DON ANTONIO

venerdì 17 febbraio 2012

Foglietto 12 febbraio 2012 (Famiglie Visitazione)Dal Monastero di Bose





Marco 1,40-45
1) Un lebbroso… lo supplicava in ginocchio egli diceva: Se vuoi, puoi purificarmi: il cap. 1 di Mc si chiude con laguarigione dalla lebbra, una malattia contagiosa, che rendeva impuri eprovocava la esclusione dalla vita sociale (cfr. 1^ lettura), possibile castigodivino per colpe molto gravi (cfr. Nm 12,10-15). Considerando le prescrizionisulla segregazione, il fatto di avvicinarsi a Gesù rende ancora più forte laprovocazione della supplica: se vuoi,puoi purificarmi.
2) Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò:per dire la compassione il testo usa un termine molto intenso, lett. fu commosso nelle viscere. Gesù toccandoil lebbroso diventerebbe impuro, assumendo su di sé la condizione di quelpoveretto, come il servo di Jahwè di Is 53, 5: Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; per le suepiaghe noi siamo stati guariti.
3) Lo voglio, sii purificato: come nelleguarigioni precedenti del cap. 1 di Mc si sottolinea la forza della parola diGesù.

4) E subito la lebbra scomparve da lui (lett:partì da lui) ed egli fu purificato: la purificazione è descritta come laliberazione da uno spirito impuro.
5) E, ammonendolo severamente, lo cacciò viasubito: repentinamente il tono usato da Gesù diventa molto duro. Cacciarevia è il verbo usato nel testo di domenica scorsa per i demoni; il verbo cheesprime l’ammonizione può essere inteso anche come manifestazione di collera (infuriandosi con lui), ma in Gv 11,33.38è usato per esprimere il turbamento di Gesù di fronte alla morte dell’amicoLazzaro. Anche in questo caso potrebbe trattarsi della commozione profonda diGesù di fronte a quell’uomo divorato dalla lebbra, malattia che, secondoGiobbe, è “primogenita della morte”: Unmalanno divorerà la sua pelle, il primogenito della morte roderà le sue membra.(Gb18,13).
6) Guarda di non dire niente a nessuno:ritorna la preoccupazione di Gesù. Lui è segno di contraddizione. La suapersona porta un annuncio potente, la sua parola sana e guarisce, ma la suaforza deriva dal mistero del suo essere figlio di Dio, servo sottomesso eobbediente. Gesù non vuole che i segni dell’avvento del regno siano interpretatiin chiave trionfalistica.
7) Va’invece a mostrarti al sacerdote:l’indicazione di Gesù va nel senso della pace e dell’obbedienza alla prescrizionedella Legge. Il modo prodigioso in cui è avvenuta la purificazione nonautorizza a scavalcare il procedimento di riammissione nella comunità.
8) Gesù non poteva più entrare pubblicamentein una città: la diffusione del fatto da parte del lebbroso guarito provocaun effetto paradossale. La condizione di Gesù diventa simile a quella in cuiera il lebbroso, è costretto a stare fuori dalla città.
9) Venivano a lui da ogni parte: le parolefinali del capitolo su questo muoversi verso il deserto, fuori dal clamoredella città sembrano indicare la strada di incontri più genuini con il Signore.

Levitico 13,1-2.45-46
1) Sequalcuno ha sulla pelle del corpo [ebraico: pelle della sua carne] untumore o una pustola o macchia bianca che faccia sospettare una piaga di lebbra:il termine carne nella Bibbia indica ciò che radicalmente distingue da Diol’uomo, colto in tutta la sua debolezza creaturale. Dopo il peccato, avendoperso l’uomo la luminosità della gloria di Dio che l’avvolgeva, la sua nuditàfu rivestita da Dio (Gen 3,21) con vestiti di pelli (è lo stesso termine pelleche qui incontriamo: la pelle del corpo). Questo vestito, assai più dimesso diquello che precedeva il peccato, ma pur sempre dono di Dio, viene oraulteriormente ricoperto e sfigurato dalle piaghe della lebbra, segno, nellaScrittura, della condizione ferita in cui tutta l’umanità si trova a motivo delpeccato, che a partire dalla colpa delle origini ha dilagato nella storia. IlSignore ti colpirà con le ulcere d’Egitto, con bubboni, scabbia, pruriti, dacui non potrai guarire (Dt 28,27). Tuttavia vediamo che la Scrittura nellavicenda di Giobbe dà al manifestarsi della malattia una interpretazioneopposta: Giobbe è il giusto piagato, perché possa testimoniare attraverso lasua pazienza il suo amore per Dio. Satana si ritirò dalla presenza delSignore e colpì Giobbe con una piaga maligna dalla pianta dei piedi alla cimadel capo (Gb 2,7).
2) Quel talesarà condotto dal sacerdote Aronne:purtroppo manca nel testo del lezionario il motivo di questa consegna alsacerdote, che non è solo quello di permettergli di decidere, osservando isintomi, se si tratta di lebbra o meno (come pur si legge nei versettisuccessivi), quanto di dichiarare l’uomo puro od impuro (v 44). Il sacerdotenon ha qui la funzione di un medico (tra l’altro i sintomi qui evidenziati nonhanno grande rispondenza con la lebbra) e neppure interviene per evitarecontagi. Il suo compito fondamentale è quello di definire ciò che è legalmentepuro od impuro, come del resto avviene in altri ambiti regolati dalleprescrizioni della Legge. Non basta la lebbra a rendere impuri, occorre che visia la dichiarazione del sacerdote. Senza legge non c’è impurità. D’altro cantoil sacerdote, che rappresenta la legge, ha solo la capacità di constatare lapresenza o meno della malattia, non di guarirla, perché la legge giudica ilmale, ma non può sanarlo: è solo un argine contro di esso (Rm 3,20). Questo fasì che, nella prima Alleanza, le narrazioni delle poche guarigioni dalla lebbrache vengono ricordate sono liturgicamente scarne e povere di segni esterni. Adesempio il profeta Eliseo quando guarisce Naaman il Siro (2Re 5), con grandemeraviglia di Naaman, non gli impone le mani e non recita nessuna preghiera, malo manda a lavarsi in quel modesto fiume che è il Giordano. Questo indica cheper la purificazione dei lebbrosi bisogna attendere il Messia. Quando idiscepoli di Giovanni Battista chiedono a Gesù: sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro,Gesù risponde: i ciechiriacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati,i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il vangelo (Mt11,4).
3) Illebbroso colpito da piaghe porterà le vesti strappate... andrà gridando:impuro, impuro... se ne starà solo, abiterà fuori dell’accampamento: sono qui descritti i segni dellutto, che molto spesso si trovano nella Scrittura. È importante che questisegni per i lebbrosi divengano dei precetti: osservandoli i lebbrosi trovano unambito che li rende obbedienti alla Parola di Dio e dunque parte del popolod’Israele, là dove dovrebbe consumarsi la loro lontananza. In modo salutare laLegge non solo definisce il peccato, ma dona all’uomo le parole ed i gesti pergridare il suo male, senza più nasconderlo. Anche l’abitare fuoridell’accampamento, in solitudine, cioè lontano dal Santuario da Dio, sottolineauna grande distanza che chiede solo di essere colmata. Gli Israeliti gemetteroper la loro schiavitù, alzarono grida di lamento ed illoro grido dalla schiavitù salì a Dio (Es 2,23)

1Corinzi 10,31–11,1
1) Fate tutto per la gloria di Dio: sianelle piccole che nelle grandi cose, tutto l'agire umano si riassume in questoversetto. Chi vive partecipe del Vangelo in ogni azione e in ogni parola mostrala bontà di Dio: chi parla, lo faccia con parole di Dio; chi esercita unufficio, lo compia con l'energia ricevuta da Dio, perché in tutto siaglorificato Dio per mezzo di Gesù Cristo, al quale appartengono la gloria e lapotenza nei secoli dei secoli. Amen (1Pt 4,11).
2) Io mi compiaccio di piacere, a tuttiin tutto, senza cercare il mio interesse, ma quello di molti, perché giunganoalla salvezza: la conoscenza di Gesù, la gioia della sua salvezza, è ilbene supremo che Paolo cerca di raggiungere con la sua predicazione. Valequindi la pena ricordare i versetti che domenica scorsa abbiamo letto:poiché, pur essendo libero da tutti, mi sono fatto servo di tutti, perguadagnarne il maggior numero; con i Giudei, mi sono fatto giudeo, perguadagnare i Giudei; con quelli che sono sotto la legge, mi sono fatto come unoche è sotto la legge (benché io stesso non sia sottoposto alla legge), perguadagnare quelli che sono sotto la legge; con quelli che sono senza legge, misono fatto come se fossi senza legge (pur non essendo senza la legge di Dio, maessendo sotto la legge di Cristo), per guadagnare quelli che sono senza legge. Coni deboli mi sono fatto debole, per guadagnare i deboli; mi sono fatto ogni cosaa tutti, per salvarne ad ogni modo alcuni. E faccio tutto per il vangelo, alfine di esserne partecipe insieme ad altri. (1Cor 9,19ss.)
3) Diventate miei imitatori come io losono di Cristo: diverse volte Paolo esprime nelle sue lettere, l'idea che eglinon è per le sue chiese semplicemente un maestro e un predicatore, ma uno lacui condotta deve essere imitata. Se Paolo afferma di essere degno diimitazione, lo fa soltanto perché egli stesso imita Cristo. In alcune letterePaolo sollecita ad imitare Cristo direttamente, ma qui con sapienza, chiede dicopiare da lui perché è molto più accessibile il Vangelo che viene annunciatointriso nelle imperfezioni e nelle debolezze di ogni uomo e di ogni donna. Fratellisiete diventati imitatori delle chiese di Dio in Cristo Gesù che sono inGiudea, perché anche voi avete sofferto le stesse cose (1Ts 2,14).

SPIGOLATURE ANTROPOLOGICHE

Il tema della lebbra e del lebbroso è di grande interesseper la nostra lettura sapienziale dei testi, anche se può sembrare tema lontanoda noi. Del “lebbroso” mi sembra interessante sottolineare due segniparticolarmente gravi: l’impurità e l’emarginazione dalla comunità. Quando sidice “impuro” si pensa istintivamente ad un contatto illegittimo, mentre il suosignificato principale è quello di affermare l’impossibilità di un contatto.Una inabilitazione alla comunione. Per l’antropologia biblica è chiusura allarelazione con Dio. Conseguentemente porta con sé anche l’esclusione dallacomunità: la solitudine. Tutto questo è simbolo della povertà più grave. Si“vive dell’Altro”, e per l’altro. Solitudine è drammaticamente vicina a morte.
Tutti i popoli e le tutte le culture hanno come mito delleorigini il solitario dominio di un eroe. Gli ebrei hanno il mito nuziale, lanecessaria compresenza e la profonda comunione tra l’uomo e la donna. E non ècomunione legata solo alla fecondità. Anzi, si può dire che primariamentequella comunione dice solo pienezza di esistenza e verità del proprio essere:solo l’Altro da te ti fa essere te stesso. Per questo, appunto, comunione èvita, e solitudine è morte. Il “mito” cristiano annuncia per questo laseparazione e l’abbandono del Figlio fino alla morte, appunto perché all’umanitàsia restituita la comunione perduta. È la risposta alla domanda di Gesùmorente: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”. La grande verità, lagrande “impresa” di Dio è la ricostruzione e la pienezza, in Gesù, dellacomunione perduta. Il lebbroso è simbolo di tutti e di ognuno! La sua sapienzaè riconoscere che ora è possibile questo evento! Un Dio “sacro” non puòcontaminarsi con l’umanità contaminata. A meno che non si faccia “lebbroso”.Allora è possibile l’impossibile: “..tese la mano, lo toccò e gli disse: lo voglio,sii purificato”. La legge svela l’impurità del lebbroso e sancisce la suasolitudine. Il Vangelo di Gesù viene a visitarlo e lo restituisce allacomunione. Anzi, lo ributta nella sua storia, con una ferma volontà di “normalizzare”l’eccezionalità dell’evento. Adesso è così per tutti. Sembra riferimento allasolitudine della Croce anche la conclusione dell’episodio con la solitudine diGesù “fuori dalla città”, in luoghi deserti.
Il testo di Paolo ai Corinzi porta a questi pensieri unagrande contributo con l’indicazione di mangiare e di bere, e di fare ogni cosa,“per la gloria di Dio”. La gloria è pienezza di manifestazione e di visibilità.“Dare gloria” significa far risplendere, manifestare, rendere presente. Tuttodeve essere fatto per manifestare quella comunione d’amore con Lui, dalla qualetutto ormai nasce. E questa comunione d’amore va’ ricercata sempre e con chiunque!:“…così io mi sforzo di piacere a tutti in tutto”. È l’assoluto prevalere,contro ogni ostilità, separazione, giudizio, esclusione… del principio dellacomunione d’Amore. E Paolo invita ad imitarlo in questo: “Diventate miei imitatori,come io lo sono di Cristo”. Perché imitare Cristo? Perché Gesù è la pienezzadella comunione con Dio e con l’intera umanità. Gesù vuol proprio bene a tutti!


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