DON ANTONIO

martedì 1 novembre 2011

Omelia domenica XXXII anno B

Oggi si assiste, in alcuni, ad una profonda crisi di fede alla quale si aggiunge di conseguenza anche una crisi, nella cultura e nella mentalità moderna, dell’amore di donazione, dell’amore gratuito. L’uomo oggi non si attende nulla dal Cielo di Dio, dall’onnipotenza e provvidenza di Dio, si aspetta tutto dalla scienza, dalla su inventiva, dal progresso.
Oggi l’uomo, pur nella globalizzazione, resta un uomo egoista, un uomo chiuso nel proprio io, spesso indifferente o incurante di chi soffre,di chi sta peggio di lui materialmente e spiritualmente e dice: è così, è la vita,è una fatalità,un destino.
L’uomo quando ha il pane assicurato,quando ha il lavoro e la salute si sente al sicuro e non attende certo né vita eterna né paradiso, perché crede che tutti i beni deve procurarseli e tenerli ben stretti qui sulla terra. La preoccupazione quasi esclusiva per le cose di questo mondo, l’appiattimento degli orizzonti e il lento svanire di ogni ideale ultraterreno, continuano ad allontanarci da Dio e dalle verità eterne e non solo ma anche, di conseguenza, dal fratello che potremmo aiutare, ma che non aiutiamo neppure con il superfluo.
Il richiamo del mondo è molto più forte e molto più suadente della speranza eterna , l’attrattiva delle cose materiali e sensibili e presenti è molto più attraente di una vita migliore ma futura e solo dopo la morte. Perché in fondo è questo il dramma,è questo il grande interrogativo: Dio è veramente un Padre per tutti e Provvidenza per tutti e non solo per la povera vedova?arriva veramente lo sposo. il Signore si prende cura di noi o è indifferente e impassibile di fronte alla nostra storia?

In questa eucaristia preghiamo il Signore che ci allontani dall’apatia e indifferenza religiosa, che ci allontani specialmente dall’egoismo che uccide l’uomo, che uccide la gioia del vivere, che costruisce un inferno gìà su questa terra,ci allontani dall’indifferenza per le cose dello spirito, dalla superficialità del vivere senza un senso, senza una meta, sena un fine, senza sapere da dove veniamo, chi siamo e dove siamo diretti .
Queste non sono vuote parole, questa è la sapienza della quale si parla nelle letture di oggi. La sapienza è un dono di Dio, è il frutto della ricerca sincera dell’uomo,la sapienza è sorgente di vita e di gioia.
Ed è questa la sapienza che libera l’uomo dagli affanni, dalla angoscia esistenziale, che dona pace e serenità. Nel salmo abbiamo ripetuto:! il Signore ama chi dona con gioia e non si manca di nulla”.
“La vedova di Zarepta andò e fece come aveva detto il profeta Elia. Mangiarono essa, lui e il figlio di lei per diversi giorni.
La farina della giara non venne meno e l'orcio dell'olio non diminuì, secondo la parola che il Signore aveva pronunziata per mezzo di Elia”.

Questa prima lettura sulla sapienza è una premessa per comprendere la parola del Vangelo.
Un'altra vedova che dona poco, ma dona tutto con tutto il cuore. E Gesù fa una riflessione utile anche per noi:
“E sedutosi di fronte al tesoro, osservava come la folla gettava monete nel tesoro. E tanti ricchi ne gettavano molte.
Ma venuta una povera vedova vi gettò due spiccioli, cioè un quattrino.
Allora, chiamati a sé i discepoli, disse loro: “In verità vi dico: questa vedova ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri.
Poiché tutti hanno dato del loro superfluo, essa invece, nella sua povertà, vi ha messo tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere”.

Vivere nella gratuità e nella provvidenza è vivere nella speranza ,è vivere da saggi, vivere nella speranza è vivere sì nella precarietà delle cose, nella provvisorietà del presente ma nella certezza dell’aiuto di Dio.
Oggi tutto è programmato, si programma il domani, pensiamo che tutto sia nella nostre mani, programmiamo persino le variabili e i possibili rischi e imprevisti,pensiamo di essere i registi della nostra vita; e la vita che conduciamo, magari monotona e ripetitiva,non ci dispiace all fine. il progresso delle scienze e della tecnica, di per sé valori ambivalenti:positivi se usati e adoperati saggiamente e negativi quando usati senza una Verità che li guidi, e un certo benessere hanno cercato di farci credere che non esiste vita migliore di questa attuale, perché tutte le altre vite proposte sono solo ipotesi, utopie,o immaginario collettivo e che l’unico scopo del faticare è quello di garantirci un futuro lontano da fatalità e imprevisti .
Allora per le Missioni si offrono spiccioli, e spiccioli per santa infanzia oppure de nostro superfluo per la Chiesa di Dio. Cari fedeli vi posso garantire che sono proprio i poveri, gli anziani e i pensionati che offrono per la Chiesa,per le Missioni,per le varie collette proposte.
La parola di Dio di questa domenica ci richiama sul vero senso del vivere, questa è la sapienza cristiana: renderci conto che noi da Dio veniamo e a Lui ritorneremo e l’unica cosa che conta è il bene che abbiamo fatto con generosità e gratuità.

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