DON ANTONIO

sabato 4 febbraio 2012

Foglietto 5 febbraio 2012 (Famiglie Visitazione) Dal Monastero di Bose





Marco 1, 29-39
1) Subito andò nellacasa di Simone e Andrea: la parola subito è usata otto volte nel cap. 1 diMarco. Anche nel testo di questa domenica c’è il sensodell’incalzare dell’opera del Signore: non ha tregua tra un’azione e l’altra;anche se passa dal luogo pubblico (la sinagoga) alla quiete della casa, noncambia la sua sollecitudine verso l’umanità povera e malata che gli si faincontro.
2) La suocera diSimone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei: questo parlare di lei non c’è nei paralleli di Mt e Lc,il racconto ha un tono familiare.
3) Egli si avvicinòe la fece alzare prendendola per mano: ilSignore si avvicinò a quella donna,figura dell’umanità afflitta da una malattia che la costringe alla immobilità. La fece alzare: il verbo è quello usatoin tante formule usate negli Atti e nelle lettere di Paolo, che sono la radicedelle professioni di fede: Cristo… che fusepolto e che è risorto (lett: èstato risuscitato, è stato fatto alzare) secondo le Scritture (1Cor 15,4). Cristofa risorgere l’umanità da quella malattia. Prendendola per mano: pare di vederel’icona pasquale della Discesa agli inferi, in cui Gesù solleva con la sua manoAdamo ed Eva. È la sua mano che salva, come dice il salmo: tu mi hai preso con la mano destra (Sal72,23).

4) La febbre lalasciò ed ella li serviva: c’è il verbodella diaconia, la guarigione è il punto di partenza per il servizio, perrestituire il dono ricevuto. Chi non ama rimanenella morte (1Gv 3,14).
5) Gli portavanotutti i malati e gli indemoniati. Tutta la cittàera riunita: cessato il riposo del sabato,si forma una assemblea davanti alla porta. Cisono i malati e gli indemoniati, ci sono anche quelli sani, quelli che portavano. C’eranotutti, come se il bisogno di salvezza fosse la condizione comune di tutta lacittà. Poco più avanti i discepoli diranno:Tutti ti cercano!.
6) Guarì molti cheerano affetti da varie malattie e scacciò molti demòni: il termine moltinon deve essere inteso come un limite, come se qualcuno fosse rimasto escluso. Lagrazia è abbondante, la misericordia di Dio si è fatta presente nella personadi Gesù.
7) Al mattino prestosi alzò … e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava: qualcuno potrebbe pensare che il figlio di Dio non abbiabisogno di pregare, che ha operato prodigi proprio perché è ricco e dotato ditutto quello che gli serve, come gli eroi e i grandi della terra. Questoversetto è straordinariamente importante, perché svela il segreto della potenzadi Gesù, il suo rapporto mite di figlio con il Padre.
8) Ma Simone equelli che erano con lui si misero sulle sue tracce: il verbo è molto forte, questo inseguimento haquasi le caratteristiche di una persecuzione,l’incalzare degli avvenimenti continua.
9) Andiamocenealtrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infattisono venuto (lett: uscito): Gesù accetta la sollecitazione dei suoi discepoli, Gesù èvenuto da lontano, è uscito dal Padre perché tanti possano ascoltare la suaparola.

Giobbe 7, 1-4.6-7
1) Giobbe, uomogiusto e buono, è stato privato dei suoi beni, dei figli e della salute e illibro che porta il suo nome, a partire dalla sua vicenda personale, tratta iltema del Silenzio delSignore di fronte all’innocente che patisce. Questo fatto non era spiegabiledal pensiero religioso del tempo per il quale la sofferenza erala punizione che Dio infliggeva agli ingiusti.Giobbe invece afferma la propria giustizia: Miterrò saldo nella mia giustizia senza cedere, la mia coscienza non mirimprovera nessuno dei miei giorni (Gb 27,6). Giobbe è profezia del Cristo chesi è caricato delle nostre sofferenze, siè addossato i nostri dolori; e noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio eumiliato (Is 53,4).
2) L'uomo noncompie forse un duro servizio sulla terra e i suoi giorni non sono come quellid'un mercenario? Il mercenario è ilsalariato, l’operaio pagato a giornata. “Duro servizio” traduce laparola milizia, servizio militare. La durezza di cui si parla èdovuta sia alla fatica sia all’essere soggetto a un’obbedienza totale, prima eal di là di ogni umana ragionevolezza.
3) Come loschiavo sospira l'ombra: Il desiderio dell’ombra ègrande eppure l’ombra è “un nulla”, come “un nulla” è la vita dello schiavo. Dice Giobbe: un'ombra sono i nostri giorni sulla terra (Gb8,9).
4) Così a mesono toccati mesi di illusione e notti di affanno: protagonista è lo scorrere del tempo. Tra l’oggi e l’eventoultimo (la fine del servizio, la morte) solo mesi d’illusione (mesi vuoti) e nottid’affanno (notti di fatica). Alla fragilità ealla vanità della vita umana fa riscontro l’immutabilità e “solidità” dellanatura: una generazione se ne va eun’altra arriva, ma la terra resta sempre la stessa. Il sole sorge e il sole tramonta e si affretta a tornare là doverinasce (Qo 1,4-5).
5) I miei giorniscorrono più veloci d'una spola, svaniscono senza un filo di speranza: la vita dell’uomo è descrittaservendosi dell’immagine del telaio. Normalmente,durante la tessitura, la spola si muove molto velocemente trascinandosi il filo.Giobbe dice che i suoi scorrono più veloci della spola per cui il filodella speranza (= la vita) si stacca. Laversione greca dei LXX traduce: la mia vita… si è perduta in una vuotasperanza. La speranza non è assente, ma è vuotacome sono vuoti i mesi del v 3. Nuovamenteviene sottolineata l’apparente “inutilità” della vita.
6) Ricordati: all’improvviso la lamentazionedi Giobbe è interrotta da una supplica o forse da un’esclamazione imperiosa aDio che continua a tacere e sembra essersi dimenticato di lui.L’espressione “ricordati” ricorre innumerevoli volte nella scrittura.La prima volta è il Signore che ordina a Israele: ricordati del giorno del sabato per santificarlo (Es 20,8) e cosìpure la seconda volta (cfr. Dt 9,7).La terza volta invece è Mosè che prega il Signore: ricordati dei tuoi servi Abramo, Isacco e Giacobbe; non guardare allacaparbietà di questo popolo e alla sua malvagità e al suo peccato (Dt 9,27).L’espressione di Giobbe è quindi molto forte perché usa un’espressione usata daDio stesso e ci rivela che il suo cuore crede, anche nella dura prova, cheSignore può salvare.

1Corinzi 9, 16-19.22-23
1) Annunciare il Vangelo non è per me un vanto:L’uomo non ha nessuna cosa di cui vantarsi o gloriarsi se non nel Signore: machi vuol vantarsi, si vanti di avere senno e di conoscere me, perché io sono ilSignore che pratico la bontà, il diritto e la giustizia sulla terra, e diqueste cose mi compiaccio (Ger 9,24).
2) Guai a me se non annuncioil vangelo: Paolo è statoafferrato da Gesù Cristo, parla nel suo nome, completamente abbandonato alla“buona violenza”che ha conosciuto: mi hai sedotto Signore e io mi sonolasciato sedurre, mi hai fatto violenza e hai prevalso...mi dicevo: non penserò più a Lui non parlerò più nel suo nome! Ma nel mio cuorec’era come un fuoco ardente trattenuto nelle mie ossa; mi sforzavo dicontenerlo, ma non potevo (Ger 20,7ss).
3) Se lo faccio di mia iniziativa ho dirittoalla ricompensa: gli apostoli erano mantenuti a spese della chiesafondata mediante il loro ministero, ma Paolo come è noto, rifiuta questoprivilegio: io non mi sono avvalso di questo diritto (1Cor 9,15).Paolo annuncia il Vangelo gratuitamente; spende gratuitamente la sua vita nonvolendo essere di peso ad alcuno della sua comunità e neppure vuole aprire un“credito” verso Dio: afferma con forza di non avere diritto ad alcun compenso.
4) Pur essendo libero da tutti,mi sono fatto servo di tutti: Paolo, imitando Gesù, nonvuole essere servito, ma vuole servire e dare la sua vita in riscatto di molti:se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voidovete lavare i piedi gli uni agli altri (Gv 13,14).
5) Tutto io faccio per il Vangelo, perdiventarne partecipe: anche la buona predicazione del Vangelo,secondo Paolo, avviene solamente se chi lo annuncia è immerso con la sua vitanella buona notizia: quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunciamoanche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi.E la nostra comunione è con il Padre e con il Figlio suo, Gesù Cristo(1Gv1,3). Paolo è con-partecipe di quello cheannuncia, sta con la sua comunità: non sopra la sua comunità.

SPIGOLATURE ANTROPOLOGICHE

Non possiamo qui riprendere tutta la vicenda di Giobbe.Ci basta considerare le parole che ascoltiamo dal suo Libro come il lamento diuna vita irrimediabilmente penosa, qui considerata in particolare nellaprospettiva della categoria del tempo. Untempo che diventa insopportabilmente lungo quando si è nella prova enell’angoscia. Un tempo che diventa come unsoffio quando segna il veloce percorso verso la fine.Ma tutto si capovolge quando Dio entra nell’intimo della vicenda umana, fino adassumerla Egli stesso. Quando Dio, nellaPersona di Gesù, “si fa Giobbe” tutta l’esistenza umana assume un voltoradicalmente nuovo. Anche quello che sipresenta come “male” diventa principio e occasione di un cammino luminoso disperanza e di pace.
La suocera di Pietro è il simbolo di un’umanità visitatada un Dio finalmente capace di accostarsi alla ferita dell’uomo per alzarlo eper promuovere un’esistenza nuova di riconoscenza e di dedizione.Ma la novità straordinaria è la rivelazione, la scoperta che questa è lavicenda dell’intera umanità. A Cafarnao tuttal’umanità è rappresentata da “tutta la città”, che tutta ha bisogno di essereguarita. Non solo dalla malattia del corpo edella mente, ma anche dalla malattia dello spirito, subita da coloro che nellinguaggio del Vangelo sono chiamati “indemoniati”, e cioè posseduti da spiritinegativi che li fanno essere cattivi, o ladri, o tristi, o suicidi, oassassini, o disperati… A Cafarnao non ci sono l’Ospedale S.Orsolae il Carcere della Dozza, il primo per i malati e il secondo per i “cattivi”.Sono tutti malati. Siamo tutti malati.O prigionieri. Nessuno deve essere condannato.Non ci sono i “buoni” e i “cattivi”. Ci sonosolo tutti malati. O prigionieri.Che colpa ha uno che è malato o prigioniero? Bisogna solo guarirlo e liberarlo!Gesù, il grande medico dei corpi e delle anime, li vuol curare e guarire tutti.Per questo “tutti lo cercano”. Alcuni perchélo conoscono. Molti perché hanno bisogno diquello che solo Lui può regalare. Lo cercanoanche se non lo conoscono.
Ma Lui vive tra due “appuntamenti”: uno presso suo Padreche lo ha mandato e lo guida. L’altro è versotutta la Galilea e tutto il mondo, perché “per questo è venuto”.Per questo, già dall’altra domenica, si è preso con sè degli amici ai quali oradice: “Andiamocene altrove…”. Le Chiese sonocome la casa di Cafarnao: tutti devono trovarvi Chi li guarisca e li liberi.La Chiesa non è un tribunale. Il giudiziospetta a Dio solo. Alla fine.A noi è lasciato l’incarico della cura e del perdono.Mansione da noi non gestibile se non a nome e nella potenza di Gesù.Il bellissimo brano di 1Corinti ci dà la misura dell’opera straordinaria diPaolo in questa direzione!

www.famigliedellavisitazione.it

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