DON ANTONIO

mercoledì 4 aprile 2012

Veglia Pasquale 2012 (Manicardi) Monastero di Bose







Gen 1,1-2,2; Gen 22,1-18; Es 14,15-15,1;Is 54,5-14; Is 55,1-11; Bar 3,9-15.32-4,4; Ez 36,16-17a.18-28;Rm 6,3-11; Sal 117; Mc 16,1-8


Nella veglia pasquale le sette letture tratte dall’Antico Testamento sintetizzano l’intera storia di salvezza che trova nella resurrezione di Cristo il suo compimento.
In particolare, il testo di Es 14,15-15,1 (la cui lettura è sempre obbligatoria anche quando il numero di letture veterotestamentarie viene diminuito per ragioni pastorali), mentre presenta il passaggio del mare, presenta anche il passaggio spirituale dalla paura alla fede (Es 14,10: “I figli di Israele temettero”; Es 14,13: “Mosè disse: ‘Non temete’”: Es 14,13; “il popolo temette Dio e credette in lui”) simbolicamente rappresentato dal passaggio dalle tenebre alla luce, dalla sera in cui il popolo è presso il mare (Es 14,1-14: è verso sera che ci si accampa), attraverso un’intera notte (Es 14,15-25: di notte in mezzo al mare, cf. vv. 20-22) al mattino (Es 14,26-31: all’alba, al di là del mare, cf. v. 27). La lettura dell’Apostolo (Rm 6,3-11) è una catechesi che parla del battesimo come partecipazione all’evento pasquale di Cristo: la fede nel Cristo morte e risorto renderà attive nel neobattezzato le energie della resurrezione. Infine il vangelo secondo Marco presenta l’annuncio della resurrezione alla tomba vuota sottolineandone il carattere scandaloso e incredibile.
Il vangelo presenta anzitutto la perseverante fede di alcune donne che non abbandonano Gesù e lo seguono fin presso la croce e poi nel luogo della sua sepoltura. È la fede di chi ama e continua a seguire il Signore anche quando tutto è perduto e finito. Questo amore ostinato sarà gratificato dall’apparizione dell’annunciatore che proclama la resurrezione di Gesù. La fede delle donne è adesione umana, umanissima a Gesù, non è fede nella resurrezione: esse cercano il cadavere di Gesù per ungerlo con i loro aromi, cercano il corpo morto di Gesù. Ma proprio questo umanissimo legame con il loro maestro, questa ricerca del corpo dell’amato rabbì, è lo spazio dell’annuncio pasquale: “Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui” (Mc 16,6).
Al tempo stesso, di fronte alla pietra già rotolata via dall’ingresso del sepolcro, di fronte alla tomba vuota, di fronte al giovane vestito di una veste bianca (segno di appartenenza al mondo divino) che annuncia che Cristo è risorto, esse reagiscono con paura e sgomento e fuggono senza dire nulla a nessuno. Paura invece di gioia, silenzio invece di annuncio, fuga invece di partenza per la missione. Marco suggerisce che la resurrezione è realtà scandalosa e ostica ad accettarsi non meno della croce. La croce è follia (cf. 1Cor 1,18.23), ma in fondo è opera umana: e l’uomo è straordinariamente abile a costruire croci e a crocifiggere, a creare inferni e a farvi perire tante creature. Ma la resurrezione è opera divina, è opera solo di Dio. Ed è scandalosa: può mai risorgere un cadavere? Il racconto marciano della resurrezione è scandaloso e manifesta l’incredibilità dell’annuncio cristiano. Ma è anche estremamente realistico: l’evento della resurrezione non è totalitario e non elimina la tenebra sicché diviene sperimentabile per noi come luce nelle tenebre, speranza nell’angoscia, gioia nel timore. L’annuncio che “Cristo è risorto” non è scindibile dall’evidenza di una sofferenza e di una morte che permangono e che contrassegnano l’uomo. Proprio questa evidenza fa risaltare la resurrezione come oggetto di fede, come realtà creduta. E fa emergere come grande tentazione il cinismo, l’inconfessabile non credere la resurrezione, il ridurre Dio a misura umana.
La fuga e il silenzio delle donne aprono il testo al lettore di ogni tempo e chiedono a lui di andare e annunciare, di proseguire ciò che nel testo sembra essersi arrestato. Ma soprattutto gli rivelano il carattere scandaloso della resurrezione. Per le donne forse sarebbe stato più rassicurante trovare il corpo morto di Gesù e poter compiere su di lui le operazioni funebri a cui si erano preparate! Invece la resurrezione le disorienta, ma con loro non può non disorientare anche noi e condurci al salto della fede, alla purificazione e al rinnovamento della relazione con il Signore.
LUCIANO MANICARDI
Comunità di Bose
Eucaristia e Parola

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