DON ANTONIO

martedì 15 novembre 2011

Il principio 'Resurrezione' . Benedetto XVI.CITTA' DEL VATICANO

A Natale nasce il Risorto. Che senso nuovo ha questa antica verità? E’ passato sotto silenzio il senso culturale, profondo e sottile, del ragionamento filosofico e teologico-pastorale che Papa Benedetto XVI ha sviluppato in tre discorsi sulla novità, la discontinuità e fecondità dell’assunzione razionale del principio Resurrezione nell’orizzonte totale della realtà culturale del nostro tempo. “Nel mondo occidentale domina largamente l’opinione che soltanto la ragione positivista e le forme di filosofia da essa derivanti siano universali”. Nel discorso di Ratisbona a Regensburg (12 settembre 2006) egli individua in questa dichiarata e presupposta auto-limitazione dell’universalità della ragione un limite “ideologico” che impedisce di aprirsi e di comprendere gli interrogativi fondamentali della ragione umana che attingono nobiltà di senso e fascino esistenziale dalle religioni motivando un dialogo serio e non pregiudiziale delle stesse religioni e delle loro diverse culture di riferimento. Dalla “passione ingenua” di certa cultura di identificare il mondo dell’esperienza con l’intero veritativo, nascono le tentazioni fondamentaliste delle religioni e le tesi neo-illuministiche di una ragione che, essendo prigioniera dei suoi pregiudizi storico-culturali e delle sue stesse conquiste, rinuncia a priori alla conoscenza del mistero della trascendenza, che è un fine immanente e strutturale alla ricerca veritativa del logos. Nel testo dell’allocuzione alla Sapienza di Roma (prevista per il 17 gennaio 2008 e poi annullata per i noti episodi di intolleranza!), il Papa teologo si presenta come rappresentante di una comunità credente e di una grande tradizione etica e afferma che “il fondo storico dell’umana sapienza, la sapienza dell’umanità come tale - la sapienza delle grandi tradizioni religiose -, è da valorizzare come realtà che non si può impunemente gettare nel cestino della storia delle idee”. Egli sottolinea come “l’interrogarsi della ragione sul Dio più grande e… sul vero senso dell’essere umano” era un modo implicito e proprio di essere laici e religiosi. La domanda stessa include e comprende la fede del domandante e la direzione della ricerca sia verso la scienza che verso la sapienza, cioè il disvelamento di quel Dio che è logos per l’uomo, vale a dire “Ragione creatrice e al contempo Ragione-Amore” in quanto incarnazione di un Dio-Persona che parla l’Amore e non solo di Amore (Piero Balestro). La verità tout court, invece, per la “ragione pubblica” coincide troppo spesso con il processo di argomentazione culturale e politico che si riduce alla giustificazione dei vestiti di senso e di consenso ma non guida né accompagna all’avvicinamento ragionevole alla verità che discerne ragioni di ciò che è bene. “Applicato alla nostra cultura europea: se essa vuole auto costruirsi in base al cerchio delle proprie argomentazioni e a ciò che al momento la convince…”, si preclude la conoscenza del fondo, resta alla superficie del fatto culturale plurale senza pervenire al fondamento dello scenario sotterraneo. Il Papa non viene, egli diceva agli universitari e ai docenti della Sapienza, a imporre una sua verità, ma ad incoraggiare la ricerca della verità totale, anche a costo di erigere “una forza contro la pressione del potere e degli interessi” che la riducono entro schemi relativistici di tolleranza formale. La Ragione non può affrontare la crisi del mondo globale di oggi senza una bussola, e questa è la vera meta religiosa di Dio uomo Vivente. Dice Papa Benedetto che “la Resurrezione di Cristo è un fatto avvenuto nella storia di cui gli apostoli sono stati testimoni e non certo creatori”, ed è la più grande “mutazione” mai accaduta, “il salto” decisivo verso una dimensione di vita profondamente nuova, l’ingresso in un ordine decisamente diverso che riguarda anzitutto Gesù di Nazareth, ma con Lui anche noi, tutta la famiglia umana, la storia e l’intero universo. Si tratta di un grande mistero. Ma la cifra di questo mistero è l’amore. La sua resurrezione è stata dunque “come un’esplosione di luce, un’esplosione dell’amore che scioglie le catene del peccato e della morte”. Essa ha inaugurato una nuova dimensione della vita e della realtà, dalla quale emerge “un mondo nuovo”, che penetra nel nostro mondo, lo trasforma e lo attira a sé. Tutto ciò avviene concretamente attraverso la vita e la testimonianza della Chiesa. E’ ciò che rileva San Paolo a livello antropologico nella Lettera ai Galati: “Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me” (Gal. 2,20) indicando la formula ontologica e maieutica della resurrezione: “Io, ma non più io”. Questa è la formula dell’esistenza cristiana nata dal Battesimo, la formula della “novità” cristiana, chiamata a trasformare l’uomo, il mondo e la storia. (cfr. Discorso di Benedetto XVI ai partecipanti al Convegno Nazionale della Chiesa Italiana di Verona il 19 ottobre 2006). “Post Christum natum”, non solo è nato un nuovo mondo, ma il mondo “ideale” da Lui annunciato è diventato possibile all’uomo di ogni tempo perché in Gesù, Signore della Storia, morto e Risorto, si è compiuta la giustizia di un Dio-Amore che è Ragione primaria e teleologica dell’universo. C’è un nucleo essenziale di tipo ermeneutico, non solo a livello etico ma ontologico e filosofico, nell’insegnamento di Papa Benedetto XVI, ed è il principio “Resurrezione” che enuclea la verità di Gesù Cristo, il Dio Vivente, come unione salvifica intima di Verità e Amore, di logos e Agape. La Misericordia spiega il Mistero e disvela la verità razionale dell’evento straordinario dell’Amore di Gesù Cristo che con la sua vita indica una nuova via intellettuale ed esistenziale di carità apostolica, come ideale di vita missionaria e “performativa” sul piano culturale e spirituale. La pedagogia cristiana ha la sua anima e la sua vocazione essenziale di incarnazione e di resurrezione nella sua maieutica. Così nel cristiano ad imitazione di Cristo si può realizzare il miracolo di Gesù, profetizzato dal Salmo 84,6-10: “Amore e verità si incontreranno, giustizia a pace si baceranno; Verità germoglierà dalla Terra e Giustizia si affaccerà dal Cielo”. Anche il cristiano, come Maria, è terra del Cielo e cerca “la verità dell’Amore” nella quotidianità e nella progettualità storica integrale. Il Dio di Gesù si pone al di sopra di tutti gli dei perché riunisce ciò che era stato separato: la teoria e la prassi, il mistero e la luce, la creazione e la resurrezione, in un solo paradiso e in una unica grande storia. Egli è venuto per inverare ed illuminare le religioni come sentieri di un unico cammino di Misericordia e di Salvezza. Con Gesù bambino, Parola incarnata di verità e di Amore, è nato geneticamente e culturalmente il principio di Resurrezione come motore compassionevole, provvidenziale e misericordioso della storia dell’uomo. L’identità del cristiano “rinasce” così con Gesù bambino nel Natale della Sua Resurrezione come qualità ontologica e storica della persona umana e dei suoi diritti universali nella storia del mondo. Rinasce con il nostro Battesimo e l’Eucaristia ad ogni Santa Messa della Chiesa, il mistero della salvezza. Ce lo ha ricordato lo stesso Benedetto XVI precisando il senso del Totalmente Altro che ponendosi al di sopra di tutti gli dei , attira a sé tutti gli uomini di ogni tempo dalla Sua Croce oblativa e generosa. Ne ha parlato nel famoso discorso al IV Convegno Nazionale di Verona del 2006. Il bambino “risorto” esprime bene il senso biblico dell’agnello innocente che con la sua morte e resurrezione è principio di vita nuova e inizio di una storia nuova che illumina di senso anche il dramma del martirologio senza fine dei nostri tempi tragici. A Natale celebriamo come fondamento della nuova Speranza un principio di vita nuova ed un inizio di storia nuova. A Natale celebriamo la rinascita dell’umanità dell’uomo nel principio ontologico e sacramentale della Resurrezione. La speranza umana e le connesse utopie sociali hanno ritrovato così nel loro fondamento la loro dignità razionale e l’orizzonte ultimo e permanente. Il cristiano può ritrovare l’anima nuova, la grande anima, oltre il privilegio di una condizione e l’appartenenza territoriale e sociologica. A Natale ricordiamo nell’icona del bambino Gesù non solo una tradizione ed una atmosfera di innocenza, ma la storia del cuore di un Dio-Padre che nel Verbo è la Ragione ma anche la nostalgia del futuro. Il principio di Resurrezione tocca non solo il rito di gratitudine ma soprattutto l’intimità esistenziale personale e la profondità spirituale delle relazioni sociali, come relazioni di servizio e di solidarietà. Gesù misericordioso assume la nostra condizione e i nostri limiti, fuorché nel peccato, cancella le nostre colpe e perdona con la Sua Grazia i nostri peccati e assume nella sua Croce i nostri pesi, le nostre angosce, le nostre preoccupazioni e le nostre paure. Le speranze umane aiutano a vivere e a sopravvivere, ma la Resurrezione ci fa ritrovare noi stessi, la casa di Dio che è la Chiesa di Comunione e il nutrimento per crescere e far crescere il nuovo Regno. Se da Adamo è venuta nel mondo la Croce, con Cristo Crocifisso e Risorto è venuta la nuova luce che ha indicato a ciascuno, come a Paolo, la propria via di Damasco. Con Adamo è nata la notte dei tempi e la titanica ricerca di una via di salvezza per ritornare nell’Eden. Il Dio Vivente ha avuto compassione della “folla solitaria” e ha voluto sfamarla con ”il Pane vivo disceso dal Cielo”, incontrando nel cuore l’uomo “smarrito e peccatore” e bisognoso di conversione dal vecchio e duro cuore di pietra. Come diceva Papa Giovanni Paolo II, “la ricerca intellettuale della verità è una via offerta all’uomo di tutti i tempi per incontrare Cristo, il Dio-Uomo, la via della conversione libera e dolce al Sacro Cuore”. La Resurrezione di Cristo è quindi principio e fondamento di una cultura di Speranza come via maestra del rinnovamento morale e politico, della creatività spirituale e della civilizzazione dell’uomo. Non è l’economia a fare da sola la differenza, perchè il fattore primario del nuovo progresso libero e solidale per fuoriuscire dall’attuale “Crisi globale” è ancora una volta la sua anima teleologica, che ha nella Resurrezione l’alfa e l’omega, il sigillo permanente di Gesù, Cristo Re e Signore Provvidente della Storia. Ci vuole così anche in questo Santo Natale una nuova stella, una nuova centralità luminosa, una “luce gentile” (Cardinale Newman, Monsignor Cataldo Naro) che disveli nel bosco fitto della storia presente, scandita da “tamburi di guerra terroristica”, il sentiero della vera pace che è costruita dalla libertà di conversione e di comunione. E’ necessario “che Gesù cresca e che io diminuisca”. E’ la legge del Battista! In questo senso, la cultura e la ricerca sono diventate anche per noi vie di santità, perché la Resurrezione è seme di dialogo, di confronto, di condivisione e di fraternità relazionale nei territori del cammino della storia. Il principio di Resurrezione porta a tutelare la laicità fondata da Cristo e ad edificare la democrazia dei piccoli, quella del vicinato e delle piccole comunità, dove piccolo non solo è bello ma è anche possibile e vicino a chi cerca un buon samaritano, perché ha fame di cibo (due terzi dell’umanità!) o ha bisogno di nutrimento spirituale ed esistenziale (l’Occidente “opulento”!). Col principio di Resurrezione si può globalizzare la solidarietà come nuova cultura della pace e della giustizia sociale inventando e costruendo nuove reti di cura, di aiuto e di felicità personale e comunitaria. Rinasce così anche l’utopia politica della “democrazia fraterna” del servo di Dio Giorgio La Pira nel mondo di oggi per rispondere alle “attese della povera gente” con una politica altra ed alta. Il principio di Resurrezione può illuminare il Natale del 2008 come nuovo fondamento più adeguato al mondo che cambia nell’economia e nella finanza, nella antropologia e nella politica. Ma, si chiederà qualcuno, vale ancora l’antica analisi di Lewis Munford, che individuava nelle utopie, come progetti di fuga o di ricostruzione, l’espressione di una forte fede secolare? Già l’oltrepassamento del presente viveva nel giovane Marx con un sogno umanistico di liberazione e riscatto che però, con la fine delle “magnifiche sorti progressive”, è pervenuto alla sua inevitabile conclusione “nell’uomo antiquato” di Günther Anders attraverso la settoriale e unidimensionale esplosione scientifica e tecnologica del mondo ipercapitalista. Benedetto XVI, con il suo principio di “Resurrezione”, legge la storia recente e contemporanea sul piano sia culturale che spirituale, riprendendo in modo magistrale la lezione del soprannaturalismo storico di George Bernanos e quella della “espoir de desesperes” di Emmanuel Mounier, sino alla “Pacem in terris” dell’indimenticabile Papa Giovanni XXIII, che parlava non solo di riequilibrio delle risorse come garanzia di pace e di giusta assegnazione dei beni primari all’umanità (bene comune “universale”!). Oggi la giustizia sociale è diventata per necessità oggettiva non solo “riequilibrio e compassione” tra il cuore dei Paesi ricchi ed i bisogni drammatici di quelli della fame, ma “giusta distribuzione delle risorse” perché, come diceva Paolo VI nella Populorum Progressio, ”lo sviluppo è il nome nuovo della Pace”. Il principio “Resurrezione”, fondamento, sostanza e anima del Vangelo di Gesù, “non è soltanto una buona notizia” ma un principio “performativo”. Nella “Spe Salvi”, Benedetto XVI precisa che il Vangelo “è una comunicazione che produce fatti e cambia la vita”. La Resurrezione di Cristo, infatti, ha spalancato “la porta oscura del tempo e del futuro”. Chi cammina nella nuova luce del Natale, vive la novità di una vita salvifica per sé e per l’intera umanità (Spe Salvi n. 2). L’umanità perviene con questo principio al suo virtuale e parziale compimento in quanto la ricerca della verità si ricongiunge con la Parola dell’Amore che salva. Aveva bene intuito questa prospettiva Raissa Maritain, la compagna di Jacques, quando nel 1924 precisava che “Dio per noi è prima di tutto la Verità e poi l’Amore” (cfr. “Diario”, Morcelliana, Brescia 1980, p. 150). Il principio di Resurrezione opera così una liberazione della storia dal determinismo culturale individuale e da quello collettivo, “allarga” le possibilità conoscitive della ragione umana e disvela il nuovo orizzonte di progresso dell’umanità oltre il visibile e lo sperimentabile, oltre i pregiudizi del tempo e delle ideologie, verso l’incontro e l’unione con il Dio vivente, Signore della vita e della Storia, che nel Natale ha voluto dare inizio alla nuova Gerusalemme.
http://www.papanews.it/dettaglio_approfondimenti.asp?IdNews=10800

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