DON ANTONIO

sabato 3 marzo 2012

La parola della domenica 4 Marzo 2012 (Casati) Monastero di Bose




La parola della domenica 4 Marzo 2012 (Casati)
Posted: 27 Feb 2012 02:58 PM PST



Gn 22, 1-2.9a.10-13.15-18
Rm 8,31b-34
Mc 9,2-10
"Prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e, li portò sopra un monte alto".Perché sul monte? Perché loro soli? Perché in un luogo appartato?E quali saranno stati i pensieri dei tre discepoli, mentre faticavano sul sentiero dietro Gesù?Capivano e non capivano.O forse sì, una cosa cominciavano a capire: che la vita dietro il Rabbi di Nazaret, dietro quel Maestro, dopo i primi entusiasmi, cominciava ad essere una vita in salita, in salita come il sentiero che li portava sul monte.Pochi giorni prima il Maestro aveva freddato la frenesia di miracoli, il prurito dell'eccezionalità delle folle: a questa generazione nessun segno.E poi aveva duramente rimproverato Pietro, che si era come ribellato all'idea che Gesù, il Messia, sarebbe stato ripudiato dalle autorità, ucciso, risuscitato dopo tre giorni.Era tutto così in salita? Così difficile da capire?
Uno che dice: "Chi vorrà salvare la propria vita la perderà, ma chi perderà la propria vita, a causa mia e del Vangelo, la salverà"?Avrà poi ragione?Lui che non raduna truppe, lui che non frequenta quelli "giusti", quelli che contano, lui che non si fa pubblicità, lui che è un umile, un mite. sarà vincente o sarà perdente? Perdiamo o salviamo la vita a seguirlo?Sono domande che anche noi, a volte, sentiamo salire al cuore. Ed è come se avessimo bisogno di una conferma. Forse sta qui il significato della Trasfigurazione."Si trasfigurò davanti a loro", proprio davanti a loro tre, Pietro, Giacomo e Giovanni, proprio loro che avrebbero dovuto sopportare ben altra visione, una trasfigurazione al contrario, nell'orto degli ulivi, quando l'avrebbero visto sudare sangue, e l'anima triste da morire.Loro, proprio loro, in particolare dovevano essere confermati.E si trasfigurò davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: "nessun lavandaio sulla terra" - nota Marco con il colore della sua ingenua fantasia - "potrebbe renderle così bianche".La luce che abitava nel segreto il Figlio dell'uomo, per un attimo si era come liberata: irraggiava sul volto, perfino sulle vesti.È come quando il cuore è in festa, e la festa si comunica al volto e di festa sono anche i vestiti: un irraggiamento totale.E la voce dalla nube dice: "Questi è il mio Figlio prediletto. Ascoltatelo".Come a dire: non vi siete sbagliati. Vi siete chiesti se vale proprio la pena di seguirlo, di seguire uno che è mite e umile, uno che va a perdere la vita? Vale la pena. Ascoltate lui.Avevano bisogno della conferma sul monte, loro che avrebbero dovuto sopportare ben altro monte, quello del Calvario.La trasfigurazione come una conferma, come un velo alzato sul futuro, il futuro più futuro di Gesù di Nazaret, il futuro più futuro dei suoi discepoli.A volte si dice che sono le prove a rendere forti le tue spalle, a renderle sempre più capaci di reggere una prova ancora più grande. Come se lì, nella prova, fosse il collaudo.Il mistero della Trasfigurazione viene invece a dirci che, solo se hai visto una luce, puoi affrontare il grande buio del Venerdì Santo, il buio dei giorni più difficili della vita.Pietro, in una sua lettera, come un testamento, lo ricordava alla sua comunità: ricordava la voce udita sul monte a "conferma solidissima della parola dei profeti, alla quale fate bene a volgere l'attenzione come a lampada che brilla in un luogo oscuro, finché non spunti il giorno e la stella del mattino si levi nei vostri cuori".La stella del mattino non si è ancora levata, i giorni, i nostri, non sono facili. Credere nella sobrietà, nella mitezza, nell'umiltà, nella limpidezza, sembra perdente.Ma tu che hai celebrato il mistero della Trasfigurazione, scendi dal monte con questa conferma.Porta sul volto, come Mosè, la gloria di Dio, quella che irraggiava dal Signore sul monte.
Fonte: sullasoglia


Commento alle letture 4 marzo 2012 (Doglio)
Posted: 27 Feb 2012 07:30 AM PST


Riflessioni sulle letture 4 marzo 2012 (Manicardi)
Posted: 27 Feb 2012 09:07 AM PST
domenica 4 marzo 2012
ANNO B
Gen 12,1-4; Sal 32; 2Tm 1,8-10; Mt 17,1-9

La storia di salvezza, che inizia con la vocazione di Abramo (I lettura), trova in Gesù il suo punto culminante, come attestano Mosè ed Elia sul monte della trasfigurazione (vangelo), e prosegue nei tempi della chiesa con la vocazione santa dischiusa dal Vangelo di Gesù Cristo (II lettura). L’obbedienza di Abramo apre la via al compiersi della promessa di Dio di fare di lui una benedizione per tutte le genti (I lettura); alla trasfigurazione la voce divina chiede obbedienza a Gesù, il Figlio: “Ascoltate lui!” (vangelo); l’evento pasquale è grazia che chiede obbedienza al credente e lo rende testimone (II lettura).

Al cuore dell’episodio della trasfigurazione vi è la voce dalla nube che comanda l’ascolto di Gesù (cf. Mt 17,5). La reazione dei discepoli alle parole celesti lega ascolto e timore: “ascoltando ciò, … i discepoli temettero grandemente” (Mt 17,6). Vi è qui l’eco del passo di Dt 4,32-33 che dice: “Dal giorno in cui Dio creò l’uomo sulla terra vi fu mai cosa grande come questa, che cioè un popolo abbia udito la voce di Dio parlare dal fuoco e sia rimasto vivo?”. Oggi, l’espressione che parla di “ascolto della Parola di Dio” è in bocca a tutti e rischia la banalizzazione: ascoltare la Parola di Dio è esperienza temibile che non coincide con la lettura e l’ascolto di pagine bibliche e non può essere confusa con segni dei tempi individuati per via sociologica più che mediante discernimento spirituale. Ascoltare la Parola di Dio significa scoprire la presenza di Dio e accoglierla in noi, ma si tratta di una presenza irriducibile all’ordine della rappresentazione, della percezione e della conoscenza. È una presenza altra, è luce. È la presenza luminosa che abita Gesù. E che raggiunge i discepoli grazie alla voce di Dio che, attraverso le Scritture, proclama l’identità messianica di Gesù (“Questi è il mio Figlio”: Sal 2,7), servo (“In lui mi sono compiaciuto”: Is 42,1) e profeta (“Ascoltatelo!”: Dt 18,15). L’ascolto della Parola di Dio è temibile anche perché conduce al cambiamento, alla conversione, a mutare vita facendo della Parola ascoltata il centro rinnovato e innovatore della propria esistenza. L’ascolto della Parola di Dio è temibile perché provoca una crisi, un esodo, (come avviene per Abramo: cf. Gen 12,1-4), un uscire dalla casa delle certezze e delle abitudini per iniziare un cammino non sorretto da umane sicurezze.
L’esperienza della trasfigurazione di Gesù coinvolge anche i sensi dei discepoli: essi ascoltano, vedono, sono toccati da Gesù (Mt 17,7: “toccandoli”, notazione solo di Matteo). Il corpo è il soggetto dell’esperienza spirituale e i sensi corporei intervengono in essa. Consentendoci di aprirci all’alterità, di metterci in contatto con il mondo, essi svolgono una funzione incoativamente spirituale. E la trasfigurazione ci suggerisce di ritrovare l’unità della spiritualità cristiana uscendo dai dualismi che spesso l’hanno segnata: interiore-esteriore, sensi-spirito, corpo-anima, sensibilità-interiorità… La separazione tra corpo e spirito o la loro confusione conducono alla morte dell’uno e dell’altro e soprattutto fanno sparire l’autentica esperienza spirituale, che è esperienza di tutto l’uomo. Il credente ordina i suoi sensi con la fede, li innesta in Cristo, li allena alla preghiera, li lascia guidare dallo Spirito santo e così la sua esperienza di Dio sarà integrale. Come lo fu per Agostino nell’incontro che cambiò la sua esistenza: “Mi chiamasti e il tuo grido lacerò la mia sordità; balenasti e il tuo splendore dissipò la mia cecità; diffondesti la tua fragranza e io respirai e anelo verso di te; gustai e ho fame e sete; mi toccasti e arsi dal desiderio della tua pace” (Confessioni X,27,38). Non siamo di fronte a esperienze mistiche riservate a pochi eletti, ma all’esperienza di fede ordinaria del credente che ascoltando la Parola di Dio attraverso la Scrittura vede nella fede il volto di Cristo, tocca la sua presenza che gli si offre, gusta la consolazione dello Spirito, piange di compunzione, respira il respiro di Dio, ovvero, giunge a vivere la sua quotidiana esistenza, che è esistenza nel corpo, sotto la luce trasfigurante della grazia.
LUCIANO MANICARDI
Comunità di Bose
Eucaristia e Parola
Testi per le celebrazioni eucaristiche - Anno B
© 2010 Vita e Pensiero

Fonte: monasterodibose

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