DON ANTONIO

sabato 9 luglio 2011

Omelia Natale 1996

OMELIA NATALE 1996

Oggi  (stanotte) termina il tempo dell’Avvento, il tempo dell’attesa del Messia, di colui che  da secoli era atteso e profetizzato nelle Scritture .Oggi siamo entrati nella solennità del Natale : vi annuncio una grande gioia , che è la gioia per tutto il popolo di Israele, per tutti noi, oggi è nato Gesù, che significa Il Salvatore, salvatore dell’uomo, salvatore dell’umanità, l’Emmanuele, il Dio con noi, fattosi uomo, entrato nella nostra umana realtà : il Verbo., la Parola di Dio che si è incarnata, la luce è spuntata all’orizzonte della storia dell’uomo, ma le tenebre non l’hanno accolta,o la stanno ancora aspettando., La promessa fatta agli antichi padri è diventata certezza per ogni uomo alla ricerca della verità e la storia da questo istante avrà in Cristo Gesù il centro e il punto di riferimento.
            Noi siamo qui raccolti in preghiera per far memoria del Natale di Gesù avvenuto a Betlemme, città di Davide, in Palestina, siamo qui per celebrare un mistero che ha sconvolto filosofia e storia, che ancora resta un mistero accolto nella fede o “in buona fede” respinto, ma è un inequivocabile interrogativo per ogni persona alla ricerca di Dio. Siamo qui per gioire per un avvenimento che certamente ci coinvolge, ci coinvolge tutti in prima persona perché Gesù è nato proprio per “me” e  nessuno uscirà da questo Natale come se niente fosse accaduto, perché si tratta di un evento storico-religioso che riguarda il nostro esistere, la vita presente e la vita che ci attende dopo la morte.

La solennità di oggi non ha niente a spartire con le antiche feste della luce che celebravano l’allungarsi delle giornate, delle ore di sole e neppure si può paragonare con le feste pagane del dio che nasce e ciclicamente si incarna, muore e poi risorge. La nostra religione non è una religione cosmica  o razionalistica, ma radicalmente storica, dove al centro di tutto stanno i fatti, gli eventi,  che sono comprensibili e luminosi solo, solo con la luce che viene da Dio, solo con la fede che è dono di Dio.
Impossibile per l’uomo, assurdo per l’uomo che ragiona naturalmente : “un Dio autore dell’universo e della vita che si fa bambino in Gesù”, ma tutto è possibile per Dio, e per quanti si fanno da Lui guidare.
I vostri pensieri pensieri non sono i miei pensieri-dice il Signore.
E i pensieri di Dio sono pensieri di umiltà, di povertà, di semplicità  che sconcertano ogni uomo e specialmente i potenti e i sapienti di questo mondo.

Cari fedeli, ricordate:i testimoni dei fatti centrali della vita di Gesù sono solo le persone umili, povere e semplici. Alla nascita di Gesù a Betlemme i testimoni sono i pastori, i poveri e gli emarginati di allora, ma non  gli scribi o i farisei o la classe dei leviti e sacerdoti, che ben conoscevano le Scritture, e ben conoscevano le profezie messianiche a iniziare dalla Genesi fino a Michea,  ai piedi della croce i testimoni sono tre semplici donne e l’apostolo Giovanni, tutti gli altri sono lontani dalla croce. La morte è il momento culminante del fallimento umano, il crollo di ogni re o presunto messia, il testimone della Pasqua è stata la prima comunità apostolica, poveri pescatori, viandanti delusi e senza speranza, increduli come Tommaso e pieni di paura fino alla Pentecoste.
            Questo voleva rappresentare anche il presepio : il Natale, il venerdì santo, la nascita e la croce si comprendono solo, solo alla luce della Pasqua. Se voi togliete la luce che viene dal Cristo Risorto, il Natale diventa la festa bella di un bimbo che nasce, festa poetica e commovente per le circostanze: bambino in una stalla, rifiutato e riscaldato da due animali, il venerdì santo diventa il ricordo della morte  di un uomo potente in opere e parole, che suscita compassione e pietà per le circostanze : morto su una croce, in solitudine e persino deriso.

Tutta la figura, tutta la predicazione  e tutta la missione di Gesù scandalizza, non può essere accolta quando manca la fede o quando questa fede non è una fede pasquale, che attinge luce dalla Pasqua. A questo punto si comprende come per alcuni secoli, i primi secoli della Chiesa non esistesse il Natale, e poi divenne festa ma di scarsa importanza, rispetto alla domenica e alla domenica di Pasqua.
Oggi è diventata una  festa importante ma specialmente per motivi che non sono certo religiosi e come sempre accade, quando si perdono i connotati spirituali e religiosi di una festa, se ne avvantaggiano tutte le forme di  mercato, di folclorismo, di superstizione, con richiami emotivi e commoventi.

Il Natale ci interroga tutti : io e voi : che fede abbiamo ? quale fede abbiamo trasmesso alle nuove generazioni ? Che fede è la nostra se proprio in tanti credenti è disgiunta dalla vita, non si coniuga con la moralità,e non viene recepita da chi ci è accanto o vive con noi ? E’ proprio fede la nostra quando si pensa alla bontà, ai doni , alla carità ai poveri solo a Natale e solo a Natale o all’Epifania si fa l’elemosina ai poveri del terzo mondo solo con il superfluo o con gli scarti ? Non a noi  il giudizio, ma la  costatazione
del come stiamo mettendo in pratica la parola evangelica del Natale o del Golgota, di quale testimonianza di amore e di carità stiamo offrendo al mondo, di quale messaggio di speranza parliamo se nelle cose terrene,come del resto è naturale in chi non crede , oppure in una vita eterna che inizia da Betlemme e va oltre il Calvario , oltre il presente, oltre la storia.

Una costatazione davvero inquietante :perché in questi tempi vediamo gli uomini accumunati nella noia, nella solitudine, nella ricerca affannosa della  felicità mai riuscire a trovarla, mai riuscire a vederla incisa nei volti e nei sorrisi. Solo la gioia di pochi attimi, la gioia della festa, la gioia dei ricordi o dei sogni.
Il Natale di Gesù  ricorda a tutti noi dove sta la vera gioia che nessuno può toglierci, dove sta la felicita’dell’uomo, come si può vivere con animo lieto e sereno persino nella sofferenza, come gli apostoli contenti, contenti di essere oltraggiati per il nome di Cristo.
Non so se troppo tardi, ci siamo illusi che tutte le cose della terra non danno felicità, e in questa illusione sono  cresciute le nuove generazioni e in questa fatale illusione stiamo convincendo anche  i  paesi poveri di questo mondo. Illusione e seduzione  che il maligno tentò anche nei confronti di Gesù :tutti i regni di questo mondo ti darò, se ti prostrerai davanti a me.

In questo Natale c’è ancora un posto per Cristo  nella nostra vita, o è stato  svenduto al dio consumismo o mercato o paganesimo in cambio di pochi ghiande di sazietà, in cambio di qualche attimo di gioia, di emozione e di sogno?. Apriamo le porte del nostro cuore a Cristo, non viene per togliere ma solo per donare,
non viene per rattristarci ma per  portarci la vera pace e l’autentica felicità, accogliamo Gesù  e preghiamolo che ci doni la luce della fede, che accresca la nostra poca fede,preghiamolo che ci sostenga nella via del’amore e della carità nelle nostre famiglie  e con ogni persona che incontriamo.

            Il risultato non è scontato, per questo un richiamo alla vigilanza e alla perseveranza, alla coerenza e alla fermezza nella fede, infatti si legge nel vangelo del Natale :”il Messia Gesù venne fra la sua sua gente, ma i suoi non lo hanno accolto, il mondo tutto fu fatto per mezzo di Lui eppure il mondo non lo riconobbe”.

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