DON ANTONIO

lunedì 19 marzo 2012

Foglietto 18 marzo 2012 (Famiglie Visitazione)




Giovanni 3,14-21
1) Come Mosè innalzò il serpente nel deserto:Gesù rivela a Nicodemo la sua missione servendosi dell’episodio di Nm 21,4-9:gli israeliti si sono ribellati per la durezza del viaggio nel deserto, iserpenti li mordono e li uccidono, si salvano volgendo lo sguardo ad unserpente di bronzo issato da Mosè sopra un’asta.

2) Così bisogna che sia innalzato il Figliodell’uomo: il termine innalzato èusato spesso nel NT per indicare la glorificazione di Gesù dopo la risurrezione. In Gv sta a indicare l’essere innalzato sulla croce, come in Gv12,32-33: «E io, quando saròinnalzato da terra, attirerò tutti a me». Diceva questo per indicare di quale morte doveva morire.La croce e la gloria in Gv non sono due eventi separati, l’elevazione sullacroce manifesta anche l’elevazione nella gloria.
3) Perché chiunque crede in lui non vadaperduto: alzare lo sguardo dalla situazione di morte come quella dei serpentidi Nm. 21 e indirizzarlo verso il crocifissoriconosciuto come figlio di Dio nella gloria è per Gesù il paradigma della fede.
4) Dio infatti ha tanto amato il mondo da dareil Figlio unigenito: la parola mondoha qui un significato generale, si parla di tutta l’umanità. Ma non si può dimenticare che la parola indica anche il luogodella opposizione a Dio, come dice più sotto il v 19: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebreche la luce. Questo esalta l’importanza di questaaffermazione di Gesù: dietro alla sua missione, c’è l’amore incondizionato delPadre per questo mondo, un mondo tutt’altro che ideale.
5) Non ha mandato il Figlio nel mondo percondannare il mondo: il mondo sembra agli antipodi della santità di Dio,Dio lo condannerà? No, Dio ha deciso di mandare il suo figlio per salvarlo, luiè disceso dai cieli per riscattare l’umanità.
6) Chi crede in lui non è condannato, ma chi non crede è già stato condannato:il verbo è al presente, credere in lui significa sfuggire al giudizio e allainevitabile condanna, avere la vita già ora.Il messia, secondo alcuni, doveva eliminare i malvagi.Gesù nega questa eventualità: lui non è venuto per quel genere di giudizio.Gesù non giudica chi non crede, il giudizio è operato da chi vuole in tutti imodi auto-escludersi.
7) E il giudizio è questo, la luce è venutanel mondo: Gesù non contrappone le opere malvagie [lett.: maligne] e chi non vuole che venganoalla luce, alle opere buone, bensì all’atteggiamento di chi viene verso la luce. Non si parla qui di morale, d’altraparte secondo Gv c’è una sola opera, la fede (cfr.Gv 6,28-29: «Che cosa dobbiamo compiereper fare le opere di Dio?». Gesùrispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato».Qui si parla dell’atteggiamento interiore che c’è prima della fede: la pauramaligna dell’uomo rispetto al male che c’è in lui e che gli fa scegliereorgogliosamente le tenebre dell’autosufficienza oppure l’accettazione dellaverità, il riconoscere il proprio peccato e l’affidarsi alla misericordia delSignore.

2Cronache 36,14-16.19-23
1) In queigiorni, tutti i capi di Giuda, i sacerdoti e il popolo moltiplicarono le loro infedeltà: l’idolatria di Israele consistevanell’adesione ai culti dei popoli vicini con la costruzione di altari e palipresso gli alberi verdi, sui colli elevati, sui monti e in aperta campagna (cfr.Ger 17,2). A questo avevano contribuito imatrimoni contratti con donne straniere:hanno preso in moglie le loro figlie, per sé e per i loro figli: così hannomescolato la stirpe santa con le popolazioni locali (cfr.Esd 9,2).
2) …e contaminarono iltempio: neltempio erano stati introdotti simboli idolatrici (ogni sorta di rettili e di animaliobbrobriosi) davanti ai quali gli anziani di Israele offrivano incenso.All'ingresso dell'aula del tempio, fra il vestibolo e l'altare, altri Israelitisi prostravano e adoravano il sole.All’ingresso della porta del tempio le donne piangevano Tammuz, dea dellafertilità (cfr. Ez 8,5ss).
3) Il Signore, Dio dei loropadri, mandò premurosamente e incessantemente i suoi messaggeri: sono i profeti che furonomaltrattati, bastonati e uccisi.
4) Quindi incendiarono iltempio del Signore, demolirono le mura di Gerusalemme :il tempio fu incendiato perché doveva essere purificato ma i suoi arredisacri non andarono distrutti. Furono primaportati a Babilonia da Nabucodonosor e poi riportati a Gerusalemme su ordine diCiro: Ciro fece prelevare gli utensilidel tempio del Signore, che Nabucodònosor aveva asportato da Gerusalemme … e liconsegnò a Sesbassàr, principe di Giuda» (Esd 1,7s).
5) Il re [dei Caldei] deportò a Babilonia gli scampati alla spada: l’esilio di Israeleè un misterioso gesto di amore e comunione di Dio verso il suo popolo che deveessere preparato e purificato in vista delle nozze: Perciò, ecco, io la sedurrò, la condurrònel deserto e parlerò al suo cuore. Là mi risponderà come nei giorni della sua giovinezza, comequando uscì dal paese d'Egitto. Ti faròmia sposa per sempre, ti farò mia sposa nella fedeltà (Os 2,16.17a.21a.22a).Anche se l’esilio è voluto da Dio, Egli punirà il re di Babilonia per avere alzatola mano sul popolo di Dio: quando saranno compiuti i settanta anni, punirò per i loro delitti il redi Babilonia e quel popolo (Is 25,12).
6) Finché la terra non abbiascontato i suoi sabati: nelgiorno di sabato Dio si è “riposato” (cfr. Gen2,1-3). Così anche terra provata dai ritiidolatrici dovrà riposare e ritornare del Signore.
7) Così dice Ciro, re diPersia: “Il Signore, Dio del cielo, mi ha concesso tutti i regni della terra:vedere Is 45,1.
8) Il Signore, Dio dei cieli…mi ha incaricato di costruirgli un tempio a Gerusalemme, che è in Giuda: chiaramente la preoccupazione diDio è la ricostruzione del tempio.
9) Chiunque di voiappartiene al suo popolo, il Signore, suo Dio, sia con lui e salga: la Città Santa, Gerusalemme, secondo la tradizione ebraica sitrova nel punto più alto della terra, quello più vicino al Cielo.Per questo un ebreo non dice: «Vado a Gerusalemme» ma dice: «Salgo aGerusalemme». I salmi che venivano cantatinell’ultimo tratto del pellegrinaggio, ormai in vista di Gerusalemme, anchenella nostra Bibbia CEI sono detti cantidelle salite.

Efesini 2, 4-10
1) Dio, ricco di misericordia, per il grandeamore con cui ci ha amati, da morti che eravamo per le colpe, ci ha fattorivivere con Cristo: Paolo rassicura gli Efesini circa l’iniziativadi amore di Dio nella loro vita; infatti: Egli dimostra il suo amore per noiperché, mentre eravamo peccatori, Cristo è morto per noi (Rm 5,8).La misericordia è la fedeltà di amore di Dio verso il suo popolo; è quindianche l’amore per il peccatore: Salomone stese le mani verso il cielo edisse: Signore, Dio di Israele, non c'è un Dio comete, né lassù nei cieli né quaggiù sulla terra! Tu mantieni l'alleanza e lamisericordia con i tuoi servi che camminano davanti a te con tutto il cuore (1Re 8,23).
2) Per grazia, infatti, siete stati salvati… eciò non viene da voi, ma è dono di Dio, né viene dalle opere, perché nessunopossa vantarsene: Dio non ha aspettato la conversione degli uomini, ma liha prevenuti con il suo amore misericordioso, li ha salvati per grazia, cioè perpuro suo dono: il salario del peccato è la morte;ma il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù nostro Signore (Rm 6,23). La grazia di Dio si riconosce nell’accettare, quieti, lanostra debolezza: di me stesso invece non mi vanterò fuorché delle mie debolezze.Certo, se volessi vantarmi, non sarei insensato, perché direi solo la verità;ma evito di farlo, perché nessuno mi giudichi di più di quello che vede o senteda me. Perché non montassi in superbia per la grandezza dellerivelazioni, mi è stata messa una spina nella carne, un inviato di satanaincaricato di schiaffeggiarmi, perché io non vada in superbia.A causa di questo per ben tre volte ho pregato il Signore che l'allontanasse dame. Ed egli mi ha detto: «Ti basta la mia grazia; la miapotenza infatti si manifesta pienamente nella debolezza».Mi vanterò quindi ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me lapotenza di Cristo. Perciò mi compiaccio nelle mie infermità, negli oltraggi,nelle necessità, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: quandosono debole, è allora che sono forte (2Cor12,5ss).
3) Con lui ci ha anche risuscitati: siamodiventati partecipi della sua stessa vita.Siamo infatti opera sua e dobbiamo camminare nelle sue opere buone.

SPIGOLATURE ANTROPOLOGICHE

Tra le molte indicazioni e domande che scaturiscono daitesti biblici di questa domenica, c’è una questione che mi sembra di assolutorilievo, ed è quella che pone ogni esistenza davanti al giudizio.Un giudizio che per il credente è il giudizio di Dio, e per il non credente èin ogni modo il “giudizio” che stabilisce il riferimento di ogni vita ad un orizzontedi valori, di speranze, di positività, in contrapposizione a negatività esituazioni che si giudicano come errate, a livello della coscienza collettiva oa quello della coscienza individuale. Che cosadice su questo la nostra tradizione ebraico-cristiana? Vorrei sottolinearesoprattutto due elementi di grande rilievo che mi pare di scorgere nelleScritture che oggi vengono proposte. La prima,presente in tutti i tre testi, è l’affermazione che il “punto di partenza” delgiudizio divino è la condizione negativa, ferita, sbagliata, in cui si trova ilsingolo uomo e tutta l’umanità. Da qui, neltesto delle Cronache, il giudizio divino di condanna che porta all’esilio:esilio dalla Terra, dal Tempio, esilio di tristezza ampiamente commentato dalSalmo responsoriale 136(137). Non è ungiudizio definitivo, ma è un passaggio di redenzione per la salvezza.Dio infatti non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, maperché il mondo sia salvato per mezzo di lui”.La “fede” è il grande dono divino, che nel testo evangelico è la persona stessadi Gesù, e la sua opera di salvezza per tutta l’umanità.E qui un’affermazione di importanza suprema: non c’è una condanna per chi noncrede! Piuttosto, chi non crede “è già stato condannato perché non ha credutonel nome dell’unigenito Figlio di Dio”.Dunque, è già in una condizione di condanna. Ela condanna è questa nostra vita, con tutte le sue vicende anche splendide, macon la sua inevitabile “condanna a morte”, e con tutto quello che tale condannagetta di negativo su tutta la nostra breve-lunga vita.D’altra parte, Efesini afferma con forza che la fede “non viene da voi, ma èdono di Dio”. Potrà Dio non cercare e trovareuna via per giungere a tutti? Certo, so che io potrei rifiutare il dono! Ma dinessun altro posso pensarlo con certezza.
L’altro elemento di grande rilievo, a conferma di quel “ritornoalla Terra” annunciato dalle Cronache, è l’affermazione chiara e netta diPaolo, secondo il quale “da morti che eravamo per le colpe, Dio ci ha fatto riviverecon Cristo: per grazia siete salvati”. Lapotenza di quest’opera di salvezza è l’innalzamento sulla Croce del Figliodell’uomo. Ma il termine di paragone di taleinnalzamento è il serpente innalzato nel deserto: c’erano serpenti velenosi cheuccidevano, ma il serpente innalzato salvava dalla morte.Il serpente! Gesù e il serpente. Scrivendo aisuoi fratelli di Corinto, e l’abbiamo già ascoltato il mercoledì delle Ceneri,Paolo che dice che Gesù, “che non aveva conosciuto peccato, Dio lo fece peccatoin nostro favore, perché in lui potessimo diventare giustizia di Dio”.Lo ha fatto “serpente”! Per amore nostro si è rivestito di tutta la nostraabiezione. Tutta.Mi viene in mente la citazione che l’Evangelista Giovanni propone davanti aGesù crocifisso e trafitto: “Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto”.La salvezza è preparata per i suoi uccisori. Èmio compito e mio desiderio annunciare il Cristo, e questi, crocifisso.Facciamolo insieme e l’uno per l’altro.


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