DON ANTONIO

giovedì 23 febbraio 2012

Riflessioni sulle letture 26 febbraio 2012 (Manicardi)Monaco a Bose



Gen 9,8-15; Sal 24;1Pt 3,18-22; Mc 1,12-15

Questo il messaggio delle letture della prima domenica di Quaresima: dopo aver giudicato il peccato dell’umanità con il diluvio, Dio riafferma la sua volontà di salvezza universale stringendo con Noè un’alleanza con ogni carne e con tutta la terra (I lettura); Gesù combatte il tentatore nel deserto e la sua vittoria è una ritrovata comunione tra cielo e terra (vangelo); il Cristo risorto scende agli inferi per proclamare il vangelo anche ai ribelli, ossia a chi era morto nel rifiuto di Dio. Scende cioè a proclamare la fedeltà di Dio alla sua promessa di salvezza universale (II lettura).

Marco presenta la tentazione come la prima azione spirituale: è lo Spirito ricevuto nel battesimo che spinge Gesù al faccia a faccia con Satana, cioè con la possibilità del male. E il luogo della tentazione, per Gesù come per ogni uomo, è il cuore. Lo Spirito di Dio non spinge a fughe in paradisi spiritualistici, a evasioni misticheggianti, ma alla difficile impresa di discernere il proprio cuore, riconoscere le spinte di divisione da Dio e di idolatria che lo traversano e farvi regnare la volontà di Dio. La tentazione è una possibilità che ci situa di fronte a una scelta tra bene e male, tra fede e idolatria: “La tentazione rende l’uomo o idolatra o martire” (Origene). Per questo essa implica un senso morale e il discernimento tra ciò che è bene e ciò che è male. In questo senso, di fronte all’indistinzione tra bene e male, all’in-coscienza del bene e del male e all’indifferenza dell’agire, la tentazione oggi più grave è la scomparsa della tentazione.
Chi riconosce la tentazione viene situato in un combattimento interiore per respingere la seduzione del lasciarsi vivere, dell’abdicare a ciò che è serio e profondo, dell’abbandonare la fedeltà al Signore. E la fatica della lotta può spaventare e ripugnare.
Il combattimento di Gesù nel deserto è celato dietro all’annotazione del suo restare costantemente tentato da Satana per quaranta giorni e l’esito vittorioso della lotta è espresso dalla comunione tra angeli e bestie selvagge che si crea attorno a lui, attestando così il compimento del tempo messianico. La pace tra il cielo e quel luogo di morte che è il deserto, manifesta la pace messianica annunciata dai profeti con immagini analoghe (cf. Is 11,6-7; 65,25) e che abbraccia l’intera creazione (cf. Os 2,20).
Nel deserto Gesù fa dunque una molteplice esperienza. Anzitutto di solitudine: Gesù è solo nel luogo solitario. Lì obbedisce alla Parola e allo Spirito di Dio che l’hanno proclamato Figlio di Dio al battesimo (cf. Mc 1,9-11). Lì è messo alla prova e incitato al peccato, alla disobbedienza. E lì egli dà prova di perseveranza: nel deserto non diserta. La tentazione crea il credente provato, saldo. Nella tentazione Gesù convive con le bestie selvagge, addomestica le presenze mostruose, le potenze selvagge e violente che traversano il cuore umano: “È dal cuore che escono le cattive intenzioni” (Mc 7,21). Infine, Gesù conosce la presenza divina: “gli angeli lo servivano”. L’angelo vicino a chi lotta è immagine che indica la presenza di Dio che si fa sentire al cuore della lotta della preghiera e della tentazione (cf. Lc 22,41-44).
Vittorioso sul tentatore e instauratore della pace messianica, Gesù può proclamare il compimento del tempo e l’avvento del Regno di Dio. Ma l’annuncio di ciò che Dio ha operato diviene esigenza per l’uomo: “Convertitevi e credete al vangelo”. La conversione è risposta e responsabilità del credente di fronte al dono del Signore. Non consiste in un miglioramento di atteggiamenti esteriori, ma nella fede nel vangelo, dunque in un ri-orientamento radicale del proprio essere alla luce della volontà di Dio manifestata nella persona di Gesù. Credere al vangelo è un concreto affidarsi al vangelo, “che è potenza di Dio” (Rm 1,16), un porre i propri passi sui passi del Signore. E seguire Gesù significa seguirlo anche nelle sue tentazioni e nella sua lotta, certi per fede che nella nostra lotta lui stesso combatterà e ci guiderà a conversione.
LUCIANO MANICARDI
Comunità di Bose

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