DON ANTONIO

sabato 28 aprile 2012

L' ESCATOLOGIA



La vita dopo la morte, secondo la fede cristiana


1. Il problema
Poiché vivere è «camminare verso la morte», gli uomini si pongono il problema
di saperese c’é qualcosa e che cosa c’é «oltre la morte».È la domanda ultima che
nasce dal più generale problema del senso dell’esistenza e dalla convinzione
secondo cui la vita non può finire con la morte.
Ma è anche la domanda che più si tende ad evitare, anche a causa della scarsità
dei dati per rispondervi e della paura che fa sorgere l'ignoto.
Qualcuno oggi pone anche un’altra domanda: «A che serve parlare di queste
cose? Diventiamo forse migliori parlandone?».
2. Alcuni tentativi (razionali) di soluzione
Al di fuori di una rivelazione di Dio, gli uomini hanno cercato di risolvere questo
problema con la loro ragione.
DIO RIVELATO
— il mito dell’eterno ritorno - tutto passa e ritorna (greci)
— la reincarnazione (estremo oriente)
— l’uomo singolo entra nel ciclo del progresso dell’umanità
— dopo la morte il nulla
— non porsi il problema: non serve. Occorre vivere nell’oggi.
3. Le risposte dell’Antico Testamento
Per capire le soluzioni al problema proposte dal cristianesimo, interroghiamo
l'A.T., nelle cui prospettive si muovevano i primi cristiani.

X - IL NUCLEO DELLA FEDE CRISTIANA
Sul problema escatologico, nell’Antico Testamento c’è una notevole evoluzio-
ne di pensiero. Tentiamo di indicarne le tappe principali:
1. Prima dell’esilio di Babilonia (prima del sec. VI a.C.)
La morte è un fatto naturale.
Non è ancora chiara l’idea di una vita oltre la morte o, se c’è, si pensa che
i morti scendano tutti sotto terra (sheòl), ove vivono una vita dimezzata e
tenebrosa (Num 16,33; Deut 32,22; Sal 39,14; 115,17; 88, 12-13; 22,16; 30,10; Is
14,11; 38,18-19; Ez 31,14).
C’era anche l’idea che si potessero «evocare i morti», ma la cosa era vietata (1 Sam 38,3-
45; Lev 19,26.31; Deut 18,10; 1 Cron 10,13).
L’idea che con la morte tutto finisca si trova presso molti ebrei anche dopo l’esilio di
Babilonia (Eccl 3,18-21; 9,4-6; 12,1-6) e, ai tempi di Gesù, fra i membri della setta dei sadducei
(Mt 22,23; At 23,8).
2. Dopo l’esilio di Babilonia
Comincia a farsi strada l’idea (che sarà poi ripresa dai farisei) che ci debba
essere una vita dopo la morte, dove finalmente i giusti saranno premiati e i
malvagi puniti (cfr. il problema del male, pag. 136-137). La morte è innaturale
(Eccl.co 136-137). Dio non ha creato la morte. È entrata nel mondo per invidia
del diavolo (Sap 1,4). S’introduce così l’idea di una risurrezione dei morti (Is
26, 19).
PeròGb 14,7-12afferma che non esiste una vita dopo la morte. Così anche
Qo3,21, pur nella forma di una domanda: "Chi sa se lo spirito vitale dell'uomo sale
in alto e se quello dell'animale scende sotterra!".
3. Immediatamente prima di Gesù
Molti ebrei, in particolare i farisei, credono ad una vita oltre la morte, in cui ci
sarà la retribuzione definitiva del bene e del male, e alla risurrezione dei morti
(giorno di Jhwh). Vari libri dell’ A.T. ne parlano: Dan 12,1-3; 2 Macc 7,22-23;
12, 43-44; Sap 1,13-15; cfr. anche Lc 16,19-31; At 23,6-9.
4. I dati del Nuovo Testamento
I dati del Nuovo Testamento riguardanti l’aldilà non sono molto abbondanti e
tuttavia sufficienti per affermare:
1. La morte non è l’ultima realtà dell’esistenza: morire è uscire dal tempo, ma
non dall’essere (cfr. per es. Gv 6 e vol. II, pag. 330).
2. Gesù, con la sua risurrezione, ha vinto la morte, non nel senso che l’uomo non
morirà più, ma nel senso che la vita umana continuerà dopo la morte (speranza
sicura, perché garantita da Dio).
DOCUMENTAZIONE
* 1 Cor 15
È il testo più completo al riguardo. Anzichè riportarlo tutto, preferiamo esporre la struttura
della prima parte del brano ed il testo della parte che interessa più direttamente:
a) vv. 1-11: la risurrezione di Gesù è il fondamento di tutto il cristianesimo
(Questo brano è già stato analizzato nella trattazione del Fondamento della fede
cristiana - pag.156).
b) vv. 12-19: unione stretta fra la risurrezione di Gesù e quella dei cristiani (e anche degli altri uomini?).
Dalla risurrezione di Gesù si deduce in linea di principio che la risurrezione dei morti
è possibile e perciò l’affermazione «i morti non risorgono» è falsa, perché Gesù è risorto.
Ma la risurrezione di Gesù è l’inizio di una risurrezione che interessa tutti gli uomini.
Dunque due sono le possibilità: o credere l’una e l’altra insieme, o respingerle entrambe.
Senza la risurrezione di Gesù, infatti, non è possibile la risurrezione dei cristiani.
c) vv. 20-28: la salvezza operata da Dio attraverso Gesù.
Gesù è risorto come primizia dei dormienti (= morti); con Lui comincia la risurrezione di
tutti, anzi tutti in Lui sono già risorti.
Bisogna però notare che per Paolo sono «in Cristo» e vivono la risurrezione solo
coloro il cui rappresentante è il Cristo. In 1 Cor 15 egli non si pronuncia sul destino degli
altri.
Le due risurrezioni, di Gesù e dei cristiani, sono cronologicamente separate l’una
dall’altra, nel senso che la prima è situata nel passato e la seconda deve ancora venire, ma
ha già, nella prima, la realizzazione e la preparazione. La risurrezione di Gesù infatti
rappresenta la vittoria sulla morte e quindi sul peccato che, per l’ebreo, la produce. Per cui
il cristiano vive già ora nella certezza di fede che per lui il peccato e la morte sono stati
annientati. In altri termini, la salvezza, intesa come liberazione dal peccato e dalla morte,
è già presente in noi, ma non si è ancora manifestata. Si manifesterà quando il Cristo
vittorioso avrà sottomesso tutto a sé per consegnare tutto al Padre.
d) vv. 29-34: l’assurdità della vita cristiana senza una prospettiva di risurrezione.
In questa parte vi è anche l’allusione alla pratica dei Corinzi di farsi battezzare al posto
dei morti. L’usanza non viene né lodata né condannata; ma la sua esistenza rivela che vi
è la credenza secondo cui i morti risorgeranno: se non fosse così, non avrebbe senso che un
vivo si faccia battezzare a favore di un morto 1.
e) vv. 35-58: il modo della risurrezione. Ecco il testo:
35. Ma qualcuno dirà: Come sono destati i morti? Con quale corpo
vengono?
36. Stolto, ciò che tu semini, non è vivificato se non muore;
37. e ciò che semini, non il corpo che nascerà semini, ma un nudo granello,
poniamo di grano o di qualcuno degli altri;
38. il Dio gli dà un corpo come volle, e a ciascuno dei semi un proprio
corpo.
39. Ogni carne non (è) la stessa carne, ma altra (è quella) di uomini, altra
carne (è quella) di bestie, altra carne (è quella) di uccelli, altra (è
quella) di pesci.
40. E ci (sono) corpi celesti e corpi terrestri, ma altra è la gloria dei (corpi)
celesti, altra quella dei (corpi) terrestri.
41. Altra (è la) gloria del sole, e altra (è la) gloria della luna, altra (è) la
gloria delle stelle; infatti stella differisce da stella quanto a gloria.
42. Così anche la risurrezione dei morti: si semina in corruzione, si sveglia
in incorruttibilità;
43. si semina in disonore, si sveglia in gloria; si semina in debolezza, si
sveglia in potenza;
44. si semina un corpo psichico, si sveglia un corpo spirituale. Se c’è un
corpo psichico, c’è anche un (corpo) spirituale.
Qui Paolo afferma senza motivare.
Questo strano uso di farsi battezzare al posto di qualcuno che era morto senza poter ricevere il battesimo
è attestato solo qui nel N.T.
X - IL NUCLEO DELLA FEDE CRISTIANA
45. Così pure sta scritto: Fu generato il primo uomo adàm (= uomo) in
anima vivente (Gen 2,3), l’ultimo adàm in spirito vivificante.
46. Ma il primo non (fu) lo spirituale, bensì lo psichico, dopo (fu) lo spirituale.
47. Il primo uomo da(lla) terra, terrestre, il secondo da(l) cielo.
48. Quale il terrestre, tali anche i terrestri, e quale il celeste, tali anche i
celesti;
49. e come portiamo l’immagine del terrestre, porteremo anche l’imma-
gine del celeste.
50. Dico questo, fratelli, che carne e sangue non possono ereditare regno
di Dio, né la corruzione eredita l’incorruttibilità.
51. Ecco, vi dico un mistero: non tutti ci addormenteremo, però tutti ci
trasformeremo (opp.: tutti ci addormenteremo, non tutti ci trasforme-
remo),
52. in un attimo, in un batter d’occhio, con l’ultima tromba: suonerà infatti
la tromba e i morti saranno destati incorruttibili e noi ci trasformeremo.
53. Questo corruttibile deve infatti essere rivestito di incorruttibilità e
questo mortale essere rivestito di immortalità.
54. Quando poi questo corruttibile sarà rivestito di incorruttibilità e
questo mortale sarà rivestito di immortalità, allora si avvererà la
parola scritta: La morte fu ingoiata ne(lla) vittoria (Is 25,8).
55. Dove, morte, la tua vittoria? Dove, morte, il tuo pungolo? (Os 13,14).
56. Il pungolo della morte (è) il peccato, la potenza del peccato (è) la
legge;
57. grazie al Dio che ci ha data la vittoria mediante il nostro Signore Gesù
Cristo.
58. Perciò, fratelli miei diletti, siate saldi, irremovibili, abbondando sempre
nell’opera del Signore, sapendo che la vostra fatica non è vana nel
Signore.
Paolo vuole rispondere all’interrogativo: «Come risorgono i morti?». Per
farlo si serve del paragone del chicco di grano. Prima che sorga la nuova vita è
necessario che il chicco muoia e così è per l’uomo. La nuova pianta non è identica
al seme, eppure deriva dal seme; così la nuova vita non è identica alla vita
terrestre, eppure deriva da essa. Ma, in un caso come nell’altro, siamo di fronte
ad un miracolo, perché solo la potenza di Dio è capace di far questo.
Tra la vita terrestre e la vita dei risorti c’è dunque per Paolo una analogia,
cioè le due vite hanno qualcosa di comune e qualcosa di diverso. È quanto Paolo
esprime con l’antitesi «corpo psichico - corpo spirituale (pneumatico)». La
risurrezione è anche chiamata «trasformazione», ma il tutto è un mistero (v. 51).
Il capitolo termina poi con un inno: la risurrezione è davvero la vittoria sulla
morte e di ciò si dà lode a Dio.
* 1 Tess 4, 13-17
13. Non vogliamo che voi ignoriate, o fratelli, a riguardo dei morti (lett. dormienti),
affinché non vi affliggiate come gli altri che non hanno speranza.
14. Se infatti crediamo che Gesù morì e risorse, così anche il Dio per mezzo di Gesù
condurrà con sé/lui i morti (dormienti).
15. Questo infatti diciamo a voi in parola del Signore, che noi, i viventi, i rimasti
per la parusia (= presenza) del Signore non precederemo i morti (dormienti);
16. poiché lo stesso Signore (il Signore in persona) al segnale (dato), in voce di
arcangelo e in tromba di Dio, scenderà dal cielo e i morti in Cristo risorgeranno
dapprima,
17. poi noi, i viventi, i rimasti, insieme con essi saremo rapiti nelle nubi verso
l’incontro del Signore nell’aria.
Evidentemente Paolo pensava che Gesù sarebbe venuto prima della propria morte.


* Altri testi:
Gv 6 e 11; 2 Cor 4,13-5,9 (da leggere attentamente)
3. Dopo la morte ci sarà l’incontro con Dio ed il giudizio da parte di Gesù,
con condanna per i cattivi e premio per i buoni. Premio e castigo eterni.
DOCUMENTAZIONE
* Giov 3,19; 5,22-27; 9,39:
il giudizio è riservato al Figlio dell’uomo
* 2 Cor 5,9:
«Noi infatti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo, perché
ognuno riceva la ricompensa di quel che avrà fatto quand’era nel corpo,
in bene o in male».
* Così anche Rom 14,10-12.
* Mt 25,31-46:
il giudizio sarà sulla carità e si parla chiaramente di premio e castigo eterno: «Andate
maledetti nel fuoco eterno..Venite benedetti dal Padre mio, prendete
possesso del regno...»
4. Ci sarà la "parusia" di Gesù , da attendere con speranza.
La parola greca «parusia» vuol dire «presenza»: si tratta della presenza visibile di Gesù,
presenza che renderà manifesta a tutti la sua vittoria sul male. Gesù unirà nella sua
vittoria anche i suoi fedeli (nel «giorno di Jhwh» di cui parlava l’A.T.).
Però la parusia si può intendere in due modi:
- o Gesù che si fa presente agli uomini alla fine dei tempi (ritorno di Gesù);
- o il singolo che si fa presente a lui al momento della morte.
DOCUMENTAZIONE
* Mt 24,3. 27. 37. 39; 1 Cor 15,23; 1 Tess 2,19; 3,13; 4,15; 5,23; 2 Tess 2,1. 8. 9; Giac
5,7-8; 1 Gv 2,28; 2 Pt 1,16; 3,4. 12.
* Atti 1,9-11:
9. Dopo aver detto questo, alla loro (= degli apostoli) vista Gesù si elevò
e una nube lo avvolse, sottraendolo ai loro sguardi.
10. Stando essi con gli occhi fissi al cielo, mentre egli se ne andava, due
uomini vestiti di bianco si presentarono loro
11. dicendo: «Uomini galilei, perché state guardando verso il cielo?
Quello (stesso) Gesù che è stato assunto da voi verso il cielo, verrà
così come lo vedeste salire verso il cielo».
* 2 Cor 5,6-8:
6. Incoraggiandoci dunque sempre e sapendo che dimorando nel
corpo dimoriamo-lontani dal Signore,
7. in fede infatti camminiamo non in visione,
8. ci incoraggiamo e preferiamo piuttosto dimorare-lontani dal corpo e
dimorare presso il Signore.
* Fil 1,20-21:
20. Secondo l’attesa e speranza mia che in nulla sarò svergognato, ma
in ogni certezza come sempre anche ora (che) Cristo sarà magnifica-
to nel mio corpo, sia attraverso vita sia attraverso morte.
21. Per me infatti il vivere (è) Cristo e il morire un guadagno.
5. Ci sono anche alcuni accenni al purgatorio.
DOCUMENTAZIONE (scarsa e di difficile interpretazione)
* Mt 12,32:
«Se uno dice una parola contro il figlio dell’uomo, gli sarà perdonato; se
invece dice contro lo Spirito Santo non gli sarà perdonato né in questo
secolo né in quello che sta per esserci (= futuro)».
Sembra la ripresa di un’idea di 2 Mac 12,38-46 (vederlo), ma potrebbe anche
essere un modo per dire «mai».
In base a questo testo molti teologi pensarono all’esistenza di peccati che sono
remissibili nell’altra vita, cioè nel purgatorio.
* Lc 12,48; 1 Cor 3,10-15; Apoc 21,27; 2 Tim 1,16-18.
5. La riflessione teologica
È compito della teologia prendere i «dati» ora esposti ed organizzarli in una
sintesi unitaria.
Siccome però tali dati sono piuttosto scarsi (a volte interpretati ed arricchiti
dalla fantasia popolare), le posizioni dei teologi nei primi secoli del cristianesimo
furono piuttosto diversificate. Poi in occidente si arrivò verso la fine del 1o
millennio ad una certa omogeneità di pensiero, che oggi viene da vari teologi
rimessa, almeno parzialmente, in discussione. Vediamo:
a) L’insegnamento comune in occidente
Riflettendo sui dati dell’A. e N.T., precisati anche da interventi del Magistero,
l’occidente si è fatta all’incirca la seguente idea sull’aldilà 1:
1. Al momento della morte, il corpo viene abbandonato e si corrompe, in
attesa della risurrezione, mentre l’anima, immortale, viene subito giudi-
cata da Dio (giudizio particolare).
Per i bambini morti senza battesimo e prima che avessero l’uso di
ragione c’è il limbo (luogo di felicità naturale) - oggi assai criticato e
dell'esistenza del quale è lecito dubitare (v.pag. 175, nota).
2. La sorte dell’anima dell'adulto dipende dal suo comportamento durante
la vita terrena e, soprattutto, dalla sua situazione al momento della morte:
a) se è morta in perfetta grazia di Dio:paradiso, eterno (visione e amore
di Dio)
b) se è morta in grazia di Dio, ma con qualche resto di peccato:purgatorio,
temporaneo2 («anticamera del paradiso», ma senza la visione di Dio).
Al termine della pena, ci sarà il paradiso.
Il purgatorio può essere "accorciato" grazie alle preghiere fatte per
queste anime da persone che sono ancora sulla terra (messe, indulgen-
ze, suffragi, ecc.)
c) se è morta in peccato mortale:inferno, eterno (privazione della visione
Dante ha contribuito potentemente a divulgarla.
L’idea di un purgatorio dopo la morte si è sviluppata soprattutto dal sec. X-XI per per esortare i
penitenti a fare presto la penitenza, senza tramandarla in punto di morte. Si diceva loro: meglio farla
in questa vita, anziché doverla fare, ma più dura, in purgatorio (v. vol. II, pag. 316-319).
ESCATOLOGIA - INSEGNAMENTO COMUNE
cimitero
GIUDIZIO PARTICOLARE GIUDIZIO UNIVERSALE
TEMPO INTERMEDIO


di Dio ed eterno odio a Dio - fuoco eterno).
3. Ci sarà lafine del mondo: suoneranno le trombe angeliche, i corpi, rivivificati
dalle loro anime, risorgeranno e avverràil giudizio universale, pensato alla
luce di Ez 37 e Mt 25 (una rianimazione).
Il purgatorio non ci sarà più.
I corpi avranno la stessa sorte delle anime: paradiso o inferno per "tutta"
l’eternità.
b) Verità sicuramente di fede sull'aldilà e questioni discusse
Questo modo di vedere le cose, al quale non ha certo fatto difetto la fantasia
(cfr. Dante, Divina commedia), contiene alcune verità che impegnano sicura-
mente la fede ed alcune affermazioni non di fede, legate a schemi teologici
dell’epoca in cui sono sorte.
Cerchiamo perciò di precisare quanto, nell'insegnamento del cristianesi-
mo comune in occidente, vi è di fede, distinguendolo dalle questioni libera-
mente discusse. È bene notare poi che, per quanto riguarda l’aldilà, il N.T. ci
ha fatto sapere solo quel poco che è sufficiente a far desiderare, a chi crede, di
andare a vedere come stanno realmente le cose.
1. La vita umana non finisce con la morte - risurrezione
L’uomo è destinato alla vita eterna e perciò ci sarà la risurrezione. Questo
è di fede: la vita attuale ha senso solo alla luce dell’eternità (1 Cor 6,4 e 15,14;
2 Cor 4,14; 5,10).
Nella prospettiva di una risurrezione "chimica", in passato era vietata la cremazione , perché,
secondo le concezioni scientifiche di allora, rendeva impossibile la risurrezione stessa. Ora le idee
sono cambiate e la cremazione è permessa ai cristiani (purché non sia fatta in odio alla fede).
La reincarnazione: sembra che il N.T. escluda la reincarnazione, sia per l’idea, esposta in vari testi,
dell’importanza della decisione dell’uomo - parabole della vigilanza: Mt 24,42-44; 25,1-46; Mc 13,33;
Lc 12,39 s; 13,25-27 - e sia in Eb 9,27-28: «E come è stabilito che gli uomini muoiano una volta sola e dopo la
morte venga il giudizio, così pure Cristo si è immolato una volta sola per togliere i peccati di molti,
e comparirà una seconda volta, senza peccato, per quelli che l’aspettano, per dar loro la salvezza».
* Non si può precisare meglio come sarà tale risurrezione: «chimica» o spirituale? Gli
antichi simboli di fede (Credo) usano termini diversi, parlano infatti di risurrezio-
ne della carne, o dei corpi, o dei morti, indice di diversità di idee al riguardo 1.
2. Con la morte cessa la libertà
e quindi cessa la possibilità di meritare o demeritare2. Una delle proposi-
zioni di Lutero (la 38) contraria a questa affermazione è stata condannata
(Dz 1488 e poi Dz 1545-1547 e 1582) e perciò l'affermazione è di fede.
3. Dopo la morte il giudizio
particolare (= ogni persona verrà giudicata)
universale(= nessuno sfuggirà a tale giudizio).
Questi giudizi saranno fatti in base alle opere compiute dall’uomo
durante la vita terrena.
L'esistenza del giudizio particolare è stata definita dal concilio di Lione
del 1274 (Dz. 857); quella del giudizio universale è affermata in vari "credo"
e vari concili. Perciò si tratta di affermazioni di fede.
* Non è però definito che questi due giudizi siano distinti.
4. Esistono il paradiso e l’inferno
entrambieterni; rispettivamente premio o castigo dato almeno per l'ani-
ma, immediatamente dopo la morte, per chi è morto in grazia di Dio
oppure in peccato mortale.Dogmi definiti dal concilio di Firenze il 6.7.1439
(Dz. 1305-6)
— Non ci si deve lasciare portare dalla fantasia per immaginarli: sono
luoghi o stati ?
— L’inferno è «abitato»? Poiché non si può giudicare la coscienza di
nessuno, non si può dire che qualcuno sia morto in peccato. L’inferno
diventa realtà qualora qualcuno muoia in peccato mortale. La lettera
di Giuda (v. 7) afferma però che "subiscono la pena del fuoco eterno"


ESCATOLOGIA


VERITÀ DI FEDE QUESTIONI DISCUSSE


- CON LA MORTE CESSA LA LIBERTÀ
- ESISTENZA DI GIUDIZIO:
PARTICOLARE e UNIVERSALE
- PARADISO e INFERNO:
ETERNI
- PURGATORIO:
ESISTE ED È TEMPORANEO
- RISURREZIONE DEI MORTI
(o dei corpi o della carne)
- FINE DI QUESTO MONDO




- REINCARNAZIONE ? = NO (Ebr 9,27)
- DISTINTI o COINCIDENTI ?


- SONO LUOGHI o STATI ?
INFERNO PIENO o VUOTO ?


- IN QUESTA o NELL'ALTRA VITA ?
- RIANIMAZIONE(chimica) o
RISURREZIONE(spirituale) ?
- CATASTROFE COSMICA o
MORTE = FINE DEL MONDO?
Non sembra corretto citare qui il can. 30 (Dz 1580) del decreto sulla giustificazione del concilio di
Trento, perché tale canone mirava ad affermare l'esistenza del purgatorio ed il valore dei suffragi,
non il tempo del purgatorio.
gli abitanti di Sodoma, Gomorra e città vicine.
5. Esiste il purgatorio
pena temporaneaper i giusti che hanno ancora «resti di peccato». Èdogma
definito dal concilio di Trento il 3.12.1563 (Dz 1820; cfr. anche Dz 1304 e
1580). Giovano a questi giusti le preghiere degli altri uomini (suffragi e
indulgenze). È dogma definito dal concilio di Trento (Dz 1753 e 1820).
— Non è definito che il purgatorio sia necessariamente nell’altra vita,
anche se è comunemente creduto 1.
c) Una linea attuale di riflessione
L’insegnamento comune in occidente si basa sul presupposto che nell’aldilà
esista un tempo intermedio fra la morte (giudizio particolare) e la fine del
mondo (giudizio universale). Proprio questo presupposto, mai definito dal
Magistero,oggi viene da qualcuno1messo in discussione.
Che senso ha infatti ammettere un tempo dopo il tempo?
Negando dunque questo presupposto, si deve dire che, con la morte,
finisce il tempo ed allora si può proprorre un altro concetto di vita eterna che,
tuttavia, salva (o, nell'intenzione di coloro che propongono questa ipotesi,
dovrebbe salvare) i dati di fede già esposti.
1. Con la morte si entra subito nella situazione definitiva e cioè nell’eternità (da
non concepirsi come un tempo lungo, ma come una situazione fuori del
tempo). Per la persona che muore, in quel momento c’è la fine del mondo,
di questo mondo, e l’incontro definitivo con Cristo (parusìa).
- Questo era già insegnato da san Giovanni Crisostomo (˜ 407):
«Che guadagno ne avremmo, dimmi, se conoscessimo il tempo della fine del
mondo? Poniamo che sia tra vent’anni, tra trent’anni, tra cento anni: a noi che
importa? Per ciascuno la fine del mondo non è forse il termine della sua vita?... Se
ti prepari bene alla tua fine, quell’altra non ti recherà certo danno. Sia lontana, sia
vicina: ciò non ci riguarda. E per questo il Cristo non ne ha voluto parlare, perché
non è di alcuna utilità» (Omelia sulla 1a lettera ai Tessalonicesi, 9,1).
- Noi, ancora immersi nel tempo, diciamo che uno è morto prima, un altro dopo, un
altro dopo ancora, ecc. Ma se ci mettiamo fuori del tempo, non ha piú senso parlare
di «prima» e di «dopo», e perciò dobbiamo dire che tutti moriamo «nello stesso
tempo», cioé tutti insieme.
2. Questa situazione definitiva sarebbe già la risurrezione dei morti.
Ciò significa che il nostro «io» continua in un’altra forma, che è la forma
del Cristo risorto, il «corpo spirituale» di cui parla Paolo in 1 Cor 15, 35-
50. C’è dunqueuna continuità dell’io ed uno stacco.
3. Il giudizio particolare, a cui nessun uomo può scampare, si svolgerebbe
immediatamente equindi sarebbe «universale», nel senso chetutti sarebbero
giudicati. Il «giudizio» sarebbe l’incontro con Cristo.
4. Lo stato di adesione o di opposizione a Dio in cui si muoresarebbe eternizzato:
paradiso o inferno. Non è Dio che manda all’inferno. Inferno è l’uomo che
volontariamente si oppone a Dio e protrae questo atteggiamento per

Per es. G. Lohfink, La morte non è l'ultima parola, Herder 1976.
Si ricordi che il purgatorio è per i giusti, non per il peccatore.
sempre (siamo fuori dal tempo e perciò non è più possibile cambiare).
5. Non ci sarebbe la «risurrezione della carne», intesa in forma spettacolare di
rianimazione del corpo usato durante la vita terrena.
6. Non si potrebbe più parlare di purgatorio nell’altra vita.
In questa ipotesi il purgatorio sarebbe, per il giusto2, lo sforzo che fa
durante la vita terrena per vincere il peccato e le sue tentazioni, oppure la
lotta suprema contro il peccato al momento della morte.
7. Il problema della fine di questo mondo sarebbe da lasciare agli scienziati.




* Giudizio su questa ipotesi
Questa ipotesi, non del tutto nuova nella Chiesa, sta diffondendosi assai
rapidamente. Alcuni la osteggiano in nome della tradizione.
È un’ipotesi interessante. Non è però il caso di scomunicarsi reciprocamen-
te nel caso di divergenza di idee su questo punto.











































U17/4.D -ES

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