della comprensione, tuttavia importante nella lectio divina è lo sforzo personale, non privato, reso certo più fecondo se chi lo fa vive un'esperienza comunitaria o di fraternità o di gruppo, veri luoghi questi di discepolato della Parola, in cui non solo si legge insieme ma si esperimenta e si vive insieme la Parola. Questo sforzo personale deve tendere a cercare la punta spirituale del testo: non la frase che colpisce di più, ma il messaggio centrale, quello più rapportabile all'evento morte-resurrezione del Signore.
Stupisciti piuttosto di lui che parla al tuo cuore, del cibo che ti offre più o meno abbondante ma sempre salutare, meravigliati che la Parola venga deposta nel tuo cuore e che tu non debba andare in cielo, né andare al di là dei mari per conoscerla (cf.
Deuteronomio 30,11-14). Lasciati attrarre dalla Parola che ti trasforma nell'immagine del Figlio di Dio senza che tu sappia come. La Parola che hai ricevuto è vita, gioia, pace, salvezza per te! Dio ti parla, tu devi ascoltarlo meravigliato come gli ebrei dell'esodo che lo vedevano operare meraviglie, come Maria che canta: «Il Signore fa per me meraviglie, Santo il suo nome!» (Luca 1;49). Dio si rivela a te: accogli il suo Nome ineffabile, il suo volto di Amante: sei nello spazio della fede! Dio ti ammaestra: modella la tua vita su quella del Figlio. Dio si dà a te, si consegna nella sua Parola: accoglilo come un bambino ed entra in comunione con lui. Dio ti bacia con un bacio santo: sono le nozze tra Amato e Amante, celebra dunque nel tuo cuore l'amore di lui più forte della morte, dello sheol, dei tuoi peccati. Dio ti genera come lógos, verbo-parola, come figlio: accetta di essere partorito per essere il Figlio stesso di Dio. La meditazione, la ruminatio, a questo ti deve portare: essere Dimora del Padre, del Figlio, dello Spirito!
Il tuo cuore è luogo liturgico: e tutta la tua persona è tempio, è realtà divino-umana, teandrica.


ENZO BIANCHI, Pregare la Parola,
Introduzione alla «lectio divina»,
Piero Gribaudi Editore, Torino, 19
90,
pp. 98-101

Prega!...

Parla ora a Dio, rispondi a lui, ai suoi inviti, agli appelli, alle ispirazioni, ai richiami, ai messaggi che ti ha rivolto nella Parola compresa attraverso lo Spirito santo. Non vedi che sei stato accolto nell'ambito trinitario, nell'ineffabile colloquio tra Padre, Figlio e Spirito? Non fermarti più alla riflessione, ma entra in dialogo e parla come un amico parla con il suo amico (
Deuteronomio 34,10). Non cercare più di conformare i tuoi pensieri ai suoi ma cerca lui. La meditatio aveva come fine l'oratio. Ora ci sei giunto! Non fare pettegolezzi spirituali, però: parla a lui con parresia, con fiducia e senza timore, lontano da ogni sguardo su te stesso, ma rapito dal suo volto emerso dal testo in Cristo Signore. Lascia libere le tue capacità creative di sensibilità, di emotività, di evocazione e mettile al servizio del Signore. Io non posso darti molte indicazioni, perché qui ognuno sa e conosce l'incontro suo con Dio e non può dettare per gli altri, né descrivere nulla di sé. Cosa si può dire del fuoco quando si è immersi in esso? Cosa si può dire della preghiera-contemplazione al termine della lectio divina se non che essa è il roveto ardente che brucia senza estinguersi e infiamma il cuore nel petto del credente facendolo ardere di amore per il Signore?


Arte ineffabile dell'esperienza della divina presenza, la lectio divina vuole condurti qui, dove tu come l'Amato contempli, ridici le parole dell'Amante nella gioia, nello stupore, nella dimenticanza di te. Non pensare che questo cammino sia sempre facile, lineare e sempre percorribile fino in fondo. Timore e amore appassionato, ringraziamento e secchezza spirituale, entusiasmo e atonia corporale, parola parlante e parola muta, silenzio tuo e silenzio di Dio sono presenti e si intercalano nella tua lectio divina giorno dopo giorno.
Importante è essere fedeli a questo incontro: prima o poi la Parola si fa varco nel nostro cuore superando i nostri ostacoli, quelli che sono sempre presenti in un cammino di fede e di preghiera. Solo chi ha assiduità con la Parola sa che Dio è fedele e che non manca di farsi trovare e di parlare al cuore, sa che ci sono tempi in cui è rara la Parola di Dio (
1 Samuele 3,1) ai quali però succede l'epifania della Parola e sa che questi tempi di difficoltà, di sconforto, di aridità spirituale sono una grazia che ricorda la lontananza che ancora permane dalla conoscenza piena di Dio.


Ringrazia Dio per la Parola donata, per quelli che te l'annunciano e te la spiegano, intercedi per tutti i fratelli che il testo può averti evocato nelle loro virtù e nelle loro cadute, tendi a unire cibo della Parola e cibo eucaristico. Conserva ciò che hai visto, udito, gustato nella lectio, conservalo nel cuore e ricordalo, abbine memoria e vai nella compagnia degli uomini, tra di loro e umilmente da' loro quella pace e quella benedizione che hai ricevuto. Avrai anche la forza di agire con loro per realizzare nella storia la Parola di Dio con tutto il tuo operare sociale, politico, professionale... Dio ha bisogno di te quale strumento nel mondo per fare cieli nuovi e terra nuova. Un altro giorno ti attende, un giorno in cui tu, vedendo Dio faccia a faccia nella morte, mostrerai se sarai stato lettera vivente incisa da Cristo, lectio divina per i tuoi fratelli, il Figlio stesso di Dio.


tuo Enzo Bianchi

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