DON ANTONIO

mercoledì 11 aprile 2012

Esaltazione della Santa Croce. 10



Eremo San Biagio




Dalla Parola del giorno
Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, perché chiunque crede in Lui abbia la vita eterna.


Come vivere questa Parola?
Nell'Esodo si narra che Dio insegnò a Mosè come ovviare ai morsi mortiferi dei serpenti: innalzandone uno di bronzo sull'asta. Guardando ad esso (emblema e profezia di Cristo Crocifisso) la gente era salva.
Ma perché proprio questo simbolo così terrificante? Lo capisco se penetro nel senso misterioso della croce di Gesù che, in se stessa, davvero sconcerta. Sembra la resa al dolore, al male, alla morte...
Sì, sembra tale, perché noi vorremmo sempre una vittoria divina evidente, chiara, trionfante. Perché l'alluvione? Perché i poveri sono i più colpiti, perché il cancro e altre malattie perniciose? Perché la pedofilia, lo sfruttamento dei più deboli, l'astuzia e la violenza vincente, perché la morte?
Accettare questa realtà è possibile solo se colgo la luce segreta, tutta interiore che irradia dalla croce, dal Serpente innalzato sull'asta. Il che significa per Gesù vincere il male mediante il male, vincere la morte mediante la morte. Gesù è diventato come il serpente innalzato nel deserto: immagine del male, ma anche rimedio del male stesso.
Egli, il Crocifisso, è la vera, unica risposta profonda e vincente al dolore dell'uomo.


Oggi troverò una pausa per contemplare il Crocifisso, fuori da quello che è scontato e ovvio. Lo vedrò in profondità come colui che mi rende possibile una vera vita spirituale. Solo Gesù con la sua Croce infatti mi dà la possibilità di vincere dolore, male e morte con la sua stessa silenziosa e umile vittoria d'Amore. Così trovo nella stessa sofferenza e nell'accettazione della morte, perfino nella costatazione del male, l'occasione di amare Dio e i fratelli più puramente, con un amore vero sino alla fine.


La voce di un grande Papa e Padre della Chiesa
Hai conosciuto la morte per dare a noi la Vita. Sei stato avvolto da una sindone per rivestirci della tua forza. Sei stato deposto nel sepolcro per concederci una nuova grazia nei secoli nuovi. Gloria a Te, o Cristo Vivificatore.
S. Gregorio Magno




Eremo San Biagio




Dalla Parola del giorno
Dio ha talmente amato il mondo da dare il suo Figlio Unigenito, perché chiunque crede in Lui non muoia, ma abbia la vita eterna.


Come vivere questa Parola?
Lo ha dato nel modo, che a ben pensarci ci sorprende fin nella parte più intima di noi, se abbiamo il coraggio di rompere l'abitudinarietà che riesce perfino a renderci indifferenti davanti alla Croce di Gesù.
E' dunque educativa per noi la liturgia che ci offre parte del colloquio di Gesù con Nicodemo. Gli ha detto che "come Mosè innalzò il serpente (di bronzo) nel deserto, così bisogna che Lui, il Figlio dell'uomo, sia innalzato sulla Croce perché chiunque crede in Lui abbia la vita eterna". E subito dopo dirà che Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo ma perché chiunque crede in Lui non muoia ma abbia la vita per mezzo di Lui". Ecco, la grande scommessa è proprio qui: credere che sul più infame patibolo ( per quei tempi )
Gesù è stato appeso perché potesse, per così dire, assimilare lì, nel sangue, nella lacerazione e nelle ferite, tutto il male e la sofferenza del mondo. Lo scandalo, lo sappiamo, anche oggi è l'apparente trionfo della violenza, della prevaricazione contro il povero e il debole; lo scandalo è la sofferenza ? apparentemente - inutile dell'innocente. Vorremmo che Dio imponesse giustizia, entrasse con forza a ristabilire un ordine morale e sociale. Invece no! Dio è l'infinita pazienza che ci consegna l'unica chiave interpretativa di questo alto mistero: il Figlio crocifisso per amore.


Oggi, nel mio rientro al cuore, sosterò con sguardo contemplativo su Gesù. Chiederò d'intendere, almeno un po' nella fede, ch'Egli prende su di sé il male, che lo lascia accanirsi nella sua persona. Oggi come ieri. Verbalizzerò:


"Gesù, sei diventato Tu stesso l'immagine del male e del dolore e nello stesso tempo Tu, Tu solo, ne sei diventato il rimedio. Ch'io entri, per grazia, in questo abisso d'amore".


La voce di una grande donna di Dio
Non voglio alcun bene se non per mezzo di colui del quale mi sono venuti tutti i beni. Ed è il mio Dio-uomo della croce che m'invita a portare con Lui la mia Croce, ma per amore.
Santa Teresa d'Avila




Eremo San Biagio




Dalla Parola del giorno
Cristo Gesù, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio, ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce.


Come vivere questa Parola?
La croce che nella festa odierna viene "esaltata" è la grande scommessa del ristiano, ma anche il nodo di grossi equivoci lungo la storia del cristianesimo. Si parla troppo spesso di croce, di dover portare la propria croce, dentro un'atmosfera di rassegnazione che opprime e deprime. Di qui le reazioni di filosofi come Nicske e di tanti altri. In verità la croce è strumento obbrobrioso di morte. Veniva imposta agli schiavi meritevoli di morte o a delinquenti della peggiore risma. Siamo "veri": anche a noi, in se stessa, crea disagio e repulsione. Ma con queste parole S.Paolo c'inoltra in un mistero di altissima luce. Sì, è mistero che un Dio, nella persona del Figlio Gesù della stessa natura divina del Padre, abbia voluto "spogliarsi della sua onnipotenza "assumendo la condizione di servo" umiliandosi fino a diventare servo dell'uomo, fino a morire sul patibolo più ignominioso. Ma è mistero che fa luce, perché "Dio ha tanto amato il mondo da dare suo Figlio", fino a questa misura estrema, fino a questa modalità dell' "Amore folle". E chi crede (cioè si fida della potenza della croce di Gesù che distrugge ogni male e dà senso a ogni nostro dolore) viene salvato già ora: da depressioni e non senso, dal male.

Oggi, contemplo con cuore silenzioso l'immagine del Crocifisso e faccio dapprima emergere il chiasso delle mie ribellioni al dolore, alla contraddizione e anche le freddezze dell'abitudinarietà nella mia vita di fede.


Converti il mio cuore a te ? pregherò -. Convertimi all'esaltazione della tua croce nella mia interiorità. Che la tua croce gloriosa sia per me e per tutti "albero di vita", che porta anche nei miei giorni frutti di fede operante nell'amore.


La voce di un contemplativo
Ecco che cosa si dovrà vedere sulla croce per essere salvati: non qualcuno che soffre e muore, ma qualcuno che si dona all'eterno dono di sé e vi trova la vera vita.
Augustin Guillerand




padre Lino Pedron
Commento su Giovanni 3, 13-17


Gesù è l'unico rivelatore delle cose del cielo. Egli, pur continuando ad avere la sua dimora nel Padre, si è fatto uomo per comunicare agli uomini la vita di Dio. Questo mistero di abbassamento e di rivelazione sarà compiuto sulla croce, quando Gesù sarà innalzato nella gloria, perché "chiunque crede in lui abbia la vita eterna" (v.15). Allora l'umanità potrà comprendere l'evento scandaloso e sconcertante della salvezza per mezzo della croce e guarire dal suo male, come gli ebrei un tempo nel deserto guarirono dai morsi dei serpenti velenosi guardando il serpente di bronzo che Mosè aveva fatto innalzare come segno di vita (Nm 21,4-9). Anche allora tuttavia non era il serpente di bronzo che salvava, ma come scrive il libro della Sapienza, 17,7: "Chi si volgeva a guardarlo era salvato non da quel che vedeva, ma solo da te, salvatore di tutti". Bisogna sempre oltrepassare le apparenze del segno e guardare con fede alla misericordia e alla potenza di Dio. La salvezza è sottomettersi a Dio e rivolgere lo sguardo al Cristo crocifisso. Questo è il vero atto di fede che ci comunica la vita eterna (cfr Gv 19,37).

La nuova vita generata in noi dallo Spirito è esposta quotidianamente ai morsi del serpente, il diavolo. Il rimedio contro il peccato e la morte è il Cristo morto sulla croce. La fonte della salvezza e della vita eterna è l'amore del Padre che ci dona il Figlio per distruggere il peccato e la morte.


I vv.16-17 esprimono molto bene il carattere universale della salvezza operata dal Cristo, che trova la sua origine nell'iniziativa misteriosa dell'amore di Dio per gli uomini. Il fatto che il Padre ha mandato a noi il suo Figlio per salvarci è la più alta manifestazione di Dio che è Amore (cfr 1Gv 4,8-16). La missione di Gesù è quella di portare agli uomini la salvezza:" Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chi crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna" (v.16). La scelta fondamentale dell'uomo è questa: accettare o rifiutare l'amore del Padre che si è rivelato in Cristo. Questo amore non giudica e non condanna il mondo, ma lo salva:" Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui" (v.17).

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